Io amo Giovanni Falcone

Domani è il giorno di San Valentino, ma chi se ne frega, io amo un morto, ucciso dalla mafia e dall’avversione dello Stato. Il suo nome immortale è Giovanni Falcone.

https://www.raiplay.it/video/2019/12/frammenti-di-un-discorso-morale—falcone-e-borsellino-la-tv-le-parole-043f45ac-e145-4f60-ab54-0bf727cc1b9a.html

Morto Don Franzoni

L’ex Padre benedettino Franzoni

Personaggio discusso,  controcorrente, discutibile, non condivisibile ma interessante.

Aldilà dell’area di appartenenza,  cerchiamo uomini che usano la propria testa per fare del bene alla propria comunità.

Per questo cerco personaggi scomodi, ovunque debbano essere stanati…

Si faccia avanti il prossimo 🙂

Sveva e Andrea in città

Sveva Modignani e Andrea Vitali  sono venuti in città a presentare i loro ultimi libri.

Non li avevo mai visti nè li ho mai letti, in sincerità. Nessuna opera di questi due  autori nemmeno tanto giovani.    E invece sono due belle penne  della nostra bella Italia, che vendono bene, ma che a quanto pare scrivono anche in maniera  davvero  accattivante.

Se scrivono come si sanno presentare, dovrebbero essere dei geni.

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Dopo l’occidente

Ho appena finito di leggere Dopo l’occidente di Ida Magli.

Libro interessantissimo, per acutezza, intelligenza, vastità di conoscenze e amore per la verità, o meglio, amore per la ricerca di un mondo più giusto e più a misura d’ uomo.

Ida Magli è una donna arguta, determinata nelle sue analisi che non si lasciano deviare dai pensieri dominanti e spesso superficiali e di comodo.

Fa un’analisi spietata dell’Europa di oggi, ormai volta al tramonto, destinata a diventare l’Africa del nord tra l’indifferenza di tutti, in primis dei sistema di potere occulti che ne hanno decretato la fine a suon di  guadagni predatori  operati dalla logica finanziaria e speculativa.

Fa un’analisi   spietata  degli americani e di quello che l’America ormai  rappresenta sempre più per tutti,  ossia un paese non più liberatore, non più portatore di pace e di democrazia (se mai è esistito un tempo in cui lo è stato), ma un paese violento, fagocitante e onnivoro, pronto a divorare anche se stesso se si dovesse trovare nel bisogno di farlo.

Fa un’analisi spietata della Chiesa, che da comunità  evangelica e perseguitata si è trasformata nel tempo in un contenitore ora crudele,   ora  corrotto, ora vuoto,   che ostinatamente continua  a dichiararsi, più per necessità che per convinzione,  portatore di luce e di salvezza.

Fa un’analisi  spietata  dell’Islam e di quello che rappresenta, ossia un’enorme agglomerato di persone pressochè primitive, insensibili a qualunque volontà di cambiamento e di apertura al mondo, convinte della propria attuale superiorità sia numerica che ideologica, e che  detteranno da qui a breve il loro predominio su una comunità europea e non solo, del tutto incapace a difendersi e a proteggere la propria bellezza, la propria storia, la propria civiltà,  la propria scienza, la propria arte, musica, e letteratura. Tutto quello che ha costruito in 2000 anni di vita.

E’ la fine dell’Occidente, è la fine della supremazia dei bianchi sui neri o sugli orientali.

E’ la fine del nostro mondo, delle nostre radici, della nostra passione per il progresso, le nostre scoperte,  le nostre incommensurabili battaglie che mentre che seminavano vittime andavano a celebrare il trionfo della libertà sull’oscurità dello stare prigionieri dei propri tabù.

Dopo l’occidente ci dice a chiare lettere che stiamo per finire, che verremo dominati da esseri inferiori in tutto ma non nel numero e non nell’ignoranza.

Si sa che l’ignoranza può fare enormi danni, persino maggiori dell’intelligenza criminale.

Infine la scrittrice  apre uno spiraglio:  chiude la sua  serie di analisi spietate, scomode ed indigeste,  con un’analisi generosa e portatrice  di possibilità di  ripresa da questa già decretata apocalisse.

Sarà la  grande  Russia il paese che erediterà i nostri tesori, che cercherà di fare opposizione alla conquista islamica, che non sarà mai assorbita dalla follia  americana, che non mollerà le proprie radici ortodosse e profondamente religiose, nonostante la  rivoluzione bolscevica, nonostante  lo sterminio assoluto  perpetrato  contro i monaci e contro il pensiero  religioso  e teologico. Se lo fece, fu per ottime  ragioni che Ida Magli non ha problemi    ad argomentare.

Una Russia che ci è sempre più assomigliata di quanto mai abbiamo saputo comprendere, che ci ha sempre amato e preso come modello, modello di vita, di cultura e di espressione, senza però  essere mai stata la stessa cosa, perchè la grande e sterminata  terra  degli zar   si è sempre contraddistinta  per il proprio ineguagliabile  ed  indomabile  carattere.

Dentro questo scenario globale non mancano considerazioni interessanti sul Giappone e sulla Cina, il  primo elogiato per la propria assoluta capacità  disciplinare, il secondo elogiato  per  la propria capacità di pesare sull’asse della bilancia, almeno in termini economici.

Non mancano nemmeno gli ebrei, che rimangono una presenza non presenza, nel senso che  se Israele  è stato capace   di regalarci  Gesù di Nazaret,   lo ha fatto senza volerlo, lo ha fatto senza riconoscerlo, lo ha fatto conducendolo a morte, tra   la repulsione dei romani   ed   il ludibrio  del popolo  perduto    osannante ed inconsapevole  della  sua fine.

Scrittrice dalle grandi passioni,  dunque, che credo abbia ancora molto da dirci.

 

 

 

 

 

 

 

Morto il leader Maximo

Morto il lider Maximo

Nel bene e nel male ha fatto la storia di Cuba, è stato fino alla fine capace di rimanere fedele a se stesso e alla sua storia, alla storia della sua Isola: Cuba lo ha più amato che odiato, e per essere stato un dittatore,  il mondo ha potuto vedere di molto molto molto   peggio di lui…

E’ stata di certo la forma di comunismo di Stato  più a misura d’uomo  che si sia vista  sul pianeta Terra.

Rimane di certo  una realtà  alla quale fare riferimento e sulla  quale volgere studi e riflessioni, osservazioni, critiche e  possibili cambiamenti per il futuro, soprattutto dopo la fine dell’embargo americano.

Figura eccezionale che è entrata nell’immaginario collettivo accanto all’altro grandissimo lider,  rimasto  amatissimo ai giovani rivoluzionari di ogni tempo,  il  leggendario  Che Guevara.

In vita   ha dovuto combattere feroci lotte e guerre fredde senza risparmi di colpi da parte dei suoi potentissimi avversari, senza mai arrendersi.

A 90 anni  si è lasciato piegare dal tempo,  che non risparmia nessuno,  che arriva  nel momento che deve essere  per tutti…

Una rivoluzione autonoma, quella cubana; mai esportata, non esportabile, unica.

Ma il suo futuro?

 

 

We are freedom…

La Mosul liberata

 

Attendiamo con impazienza  la fine dell’Isis.

Trump vince

 

E’      il nuovo volto della Grande America.

Ha spiazzato chi lo dava  per impossibile, chi lo ha   insultato in tutte le maniere, non sapendo mettersi nella pancia del Paese, della gente comune, la working class,  che deve preoccuparsi   di mettere insieme    il pranzo con la cena.

La Clinton  non ha convinto, non è piaciuta abbastanza,  non era certamente   lei la  persona giusta da mettere come controparte, troppo compromessa  con i giochi di palazzo, con  la politica del conformismo.

Il presidente uscente Obama ha subito fatto squadra, ha subito invitato il popolo  elettorale  ad accogliere pacificamente il risultato del voto,  anche se ci sono state manifestazioni giovanili spontanee   anti Trump, mosse  dalla cocente delusione e dalla paura del futuro.

Ecco, la democrazia è anche questo: ieri con un Presidente di colore, oggi con uno yankee  di razza  che   ha salutato e ringraziato la Grande  Congregazione Americana  per avergli dato fiducia, per averlo onorato di tanto  riconoscimento.

E  se Trump dovesse stupire tutti quanti???

Staremo a vedere. In politica contano solo i fatti.

Tina Anselmi…

E’ morta Tina Anselmi, una grande protagonista  dello scenario politico del nostro Paese, al di là degli schieramenti politici di appartenenza.

Credeva nei valori della libertà e della democrazia, in tempi in cui la libertà  non era certo una garanzia. Ci ha creduto sempre,  anche dopo quando la libertà è diventata un’abitudine che si  rischia di dare per certa ed acquisita, proprio  quando basta poco per perderla e farla scivolare dentro il pantano del caos.

E’ giusto celebrarla, anche se ai giovani dice poco o nulla, anche se ai loro occhi può apparire come un’ anonima  vecchia del passato che nulla a che fare con il nostro mondo di oggi.

E invece occorre ricordare a tutti, e soprattutto alle ragazze e a tutto il mondo femminile del  nostro tempo,  che questa  semisconosciuta morta  a ottantanove anni  è  stata una ragazza esattamente come loro, che ha saputo fare fin da giovanissima  delle scelte coraggiose importanti, che non ha avuto timore di impegnarsi e di credere in una società migliore.

Ci sono oggi le Tina Anselmi di domani?  Donne che hanno un progetto e intendano perseguirlo  a beneficio di tanti?  Che sia in politica o in altri settori della vita,  poco importa.  Io credo di sì,  questa è l’eredità che  questa esemplare  e  non certo  superata  donna  di vita    ci lascia in consegna.

Norcia chiede di Vivere, come prima, meglio di prima…

Aiutiamo Norcia e dintorni  a tornare a vivere…

Hanno bisogno di tende, container, casette di legno, speranza…

Non lasceranno mai i loro paesi, nessuno vuole lasciare le sue radici…

non senza giusta causa… non senza la morte nel cuore…

Rilancio il sito che può dare suggerimenti su come muoversi…Terremotocentroitalia

Dio è amore o l’amore è Dio?

Ho appena terminato di leggere  il libro di Osho intitolato  “Amore, libertà e solitudine”.

Ero curiosa di approcciare  lo spirito buddhista che è profondamente diverso dal modo di pensare occidentale, anche se ovviamente rimangono dei punti di aggancio tra le due culture.

Mi sembra d’avere capito queste poche cose capitali:  noi Occidente abbiamo un approccio materialistico e consumistico della vita, tendiamo per la nostra nevrosi possessiva a ridurre le persone a cose e a considerarle quindi delle proprietà.

Nel nome dell’amore assoluto arriviamo a commettere atti terribili che nulla hanno a che fare con l’amore, perchè  la cultura sociale dominante non ci insegna il concetto di  rispetto dell’altro, il concetto di meditazione della vita, il concetto di  amore come  donazione e non come acquisto di qualcosa che può essere anche l’affetto di una persona scambiato per conquista.

Detto materialismo è assolutamente presente anche nella civiltà indù, ma totalmente assente nel pensiero buddista  che predica appunto l’ascesi, il distaccarsi dalle cose, il lasciarle fluire verso la loro naturale direzione.

Per Osho i legami matrimoniali non dovrebbero proprio esistere  perchè legano dentro un contratto due persone che si promettono amore eterno, senza considerare che l’amore non può essere messo dentro un contratto, in quanto per essenza impalpabile, etereo, non circoscrivibile, libero e mutevole come il vento.

In merito al problema  dei figli, Osho sostiene che una  società a misura d’uomo si prende cura dei bambini  in quanto tali, sapendoli   assistere e crescere durante tutte le tappe della vita con  qualunque cosa  possa  accadere ai loro genitori.

Una specie di comunità  stile hippy,  dove tutto è aperto, tutto è  ammesso,  se per tutto si intende  che le persone non si devono sentire in nessuna maniera obbligate a fingere quello che non pensano e non provano più.

Sul piano  della natura, critica il vivere dentro città  super popolate dove si è in tanti ma tutti condannati all’isolamento;  condanna anche le piccole comunità  dove vige la regola della castrazione,  del doversi auto-controllare, auto-reprimere. Distingue l’isolamento (pessimo) dalla solitudine ( utile e buona)  perchè  sapere stare da soli con se stessi è una vera virtù, è una cosa bella e preziosa,  da non vedersi come asocialità.

Sul piano dello Stato condanna ogni forma di politica, compresa quella gerarchica della Chiesa e dei suoi preti,  perchè intesi come  strutture padrone  e prevaricatrici che avrebbero la pretesa di dirci cosa fare, chi essere, come pensare…

Sul piano della Scienza condanna ogni forma di ricerca futile ed assurda, come l’andare su Marte a discapito della distruzione dell’ozono e quindi a discapito della salute  della Terra destinata di questo passo all’implosione e al surriscaldamento.

Sul piano della fede condanna ogni forma di credo disciplinato dentro una Chiesa, nessuna esclusa,  perchè dette chiese avrebbero tradito il vero mandato spirituale di Gesù e di Maometto, che era ed è un messaggio di amore puro.

Sul piano del lavoro, non comprende gli uomini che si dedicano anima e corpo alla carriera sacrificando ad essa tutto di se stessi, fino a diventare dei robot, assenti ai  veri bisogni   e ai loro cari.

Sul piano dell’economia la circolazione  del denaro   dovrebbe sparire e dovrebbe subentrare l’uso del baratto.

Che dire.  In linea di massima come si può essere contrari a queste belle  considerazioni?

Peccato che non sono attuabili,  non su scala mondiale, ma il tutto si può ridurre alla scelta di singoli uomini che scelgono per sè il cammino iniziatico  del diventare un Budda;   peccato che il mondo  rimane legato alle sue Nazioni ed ai suoi Nazionalismi,  al potere del denaro  che è l’unico  che non subisce mai crolli.

Comunque   è utile leggere di pensieri  così liberi e sganciati dalla nostra pesantissima   struttura   storica, fatta sempre di cause ed effetti,  di  obblighi  e  rispetto delle leggi, comprese quelle ingiuste.

Ma ecco che arrivo da dove  ero partita: per Osho non è che Dio è amore, ma è ovviamente  l’amore stesso ad essere Dio.

Lui dice che c’è una sostanziale differenza. Se si parte da Dio mettiamo Dio fuori di noi, e Dio ci dominerà; se si parte invece dall’amore, mettiamo  l’amore davanti a tutto  e quindi Dio stesso in noi,  noi stessi  diventiamo Dio grazie all’amore che è in noi  e fuori di noi.

Personalmente  concluderei così:  ognuno faccia come meglio crede, l’amore è sempre buono se è sganciato dall’idea di possesso.  Certo che  essendo e sentendomi figlia della mia cultura, della mia cultura accetto l’idea di un Dio che sta fuori di me e che non percepisco come il mio Padrone, ma come il mio Custode.

Del resto, so anche che Dio sta dentro di me, e non può stare solo fuori, e quindi io stessa sono Dio nel senso che partecipo della sua bellezza e forza.  Senza questo Dio esterno, secondo me si rischia di  perdere di vista  la trascendenza, riducendola ad estasi, ad ascesi, ad esperienza mistica  umana, temporanea e  fine a se stessa.

Non per nulla il buddismo prevede la reincarnazione, il ciclo metempsicotico della vita.

Con un Dio esterno si parla invece di resurrezione, di un ciclo che inizia, si evolve e si compie. Ognuno scelga quello che sente più proprio.

 

 

 

 

 

 

 

Andrzej Wajda

Andrzej Wajda    ci ha lasciato, ma il suo cinema rimane con noi

Afterimage

E’ morto uno dei padri di ISRAELE

Peres e Israele

Peres e Israele

E’ morto Shimon Peres

Il pacifista indeciso

Il ricordo del figlio

 

Castello cerca strada disperatamente

 

Mi è capitato in questi giorni di visitare per puro caso un Castello  degno di nota, dalla  storia un pò bizzarra  e dal nome alquanto  significativo  che mi piacerebbe raccontarvi.

Si  tratta del Castello dell’Aquila che non porta questo nome perchè aquilano,  ma perchè svetta tra le alte valli della Lunigiana a ben 800 metri sopra il livello del mare.

Dovete sapere che questa storica dimora affonda le sue radici  documentate  intorno al 1300, ma si sa per certo che ha precorsi longobardi e romanici, quindi potrebbe essere (tolgo il potrebbe e ci metto un bel deve)  anche anteriore.

Solo  circa vent’anni fa era più che altro un rudere abbandonato  che subiva tra l’incuria ed il sciacallaggio locale    la perdita dei suoi tesori e lo svilimento della sua antica austerità.

Succede che le sorti di questa maestosa residenza finiscono nelle mani e nei sogni di una signora  di circa  cinquantanni,  allora insegnante di lettere, che decide di licenziarsi per  trasferirsi  arma e bagagli  tra i rovi selvaggi  di questo luogo  che hanno mangiato nei secoli  pezzi interi di mura e di torrioni.

La cosa che attira la dolce donzella,  la quale  dietro il suo aspetto gentile e raffinato  nasconde un coriaceo  desiderio  di vedere rinascere il luogo,  non sono certo i sassi implosi su stessi    e le mille difficoltà previste  da doversi affrontare nella ristrutturazione: dietro il progetto un pò folle   di comprarsi  questa casa ancora  non abitabile  è che  il costo di questa impresa equivarrebbe   l’acquisto di un appartamento di lusso  nel nord d’Italia,  e quindi, spesa per spesa,  l’idea  di avventurarsi  nella rinascita  di un bene storico nazionale,    porta in sè  quel valore aggiunto  che fa  vincere ai suoi occhi  ogni resistenza.

La ristrutturazione prevede il beneficio di  fondi finanziati dall’Unione Europea,  più ovviamente propri capitali, più il progetto  di mettere a regime il Castello una volta  riportato al suo splendore.

Mettere a regime significa andare ad  utilizzare e quindi capitalizzare   gli spazi ristrutturati per  scopi mondani privati e di utilità pubblica, che significa andare ad  organizzare  dentro le mura cerimonie, piuttosto che matrimoni, meeting ed  altri  eventi di vario genere, con tanto di cappella intra le mura   benedetta.

Nel giro di vent’anni tutto si compie a puntino; ad aggiungere una nota  misteriosa  a tutta la vicenda, come se non bastasse il recupero  rocambolesco di un cotanto  ostello,  ci si mette  una tinta di orrore;  mentre che si sta scavando per predisporre lo spazio di un bagno viene ritrovato un osso umano.

Tutto si blocca; improvvisamente   i riflettori delle Sovraintendenze alle   Belle Arti  piuttosto che dell’Università di non so quale eccellenza americana,  nonchè   lo stesso gruppo dei Ris  operante in Italia,   intervengono con il loro staff di antropologi  piuttosto che di  biologi  ad analizzare la conformazione delle ossa capaci di raccontarci a quale secolo/periodo  deve essere collocato il cadavere del defunto rinvenuto.

All’inizio si vociferava   fosse il corpo di un ex partigiano qui rifugiatosi  e poi ucciso in tempo di guerra, ma il responso è ben differente e non lascia ombra di dubbio: si tratta di un cavaliere risalente al  1200, morto per essere stato impallinato nientepopodimeno  che da una balestra che va a conficcarsi con tutta la sua violenza  proprio nel mezzo della sua gola dove  vi  si ficca  facendolo morire nel giro di pochi secondi.

Tutto ricostruito  sapientemente  e con grande efficacia da un video a posteriori e dato in visione ai visitatori.

La perizia aggiunge anche che il povero cavaliere,  probabilmente ucciso per ragioni di contese  di corte a noi rimaste oscure ma  immaginabili,  viene subito seppellito  in quattro e quattro otto   proprio sul luogo della sua decapitazione (ma dovrei dire altra parola che non mi sovviene), al fine di farlo  sparire repentinamente  alla vista.

Il cavaliere è  alto quanto poteva essere un uomo di quel tempo, ma viene sacrificato in un angolo angusto e dentro una terra argillosa (non c’è il tempo e il modo di trasportarlo altrove); questa sua tomba  improvvisa,  ignota e segreta  riesce a conservare perfettamente  lo scheletro fino ai giorni nostri. Viene  analizzata  con cura  anche la parte di  metallo rinvenuta nel cranio, ed è proprio  questo materiale a far risalire l’evento  intorno al 1200.

Non mi stupirei  di cominciare a sentire  vociferare  di luoghi maledetti o   segnati da eventi infelici, dove di notte si potrebbero udire  i lamenti dei fantasmi, se non fosse che il Castello che io mi sono trovata a girare in lungo e in largo in una soleggiata  giornata settembrina è a dir poco   fantastico, maestoso, accogliente, stupendamente restaurato,  immerso nel silenzio  della  valle, solare e per nulla tenebroso,  dove la visuale sottostante è  da mozzafiato, e dove davvero ci si può aspettare di vedere il cielo ed i boschi silenti e verdeggianti  sorvolati  da regali  e maestose aquile.

Fin qui tutto bene, sembrerebbe che  la moderna  castellana innamoratasi del suo  ranocchio  trasformatosi in un meraviglioso principe   possa oggi cantare vittoria; ma non è così:  c’è un ma da raccontare.

Tutto sembrerebbe precipitare davanti  all’ostacolo insormontabile di una strada che conduce dalla   valle fin su nella cima del luogo: la strada che attraversa il bosco in certi punti diventa molto stretta e ci possono passare le macchine  in alternanza, prima per un senso e poi per l’altro.

Voi direte, e che sarà mai? Basta organizzare un servizio di passaggio,  oppure basterebbe  allargare un poco la strada, in modo da risolvere il problema alla fonte.

Ma la strada è del Comune, ed il Comune non ha soldi   da investire, e così  non se ne viene fuori; la nostra nobildonna  incompresa   ormai comincia ad avere una certa età, e non ha più la forza (e la voglia)  di lottare e di sperare in tempi biblici che risuonano da subito  di carte bollate.

A  fine anno lascerà la sua dimora al suo destino, sta già predisponendo lo svuotamento dei locali sapientemente arredati, e tornerà da dove era venuta, con tanta amarezza nel cuore  ma anche, io credo,  parecchia nostalgia di un sogno fuori del comune che ha avuto modo di vivere così lungamente e che l’ha cullata nelle lunghe notti   vissute   al solo chiarore della luna.

Possibile che tutto questo debba finire per l’apparente  inconciliabilità di una signora, del suo Castello e di un Comune che non vuole saperne di lei e dei suoi problemi  di viabilità (almeno così sembrerebbe)?

Ma come si può definire un Paese che ignorasse  e lasciasse  morire   le sue bellezze, i suoi splendori, la sua storia, le sue radici, i suoi tesori?

Qualcuno  giovane e forte  ( e con qualche denaro o arma diplomatica in più)  vuol farsi avanti in questa faccenda  che senz’altro potrebbe trovare con buona pace di tutti il suo lieto fine?

“Castello cerca   strada  disperatamente.”

Il Castello dell’aquila    che presto chiuderà i battenti.

Visitatelo finchè ne avete modo.

 

 

 

 

 

70 anni di democrazia, attenzione a non perderla

  

 

Meravigliose donne di ieri, di oggi, di domani…

 

 

Un mondo senza atomica

Immagine

Umberto Eco

l’opera completa

27 gennaio for everyone ? Forever!

E’ tornato il giorno della Memoria.

Vorrei che questo giorno in memoria della Shoah si potesse allargare a tutti  gli  sterminati e perseguitati del pianeta, e sappiamo ce ne sono molti e di diversi.

Vorrei che questo pensiero potesse venire accolto dalla comunità ebraica, che così facendo potrebbe dimostrare la sua generosità verso la vita e la sua intelligenza verso tutte le comunità che  dividono con loro il loro immenso, straziante  e mai superabile dolore.

 

Auguri a tutto il mondo

Buon Natale, a tutti, ovunque, nel cuore.

 

Il cambiamento del mondo è una questione di carte?

Il cambiamento del mondo   è una questione di carte?

Da poco tempo nella scuola le schede dei genitori che devono compilare all’atto dell’iscrizione di loro figlio non portano più  la voce genitore 1 e genitore 2, ma la voce Tutore 1 e Tutore 2.

Questo per non urtare la sensibilità delle coppie omosessuali che portano il loro bambino a scuola senza per questo esserne stati obbligatoriamente generatori.

L’idea  di una nuova maternità e di una nuova paternità ha sempre affascinato il mio intelletto e il mio cuore; credo profondamente nella famiglia, che è il luogo dove si forma all’umanesimo, ma che si sarebbe arrivati un giorno a concepire una società dove tra la normalità familiare venisse inclusa l’avere due padri o due madri, senza con questo passare da una rivoluzione di pensiero collettiva, da una collegialità di discussioni, da una serie di passaggi formativi che si appellassero  alla sapienza dei saggi, dei filosofi, degli antropologi e dei religiosi, non me lo sarei mai aspettato.

Il mondo della scuola, imponendo questa nuova modulistica, ha deciso per tutti, e anche sotto silenzio, perchè la società di fatto non ne parla, non fa cenno di questo pensiero Gender  che in due parole sostiene l’annullamento della propria sessualità fisica, nel nome di una libertà assoluta di comportamento sessuale.

Libertà intesa come identità transgenere, ossia che tu sia maschio o che tu sia femmina, potrai decidere quando vorrai chi essere, come essere, cosa fare, quale famiglia costruire.

Dunque le famiglie con due maschi o con due femmine diventeranno sempre più la normalità.

Il fenomeno delle madri in affitto  diventerà una pratica legalizzata e sempre più praticata.

L’inseminazione artificiale a confronto  è diventata come bere un bicchiere d’acqua, perchè non c’è neanche da parlarne.

Si diffonderà sempre più una letteratura già per altro in utilizzo in certe realtà estere ma anche nella nostra comunità italiana dove si parla appunto in termini di favolette di due pinguini maschi che si vogliono bene e che vanno  a prendersi l’uovo di una simpatica amica pinguino  che lo cede loro  per  senso di altruismo e per dare a tutti, nessuno escluso, la possibilità ed il diritto d’essere felice.

Favolette dove due   orsette si amano alla follia e decidono di farsi fecondare, una delle due su decisione condivisa,  grazie ad un semino fertile che un simpatico amico orso rende loro disponibile, ovviamente  per un sentimento di generosità, in modo che tutte, nessuna esclusa, abbia la possibilità d’essere felice.

Sembra che oltre alle favolette si arriverà ad un vero e proprio indottrinamento infantile dove si ricorrerà alla manipolazione del pensiero che in quella fascia di tempo che è la prescolarità,  è come un pongo che può assorbire di tutto (indottrinamento già in corso all’estero).

Insomma, tutto questo per garantire il diritto di tutti alla felicità.

Siamo tutti uguali, tutti abbiamo il diritto d’essere amati e di diventare padri o madri di una nostra creatura, concepita per questo scopo, per questo fine, per questo progetto.

Che poi venga fabbricata su commissione, o che venga  costruita grazie all’uso di una provetta, e non grazie all’incontro di due esseri che si incontrano e si accoppiano come madre natura avrebbe pensato e architettato,  è diventato  solo un dettaglio di nessuna rilevanza, perchè il trionfo dell’amore non ha prezzo, non ha limite, non ha freno, non ha giustificazione contraria  accettabile.

Insomma, la natura fisica non è più ciò che detta legge, come accadeva fino a ieri; per oltre duemila anni siamo stati educati al pensiero che la natura del corpo  avesse la sua importanza, avesse  la sua fondamentalità, addirittura la sua sacralità templare,  avesse   la sua ragion d’essere. Oggi ci si dice che il corpo è solo un dettaglio, perchè domina la mente e il cuore.

Ok,  non mi dispiace l’idea di questa superiorità del cuore e della mente.

Nessuno più di me abbraccerebbe l’idea dello scavalcamento puramente fisico della persona, per permettere la liberazione e la realizzazione di progetti spirituali e metafisici.

Messa in questo modo  chi non sarebbe favorevole alla felicità di ogni essere?

C’è solo un dubbio che mi rimane da districare, e non si può non concedermelo, se vogliamo essere  onesti e intellettualmente corretti.

Voglio meglio conoscere il fenomeno delle madri in affitto.

Voglio capire le vere ragioni del loro gesto.

Voglio meglio capire  se lo fanno per pura generosità.

Voglio meglio capire se rimangono indenni nel corpo e nella mente dopo avere fatto un bambino che poi cedono ad altri senza più vederlo.

Voglio meglio capire  se lo farebbero lo stesso senza dovere percepire un solo centesimo.

Voglio meglio capire  se hanno la libertà fino all’ultimo di cambiare idea e di retrocedere dal loro immagino contratto di compravendita.

Voglio meglio capire  se le coppie omosessuali che si commissionano un figlio, se lo farebbero commissionare da donne  di cui non conoscono la sanità fisica e mentale e dunque saprebbero accettare l’eventualità di un figlio che dovesse nascere invece diverso da come se lo siano immaginato (realtà che puntualmente può accadere nelle coppie etero).

Voglio capire come reagirà questa società quando cominceranno i primi divorzi tra coppie omosessuali detentrici di figli (possibilità del tutto legittima visto che accade normalmente nelle coppie etero).

Voglio capire come saranno i figli di queste nuove famiglie tra vent’anni o anche meno, quale opportunità di vita e realizzazione troveranno nella società che dovrà essere capace di accoglierli come figli assolutamente uguali a quelli di tutti (nei fatti e non solo nelle parole).

Voglio capire come sarà il loro modo di pensare, di amare, di volere, di progettare le loro famiglie.

Voglio che la stessa famiglia tradizionale si sappia mettere da subito  in discussione, e sappia tirare fuori il proprio relativo fallimento, ragionando sulla violenza sulle donne, ragionando sulla libertà di abortire, ragionando sulla libertà di divorziare, ragionando sulla libertà di cambiare se stessa, perchè o la famiglia è una sola e uguale, aldilà delle differenze, o avremo famiglie di serie A e famiglie di serie B, e questo non può essere accettabile.

Voglio che la famiglia della normalità si metta al tavolo con la famiglia della diversità,  e cominci a parlarsi e confrontarsi in una agorà che finirà nella notte  dei tempi.

E voglio una società che cominci a fare discussione pubblica a 360 gradi  su tutte queste grandi perplessità.

Che faccia vedere al mondo islamico così profondamente lontano e così profondamente vicino, che non siamo dei folli, che non siamo  privi di  valori,   che siamo oltre le conflittualità  semplicemente  la culla del ragionare e dell’incontrare, che proteggiamo  e amiamo quanto loro e forse più di loro  una certa idea  di vita, di onestà, di purezza, di solidarietà (senza nemmeno avere bisogno di dimostrarlo).

Certo Chiediamo loro (alla società civile) scusa se senza renderci conto li abbiamo offesi, abbiamo urtato il loro sentimento di rispetto. E senza dubbio lo abbiamo fatto.

Vogliamo dire loro  (alla società civile) che aldilà dei nostri errori noi simo fieri  d’essere liberi, liberi anche di cadere, liberi anche di fare confusione, di stravolgere noi stessi.

E vogliano dire loro (alla società civile) che se non sapranno da oggi  portarci rispetto per quello che abbiamo dato e diamo e daremo, allora noi il rispetto da oggi ce lo prenderemo.

Ce lo prenderemo, perchè troppo abbiamo dato e non solo molto abbiamo preso.

(capitoletto del libro in programmazione  Un  paese, una scuola)

(Dedicato ai giovani uccisi a Parigi dagli assassini  che si fanno chiamare terroristi dell’Isis  ma sono solo animali da abbattere.)

 

 

 

da Il mestiere di scrivere

Mestierediscrivere.com

siria, giordania, egitto ed occidente

Sono già tre gli stati arabi che hanno chiaramente preso una posizione militare contro l’ISIS, ossia contro il fanatismo islamico che vorrebbe uno stato islamico indipendente dove la sharia possa diventare l’ unica ed incontrastata legge dello Stato, messa in pratica nel suo senso più nefasto e distruttivo.
Dopo il decadimento progressivo dello stato siriano, che è diventato un unico campo di battaglia senza più passato e senza un visibile futuro ( ma dove rimane in corso una significativa capacità di resistere da parte della minoranza curda), dopo il terribile rogo del pilota giordano, dopo l’ennesimo sgozzamento degli oltre venti copti egiziani in terra di Libia, sembrerebbe che i paesi islamici coinvolti non hanno molta intenzione di subire la tracotanza e la ferocia terroristica di questo esercito spietato in sensibile crescita, senza reagire.

Anche il mondo occidentale, dopo lo storico assalto alle torri gemelle di New York, dopo il recente assalto a Parigi e dopo il recentissimo assalto a Copenaghen ( ma non si contano gli eventi degli ultimi anni che forse hanno avuto meno clamore, ma non certo minori conseguenze) sembra mobilitarsi in modo globale ed unitario avverso questi scellerati che di sicuro non hanno nessuna intenzione di fermarsi, per il momento in un senso assolutamente diplomatico che di certo non deve mancare in uno scenario di guerra e di tensioni così complesso e così in perpetua evoluzione.
Anzi, è proprio di questo armarsi intellettuale che l’Europa e non solo ha un assoluto bisogno.

Uno stato musulmano che si dovesse formare con le premesse del terrore si prefigura come qualcosa di terribile, di allucinante, di assolutamente folle. Eppure questa presunta follia sembra reclutare giovani appassionati che si votano al martirio, posseduti dall’idea che è meglio morire in gloria che vivere nella mediocrità e nell’ipocrisia.

La colpa del vecchio mondo cristiano o normalmente islamico sarebbe quella di non convincere più, di non risultare più affascinante o degno di attenzione e rispetto.

Da occidentale non certo corrotta e non certo entusiasta della nostra assai debole e fragile democrazia, vorrei dire a questi giovani soldati pronti a morire che si stanno semplicemente sbagliando.

Vorrei dire loro che si stanno offrendo ad una regia altrettanto falsa e mascherata, che nasconde secondi fini affatto nobili.
Vorrei dire loro che il loro odio per la vita e per l’umanità non può essere giustificato da nulla, nemmeno da presunti possibili e reali crimini.
Vorrei dire loro che se di violenza si fanno portavoce, solo di violenza si fanno espressione, e nulla più.

Poi che facciano pure quello che credono.
Da soli troveranno le loro risposte, così come da soli o in cattiva compagnia non hanno saputo farsi le giuste domande.

Come se non bastasse, c’è la questione ucraina a preoccupare gli equilibri mondiali; e persiste una profonda crisi economica che ha come protagonista da diverso tempo una sorvegliata speciale, la Grecia, nella quale più o meno (alcuni molto meno, altri molto più) tutti i paesi dell’Unione temono di doversi identificare.

Ragazzi, c’è da farsi venire il giramento di testa…

Qui ci vuole davvero molto sangue freddo, molta capacità di ponderare, ma soprattutto la sincera e determinata voglia di cercare soluzioni, da parte di chi è preposto a trovarle.

Per fortuna qualcuno che sa farlo io voglio credere, rimane ancora in circolazione.

luce del mondo

In una stanza silenziosa c’erano quattro candele accese. La prima si lamentava: “Io sono la pace. Ma gli Uomini  preferiscono la guerra: non mi resta che lasciarmi spegnere” e cosi accadde. La seconda disse: “Io sono la Fede. Ma gli Uomini preferiscono le favole. Non mi resta che lasciarmi spegnere” e cosi accadde. La terza candela confessò: “Io sono l’amore. Ma gli Uomini sono cattivi e incapaci di amare. Non mi resta che lasciarmi spegnere“.  All’ improvviso nella stanza comparve un bambino che, piangendo, disse: “Ho paura del buio“. Allora la quarta candela disse: “Non piangere. Io resterò accesa e ti permetterò di riaccendere con la mia luce le altre candele. Io sono la speranza

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storia di un muro

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torneranno i prati

torneranno i prati

Guarire

Guarire è una cosa meravigliosa, e lo auguro a tutti, a chiunque fosse malato  e  avesse bisogno  di ritrovare le proprie energie.

Festeggio con loro, l’arrivo dei Magi nella grotta più famosa del mondo…

 

 

95 anni di storia nostra

Hillary Rodham Clinton, Nelson Mandela

Ultime La Presse

Le difficoltà piegano alcuni uomini ma ne rafforzano altri. Non esiste ascia sufficientemente affilata da poter tagliare l’anima di un peccatore che continua a provare, armato solo di speranza, con la convinzione che alla fine riuscirà a rialzarsi.

Sembra sempre impossibile finche’ non viene realizzato.

Se potessi ricominciare da capo, farei esattamente lo stesso. E così farebbe ogni uomo che ha l’ambizione di definirsi tale.

Mi piacciano gli amici dalle menti indipendenti che ti consentono di vedere i problemi da angolazioni diverse.

I veri leader devono essere in grado di sacrificare tutto per il bene della loro gente.

Una preoccupazione di base per il gli altri nella nostra vita individuale e di comunità può fare la differenza nel rendere il mondo quel posto migliore che cosi’ appassionatamente sogniamo.

Tutti possono migliorare a dispetto delle circostanze e raggiungere il successo se si dedicano con passione a ciò che fanno.

L’educazione è l’arma più potente che si può usare per cambiare il mondo.

Ho imparato che il coraggio non è la mancanza di paura, ma la vittoria sulla paura. L’uomo coraggioso non è colui che non prova paura ma colui che riesce a controllarla.

Provare risentimento è come bere veleno sperando che ciò uccida il nemico.

Bisogna guidare da dietro lasciando credere agli altri di essere davanti.

Non mi giudicate per i miei successi ma per tutte quelle volte che sono caduto e sono riuscito a rialzarmi.

Odio intensamente le discriminazioni razziali, in ogni loro manifestazione. Le ho combattute tutta la mia vita, le continuo a combattere e lo faro’ fino alla fine dei miei giorni.

Una buona testa ed un buon cuore sono sempre una formidabile combinazione.

Nelson Mandela  storia di un attaccabrighe

 

Un motivo speciale

Circa due mesi fa, forse qualche giorno meno, scrissi un avviso che diceva che questo blog si fermava, temporaneamente, e che sarebbe ripreso solo per un motivo speciale.

Pochi giorni scorsi il motivo speciale si è presentato in occasione della morte di Erich Priebke; come potere non commentare questo episodio?

Lo so, nell’era del tutto concesso, tutto sballato, tutto esagerato e tutto fuori controllo, o quasi,  anche la scomparsa di un boia nazista  potrebbe passare come notizia secondaria, messa sotto silenzio; del resto, con tutti i problemi che abbiamo, ci rimane forse fiato da sprecare dietro episodi che riguardano più di settant’anni fa?

Io la guerra terribile del 45′  non l’ho minimamente vissuta, perchè sono nata molto tempo dopo, ma  a scuola  ho avuto l’occasione di incrociarla sui libri, e dico incrociarla perchè solamente nel mio piano studi universitario ho trovato la vera e seria possibilità di conoscerla.

Questo mi fa molto riflettere. Ma come è possibile che l’evento più drammatico del nostro 900  non venga adeguatamente studiato nelle scuole dell’obbligo? Poi non stupiamoci che ci siano in giro un discreto numero di persone che non essendo andate a fare studi storici non hanno avuto la possibilità di scoprire il tema e dunque sono rimaste con la convinzione che  “Sì, è vero, i tedeschi hanno un pò esagerato con gli ebrei, però che stufita, sempre le stesse cose, sempre le stesse cose, non è ora di finirla???”

Ecco che quando ritorna l’occasione reale e concreta di parlare dello scempio nazista, io non riesco a tacere, è una cosa più forte di me. Non ho visto nulla di quello strazio senza nome, ma l’ho letto, l’ho sentito raccontare, l’ho visionato sui filmati storici, l’ho studiato, l’ho interrogato nella mia competenza di filosofa,  e lo trovo ancora oggi indefinibile.  Io non ho un termine adeguato a definirlo.

Forse dovrei elencarne tanti insieme per rendere la gravità dei fatti che accaddero.

Ieri sera al telegiornale è stato intervistato uno dei sedici sopravvissuti tra gli oltre mille mandati  a morire in un sol giorno  nei campi di sterminio. Di questi sedici ancora un paio sono viventi.

Di quest’uomo,  dall’aspetto apparentemente normale,  colpisce la calma ed il distacco con cui narra  e ricorda quei giorni terribili, quando lui aveva solo quattordici anni, come se non fosse lui ad averli vissuti. Per dieci anni dopo la fine della guerra  gli fu impossibile poterne parlare con chiunque, per una specie di impedimento interiore e psicologico.

In quei terribili giorni in poco tempo vide  sparire come neve al sole la sua famiglia, padre, madre, fratelli, sorelle; il padre  morto di fatiche e di soprusi; la madre e la sorella  senza notizie certe della modalità, ma possiamo immaginarla; così i fratelli.

Ad un certo punto dell’intervista viene invitato a sollevare  la manica della giacca ed a scoprire il numero impresso a fuoco sulla sua pelle: 138659.

Il giornalista è commosso; davanti  a lui sta la Storia che vive, che è sopravvissuta, che non è stata spezzata, che mostra  al mondo la verità di quei giorni, contro ogni becero ed ignobile negazionismo dell’Olocausto.

Poi gli viene chiesto come si sarebbe comportato lui con la vicenda Priebke,  e lui risponde: “Io certamente non lo avrei lasciato arrivare a cento anni e a quelli che negano la Shoah  li metterei a fare quello che ho dovuto fare io”

Riflettiamo.  Lo so che riflettere non è di moda, non è divertente, non è  sempre di guadagno, ma  se non comprendiamo chi siamo e da dove veniamo non sapremo dove stiamo andando, ed altri decideranno per noi.

Quando parlo dello sterminio ebreo,  è per me come dover mettere  l’imperativo assoluto della verità a qualunque costo,  davanti e prima di tutto. Esistono situazioni speciali, fatti speciali, priorità speciali che esigono l’ascolto e la manifestazione di sè.

Lo so,  è molto più divertente ascoltarci della buona musica, uscire con gli amici, andare a far bighellonate   per le strade, vedersi un bel cinema in compagnia…ma facciamolo  dopo che ci siamo riempiti la pancia di cose serie, altrimenti restiamo solo dei farfalloni, come ho sentito chiamare in questi giorni un’ottima insegnante  i propri alunni svogliati.

Voi non siete i miei alunni svogliati; voi siete uomini e donne  che ragionano con la propria testa, che sanno dove sta la verità, che saprebbero snocciolare con destrezza ognuno le proprie ragioni in merito la questione.

Chi fosse equilibratamente di destra mi direbbe: “Anche  lui  ha diritto ad avere la sua sepoltura” e chi fosse equilibratamente  di sinistra mi direbbe: “Che se lo prenda la Germania, è roba loro, noi non lo vogliamo”

Mi sembra che si possa fare, che potrebbe essere un buon compromesso.

La pietà  non si nega nemmeno a un boia, fosse solo per dimostrargli che noi siamo superiori a quella che è stata la sua sconfinata  infamia e bassezza.

Certo che morire senza neanche pentirsi, rimane l’incognita non risolta, o forse mette in luce un dato che non vorremmo vedere e dover decifrare,  ossia che  il male è qualcosa di fisico, di concreto, di tangibile, di vivente che sta in mezzo noi,  esattamente come il bene.

Il male è quella volontà dichiarata  di volere dominare il mondo, di volere ridurre le persone a cose.  Non è solo di Priebke; lui è morto ma il suo seme è ancora vivo e vegeto tra noi.

Ieri sono stati gli ebrei, domani chi potranno essere?

E  per questo io non potevo tacere.

Rai storia racconta

 

Rai storia racconta …

Analisi di un salvatore…

Torno sul mio argomento preferito: la personalità di Gesù.

Dalla lettura molto accattivante di Alberto Maggi  sto rispolverando  un Cristo  che praticamente era:

  • irriverente ( non su cura dell’autorità, delle convenzioni, della tradizione, mettendosi a dire e fare cose assolutamente sconvenienti)
  • scomodo ( parlando nel nome del Padre suo, ossia nostro, mette in ridicolo la stessa autorità che aveva la presunzione di detenere  la verità assoluta  e andando predicando tutto il contrario di quello che i sacerdoti del Tempio  sostenevano)
  • rivoluzionario ( glorifica gli ultimi, la feccia della società, e anzichè circondarsi di dotti e religiosi, si circonda di miserabili pescatori, dopo avere  riscattato i pastori  e i ladri; parla  alle donne,  che era noto, non avevano diritto di occupare un posto di rilievo nella gerarchia sociale; addirittura perdona l’adultera,  compromettendo un equilibrio politico e giudiziario che si reggeva sulla condanna assoluta verso i peccatori e soprattutto verso certi generi di peccato; si accosta toccandoli ai lebbrosi, che per antonomasia erano intoccabili, senza volto e senza nome, chiamati ad espiare le colpe dei loro padri o le loro stesse colpe, indesiderati dal mondo e dallo stesso Dio; guarisce nel giorno del sabato, giorno assolutamente dedicato al Signore e dunque non profanabile; compie miracoli a costo zero, senza chiedere sacrifici alcuni da parte dei beneficiari, mentre i sacerdoti vanno avanti a suon di riti sacrificali che richiedono dei precisi tributi…
  • incomprensibile,     perchè parlava  di un regno che era giunto, che portava la salvezza,  e tuttavia  la stessa vita di Gesù,  cioè del suo stesso profeta, viene messa dai suoi comportamenti   in grave pericolo, e dunque quale doveva essere la salvezza che questo giovane un pò folle  andava  predicando?
  • blasfemo   perchè  si esprime con l’autorità stessa del Padre,  e non come un qualsiasi  profeta,  pretende l’identità padre-figlio, aggiunge il servizio dello spirito santo, andando a suggellare il mistero della Trinità in un contesto  culturale  profondamente  Teocentrico e monocentrico, dove l’umano era l’umano e il divino era il divino, assolutamente distinti e diversi, praticamente inconciliabili

Che altro aggiungere?

Io davvero non conosco rivoluzionario  storico che possa competere con questo profilo.

Di tutti i grandi rivoluzionari, ed ognuno potrebbe aggiungere e pensare al proprio o ai propri,  io non  individuo alcuno vagamente simile.

Mi si potrebbe replicare che come rivoluzionario, Gesù ha miseramente fallito.

Perchè,  conosciamo forse rivoluzioni che abbiano sconfitto concretamente   la povertà? le malattie? l’ingiustizia? la corruzione? infine la tortura e la stessa morte?

Forse qualcuna qualcosa ha fatto di buono; occorre valutare con parsimonia ed equilibrio, obiettività e giudizio.

A testimonianza del fatto che gli uomini quando si impegnano seriamente,  riescono, possono riuscire.

Magari non fanno miracoli, ma nessuno pretende miracoli da un uomo.

La  differenza tra le rivoluzioni umane e le rivoluzioni divine,  è che  il divino  sarebbe capace dell’impossibile.

Gesù può piacere solo ad inguaribili sognatori. A chi o vuole tutto, o non si accontenta.

“Neppure io ti condanno”

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Tra voi non sarà così, ma chi vuole diventare grande tra voi, sarà vostro servitore e chi vuole essere il primo tra voi, sarà vostro schiavo» (Mt 20,25-27) anno zero

“Voi mi dite: “Ma tu sei il Papa” come per dire che sono diverso da voi. Non è vero. Io sono come voi, uno di voi”  ( Papa  Francesco giugno 2013)

Sulla liturgia dei potenti si è sempre consumata  la storia della Chiesa e dello Stato; con la statalizzazione del cristianesimo (inizio dell’pera Costantiniana)  è anche iniziata la corruzione e la conseguente parabola discensionale dello stesso.

Si sa, potere e verità non vanno mai troppo d’accordo;  ma proprio grazie al potere la verità gestita dagli uomini ha avuto la pretesa di rendersi immortale.

Senza il potere, cioè senza l’abuso e il ricorso alla violenza, la Chiesa sarebbe durata duemila anni? Certo, mi si potrebbe obiettare  che 2000 anni  sono ancora nulla se paragonati  al tempo di certi altri sistemi intergalattici, non sono che lo sputo di  un rospo,  ma se invece consideriamo che  ogni grande civiltà è durata la media di qualche secolo, mi sembra di potere concludere che venti secoli sono un tempo di tutto rispetto.

Tuttavia io mi chiedo anche: “Ma il cristianesimo vale solo perché sembra che nulla riesca a  delegittimarlo? Ma poi perché questo non è accaduto? Solo perché il potere sta alla Chiesa come il satanismo sta al male? E se invece dovessimo cominciare a volere, desiderare, progettare e  sentire con determinazione una chiesa non potente? non persecutrice? non arrogante? non accentratrice? non ammantata di segreti inconfessabili? non dispensatrice di privilegi? non sorda e muta e ceca alla realtà degli uomini?

Fantascienza?  Forse.

Però qualcosa sta cambiando: abbiamo per la prima volta nella storia  un Papa gesuita, un Papa nemico della mondanità, un Papa semplice che rifugge il già conosciuto e il fuori discussione,  un Papa fuori dalla curia malata e corrotta, un Papa  che  si privilegia di cose ordinarie e comuni come se fossero i soli tesori da perseguire aldilà dei lussi, delle cose esclusive e pretestuose.

Staremo a vedere come procede questo treno, quali saranno le prossime destinazioni e scelte che si avrà il coraggio di  incoraggiare.

Per il momento sto leggendo con grande gusto  Versetti pericolosi di Alberto Maggi edito da Campo dei fiori  e  poi ci risentiremo su quanto questo linguaggio avrà messo in movimento nel mio piccolo cuore…

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Rinascite, la vita riprende abbondante…

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ABEMUS PAPAM

fumata bianca

 

San Pietro

Particolare

Fedeli in preghiera

3messa

Fuori tutti

Guardei Svizzere

ecco la gente che è stata  in   Piazza san Pietro     festosa   sotto la pioggia   in preghiera       da stamane   fino a sera

Queste immagini ci hanno accompagnato in questi ultimi giorni.

Dopo cinque scrutini  il Papa è già stato eletto.

Tanta gente in piazza; molti i giovani e molti gli stranieri, nonostante si dica sempre  che la chiesa è una cosa morta del passato.

Spesso si relega il credente in una sorta di idiota, di cretino,  di fuori dal mondo, di persona insulsa ed obsoleta; molti molti molti credenti lo sono, rappresentano tutto questo, ma una minor  parte del mondo dei fedeli è tutt’altro. E’ gente solida, positiva, vigorosa, assolutamente moderna ed aperta a tutto,  nel senso più  autenticamente cristiano del termine.

Ormai non c’è più posto per un cristianesimo che non sappia mettersi a parlare una lingua comprensibile a tutti  e seminatrice di pace.

Chissà che il nuovo Papa  non sappia  straordinariamente  aiutarci in questo progetto.

E dunque,

c’è solo da scoprire chi uscirà dalla stanza delle lacrime…per regalarci le sue prime parole…: )

Rivoluzione o catastrofe?

Ha vinto Grillo, sul piano nazionale.

Ma  la partita ora si fa delicatissima.

Ci sono due soliti noti che non si filano, chi più chi meno; e c’è il terzo incomodo, che vuole fare e farsi avanti, senza scendere a patti.

Ma si sa che in parlamento i patti si devono fare, e ci vuole una maggioranza.

Riusciranno questi tre ibridi a fare in qualche modo squadra?

Riuscirà a vincere il buonsenso ed il senso di responsabilità?

Saranno i tanti grillini capaci di interpretare il bisogno reale del paese coniugandolo con gli strumenti del mestiere?

Forse lo sapranno fare meglio di quanto  non abbiano saputo concludere e produrre i grandi mestieranti, ma con i forse non si salva l’economia.

E si parla di economia vera e non di fanta finanza.

Certo, alla peggio  si tornerà a votare di nuovo,  ma non per ripetere la stessa situazione

( e questo gli italiani lo dovrebbero capire).

E cosa sarà accaduto nel frattempo dentro le maglie già molto pericolanti  del nostro paese?

Come si può concludere, le domande sono tantissime e le certezze inesistenti.

Non mi resta che augurare ai  distruttori  del sistema  di essere capaci di costruire dopo che hanno saputo  sfasciare.

Dovrei dire, dopo che abbiamo saputo sfasciare, visto che uno su tre abbiamo   votato Grillo e quello che rappresenta.

Largo ai lavori, dunque.

Del resto,  Mai dire mai.

L’importante è adesso essere seri, perchè non è più tempo di facile comicità…

(leggere anche il fatto quotidiano)

27 GENNAIO 1945

Immagine2La mappa della morte

In questo giorno il mondo occidentale  scopriva alla luce   del mondo  uno degli orrori  assoluti  che un popolo abbia mai   commesso contro altri simili.

Odio pianificato, mistificato, perpetrato, banalizzato e negato.

Odio folle che incrocia l’incomprensibile e il non spiegabile.

Odio che non si lascia dimenticare, diversamente da    altri che invece possiamo confinare  dentro qualche vecchio scatolone.

Non ne voglio mostrare le sconcezze, che tutti noi già abbiamo ben veduto e continueremo a vedere,  perché  tutte le immagini dei crimini commessi non basterebbero a descriverlo.

Il dolore mai superabile  e mai vincibile  lo tiene in vita, lo tiene eterno, lo tiene nuovo e rinnovabile,  lo tiene talmente attuale e presente che si teme che un simile strazio  si possa ancora ripetere.

E purtroppo è una paura assolutamente vera e giustificata.

Perché gli uomini non imparano dagli errori degli altri?

Forse perché sono proprio degli altri. Ma se diventassero i nostri?

E  se solo avessimo  avuto qualcuno di questi mostri che fecero quel che fecero e che avessero  saputo ammettere e denunciare la propria personale colpa su quei terribili giorni…ci sono stati  al massimo solo suicidi, qualche processo, qualche patibolo, ma non  un barlume di ravvedimento.

Il male ha ucciso se stesso ma non è sparito. E’ rimasto vivo nelle sue ceneri.

Abbiamo potuto udire i lamenti dei sopravvissuti, degli spettatori inermi e inconsapevoli, dei testimoni,  ma loro, gli assassini?  Dov’è questo popolo di donne e uomini e a volte   anche bambini  che mentre gli altri venivano torturati, loro quasi   ridevano? Chi,  cosa, quale bestia feroce ha potuto  trasformare persone  normali in una macchina di tortura assoluta?

Questo popolo potrebbe tornare, in qualunque momento, in qualunque spazio.

Cominciare con piccole cose quasi impercettibili ma che nelle mani di qualche nuovo personaggio disturbato e indisturbabile  potrebbero trasformarsi in atrocità  assolute.

Questo popolo ieri è stato quello tedesco, ma oggi potrebbe essere quello …..ognuno ci metta il suo pensiero, la sua idea.

Io un’idea ce l’avrei; questo popolo siamo proprio noi stessi, che quando vediamo un’ingiustizia facciamo finta di non vederla per non avere problemi. Tutto comincia da questo. Dal far finta di non avere visto e di non sapere. Perché abbiamo paura. Siamo fondamentalmente  solo degli opportunisti.

Per questo è doveroso e utile ricordare, ricordare sempre, ricordare ovunque.

Ricordando quanto siamo fragili e imperfetti , a rischio di imbrattamento, a rischio di impudicizia, a rischio di disonore, a rischio di crudeltà.

Nel nome dei vivi, nel nome dell’umanità che è in noi  e   che per la nostra dignità   non può essere messa al silenzio.

Lo sapeva bene  Primo Levi,  che non ce l’ha fatta a superare la morte dell’anima, ma è rimasto vivo per sempre con il suo testamento d’amore.

Shema’

Voi che vivete sicuri
Nelle vostre tiepide case
Voi che trovate tornando a sera
Il cibo caldo e visi amici:
Considerate se questo è un uomo,
Che lavora nel fango
Che non conosce pace
Che lotta per mezzo pane
Che muore per un sì o per un no.
Considerate se questa è una donna,
Senza capelli e senza nome
Senza più forza di ricordare
Vuoti gli occhi e freddo il grembo
Come una rana d’inverno.
Meditate che questo è stato:
Vi comando queste parole.
Scolpitele nel vostro cuore
Stando in casa andando per via,
Coricandovi alzandovi:
Ripetetele ai vostri figli.
O vi si sfaccia la casa,
La malattia vi impedisca,
I vostri nati torcano il viso da voi.         (Primo Levi, 10 gennaio 1946)

Vera Riforma del lavoro urge

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minuto per minuto

la spina dell’articolo 18

cose buone e cose meno buone

problemi problemi problemi

il puntuale “lavoro” CGIL

lrremovibili o possibilisti?

Ognuno commenti quel che crede…ma di certo il lavoro a  rischio  è la nostra sola  certezza

Adesso l’ultima parola spetterebbe al Parlamento…mentre Napolitano dice che la Riforma andava fatta e non licenzierà  grandi masse di lavoratori…(e se lo dice lui…)

INNO ALLA VITA

Io amo mio padre

lui è paziente

dona tutto senza chiedere nulla

non si addormenta la sera

se non vede i suoi figli al sicuro;

quando sono ancora bambini

li immagina già uomini fatti

che affronteranno la vita,

non si risparmia nelle ore della fatica

indomabile come un guerriero

progetta ogni singolo spazio

del suo breve giorno.

Io amo mio padre

perchè è buono

e sa tutto di me

e non vuole vedermi infelice

è pronto a togliersi la sua mano sinistra

pur di sapere che io non perderò la mia destra

mi accompagna con lo sgaurdo

sulla via che conduce nel tempo

ed io cammino spedito

non ho nessun timore  di cadere

lui ha già asciugato tutte le mie lacrime

come un albero sempre verde

ha nutrito  tutti i miei   appetiti

come uno stupendo arcobaleno

ha colorato tutte le mie candide vesti

tra me e lui c’è un canto soave che ci tiene uniti

indissolubilmente

oltre le rovine degli uomini.

Io amo mio padre

che sa

che io non sono il mio lavoro

che io non sono quello che faccio vedere

che io non sono il mio presente

ma  che sono solo quello che

il giorno giusto

deciderò di essere.

Possa il tuo cuore

essere degno del suo

possa la tua vista

divenire capace quanto la sua

possa il tuo tempo

accompagnarmi tra i sentieri

oscuri del mondo

che renderemo insieme    pieni di luce.

Isola di Pasqua, Atlantide, Petra e Nomadelfia…cos’hanno in comune?

   Isola di Pasqua

Atlantide

Petra

Nomadelfia

Partiamo dal titolo:

Isola di Pasqua, Atlantide, Petra e Nomadelfia cos’hanno in comune?

 Innanzitutto l’alone  di mistero e di fascino  che le circonda;  per l’isola di  Pasqua  si tratta delle sue oltre 600 statue giganti che troneggiano come degli dei  sopra i prati ai piedi dei monti e davanti all’oceano  silente; per Atlantide si tratta  della leggenda che da sempre  la riguarda e la racconta tramandandocela come un sogno, un mito sospeso e perduto  nella memoria  senza tempo delle civiltà passate  ma che in qualche modo non ci rassegnamo a lasciare morire;  per Petra  si tratta  della suo essere stata costruita  nella pietra stessa, tanto che viene anche detta la città perduta  che per lungo tempo rimase nascosta perché mimetizzata  nella montagna stessa che la proteggeva come una rosa  specialissima e delicata; per Nomadelfia  si tratta  del suo essere un popolo  che sceglie contro ogni logica  atea ed agnostica  di  vivere   il senso di solidarietà   perfettamente  e nel suo più autentico spirito  evangelico.  Delle quattro  l’unica perfettamente  vivente e vitale nel suo spirito  di testimone  del tempo  che rimane ancorato  alle radici della storia.

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Cannibalismo in cravatta e cannibalismo primitivo

             Grecia nel caos, scontri e violenza ad Atene           Scontri ad Atene, 3 morti al Marfin Egnatia Bank

Con  questo articolo vorrei   riallacciarmi  al post in cui si parlava della terribile capacità dell’uomo di perpetrare atti violenti, ossia a quell’articolo in cui si invitava a ripensare attraverso  immagini storiche  crude ed impietose  a quanto si sia potuto e si possa spingere  il senso dell’odio e della crudeltà umana. Un lettore attento  mi fece osservare  con grande correttezza che una di quelle immagini  non era storica ma bensì cinematografica e relativamente recente. La ripresa cinematografica in questione riprendeva, vedi il caso e l’origine dell’equivoco,  la stassa orrida pratica dell‘impalamento dei propri nemici, spesso donne o anziani (non riesco ad immaginare l’impalamento di bambini ma ritengo   purtroppo che la realtà supera sempre la  più fervida  fantasia). Quando vidi quell’immagine in effetti non mi colpì tanto la donna indigena raffigurata nella sua misera condizione, quanto l’indifferenza o se si vuole il distacco o se si vuole la freddezza  degli individui intorno a lei  che la filmavano come per collezionare souvenirs  da portare a casa da mostrare come trofei al mondo ritenuto cosidetto civile (per chi volesse avere in chiaro   l’immagine  può visionare il post intitolato appunto Ricordiamo. riguardiamo, ripensiamo… è la quarta foto in discesa…).

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Guerra o pace nel mondo?

                            Ebraismo e modernità              

Ossia  capire le logiche di conflitto e le logiche di pace in un mondo globalizzato  ma che rimane legato alle sue culture millenarie e che conosce questioni  aperte di lunga memoria legate  ai popoli, ai territori ed  alla loro capacità o incapacità  di convivenza reciproca.

“Ci furono tempi felici in cui si poteva scegliere liberamente: meglio morti che schiavi, meglio morire in piedi che vivere in ginocchio. E ci furono tempi infami in cui intellettuali rincretiniti hanno dichiarato che la vita è il sommo dei beni. Oggi sono arrivati i tempi terribili in cui ogni giorno si dimostra che la morte dà inizio al suo governo del terrore esattamente quando la vita è diventata il sommo bene; che chi preferisce vivere in ginocchio, muore in ginocchio; che nessuno può essere ucciso più facilmente di uno schiavo. Noi viventi dobbiamo imparare che non si può nemmeno vivere in ginocchio, che non si diventa immortali se si corre dietro alla vita, e che, se non si vuole più morire per nulla, si muore nonostante non si sia fatto nulla”. Così Hannah Arendt, rifugiatasi negli Stati Uniti, scriveva nel 1942 sulle colonne di “Aufbau”, il giornale degli emigranti tedeschi su cui dal 1941 al 1945 faceva sentire la sua voce. Il coraggio nella difesa del valore dell’identità ebraica, ma prima ancora della dignità umana, che ispira questa riflessione, è presente in molti degli articoli di quegli anni, qui raccolti. Questa difesa, finalizzata a dare vita a un’autentica politica ebraica, passa attraverso la denuncia di tutti gli atteggiamenti pericolosi per il popolo ebraico: non solo quelli del nemico dichiarato, l’antisemitismo, ma anche quelli provenienti da presunti amici, che però pretendono di trattare gli ebrei con condiscendenza. La critica della Arendt non risparmia perciò nemmeno gli stessi ebrei, accusati di essersi lasciati intrappolare dalla convinzione di essere “solo vittime”, una convinzione “terribile”, perché capace di escluderli “dalla storia dell’umanità in maniera più definitiva di tutte le persecuzioni”.      

brano tratto  dall’   introduzione di   Marie Luise Knott al libro di Hannah Arendt  “Antisemitismo e identità ebraica”

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La fabbrica di nichi ha vinto

Che cos’è la politica? La politica ha ancora un senso? È il titolo e sottotitolo   di un libro di Hannah Arendt, la maggiore  filosofa del pensiero politico del   ‘900 e sulla cui riflessione intenderei  continuare la mia piccola  analisi.

Nota è l’attenzione costante della pensatrice verso la natura dell’agire sociale, per la cui analisi non si può che risalire alla cultura greca, al concetto antico di polis, all’antica distinzione tra vita pubblica e vita privata, all’antica lotta tra Atene e Sparta, i due modelli di vita contrapposti, per finire all’analisi del totalitarismo moderno e delle sue tragiche conseguenze. Continua a leggere

Don Lorenzo Milani, Don Giorgio De Capitani, Don Andrea Gallo …: altri personaggi particolari

” in omaggio a un maestro d’eccellenza e a tutti i maestri d’umanità che il mondo civile  ignora e disconosce”

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L’8 marzo: dopo il secolo di vita, cosa sta cambiando? Tra vecchie tragedie, le nuove conquiste

 

    1      Benazir  Bhutto

             Sonia    Gandhi       2 

3     Aung San Suu Kyi

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L’arresto di Jafar Panahi

In Iran è stato arrestato  Jafar  Panahi, regista scomodo perchè espressione e denuncia del regime di stato iraniano.

Su  Reuters Italia        è possibile prendere visione delle prime informazioni che emergono dagli uffici stampa.

Immediate   le  reazioni   di    Parigi    e del    Giornale   come di tutte le varie testate giornalistiche   che condannano  lo stato di oppressione civile  del popolo iraniano.

Qualche notizia in più  sui  testimoni  scomodi    perseguitati  dai relativi  movimenti estremisti posti al governo dei loro paesi:

leggi il il pen club

leggi il    Foglio

la storia del cinema in Medio Oriente

Da zero a dieci

 

 

Locandina Da zero a dieci

 

Da zero a dieci

 

 

Il gioco  del voto.

L’idea mi è stata suggerita  dal  film di Luciano LIGABUE  che mette in scena  questo divertente/impegnativo   gioco di società dove  la sola regola da rispettare tra amici  è di rispondere a delle domande in modo assolutamente sincero.

La  trama  della storia  è presto detta: un gruppo  di ex ventenni  si ritrova dopo altri vent’anni per passare quattro giorni insieme sulla costa romagnola nella mitica Rimini,    decidendo  attraverso l’idea  divertente  del gioco  di raccontarsi, di fare il punto della propria vita, una sorta di bilancio personale e collettivo, dandosi per ogni domanda posta dal leader  un ipotetico voto  da  zero  a dieci,  spiegando  in assoluta  libertà  poi agli altri il perchè di quel voto.

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Diciamo allora gli eroi a cosa servono: a non cadere nel male assoluto

tienanmen

Ciao a tutti,  scusate  infinitamente  per l’orrore delle immagini del precedente articolo,  ma era doveroso testimoniare con la verità degli occhi e non solo delle parole  la presenza continua del male che abita il nostro  mondo reale. Continua a leggere

Ricordiamo, riguardiamo, ripensiamo o prendiamo atto dei luoghi dell’odio senza nome che non hanno mai avuto fine nè dopo Cristo, nè dopo Marx, nonostante Cristo, nonostante Marx

  

ossari per opera della dittatura in Cambogia

L’estrema crudeltà  di alcune immagini  che seguono consiglia vivamente la visione di questo articolo solo a persone adulte o sotto la guida degli adulti

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Cristo o Marx? Ognuno scelga il suo eroe

                                          

 

 

Caratteri del pensiero  marxiano

si pone come fine il compimento della libertà reale e non della libertà teorica o apparente

ispira il pensiero marxista e tutte le sue scuole come pensiero a lui estraneo  ma  conseguente

si occupa della Storia ossia del mondo reale che deve diventare il compimento del comunismo  inteso  come regno della libertà effettiva e non apparente

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10 dicembre 2009: Berlusconi attacca le Istituzioni italiane di fronte all’Europa

 

Il fatto del giorno o meglio, del momento, tale che ha oscurato sotto il profilo italiano persino l’altro evento di spicco, ossia l’assegnazione del  premio nobel per la Pace al presidente degli Stati Uniti Obama,   merita un’osservazione speciale ; tutti i giornali si sono scatenati sulla notizia perchè conserva in sè  una valenza politica e sociale  non  indifferente per il nostro paese, comunque espressione di un malessere di fondo, di disequilibri  esistenti ed   in atto ormai da lunghi anni, che richiedono da parte delle rappresentanze del potere senz’altro una posizione ormai precisa e puntuale, non più rimandabile. Continua a leggere