Domani è il giorno di San Valentino, ma chi se ne frega, io amo un morto, ucciso dalla mafia e dall’avversione dello Stato. Il suo nome immortale è Giovanni Falcone.

Domani è il giorno di San Valentino, ma chi se ne frega, io amo un morto, ucciso dalla mafia e dall’avversione dello Stato. Il suo nome immortale è Giovanni Falcone.
L’ex Padre benedettino Franzoni
Personaggio discusso, controcorrente, discutibile, non condivisibile ma interessante.
Aldilà dell’area di appartenenza, cerchiamo uomini che usano la propria testa per fare del bene alla propria comunità.
Per questo cerco personaggi scomodi, ovunque debbano essere stanati…
Si faccia avanti il prossimo 🙂
Sveva Modignani e Andrea Vitali sono venuti in città a presentare i loro ultimi libri.
Non li avevo mai visti nè li ho mai letti, in sincerità. Nessuna opera di questi due autori nemmeno tanto giovani. E invece sono due belle penne della nostra bella Italia, che vendono bene, ma che a quanto pare scrivono anche in maniera davvero accattivante.
Se scrivono come si sanno presentare, dovrebbero essere dei geni.
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Ho appena finito di leggere Dopo l’occidente di Ida Magli.
Libro interessantissimo, per acutezza, intelligenza, vastità di conoscenze e amore per la verità, o meglio, amore per la ricerca di un mondo più giusto e più a misura d’ uomo.
Ida Magli è una donna arguta, determinata nelle sue analisi che non si lasciano deviare dai pensieri dominanti e spesso superficiali e di comodo.
Fa un’analisi spietata dell’Europa di oggi, ormai volta al tramonto, destinata a diventare l’Africa del nord tra l’indifferenza di tutti, in primis dei sistema di potere occulti che ne hanno decretato la fine a suon di guadagni predatori operati dalla logica finanziaria e speculativa.
Fa un’analisi spietata degli americani e di quello che l’America ormai rappresenta sempre più per tutti, ossia un paese non più liberatore, non più portatore di pace e di democrazia (se mai è esistito un tempo in cui lo è stato), ma un paese violento, fagocitante e onnivoro, pronto a divorare anche se stesso se si dovesse trovare nel bisogno di farlo.
Fa un’analisi spietata della Chiesa, che da comunità evangelica e perseguitata si è trasformata nel tempo in un contenitore ora crudele, ora corrotto, ora vuoto, che ostinatamente continua a dichiararsi, più per necessità che per convinzione, portatore di luce e di salvezza.
Fa un’analisi spietata dell’Islam e di quello che rappresenta, ossia un’enorme agglomerato di persone pressochè primitive, insensibili a qualunque volontà di cambiamento e di apertura al mondo, convinte della propria attuale superiorità sia numerica che ideologica, e che detteranno da qui a breve il loro predominio su una comunità europea e non solo, del tutto incapace a difendersi e a proteggere la propria bellezza, la propria storia, la propria civiltà, la propria scienza, la propria arte, musica, e letteratura. Tutto quello che ha costruito in 2000 anni di vita.
E’ la fine dell’Occidente, è la fine della supremazia dei bianchi sui neri o sugli orientali.
E’ la fine del nostro mondo, delle nostre radici, della nostra passione per il progresso, le nostre scoperte, le nostre incommensurabili battaglie che mentre che seminavano vittime andavano a celebrare il trionfo della libertà sull’oscurità dello stare prigionieri dei propri tabù.
Dopo l’occidente ci dice a chiare lettere che stiamo per finire, che verremo dominati da esseri inferiori in tutto ma non nel numero e non nell’ignoranza.
Si sa che l’ignoranza può fare enormi danni, persino maggiori dell’intelligenza criminale.
Infine la scrittrice apre uno spiraglio: chiude la sua serie di analisi spietate, scomode ed indigeste, con un’analisi generosa e portatrice di possibilità di ripresa da questa già decretata apocalisse.
Sarà la grande Russia il paese che erediterà i nostri tesori, che cercherà di fare opposizione alla conquista islamica, che non sarà mai assorbita dalla follia americana, che non mollerà le proprie radici ortodosse e profondamente religiose, nonostante la rivoluzione bolscevica, nonostante lo sterminio assoluto perpetrato contro i monaci e contro il pensiero religioso e teologico. Se lo fece, fu per ottime ragioni che Ida Magli non ha problemi ad argomentare.
Una Russia che ci è sempre più assomigliata di quanto mai abbiamo saputo comprendere, che ci ha sempre amato e preso come modello, modello di vita, di cultura e di espressione, senza però essere mai stata la stessa cosa, perchè la grande e sterminata terra degli zar si è sempre contraddistinta per il proprio ineguagliabile ed indomabile carattere.
Dentro questo scenario globale non mancano considerazioni interessanti sul Giappone e sulla Cina, il primo elogiato per la propria assoluta capacità disciplinare, il secondo elogiato per la propria capacità di pesare sull’asse della bilancia, almeno in termini economici.
Non mancano nemmeno gli ebrei, che rimangono una presenza non presenza, nel senso che se Israele è stato capace di regalarci Gesù di Nazaret, lo ha fatto senza volerlo, lo ha fatto senza riconoscerlo, lo ha fatto conducendolo a morte, tra la repulsione dei romani ed il ludibrio del popolo perduto osannante ed inconsapevole della sua fine.
Scrittrice dalle grandi passioni, dunque, che credo abbia ancora molto da dirci.
Nel bene e nel male ha fatto la storia di Cuba, è stato fino alla fine capace di rimanere fedele a se stesso e alla sua storia, alla storia della sua Isola: Cuba lo ha più amato che odiato, e per essere stato un dittatore, il mondo ha potuto vedere di molto molto molto peggio di lui…
E’ stata di certo la forma di comunismo di Stato più a misura d’uomo che si sia vista sul pianeta Terra.
Rimane di certo una realtà alla quale fare riferimento e sulla quale volgere studi e riflessioni, osservazioni, critiche e possibili cambiamenti per il futuro, soprattutto dopo la fine dell’embargo americano.
Figura eccezionale che è entrata nell’immaginario collettivo accanto all’altro grandissimo lider, rimasto amatissimo ai giovani rivoluzionari di ogni tempo, il leggendario Che Guevara.
In vita ha dovuto combattere feroci lotte e guerre fredde senza risparmi di colpi da parte dei suoi potentissimi avversari, senza mai arrendersi.
A 90 anni si è lasciato piegare dal tempo, che non risparmia nessuno, che arriva nel momento che deve essere per tutti…
Una rivoluzione autonoma, quella cubana; mai esportata, non esportabile, unica.
Ma il suo futuro?
E’ il nuovo volto della Grande America.
Ha spiazzato chi lo dava per impossibile, chi lo ha insultato in tutte le maniere, non sapendo mettersi nella pancia del Paese, della gente comune, la working class, che deve preoccuparsi di mettere insieme il pranzo con la cena.
La Clinton non ha convinto, non è piaciuta abbastanza, non era certamente lei la persona giusta da mettere come controparte, troppo compromessa con i giochi di palazzo, con la politica del conformismo.
Il presidente uscente Obama ha subito fatto squadra, ha subito invitato il popolo elettorale ad accogliere pacificamente il risultato del voto, anche se ci sono state manifestazioni giovanili spontanee anti Trump, mosse dalla cocente delusione e dalla paura del futuro.
Ecco, la democrazia è anche questo: ieri con un Presidente di colore, oggi con uno yankee di razza che ha salutato e ringraziato la Grande Congregazione Americana per avergli dato fiducia, per averlo onorato di tanto riconoscimento.
E se Trump dovesse stupire tutti quanti???
Staremo a vedere. In politica contano solo i fatti.
E’ morta Tina Anselmi, una grande protagonista dello scenario politico del nostro Paese, al di là degli schieramenti politici di appartenenza.
Credeva nei valori della libertà e della democrazia, in tempi in cui la libertà non era certo una garanzia. Ci ha creduto sempre, anche dopo quando la libertà è diventata un’abitudine che si rischia di dare per certa ed acquisita, proprio quando basta poco per perderla e farla scivolare dentro il pantano del caos.
E’ giusto celebrarla, anche se ai giovani dice poco o nulla, anche se ai loro occhi può apparire come un’ anonima vecchia del passato che nulla a che fare con il nostro mondo di oggi.
E invece occorre ricordare a tutti, e soprattutto alle ragazze e a tutto il mondo femminile del nostro tempo, che questa semisconosciuta morta a ottantanove anni è stata una ragazza esattamente come loro, che ha saputo fare fin da giovanissima delle scelte coraggiose importanti, che non ha avuto timore di impegnarsi e di credere in una società migliore.
Ci sono oggi le Tina Anselmi di domani? Donne che hanno un progetto e intendano perseguirlo a beneficio di tanti? Che sia in politica o in altri settori della vita, poco importa. Io credo di sì, questa è l’eredità che questa esemplare e non certo superata donna di vita ci lascia in consegna.
Aiutiamo Norcia e dintorni a tornare a vivere…
Hanno bisogno di tende, container, casette di legno, speranza…
Non lasceranno mai i loro paesi, nessuno vuole lasciare le sue radici…
non senza giusta causa… non senza la morte nel cuore…
Rilancio il sito che può dare suggerimenti su come muoversi…Terremotocentroitalia
Ho appena terminato di leggere il libro di Osho intitolato “Amore, libertà e solitudine”.
Ero curiosa di approcciare lo spirito buddhista che è profondamente diverso dal modo di pensare occidentale, anche se ovviamente rimangono dei punti di aggancio tra le due culture.
Mi sembra d’avere capito queste poche cose capitali: noi Occidente abbiamo un approccio materialistico e consumistico della vita, tendiamo per la nostra nevrosi possessiva a ridurre le persone a cose e a considerarle quindi delle proprietà.
Nel nome dell’amore assoluto arriviamo a commettere atti terribili che nulla hanno a che fare con l’amore, perchè la cultura sociale dominante non ci insegna il concetto di rispetto dell’altro, il concetto di meditazione della vita, il concetto di amore come donazione e non come acquisto di qualcosa che può essere anche l’affetto di una persona scambiato per conquista.
Detto materialismo è assolutamente presente anche nella civiltà indù, ma totalmente assente nel pensiero buddista che predica appunto l’ascesi, il distaccarsi dalle cose, il lasciarle fluire verso la loro naturale direzione.
Per Osho i legami matrimoniali non dovrebbero proprio esistere perchè legano dentro un contratto due persone che si promettono amore eterno, senza considerare che l’amore non può essere messo dentro un contratto, in quanto per essenza impalpabile, etereo, non circoscrivibile, libero e mutevole come il vento.
In merito al problema dei figli, Osho sostiene che una società a misura d’uomo si prende cura dei bambini in quanto tali, sapendoli assistere e crescere durante tutte le tappe della vita con qualunque cosa possa accadere ai loro genitori.
Una specie di comunità stile hippy, dove tutto è aperto, tutto è ammesso, se per tutto si intende che le persone non si devono sentire in nessuna maniera obbligate a fingere quello che non pensano e non provano più.
Sul piano della natura, critica il vivere dentro città super popolate dove si è in tanti ma tutti condannati all’isolamento; condanna anche le piccole comunità dove vige la regola della castrazione, del doversi auto-controllare, auto-reprimere. Distingue l’isolamento (pessimo) dalla solitudine ( utile e buona) perchè sapere stare da soli con se stessi è una vera virtù, è una cosa bella e preziosa, da non vedersi come asocialità.
Sul piano dello Stato condanna ogni forma di politica, compresa quella gerarchica della Chiesa e dei suoi preti, perchè intesi come strutture padrone e prevaricatrici che avrebbero la pretesa di dirci cosa fare, chi essere, come pensare…
Sul piano della Scienza condanna ogni forma di ricerca futile ed assurda, come l’andare su Marte a discapito della distruzione dell’ozono e quindi a discapito della salute della Terra destinata di questo passo all’implosione e al surriscaldamento.
Sul piano della fede condanna ogni forma di credo disciplinato dentro una Chiesa, nessuna esclusa, perchè dette chiese avrebbero tradito il vero mandato spirituale di Gesù e di Maometto, che era ed è un messaggio di amore puro.
Sul piano del lavoro, non comprende gli uomini che si dedicano anima e corpo alla carriera sacrificando ad essa tutto di se stessi, fino a diventare dei robot, assenti ai veri bisogni e ai loro cari.
Sul piano dell’economia la circolazione del denaro dovrebbe sparire e dovrebbe subentrare l’uso del baratto.
Che dire. In linea di massima come si può essere contrari a queste belle considerazioni?
Peccato che non sono attuabili, non su scala mondiale, ma il tutto si può ridurre alla scelta di singoli uomini che scelgono per sè il cammino iniziatico del diventare un Budda; peccato che il mondo rimane legato alle sue Nazioni ed ai suoi Nazionalismi, al potere del denaro che è l’unico che non subisce mai crolli.
Comunque è utile leggere di pensieri così liberi e sganciati dalla nostra pesantissima struttura storica, fatta sempre di cause ed effetti, di obblighi e rispetto delle leggi, comprese quelle ingiuste.
Ma ecco che arrivo da dove ero partita: per Osho non è che Dio è amore, ma è ovviamente l’amore stesso ad essere Dio.
Lui dice che c’è una sostanziale differenza. Se si parte da Dio mettiamo Dio fuori di noi, e Dio ci dominerà; se si parte invece dall’amore, mettiamo l’amore davanti a tutto e quindi Dio stesso in noi, noi stessi diventiamo Dio grazie all’amore che è in noi e fuori di noi.
Personalmente concluderei così: ognuno faccia come meglio crede, l’amore è sempre buono se è sganciato dall’idea di possesso. Certo che essendo e sentendomi figlia della mia cultura, della mia cultura accetto l’idea di un Dio che sta fuori di me e che non percepisco come il mio Padrone, ma come il mio Custode.
Del resto, so anche che Dio sta dentro di me, e non può stare solo fuori, e quindi io stessa sono Dio nel senso che partecipo della sua bellezza e forza. Senza questo Dio esterno, secondo me si rischia di perdere di vista la trascendenza, riducendola ad estasi, ad ascesi, ad esperienza mistica umana, temporanea e fine a se stessa.
Non per nulla il buddismo prevede la reincarnazione, il ciclo metempsicotico della vita.
Con un Dio esterno si parla invece di resurrezione, di un ciclo che inizia, si evolve e si compie. Ognuno scelga quello che sente più proprio.
Mi è capitato in questi giorni di visitare per puro caso un Castello degno di nota, dalla storia un pò bizzarra e dal nome alquanto significativo che mi piacerebbe raccontarvi.
Si tratta del Castello dell’Aquila che non porta questo nome perchè aquilano, ma perchè svetta tra le alte valli della Lunigiana a ben 800 metri sopra il livello del mare.
Dovete sapere che questa storica dimora affonda le sue radici documentate intorno al 1300, ma si sa per certo che ha precorsi longobardi e romanici, quindi potrebbe essere (tolgo il potrebbe e ci metto un bel deve) anche anteriore.
Solo circa vent’anni fa era più che altro un rudere abbandonato che subiva tra l’incuria ed il sciacallaggio locale la perdita dei suoi tesori e lo svilimento della sua antica austerità.
Succede che le sorti di questa maestosa residenza finiscono nelle mani e nei sogni di una signora di circa cinquantanni, allora insegnante di lettere, che decide di licenziarsi per trasferirsi arma e bagagli tra i rovi selvaggi di questo luogo che hanno mangiato nei secoli pezzi interi di mura e di torrioni.
La cosa che attira la dolce donzella, la quale dietro il suo aspetto gentile e raffinato nasconde un coriaceo desiderio di vedere rinascere il luogo, non sono certo i sassi implosi su stessi e le mille difficoltà previste da doversi affrontare nella ristrutturazione: dietro il progetto un pò folle di comprarsi questa casa ancora non abitabile è che il costo di questa impresa equivarrebbe l’acquisto di un appartamento di lusso nel nord d’Italia, e quindi, spesa per spesa, l’idea di avventurarsi nella rinascita di un bene storico nazionale, porta in sè quel valore aggiunto che fa vincere ai suoi occhi ogni resistenza.
La ristrutturazione prevede il beneficio di fondi finanziati dall’Unione Europea, più ovviamente propri capitali, più il progetto di mettere a regime il Castello una volta riportato al suo splendore.
Mettere a regime significa andare ad utilizzare e quindi capitalizzare gli spazi ristrutturati per scopi mondani privati e di utilità pubblica, che significa andare ad organizzare dentro le mura cerimonie, piuttosto che matrimoni, meeting ed altri eventi di vario genere, con tanto di cappella intra le mura benedetta.
Nel giro di vent’anni tutto si compie a puntino; ad aggiungere una nota misteriosa a tutta la vicenda, come se non bastasse il recupero rocambolesco di un cotanto ostello, ci si mette una tinta di orrore; mentre che si sta scavando per predisporre lo spazio di un bagno viene ritrovato un osso umano.
Tutto si blocca; improvvisamente i riflettori delle Sovraintendenze alle Belle Arti piuttosto che dell’Università di non so quale eccellenza americana, nonchè lo stesso gruppo dei Ris operante in Italia, intervengono con il loro staff di antropologi piuttosto che di biologi ad analizzare la conformazione delle ossa capaci di raccontarci a quale secolo/periodo deve essere collocato il cadavere del defunto rinvenuto.
All’inizio si vociferava fosse il corpo di un ex partigiano qui rifugiatosi e poi ucciso in tempo di guerra, ma il responso è ben differente e non lascia ombra di dubbio: si tratta di un cavaliere risalente al 1200, morto per essere stato impallinato nientepopodimeno che da una balestra che va a conficcarsi con tutta la sua violenza proprio nel mezzo della sua gola dove vi si ficca facendolo morire nel giro di pochi secondi.
Tutto ricostruito sapientemente e con grande efficacia da un video a posteriori e dato in visione ai visitatori.
La perizia aggiunge anche che il povero cavaliere, probabilmente ucciso per ragioni di contese di corte a noi rimaste oscure ma immaginabili, viene subito seppellito in quattro e quattro otto proprio sul luogo della sua decapitazione (ma dovrei dire altra parola che non mi sovviene), al fine di farlo sparire repentinamente alla vista.
Il cavaliere è alto quanto poteva essere un uomo di quel tempo, ma viene sacrificato in un angolo angusto e dentro una terra argillosa (non c’è il tempo e il modo di trasportarlo altrove); questa sua tomba improvvisa, ignota e segreta riesce a conservare perfettamente lo scheletro fino ai giorni nostri. Viene analizzata con cura anche la parte di metallo rinvenuta nel cranio, ed è proprio questo materiale a far risalire l’evento intorno al 1200.
Non mi stupirei di cominciare a sentire vociferare di luoghi maledetti o segnati da eventi infelici, dove di notte si potrebbero udire i lamenti dei fantasmi, se non fosse che il Castello che io mi sono trovata a girare in lungo e in largo in una soleggiata giornata settembrina è a dir poco fantastico, maestoso, accogliente, stupendamente restaurato, immerso nel silenzio della valle, solare e per nulla tenebroso, dove la visuale sottostante è da mozzafiato, e dove davvero ci si può aspettare di vedere il cielo ed i boschi silenti e verdeggianti sorvolati da regali e maestose aquile.
Fin qui tutto bene, sembrerebbe che la moderna castellana innamoratasi del suo ranocchio trasformatosi in un meraviglioso principe possa oggi cantare vittoria; ma non è così: c’è un ma da raccontare.
Tutto sembrerebbe precipitare davanti all’ostacolo insormontabile di una strada che conduce dalla valle fin su nella cima del luogo: la strada che attraversa il bosco in certi punti diventa molto stretta e ci possono passare le macchine in alternanza, prima per un senso e poi per l’altro.
Voi direte, e che sarà mai? Basta organizzare un servizio di passaggio, oppure basterebbe allargare un poco la strada, in modo da risolvere il problema alla fonte.
Ma la strada è del Comune, ed il Comune non ha soldi da investire, e così non se ne viene fuori; la nostra nobildonna incompresa ormai comincia ad avere una certa età, e non ha più la forza (e la voglia) di lottare e di sperare in tempi biblici che risuonano da subito di carte bollate.
A fine anno lascerà la sua dimora al suo destino, sta già predisponendo lo svuotamento dei locali sapientemente arredati, e tornerà da dove era venuta, con tanta amarezza nel cuore ma anche, io credo, parecchia nostalgia di un sogno fuori del comune che ha avuto modo di vivere così lungamente e che l’ha cullata nelle lunghe notti vissute al solo chiarore della luna.
Possibile che tutto questo debba finire per l’apparente inconciliabilità di una signora, del suo Castello e di un Comune che non vuole saperne di lei e dei suoi problemi di viabilità (almeno così sembrerebbe)?
Ma come si può definire un Paese che ignorasse e lasciasse morire le sue bellezze, i suoi splendori, la sua storia, le sue radici, i suoi tesori?
Qualcuno giovane e forte ( e con qualche denaro o arma diplomatica in più) vuol farsi avanti in questa faccenda che senz’altro potrebbe trovare con buona pace di tutti il suo lieto fine?
“Castello cerca strada disperatamente.”
Il Castello dell’aquila che presto chiuderà i battenti.
Visitatelo finchè ne avete modo.
Meravigliose donne di ieri, di oggi, di domani…
l’opera completa
E’ tornato il giorno della Memoria.
Vorrei che questo giorno in memoria della Shoah si potesse allargare a tutti gli sterminati e perseguitati del pianeta, e sappiamo ce ne sono molti e di diversi.
Vorrei che questo pensiero potesse venire accolto dalla comunità ebraica, che così facendo potrebbe dimostrare la sua generosità verso la vita e la sua intelligenza verso tutte le comunità che dividono con loro il loro immenso, straziante e mai superabile dolore.
Buon Natale, a tutti, ovunque, nel cuore.
Il cambiamento del mondo è una questione di carte?
Da poco tempo nella scuola le schede dei genitori che devono compilare all’atto dell’iscrizione di loro figlio non portano più la voce genitore 1 e genitore 2, ma la voce Tutore 1 e Tutore 2.
Questo per non urtare la sensibilità delle coppie omosessuali che portano il loro bambino a scuola senza per questo esserne stati obbligatoriamente generatori.
L’idea di una nuova maternità e di una nuova paternità ha sempre affascinato il mio intelletto e il mio cuore; credo profondamente nella famiglia, che è il luogo dove si forma all’umanesimo, ma che si sarebbe arrivati un giorno a concepire una società dove tra la normalità familiare venisse inclusa l’avere due padri o due madri, senza con questo passare da una rivoluzione di pensiero collettiva, da una collegialità di discussioni, da una serie di passaggi formativi che si appellassero alla sapienza dei saggi, dei filosofi, degli antropologi e dei religiosi, non me lo sarei mai aspettato.
Il mondo della scuola, imponendo questa nuova modulistica, ha deciso per tutti, e anche sotto silenzio, perchè la società di fatto non ne parla, non fa cenno di questo pensiero Gender che in due parole sostiene l’annullamento della propria sessualità fisica, nel nome di una libertà assoluta di comportamento sessuale.
Libertà intesa come identità transgenere, ossia che tu sia maschio o che tu sia femmina, potrai decidere quando vorrai chi essere, come essere, cosa fare, quale famiglia costruire.
Dunque le famiglie con due maschi o con due femmine diventeranno sempre più la normalità.
Il fenomeno delle madri in affitto diventerà una pratica legalizzata e sempre più praticata.
L’inseminazione artificiale a confronto è diventata come bere un bicchiere d’acqua, perchè non c’è neanche da parlarne.
Si diffonderà sempre più una letteratura già per altro in utilizzo in certe realtà estere ma anche nella nostra comunità italiana dove si parla appunto in termini di favolette di due pinguini maschi che si vogliono bene e che vanno a prendersi l’uovo di una simpatica amica pinguino che lo cede loro per senso di altruismo e per dare a tutti, nessuno escluso, la possibilità ed il diritto d’essere felice.
Favolette dove due orsette si amano alla follia e decidono di farsi fecondare, una delle due su decisione condivisa, grazie ad un semino fertile che un simpatico amico orso rende loro disponibile, ovviamente per un sentimento di generosità, in modo che tutte, nessuna esclusa, abbia la possibilità d’essere felice.
Sembra che oltre alle favolette si arriverà ad un vero e proprio indottrinamento infantile dove si ricorrerà alla manipolazione del pensiero che in quella fascia di tempo che è la prescolarità, è come un pongo che può assorbire di tutto (indottrinamento già in corso all’estero).
Insomma, tutto questo per garantire il diritto di tutti alla felicità.
Siamo tutti uguali, tutti abbiamo il diritto d’essere amati e di diventare padri o madri di una nostra creatura, concepita per questo scopo, per questo fine, per questo progetto.
Che poi venga fabbricata su commissione, o che venga costruita grazie all’uso di una provetta, e non grazie all’incontro di due esseri che si incontrano e si accoppiano come madre natura avrebbe pensato e architettato, è diventato solo un dettaglio di nessuna rilevanza, perchè il trionfo dell’amore non ha prezzo, non ha limite, non ha freno, non ha giustificazione contraria accettabile.
Insomma, la natura fisica non è più ciò che detta legge, come accadeva fino a ieri; per oltre duemila anni siamo stati educati al pensiero che la natura del corpo avesse la sua importanza, avesse la sua fondamentalità, addirittura la sua sacralità templare, avesse la sua ragion d’essere. Oggi ci si dice che il corpo è solo un dettaglio, perchè domina la mente e il cuore.
Ok, non mi dispiace l’idea di questa superiorità del cuore e della mente.
Nessuno più di me abbraccerebbe l’idea dello scavalcamento puramente fisico della persona, per permettere la liberazione e la realizzazione di progetti spirituali e metafisici.
Messa in questo modo chi non sarebbe favorevole alla felicità di ogni essere?
C’è solo un dubbio che mi rimane da districare, e non si può non concedermelo, se vogliamo essere onesti e intellettualmente corretti.
Voglio meglio conoscere il fenomeno delle madri in affitto.
Voglio capire le vere ragioni del loro gesto.
Voglio meglio capire se lo fanno per pura generosità.
Voglio meglio capire se rimangono indenni nel corpo e nella mente dopo avere fatto un bambino che poi cedono ad altri senza più vederlo.
Voglio meglio capire se lo farebbero lo stesso senza dovere percepire un solo centesimo.
Voglio meglio capire se hanno la libertà fino all’ultimo di cambiare idea e di retrocedere dal loro immagino contratto di compravendita.
Voglio meglio capire se le coppie omosessuali che si commissionano un figlio, se lo farebbero commissionare da donne di cui non conoscono la sanità fisica e mentale e dunque saprebbero accettare l’eventualità di un figlio che dovesse nascere invece diverso da come se lo siano immaginato (realtà che puntualmente può accadere nelle coppie etero).
Voglio capire come reagirà questa società quando cominceranno i primi divorzi tra coppie omosessuali detentrici di figli (possibilità del tutto legittima visto che accade normalmente nelle coppie etero).
Voglio capire come saranno i figli di queste nuove famiglie tra vent’anni o anche meno, quale opportunità di vita e realizzazione troveranno nella società che dovrà essere capace di accoglierli come figli assolutamente uguali a quelli di tutti (nei fatti e non solo nelle parole).
Voglio capire come sarà il loro modo di pensare, di amare, di volere, di progettare le loro famiglie.
Voglio che la stessa famiglia tradizionale si sappia mettere da subito in discussione, e sappia tirare fuori il proprio relativo fallimento, ragionando sulla violenza sulle donne, ragionando sulla libertà di abortire, ragionando sulla libertà di divorziare, ragionando sulla libertà di cambiare se stessa, perchè o la famiglia è una sola e uguale, aldilà delle differenze, o avremo famiglie di serie A e famiglie di serie B, e questo non può essere accettabile.
Voglio che la famiglia della normalità si metta al tavolo con la famiglia della diversità, e cominci a parlarsi e confrontarsi in una agorà che finirà nella notte dei tempi.
E voglio una società che cominci a fare discussione pubblica a 360 gradi su tutte queste grandi perplessità.
Che faccia vedere al mondo islamico così profondamente lontano e così profondamente vicino, che non siamo dei folli, che non siamo privi di valori, che siamo oltre le conflittualità semplicemente la culla del ragionare e dell’incontrare, che proteggiamo e amiamo quanto loro e forse più di loro una certa idea di vita, di onestà, di purezza, di solidarietà (senza nemmeno avere bisogno di dimostrarlo).
Certo Chiediamo loro (alla società civile) scusa se senza renderci conto li abbiamo offesi, abbiamo urtato il loro sentimento di rispetto. E senza dubbio lo abbiamo fatto.
Vogliamo dire loro (alla società civile) che aldilà dei nostri errori noi simo fieri d’essere liberi, liberi anche di cadere, liberi anche di fare confusione, di stravolgere noi stessi.
E vogliano dire loro (alla società civile) che se non sapranno da oggi portarci rispetto per quello che abbiamo dato e diamo e daremo, allora noi il rispetto da oggi ce lo prenderemo.
Ce lo prenderemo, perchè troppo abbiamo dato e non solo molto abbiamo preso.
(capitoletto del libro in programmazione Un paese, una scuola)
(Dedicato ai giovani uccisi a Parigi dagli assassini che si fanno chiamare terroristi dell’Isis ma sono solo animali da abbattere.)
Sono già tre gli stati arabi che hanno chiaramente preso una posizione militare contro l’ISIS, ossia contro il fanatismo islamico che vorrebbe uno stato islamico indipendente dove la sharia possa diventare l’ unica ed incontrastata legge dello Stato, messa in pratica nel suo senso più nefasto e distruttivo.
Dopo il decadimento progressivo dello stato siriano, che è diventato un unico campo di battaglia senza più passato e senza un visibile futuro ( ma dove rimane in corso una significativa capacità di resistere da parte della minoranza curda), dopo il terribile rogo del pilota giordano, dopo l’ennesimo sgozzamento degli oltre venti copti egiziani in terra di Libia, sembrerebbe che i paesi islamici coinvolti non hanno molta intenzione di subire la tracotanza e la ferocia terroristica di questo esercito spietato in sensibile crescita, senza reagire.
Anche il mondo occidentale, dopo lo storico assalto alle torri gemelle di New York, dopo il recente assalto a Parigi e dopo il recentissimo assalto a Copenaghen ( ma non si contano gli eventi degli ultimi anni che forse hanno avuto meno clamore, ma non certo minori conseguenze) sembra mobilitarsi in modo globale ed unitario avverso questi scellerati che di sicuro non hanno nessuna intenzione di fermarsi, per il momento in un senso assolutamente diplomatico che di certo non deve mancare in uno scenario di guerra e di tensioni così complesso e così in perpetua evoluzione.
Anzi, è proprio di questo armarsi intellettuale che l’Europa e non solo ha un assoluto bisogno.
Uno stato musulmano che si dovesse formare con le premesse del terrore si prefigura come qualcosa di terribile, di allucinante, di assolutamente folle. Eppure questa presunta follia sembra reclutare giovani appassionati che si votano al martirio, posseduti dall’idea che è meglio morire in gloria che vivere nella mediocrità e nell’ipocrisia.
La colpa del vecchio mondo cristiano o normalmente islamico sarebbe quella di non convincere più, di non risultare più affascinante o degno di attenzione e rispetto.
Da occidentale non certo corrotta e non certo entusiasta della nostra assai debole e fragile democrazia, vorrei dire a questi giovani soldati pronti a morire che si stanno semplicemente sbagliando.
Vorrei dire loro che si stanno offrendo ad una regia altrettanto falsa e mascherata, che nasconde secondi fini affatto nobili.
Vorrei dire loro che il loro odio per la vita e per l’umanità non può essere giustificato da nulla, nemmeno da presunti possibili e reali crimini.
Vorrei dire loro che se di violenza si fanno portavoce, solo di violenza si fanno espressione, e nulla più.
Poi che facciano pure quello che credono.
Da soli troveranno le loro risposte, così come da soli o in cattiva compagnia non hanno saputo farsi le giuste domande.
Come se non bastasse, c’è la questione ucraina a preoccupare gli equilibri mondiali; e persiste una profonda crisi economica che ha come protagonista da diverso tempo una sorvegliata speciale, la Grecia, nella quale più o meno (alcuni molto meno, altri molto più) tutti i paesi dell’Unione temono di doversi identificare.
Ragazzi, c’è da farsi venire il giramento di testa…
Qui ci vuole davvero molto sangue freddo, molta capacità di ponderare, ma soprattutto la sincera e determinata voglia di cercare soluzioni, da parte di chi è preposto a trovarle.
Per fortuna qualcuno che sa farlo io voglio credere, rimane ancora in circolazione.
In una stanza silenziosa c’erano quattro candele accese. La prima si lamentava: “Io sono la pace. Ma gli Uomini preferiscono la guerra: non mi resta che lasciarmi spegnere” e cosi accadde. La seconda disse: “Io sono la Fede. Ma gli Uomini preferiscono le favole. Non mi resta che lasciarmi spegnere” e cosi accadde. La terza candela confessò: “Io sono l’amore. Ma gli Uomini sono cattivi e incapaci di amare. Non mi resta che lasciarmi spegnere“. All’ improvviso nella stanza comparve un bambino che, piangendo, disse: “Ho paura del buio“. Allora la quarta candela disse: “Non piangere. Io resterò accesa e ti permetterò di riaccendere con la mia luce le altre candele. Io sono la speranza“
Guarire è una cosa meravigliosa, e lo auguro a tutti, a chiunque fosse malato e avesse bisogno di ritrovare le proprie energie.
Festeggio con loro, l’arrivo dei Magi nella grotta più famosa del mondo…
Le difficoltà piegano alcuni uomini ma ne rafforzano altri. Non esiste ascia sufficientemente affilata da poter tagliare l’anima di un peccatore che continua a provare, armato solo di speranza, con la convinzione che alla fine riuscirà a rialzarsi.
Sembra sempre impossibile finche’ non viene realizzato.
Se potessi ricominciare da capo, farei esattamente lo stesso. E così farebbe ogni uomo che ha l’ambizione di definirsi tale.
Mi piacciano gli amici dalle menti indipendenti che ti consentono di vedere i problemi da angolazioni diverse.
I veri leader devono essere in grado di sacrificare tutto per il bene della loro gente.
Una preoccupazione di base per il gli altri nella nostra vita individuale e di comunità può fare la differenza nel rendere il mondo quel posto migliore che cosi’ appassionatamente sogniamo.
Tutti possono migliorare a dispetto delle circostanze e raggiungere il successo se si dedicano con passione a ciò che fanno.
L’educazione è l’arma più potente che si può usare per cambiare il mondo.
Ho imparato che il coraggio non è la mancanza di paura, ma la vittoria sulla paura. L’uomo coraggioso non è colui che non prova paura ma colui che riesce a controllarla.
Provare risentimento è come bere veleno sperando che ciò uccida il nemico.
Bisogna guidare da dietro lasciando credere agli altri di essere davanti.
Non mi giudicate per i miei successi ma per tutte quelle volte che sono caduto e sono riuscito a rialzarmi.
Odio intensamente le discriminazioni razziali, in ogni loro manifestazione. Le ho combattute tutta la mia vita, le continuo a combattere e lo faro’ fino alla fine dei miei giorni.
Una buona testa ed un buon cuore sono sempre una formidabile combinazione.
Nelson Mandela storia di un attaccabrighe
Circa due mesi fa, forse qualche giorno meno, scrissi un avviso che diceva che questo blog si fermava, temporaneamente, e che sarebbe ripreso solo per un motivo speciale.
Pochi giorni scorsi il motivo speciale si è presentato in occasione della morte di Erich Priebke; come potere non commentare questo episodio?
Lo so, nell’era del tutto concesso, tutto sballato, tutto esagerato e tutto fuori controllo, o quasi, anche la scomparsa di un boia nazista potrebbe passare come notizia secondaria, messa sotto silenzio; del resto, con tutti i problemi che abbiamo, ci rimane forse fiato da sprecare dietro episodi che riguardano più di settant’anni fa?
Io la guerra terribile del 45′ non l’ho minimamente vissuta, perchè sono nata molto tempo dopo, ma a scuola ho avuto l’occasione di incrociarla sui libri, e dico incrociarla perchè solamente nel mio piano studi universitario ho trovato la vera e seria possibilità di conoscerla.
Questo mi fa molto riflettere. Ma come è possibile che l’evento più drammatico del nostro 900 non venga adeguatamente studiato nelle scuole dell’obbligo? Poi non stupiamoci che ci siano in giro un discreto numero di persone che non essendo andate a fare studi storici non hanno avuto la possibilità di scoprire il tema e dunque sono rimaste con la convinzione che “Sì, è vero, i tedeschi hanno un pò esagerato con gli ebrei, però che stufita, sempre le stesse cose, sempre le stesse cose, non è ora di finirla???”
Ecco che quando ritorna l’occasione reale e concreta di parlare dello scempio nazista, io non riesco a tacere, è una cosa più forte di me. Non ho visto nulla di quello strazio senza nome, ma l’ho letto, l’ho sentito raccontare, l’ho visionato sui filmati storici, l’ho studiato, l’ho interrogato nella mia competenza di filosofa, e lo trovo ancora oggi indefinibile. Io non ho un termine adeguato a definirlo.
Forse dovrei elencarne tanti insieme per rendere la gravità dei fatti che accaddero.
Ieri sera al telegiornale è stato intervistato uno dei sedici sopravvissuti tra gli oltre mille mandati a morire in un sol giorno nei campi di sterminio. Di questi sedici ancora un paio sono viventi.
Di quest’uomo, dall’aspetto apparentemente normale, colpisce la calma ed il distacco con cui narra e ricorda quei giorni terribili, quando lui aveva solo quattordici anni, come se non fosse lui ad averli vissuti. Per dieci anni dopo la fine della guerra gli fu impossibile poterne parlare con chiunque, per una specie di impedimento interiore e psicologico.
In quei terribili giorni in poco tempo vide sparire come neve al sole la sua famiglia, padre, madre, fratelli, sorelle; il padre morto di fatiche e di soprusi; la madre e la sorella senza notizie certe della modalità, ma possiamo immaginarla; così i fratelli.
Ad un certo punto dell’intervista viene invitato a sollevare la manica della giacca ed a scoprire il numero impresso a fuoco sulla sua pelle: 138659.
Il giornalista è commosso; davanti a lui sta la Storia che vive, che è sopravvissuta, che non è stata spezzata, che mostra al mondo la verità di quei giorni, contro ogni becero ed ignobile negazionismo dell’Olocausto.
Poi gli viene chiesto come si sarebbe comportato lui con la vicenda Priebke, e lui risponde: “Io certamente non lo avrei lasciato arrivare a cento anni e a quelli che negano la Shoah li metterei a fare quello che ho dovuto fare io”
Riflettiamo. Lo so che riflettere non è di moda, non è divertente, non è sempre di guadagno, ma se non comprendiamo chi siamo e da dove veniamo non sapremo dove stiamo andando, ed altri decideranno per noi.
Quando parlo dello sterminio ebreo, è per me come dover mettere l’imperativo assoluto della verità a qualunque costo, davanti e prima di tutto. Esistono situazioni speciali, fatti speciali, priorità speciali che esigono l’ascolto e la manifestazione di sè.
Lo so, è molto più divertente ascoltarci della buona musica, uscire con gli amici, andare a far bighellonate per le strade, vedersi un bel cinema in compagnia…ma facciamolo dopo che ci siamo riempiti la pancia di cose serie, altrimenti restiamo solo dei farfalloni, come ho sentito chiamare in questi giorni un’ottima insegnante i propri alunni svogliati.
Voi non siete i miei alunni svogliati; voi siete uomini e donne che ragionano con la propria testa, che sanno dove sta la verità, che saprebbero snocciolare con destrezza ognuno le proprie ragioni in merito la questione.
Chi fosse equilibratamente di destra mi direbbe: “Anche lui ha diritto ad avere la sua sepoltura” e chi fosse equilibratamente di sinistra mi direbbe: “Che se lo prenda la Germania, è roba loro, noi non lo vogliamo”
Mi sembra che si possa fare, che potrebbe essere un buon compromesso.
La pietà non si nega nemmeno a un boia, fosse solo per dimostrargli che noi siamo superiori a quella che è stata la sua sconfinata infamia e bassezza.
Certo che morire senza neanche pentirsi, rimane l’incognita non risolta, o forse mette in luce un dato che non vorremmo vedere e dover decifrare, ossia che il male è qualcosa di fisico, di concreto, di tangibile, di vivente che sta in mezzo noi, esattamente come il bene.
Il male è quella volontà dichiarata di volere dominare il mondo, di volere ridurre le persone a cose. Non è solo di Priebke; lui è morto ma il suo seme è ancora vivo e vegeto tra noi.
Ieri sono stati gli ebrei, domani chi potranno essere?
E per questo io non potevo tacere.
Torno sul mio argomento preferito: la personalità di Gesù.
Dalla lettura molto accattivante di Alberto Maggi sto rispolverando un Cristo che praticamente era:
Che altro aggiungere?
Io davvero non conosco rivoluzionario storico che possa competere con questo profilo.
Di tutti i grandi rivoluzionari, ed ognuno potrebbe aggiungere e pensare al proprio o ai propri, io non individuo alcuno vagamente simile.
Mi si potrebbe replicare che come rivoluzionario, Gesù ha miseramente fallito.
Perchè, conosciamo forse rivoluzioni che abbiano sconfitto concretamente la povertà? le malattie? l’ingiustizia? la corruzione? infine la tortura e la stessa morte?
Forse qualcuna qualcosa ha fatto di buono; occorre valutare con parsimonia ed equilibrio, obiettività e giudizio.
A testimonianza del fatto che gli uomini quando si impegnano seriamente, riescono, possono riuscire.
Magari non fanno miracoli, ma nessuno pretende miracoli da un uomo.
La differenza tra le rivoluzioni umane e le rivoluzioni divine, è che il divino sarebbe capace dell’impossibile.
Gesù può piacere solo ad inguaribili sognatori. A chi o vuole tutto, o non si accontenta.
Tra voi non sarà così, ma chi vuole diventare grande tra voi, sarà vostro servitore e chi vuole essere il primo tra voi, sarà vostro schiavo» (Mt 20,25-27) anno zero
“Voi mi dite: “Ma tu sei il Papa” come per dire che sono diverso da voi. Non è vero. Io sono come voi, uno di voi” ( Papa Francesco giugno 2013)
Sulla liturgia dei potenti si è sempre consumata la storia della Chiesa e dello Stato; con la statalizzazione del cristianesimo (inizio dell’pera Costantiniana) è anche iniziata la corruzione e la conseguente parabola discensionale dello stesso.
Si sa, potere e verità non vanno mai troppo d’accordo; ma proprio grazie al potere la verità gestita dagli uomini ha avuto la pretesa di rendersi immortale.
Senza il potere, cioè senza l’abuso e il ricorso alla violenza, la Chiesa sarebbe durata duemila anni? Certo, mi si potrebbe obiettare che 2000 anni sono ancora nulla se paragonati al tempo di certi altri sistemi intergalattici, non sono che lo sputo di un rospo, ma se invece consideriamo che ogni grande civiltà è durata la media di qualche secolo, mi sembra di potere concludere che venti secoli sono un tempo di tutto rispetto.
Tuttavia io mi chiedo anche: “Ma il cristianesimo vale solo perché sembra che nulla riesca a delegittimarlo? Ma poi perché questo non è accaduto? Solo perché il potere sta alla Chiesa come il satanismo sta al male? E se invece dovessimo cominciare a volere, desiderare, progettare e sentire con determinazione una chiesa non potente? non persecutrice? non arrogante? non accentratrice? non ammantata di segreti inconfessabili? non dispensatrice di privilegi? non sorda e muta e ceca alla realtà degli uomini?
Fantascienza? Forse.
Però qualcosa sta cambiando: abbiamo per la prima volta nella storia un Papa gesuita, un Papa nemico della mondanità, un Papa semplice che rifugge il già conosciuto e il fuori discussione, un Papa fuori dalla curia malata e corrotta, un Papa che si privilegia di cose ordinarie e comuni come se fossero i soli tesori da perseguire aldilà dei lussi, delle cose esclusive e pretestuose.
Staremo a vedere come procede questo treno, quali saranno le prossime destinazioni e scelte che si avrà il coraggio di incoraggiare.
Per il momento sto leggendo con grande gusto Versetti pericolosi di Alberto Maggi edito da Campo dei fiori e poi ci risentiremo su quanto questo linguaggio avrà messo in movimento nel mio piccolo cuore…
ecco la gente che è stata in Piazza san Pietro festosa sotto la pioggia in preghiera da stamane fino a sera
Queste immagini ci hanno accompagnato in questi ultimi giorni.
Dopo cinque scrutini il Papa è già stato eletto.
Tanta gente in piazza; molti i giovani e molti gli stranieri, nonostante si dica sempre che la chiesa è una cosa morta del passato.
Spesso si relega il credente in una sorta di idiota, di cretino, di fuori dal mondo, di persona insulsa ed obsoleta; molti molti molti credenti lo sono, rappresentano tutto questo, ma una minor parte del mondo dei fedeli è tutt’altro. E’ gente solida, positiva, vigorosa, assolutamente moderna ed aperta a tutto, nel senso più autenticamente cristiano del termine.
Ormai non c’è più posto per un cristianesimo che non sappia mettersi a parlare una lingua comprensibile a tutti e seminatrice di pace.
Chissà che il nuovo Papa non sappia straordinariamente aiutarci in questo progetto.
E dunque,
c’è solo da scoprire chi uscirà dalla stanza delle lacrime…per regalarci le sue prime parole…: )
Ha vinto Grillo, sul piano nazionale.
Ma la partita ora si fa delicatissima.
Ci sono due soliti noti che non si filano, chi più chi meno; e c’è il terzo incomodo, che vuole fare e farsi avanti, senza scendere a patti.
Ma si sa che in parlamento i patti si devono fare, e ci vuole una maggioranza.
Riusciranno questi tre ibridi a fare in qualche modo squadra?
Riuscirà a vincere il buonsenso ed il senso di responsabilità?
Saranno i tanti grillini capaci di interpretare il bisogno reale del paese coniugandolo con gli strumenti del mestiere?
Forse lo sapranno fare meglio di quanto non abbiano saputo concludere e produrre i grandi mestieranti, ma con i forse non si salva l’economia.
E si parla di economia vera e non di fanta finanza.
Certo, alla peggio si tornerà a votare di nuovo, ma non per ripetere la stessa situazione
( e questo gli italiani lo dovrebbero capire).
E cosa sarà accaduto nel frattempo dentro le maglie già molto pericolanti del nostro paese?
Come si può concludere, le domande sono tantissime e le certezze inesistenti.
Non mi resta che augurare ai distruttori del sistema di essere capaci di costruire dopo che hanno saputo sfasciare.
Dovrei dire, dopo che abbiamo saputo sfasciare, visto che uno su tre abbiamo votato Grillo e quello che rappresenta.
Largo ai lavori, dunque.
Del resto, Mai dire mai.
L’importante è adesso essere seri, perchè non è più tempo di facile comicità…
(leggere anche il fatto quotidiano)
In questo giorno il mondo occidentale scopriva alla luce del mondo uno degli orrori assoluti che un popolo abbia mai commesso contro altri simili.
Odio pianificato, mistificato, perpetrato, banalizzato e negato.
Odio folle che incrocia l’incomprensibile e il non spiegabile.
Odio che non si lascia dimenticare, diversamente da altri che invece possiamo confinare dentro qualche vecchio scatolone.
Non ne voglio mostrare le sconcezze, che tutti noi già abbiamo ben veduto e continueremo a vedere, perché tutte le immagini dei crimini commessi non basterebbero a descriverlo.
Il dolore mai superabile e mai vincibile lo tiene in vita, lo tiene eterno, lo tiene nuovo e rinnovabile, lo tiene talmente attuale e presente che si teme che un simile strazio si possa ancora ripetere.
E purtroppo è una paura assolutamente vera e giustificata.
Perché gli uomini non imparano dagli errori degli altri?
Forse perché sono proprio degli altri. Ma se diventassero i nostri?
E se solo avessimo avuto qualcuno di questi mostri che fecero quel che fecero e che avessero saputo ammettere e denunciare la propria personale colpa su quei terribili giorni…ci sono stati al massimo solo suicidi, qualche processo, qualche patibolo, ma non un barlume di ravvedimento.
Il male ha ucciso se stesso ma non è sparito. E’ rimasto vivo nelle sue ceneri.
Abbiamo potuto udire i lamenti dei sopravvissuti, degli spettatori inermi e inconsapevoli, dei testimoni, ma loro, gli assassini? Dov’è questo popolo di donne e uomini e a volte anche bambini che mentre gli altri venivano torturati, loro quasi ridevano? Chi, cosa, quale bestia feroce ha potuto trasformare persone normali in una macchina di tortura assoluta?
Questo popolo potrebbe tornare, in qualunque momento, in qualunque spazio.
Cominciare con piccole cose quasi impercettibili ma che nelle mani di qualche nuovo personaggio disturbato e indisturbabile potrebbero trasformarsi in atrocità assolute.
Questo popolo ieri è stato quello tedesco, ma oggi potrebbe essere quello …..ognuno ci metta il suo pensiero, la sua idea.
Io un’idea ce l’avrei; questo popolo siamo proprio noi stessi, che quando vediamo un’ingiustizia facciamo finta di non vederla per non avere problemi. Tutto comincia da questo. Dal far finta di non avere visto e di non sapere. Perché abbiamo paura. Siamo fondamentalmente solo degli opportunisti.
Per questo è doveroso e utile ricordare, ricordare sempre, ricordare ovunque.
Ricordando quanto siamo fragili e imperfetti , a rischio di imbrattamento, a rischio di impudicizia, a rischio di disonore, a rischio di crudeltà.
Nel nome dei vivi, nel nome dell’umanità che è in noi e che per la nostra dignità non può essere messa al silenzio.
Lo sapeva bene Primo Levi, che non ce l’ha fatta a superare la morte dell’anima, ma è rimasto vivo per sempre con il suo testamento d’amore.
Shema’
Voi che vivete sicuri
Nelle vostre tiepide case
Voi che trovate tornando a sera
Il cibo caldo e visi amici:
Considerate se questo è un uomo,
Che lavora nel fango
Che non conosce pace
Che lotta per mezzo pane
Che muore per un sì o per un no.
Considerate se questa è una donna,
Senza capelli e senza nome
Senza più forza di ricordare
Vuoti gli occhi e freddo il grembo
Come una rana d’inverno.
Meditate che questo è stato:
Vi comando queste parole.
Scolpitele nel vostro cuore
Stando in casa andando per via,
Coricandovi alzandovi:
Ripetetele ai vostri figli.
O vi si sfaccia la casa,
La malattia vi impedisca,
I vostri nati torcano il viso da voi. (Primo Levi, 10 gennaio 1946)
Ognuno commenti quel che crede…ma di certo il lavoro a rischio è la nostra sola certezza
Adesso l’ultima parola spetterebbe al Parlamento…mentre Napolitano dice che la Riforma andava fatta e non licenzierà grandi masse di lavoratori…(e se lo dice lui…)
Io amo mio padre
lui è paziente
dona tutto senza chiedere nulla
non si addormenta la sera
se non vede i suoi figli al sicuro;
quando sono ancora bambini
li immagina già uomini fatti
che affronteranno la vita,
non si risparmia nelle ore della fatica
indomabile come un guerriero
progetta ogni singolo spazio
del suo breve giorno.
Io amo mio padre
perchè è buono
e sa tutto di me
e non vuole vedermi infelice
è pronto a togliersi la sua mano sinistra
pur di sapere che io non perderò la mia destra
mi accompagna con lo sgaurdo
sulla via che conduce nel tempo
ed io cammino spedito
non ho nessun timore di cadere
lui ha già asciugato tutte le mie lacrime
come un albero sempre verde
ha nutrito tutti i miei appetiti
come uno stupendo arcobaleno
ha colorato tutte le mie candide vesti
tra me e lui c’è un canto soave che ci tiene uniti
indissolubilmente
oltre le rovine degli uomini.
Io amo mio padre
che sa
che io non sono il mio lavoro
che io non sono quello che faccio vedere
che io non sono il mio presente
ma che sono solo quello che
il giorno giusto
deciderò di essere.
Possa il tuo cuore
essere degno del suo
possa la tua vista
divenire capace quanto la sua
possa il tuo tempo
accompagnarmi tra i sentieri
oscuri del mondo
che renderemo insieme pieni di luce.
Partiamo dal titolo:
Isola di Pasqua, Atlantide, Petra e Nomadelfia cos’hanno in comune?
Innanzitutto l’alone di mistero e di fascino che le circonda; per l’isola di Pasqua si tratta delle sue oltre 600 statue giganti che troneggiano come degli dei sopra i prati ai piedi dei monti e davanti all’oceano silente; per Atlantide si tratta della leggenda che da sempre la riguarda e la racconta tramandandocela come un sogno, un mito sospeso e perduto nella memoria senza tempo delle civiltà passate ma che in qualche modo non ci rassegnamo a lasciare morire; per Petra si tratta della suo essere stata costruita nella pietra stessa, tanto che viene anche detta la città perduta che per lungo tempo rimase nascosta perché mimetizzata nella montagna stessa che la proteggeva come una rosa specialissima e delicata; per Nomadelfia si tratta del suo essere un popolo che sceglie contro ogni logica atea ed agnostica di vivere il senso di solidarietà perfettamente e nel suo più autentico spirito evangelico. Delle quattro l’unica perfettamente vivente e vitale nel suo spirito di testimone del tempo che rimane ancorato alle radici della storia.
Con questo articolo vorrei riallacciarmi al post in cui si parlava della terribile capacità dell’uomo di perpetrare atti violenti, ossia a quell’articolo in cui si invitava a ripensare attraverso immagini storiche crude ed impietose a quanto si sia potuto e si possa spingere il senso dell’odio e della crudeltà umana. Un lettore attento mi fece osservare con grande correttezza che una di quelle immagini non era storica ma bensì cinematografica e relativamente recente. La ripresa cinematografica in questione riprendeva, vedi il caso e l’origine dell’equivoco, la stassa orrida pratica dell‘impalamento dei propri nemici, spesso donne o anziani (non riesco ad immaginare l’impalamento di bambini ma ritengo purtroppo che la realtà supera sempre la più fervida fantasia). Quando vidi quell’immagine in effetti non mi colpì tanto la donna indigena raffigurata nella sua misera condizione, quanto l’indifferenza o se si vuole il distacco o se si vuole la freddezza degli individui intorno a lei che la filmavano come per collezionare souvenirs da portare a casa da mostrare come trofei al mondo ritenuto cosidetto civile (per chi volesse avere in chiaro l’immagine può visionare il post intitolato appunto Ricordiamo. riguardiamo, ripensiamo… è la quarta foto in discesa…).
Ossia capire le logiche di conflitto e le logiche di pace in un mondo globalizzato ma che rimane legato alle sue culture millenarie e che conosce questioni aperte di lunga memoria legate ai popoli, ai territori ed alla loro capacità o incapacità di convivenza reciproca.
“Ci furono tempi felici in cui si poteva scegliere liberamente: meglio morti che schiavi, meglio morire in piedi che vivere in ginocchio. E ci furono tempi infami in cui intellettuali rincretiniti hanno dichiarato che la vita è il sommo dei beni. Oggi sono arrivati i tempi terribili in cui ogni giorno si dimostra che la morte dà inizio al suo governo del terrore esattamente quando la vita è diventata il sommo bene; che chi preferisce vivere in ginocchio, muore in ginocchio; che nessuno può essere ucciso più facilmente di uno schiavo. Noi viventi dobbiamo imparare che non si può nemmeno vivere in ginocchio, che non si diventa immortali se si corre dietro alla vita, e che, se non si vuole più morire per nulla, si muore nonostante non si sia fatto nulla”. Così Hannah Arendt, rifugiatasi negli Stati Uniti, scriveva nel 1942 sulle colonne di “Aufbau”, il giornale degli emigranti tedeschi su cui dal 1941 al 1945 faceva sentire la sua voce. Il coraggio nella difesa del valore dell’identità ebraica, ma prima ancora della dignità umana, che ispira questa riflessione, è presente in molti degli articoli di quegli anni, qui raccolti. Questa difesa, finalizzata a dare vita a un’autentica politica ebraica, passa attraverso la denuncia di tutti gli atteggiamenti pericolosi per il popolo ebraico: non solo quelli del nemico dichiarato, l’antisemitismo, ma anche quelli provenienti da presunti amici, che però pretendono di trattare gli ebrei con condiscendenza. La critica della Arendt non risparmia perciò nemmeno gli stessi ebrei, accusati di essersi lasciati intrappolare dalla convinzione di essere “solo vittime”, una convinzione “terribile”, perché capace di escluderli “dalla storia dell’umanità in maniera più definitiva di tutte le persecuzioni”.
brano tratto dall’ introduzione di Marie Luise Knott al libro di Hannah Arendt “Antisemitismo e identità ebraica”
Che cos’è la politica? La politica ha ancora un senso? È il titolo e sottotitolo di un libro di Hannah Arendt, la maggiore filosofa del pensiero politico del ‘900 e sulla cui riflessione intenderei continuare la mia piccola analisi.
Nota è l’attenzione costante della pensatrice verso la natura dell’agire sociale, per la cui analisi non si può che risalire alla cultura greca, al concetto antico di polis, all’antica distinzione tra vita pubblica e vita privata, all’antica lotta tra Atene e Sparta, i due modelli di vita contrapposti, per finire all’analisi del totalitarismo moderno e delle sue tragiche conseguenze. Continua a leggere
” in omaggio a un maestro d’eccellenza e a tutti i maestri d’umanità che il mondo civile ignora e disconosce”
In Iran è stato arrestato Jafar Panahi, regista scomodo perchè espressione e denuncia del regime di stato iraniano.
Su Reuters Italia è possibile prendere visione delle prime informazioni che emergono dagli uffici stampa.
Immediate le reazioni di Parigi e del Giornale come di tutte le varie testate giornalistiche che condannano lo stato di oppressione civile del popolo iraniano.
Qualche notizia in più sui testimoni scomodi perseguitati dai relativi movimenti estremisti posti al governo dei loro paesi:
leggi il il pen club
leggi il Foglio
Il gioco del voto.
L’idea mi è stata suggerita dal film di Luciano LIGABUE che mette in scena questo divertente/impegnativo gioco di società dove la sola regola da rispettare tra amici è di rispondere a delle domande in modo assolutamente sincero.
La trama della storia è presto detta: un gruppo di ex ventenni si ritrova dopo altri vent’anni per passare quattro giorni insieme sulla costa romagnola nella mitica Rimini, decidendo attraverso l’idea divertente del gioco di raccontarsi, di fare il punto della propria vita, una sorta di bilancio personale e collettivo, dandosi per ogni domanda posta dal leader un ipotetico voto da zero a dieci, spiegando in assoluta libertà poi agli altri il perchè di quel voto.
Ciao a tutti, scusate infinitamente per l’orrore delle immagini del precedente articolo, ma era doveroso testimoniare con la verità degli occhi e non solo delle parole la presenza continua del male che abita il nostro mondo reale. Continua a leggere
ossari per opera della dittatura in Cambogia
L’estrema crudeltà di alcune immagini che seguono consiglia vivamente la visione di questo articolo solo a persone adulte o sotto la guida degli adulti
Caratteri del pensiero marxiano
si pone come fine il compimento della libertà reale e non della libertà teorica o apparente
ispira il pensiero marxista e tutte le sue scuole come pensiero a lui estraneo ma conseguente
si occupa della Storia ossia del mondo reale che deve diventare il compimento del comunismo inteso come regno della libertà effettiva e non apparente
Il fatto del giorno o meglio, del momento, tale che ha oscurato sotto il profilo italiano persino l’altro evento di spicco, ossia l’assegnazione del premio nobel per la Pace al presidente degli Stati Uniti Obama, merita un’osservazione speciale ; tutti i giornali si sono scatenati sulla notizia perchè conserva in sè una valenza politica e sociale non indifferente per il nostro paese, comunque espressione di un malessere di fondo, di disequilibri esistenti ed in atto ormai da lunghi anni, che richiedono da parte delle rappresentanze del potere senz’altro una posizione ormai precisa e puntuale, non più rimandabile. Continua a leggere
Lo stagismo è il primo passo per la conquista del mondo.
Non amo che le rose che non coglietti
There is always something to be thankful for in your life. Being alive is absolutely one of them!
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