Perchè Papa Francesco ci ha abituato alla sua modestia, e dunque è come se in lui ci fosse veramente il parroco della chiesa di quartiere…
Qualcuno ne parla benissimo, affascinato da tanta semplicità.
Qualcun’altro non gradisce, perchè disorienta, non si sa più il peso da doverci assegnare, e poi due Papi contemporaneamente presenti. non si era mai visto, e ci si chiede quanto veramente la Chiesa stia cambiando, o voglia fare pulizia dentro di sè…
Pedofilia, soldi delle casse Vaticane, tesori della chiesa ed gli interessi occulti mal si conciliano con la spiritualità del cristianesimo e dei monasteri.
Che la Voce della fede abbia saputo farsi da parte più obbligata che volente, non aiuta i vescovi a farsi espressione di santità piuttosto che di venerazione o prestigio.
Ma un Papa come Francesco che ha iniziato il suo pontificato proprio all’insegna della vocazione povera e sacerdotale, quanto può ancora fare veramente per le sue tante e agguerrite pecorelle tonacate e smarrite?
Nel bene e nel male ha fatto la storia di Cuba, è stato fino alla fine capace di rimanere fedele a se stesso e alla sua storia, alla storia della sua Isola: Cuba lo ha più amato che odiato, e per essere stato un dittatore, il mondo ha potuto vedere di molto molto molto peggio di lui…
E’ stata di certo la forma di comunismo di Stato più a misura d’uomo che si sia vista sul pianeta Terra.
Rimane di certo una realtà alla quale fare riferimento e sulla quale volgere studi e riflessioni, osservazioni, critiche e possibili cambiamenti per il futuro, soprattutto dopo la fine dell’embargo americano.
Figura eccezionale che è entrata nell’immaginario collettivo accanto all’altro grandissimo lider, rimasto amatissimo ai giovani rivoluzionari di ogni tempo, il leggendario Che Guevara.
In vita ha dovuto combattere feroci lotte e guerre fredde senza risparmi di colpi da parte dei suoi potentissimi avversari, senza mai arrendersi.
A 90 anni si è lasciato piegare dal tempo, che non risparmia nessuno, che arriva nel momento che deve essere per tutti…
Una rivoluzione autonoma, quella cubana; mai esportata, non esportabile, unica.
Mettiamoci nella testa che ovunque potremmo essere in pericolo.
E l’Unione europea cosa sta facendo a livello di interventi unitari e di strategie coordinate?
Ma il business legato all’immigrazione, a chi sta giovando? Forse le maggiori responsabilità di questo cataclisma in atto stanno proprio lì dentro.
L’ Isis ha rivendicato la paternità del gesto, e dimostra quello che è, cioè che la religione non conta nulla (il terrorista in questione era tutto tranne che un religioso) ma è solo una manovra per destabilizzare l’Europa, da noi; il mondo, altrove.
Si vuole una globale sottomissione all’Islam e alle sue regole; si vuole la rivalsa su quello che viene vista come una colpa dell’Occidente (di andare a fare guerre a casa degli altri, ma anche altre molte ragioni meno evidenti, più meschine e più sotterranee).
La Francia è nel mirino, ma nessuno è fuori dal gioco, abbiamo visto Bruxelles, ma poi il Bangladesh, lo stesso Pakistan, il recente tentativo di rivolta della Turchia dove una minoranza vorrebbe un potere laico ed uscire dalla teocrazia islamica.
Sappiamo che l’Inghilterra sta investendo moltissimo sulla sicurezza (forse per questo rimane ancora illesa?)
Sappiamo che Roma per il Vaticano è un bersaglio sensibile, anzi, ultrasensibile.
Ogni tanto anche negli Stati Uniti c’è qualche lupo solitario che agisce con la stessa strategia con cui ha agito il terrorista di Nizza, franco tunisino d’origine.
Gli Stati Uniti hanno già pagato un prezzo altissimo (anche per le loro scelte militari e di politica estera) a questa guerra sbagliata (come se ce ne fossero di giuste) e bisogna risalire al 2001; ormai si parla di quindici anni nei quali si sarebbe potuto fare di più per garantire/sviluppare/avviare un dialogo diplomatico tra le parti.
Nei territori in Medio Oriente tra l’Iraq e l’Afghanistan quotidianamente accadono atti criminali contro i cristiani o contro i musulmani appartenenti alla maggioranza sunnita che non viene riconosciuta legittimata a governare dalla minoranza sciita, la più fanatica dello jihadismo.. Prima era Al Qaeda, oggi è il sedicente stato islamico. Domani?
La Siria non esiste più, è stata spazzata via dal piano del gruppo di conquista, ed era il paese più tollerante in assoluto, dove convivevano diversi gruppi religiosi in assoluta tranquillità, tra ebrei, cristiani e musulmani (proprio per questo era da eliminarsi? perchè era di cattivo esempio?).
Per non parlare di quello che accade nella grande Africa, dove ieri gruppi militanti appartenenti a Boko Haram (una delle frange di questo organismo estremo) hanno rapito le studentesse frequentanti una scuola ad indirizzo occidentale, per impedire che il nostro stile di vita intacchi le loro donne e le loro ideologie; ma domani sentiremo di altri attentati contro il libero pensiero e contro le realtà diverse da quella islamica.
Dove attaccheranno la prossima volta? E chi sarà il terrorista? Un lucidosquilibrato che decide di suicidarsi in maniera “onorevole e gloriosa”, o un lucido commando di studenti borghesi che si saranno votati alle ragioni di non so quale ideologia?
Ex detenuti in cerca dei loro cinque minuti di gloria, o sedicenti uomini in apparenza pacifici e ben formati, che anzichè seguire ideali pacifisti, liberali e tolleranti faranno della violenza, dell’odio, della vendetta, dell’arroganza, della rabbia e della follia il loro campo (inglorioso) di battaglia?
Ma del resto loro sono più forti, ragazzi: più forti in numero, più forti in determinazione, più forti nel non avere nulla da perdere, più forti nell’avere ancora salda la loro identità culturale mentre noi abbiamo smarrito la nostra.
Ma il popolo islamico non comprende che se non comincia a fare sentire una voce corale di dissenso, inevitabilmente uscirà fuori il razzismo nei loro confronti? E che è proprio quello che lo Stato islamico vuole, metterci l’uno contro l’altro? Destabilizzare? Generare il caos?
Anche se non è una guerra di religione, e nemmeno culturale, ma solo una strategia di assalto ben pianificata che si avvale anche di libere e spontanee iniziative dove l’agire non richiede avere a disposizione un esercito: basta un uomo, un mezzo, qualche arma, un piano (e un lauto compenso magari, per essere più convincenti).
Ci stanno sbranando, assalendo, come farebbe un branco di iene o di avvoltoi che avendo avvistato un animale ferito decidono di farne carne per il loro pasto.
Come dunque uscirne con il minor danno possibile? Non saranno le ennesime manifestazioni di canto e di musica a salvarci. Non saranno le ennesime proclamazioni di sdegno.
Ci vuole una risposta chiara, unitaria e capace, disposta a fare scelte importanti, anche poco popolari, o di disturbo alle elites che manovrano nell’ombra indisturbate.
Altrimenti questa guerra andrà avanti ancora per molto molto molto tempo.
E’ il primo vescovo e oltretutto teologo che dichiara apertamente d’essere gay e di sentirsi in tutto un buon cristiano.
Di sentirsi cioè parte della Chiesa.
Immediata la risposta del Vaticano che lo ha già dichiarato sospeso dai suoi incarichi.
Questa Chiesa aperta e democratica non fa certo marcia indietro su quello che sono i principi secolari della dottrina ufficiale; la famiglia deve essere composta di un uomo e di una donna, le unioni omosessuali sono tollerate ma non possono pretendere il riconoscimento paritario con le altre.
E poi in questo caso c’è di mezzo il voto al celibato che è stato rigettato.
E questo è un altro spinosissimo capitolo; può un prete sposarsi o deve rimanere fedele al suo voto di castità? e se poi volesse sposarsi, che lo possa fare con un altro uomo è un problema aggiuntivo che decisamente complica enormemente la questione.
Ci piaceva di più il Papa che diceva “Chi sono per giudicare”, mentre quando ci dice “Sei licenziato, hai disubbidito, non rispetti la regola”, ci mette un poco più in difficoltà.
Il punto centrale di queste due figure, di questa presa di posizione, la prima morbida e la seconda rigida, sono probabilmente le due facce della stessa medaglia.
Se si tratta di ragionare di persone laiche e non consacrate, il giudizio deve essere e può essere di per sè concessivo; ma se si tratta di giudicare per lo stesso reato una persona non qualunque, non esterna, ma interna alla Chiesa, e per di più consacrata, allora il giudizio non può che diventare irremovibile.
Di sicuro diventa più complesso.
Cosa accadrà adesso a questo vescovo che ha deciso di fare coming out con la sua in parte felice omosessualità? Lo stravolgimento che gli cadrà addosso lo porterà verso quale via di risoluzione? E’ ovvio che non è il semplice destino di un singolo uomo in discussione, ma il destino di molti come lui che per convenienza rimangono nell’anonimato, che per onestà e coraggio dovrebbero fare la stessa confessione del loro collega, e che per numerosità obbligherebbero la Chiesa a risposte meno lapidarie e più riflessive.
Io credo che non c’è molto di scandaloso in un prete che dichiara d’essere omosessuale. Non si può certo mettere sullo stesso piano di un prete che nell’oscurità del male opera contro l’innocenza dei bambini…
Qui la capisco di più la severità del sommo Vescovo, Papa Francesco. Anzi, non c’è severità e parole e azioni e nulla di nulla che possa lenire lo squarcio di una Chiesa caduta così in basso…
Di fronte invece a questo Vescovo qualunque che ha voluto proclamare il suo amore davanti al mondo, piuttosto mi viene di tacere. Ne parlo solo per riflettere. E vorrei che ogni vescovo lo facesse, lo sapesse dire, sapesse venire fuori anzichè rimanere nel buio.
Ci aiuterebbero a riflettere meglio. Aiuterebbero la Chiesa a riflettere ancora più severamente su se stessa. Aiuterebbero il sommo Vescovo a cercare e trovare risposte difficili alla attualissima funzione religiosa dell’essere una Istituzione spirituale nel mondo temporale.
Non so se sono riuscita a farmi capire.
Trovo che parlare di Chiesa in un mondo così ormai dissacrato in tutte le sue più importanti componenti ci permette di non diementicarci della nostra innata sacralità.
Noi tutti siamo nati per la felicità, e non c’è giorno che debba passare sul calendario che noi si possa pensare di ritenerlo inutile a tale ricerca.
La felicità non è lo stato d’animo di un giorno che passa e poi ce ne dimentiachiamo.
Essa è una vocazione appartenente al genere umano; essa è un progetto che dura tutta la nostra personale esistenza; è l’insieme di atti e pensieri e situazioni che ci attraversano, che ci cambiano, ma che non ci devono possedere. Siamo sempre noi a dovere possedere loro. Possedere nel senso di governarle, ma anche nel senso di lasciarsene governare.
Questo vescovo forse ci ha detto d’essere gay come per chiederci aiuto, o per dare aiuto a persone come lui, o entrambe le cose. Il raggiungimento da parte di se stesso della propria felicità, evidentemente mai raggiunta o mai al sicuro (di sicuro nella vita c’è solo la morte), è il progetto che in quanto uomo come tutti noi lo obbliga a delle scelte, ma che in quanto vescovo lo abbliga a delle posizioni e responsabilità.
Da tanto tempo non si sentiva più parlare di scomuniche; da quando la Chiesa orribile e indegna perchè corrotta era quella cosa che ti faceva rigare dritto (nel senso ovviamente da lei inteso), che altrimenti erano guai…
Con i divorziati ci fu un atteggiamento rigido, del tipo “Togliamo loro il diritto della comunione”, che era sempre un fatto pesante per chi frequenta l’ambiente con abitudine; però questa della scomunica è un’altra cosa.
E’ il Capo della Chiesa cattolica che dice al mondo:”Tu sei sgradito, o ti penti o non considerarti dei nostri”.
E’ un messaggio forte, incisivo, chiaro ed inequivocabile.
E i mafiosi in carcere disertano la messa.
Giusto. Mi sembra giusto.
Che rimangano pure nelle loro celle impentiti e fieri di essere quello che sono.
Coerenza per coerenza.
Se poi qualcuno di loro si volesse pentire, che lo facesse sapere; la chiesa sarà felice di riabbracciarlo tra i peccatori consapevoli del loro stato.
Ma poi in processione in un bel paesino di terra di ndrangheta, il corteo che porta in giubilo la Madonna si ferma davanti alla casa del boss per onorarlo e dirgli ” Ave Cesare di questo nostro paese, che senza di te noi non saremmo…”
Gia, una volta i Cesari erano i Cesari, potenti, unici e indiscussi come la Storia li ha fatti; in questi paesi sottosviluppati i Cesari sono solo mafiosi, cioè malavitosi, cioè seminatori di morte, cioè feudatari moderni che non solo ti tolgono la terra ma anche il sangue e tutto il resto, se ti permetti di fare di testa tua e di crederti un cittadino di un Paese normale che si chiama Italia.
In parte questo è ancora il nostro sud.
E anche per questo la mafia resiste e trionfa.
Dico anche perchè ovviamente non è solo colpa di chi sta in basso, ma soprattutto di chi sta dentro i Palazzi e protegge questo stato di cose.
Forse il Papa dovrebbe chiaramente passare alla scomunica anche i colletti bianchi di questa politica malsana.
Si è affacciato al balcone per mostrarsi ai suoi innamorati; ci ha colto tutti con stupore, nessuno aveva pensato a lui, a questo nome, Jorge Mario Bergoglio.
Queste immagini ci hanno accompagnato in questi ultimi giorni.
Dopo cinque scrutini il Papa è già stato eletto.
Tanta gente in piazza; molti i giovani e molti gli stranieri, nonostante si dica sempre che la chiesa è una cosa morta del passato.
Spesso si relega il credente in una sorta di idiota, di cretino, di fuori dal mondo, di persona insulsa ed obsoleta; molti molti molti credenti lo sono, rappresentano tutto questo, ma una minor parte del mondo dei fedeli è tutt’altro. E’ gente solida, positiva, vigorosa, assolutamente moderna ed aperta a tutto, nel senso più autenticamente cristiano del termine.
Ormai non c’è più posto per un cristianesimo che non sappia mettersi a parlare una lingua comprensibile a tutti e seminatrice di pace.
Chissà che il nuovo Papa non sappia straordinariamente aiutarci in questo progetto.
E dunque,
c’è solo da scoprire chi uscirà dalla stanza delle lacrime…per regalarci le sue prime parole…: )
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