Kubra Dagli, sei brava, non mollare

Ecco l’ennesima follia dell’islam intransigente: lei è la campionessa mondiale di TaeKwondo, è turca, si chiama Kubra Dagli,  e combatte con il velo in rispetto alla sua identità, ma a piedi nudi, per evidenti esigenze di movimento, del resto come fanno in pedana  i suoi colleghi maschi.

Per questo  in patria viene criticata  e offesa dalla popolazione maschile più conservatrice. “Sei solo una merce, ti metti in mostra, non devi fare quello che fai…”

In altre parole per i paesi  islamici  radicalizzati   le donne non solo libere  di fare sport,  come del resto le donne islamiche non sono libere di fare molte e molte e molte altre cose…perchè in questa cultura la donna non viene rispettata.

Cara Kubra,    non mollare.

E’ morto uno dei padri di ISRAELE

Peres e Israele

Peres e Israele

E’ morto Shimon Peres

Il pacifista indeciso

Il ricordo del figlio

 

Maxima, quando tutto vince sul nulla

Maxima, una piccola grande donna

Nimrud, genocidio dell’arte

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Diaz: fu una tortura

Dopo quattordici anni da quell’evento terribile, l’Europa ha condannato l’Italia a pagare per gli atroci atti compiuti nella notte del G8 2001 in una Scuola di Genova, la Diaz,  contro persone indifese e non in posizione di attacco.
Tra quelle persone c’erano civili qualunque, donne e bambini, persino suore, religiosi, studenti tranquilli che volevano dire il loro no alle logiche affaristiche della politica del malaffare.

C’erano anche evidenti presenze sovversive, che non disdegnano di segnalare la loro presenza dietro al loro stile di vestirsi e di pettinarsi.
E allora? Credevamo d’essere in un paese civile dove dovesse essere garantita la libertà di pensiero.

Abbiamo confermato che sono spesso molto di più le persone coi colletti bianchi a doverci piuttosto preoccupare.

E’ bastata quella inenarrabile notte per accorgerci che si era silenziosamente e diabolicamente dichiarato guerra alle idee, a quelle diverse dalle proprie.

Se poi la parte che dichiara guerra alle idee è proprio la stessa che dovrebbe garantire l’ordine pubblico e la difesa dei più elementari diritti, allora è lo Stato che si fa criminale e responsabile di un atroce delitto.

Lo Stato quel giorno ha indossato la maschera del boia, che senza nessun regolare processo, anzi, persino in assenza di un qualunque crimine effettivo, è andato dentro in un luogo di servizio collettivo e di insegnamento, durante le ore notturne, con il preciso scopo di trovare persone indifese ed inermi, per fare una STRAGE contro TUTTI coloro che fossero dentro quelle mura, colpevoli solo proprio del fatto d’essere DENTRO QUELLE MURA.

Non soddisfatti di tanta TORTURA, è il caso di ripeterlo e sottoscriverlo, la ferocia è continuata anche nei luoghi di reclusione; anzi, se le mura di una scuola non avevano intimorito alcunchè, figuriamoci quanto avrebbero potuto intimorire le mura di casa propria, dove sappiamo essere garantiti e giustificati.

Ci si chiede perchè. Può la paura portare a tanto? può l’odio verso un genere che non comprendiamo portare a tanto? sappiamo bene che tutto questo è stato possibile, e che è dovuta arrivare la Corte d’ Europa a dirci che quella notte abbiamo sbagliato.

Forse che persone del tutto innocenti e inconsapevoli del loro destino, perchè prese a tradimento e secondo un piano criminoso ed efferato, potevano essere chiamate a pagare per le colpe di altri? di chi avesse forse commesso delitti rimasti impuniti? e che avrebbe dovuto essere perseguito secondo equi canali di legge?

Quel giorno quindi si è voluto attaccare  la libertà di pensiero, non delle persone precise, esattamente come stanno facendo i terroristi che si fanno saltare nelle chiese, nelle piazze e nelle scuole, per imporre la loro idea contro quella degli altri.

Anzi, i terroristi sono pronti a morire per un’idea sbagliata; lo Stato, quando sbaglia e si dichiara innocente, non solo non è disposto a morire per nulla, ma si prepara a perseguire altri atti criminali sapendo di rimanere impunito.

E’ come se noi un bel giorno giustificassimo un carabiniere o un poliziotto che fosse, che decidesse di uccidere il primo che passa per la strada giusto per fare giustizia di un torto magari ricevuto anni prima da una persona totalmente diversa che fosse rimasta impunita, colpevole d’essere semplicemente anche lui un cittadino di questo Paese.

Assurdo. Non ci si può fare giustizia da sè; non si può sparare nel mucchio; non puoi farti artefice di torture indossando il vestito di un rappresentante di un Paese che si dice democratico.

Eppure all’epoca non abbiamo saputo nemmeno chiedere scusa; non solo, i colpevoli di quei gesti sono stati premiati con carriere fulgide, rimossi di gran fretta dai loro posti diventati troppo scottanti.

Si poteva chiamare questa giustizia?

uomini in gonna

E’ accaduto in Turchia, e la gente questa volta ha risposto, scendendo in piazza in maniera singolare

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ecco il fatto

bambini educati all’odio

Cari musulmani,

questa è la vostra ben grave apostasia

di cui vi dovete urgentemente prendervi  cura,

nel nome della ideologia jihadista    che non ha nulla a che fare con Allah.

 

i riflettori anche sulla Nigeria

Loro sono i terroristi di   Boko  haram che significa “L’educazione occidentale è peccato”

bimbe usate come bombe

Anche per loro il mondo libero dovrebbe potere fare qualcosa, se vuole salvare se stesso.

#salviamolebambinedibokoharam

narcos e desaparecidos

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la notizia

amate nemiche

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comunità amate nemiche

mia dolce madre

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“Mia dolce madre, l’unica che mi è più cara della vita, non voglio marcire sottoterra. Non voglio che i miei occhi o il mio giovane cuore divengano polvere.”

Sono alcune delle ultime parole lasciate alla madre dalla giovane donna iraniana impiccata in Iran per essersi difesa da uno stupratore.

Qui tutta la vicenda

tempo di scomuniche

Da tanto tempo non si sentiva più parlare di scomuniche; da quando la Chiesa orribile e indegna perchè corrotta era quella cosa che ti faceva rigare dritto (nel senso ovviamente da lei inteso), che altrimenti erano guai…
Con i divorziati ci fu un atteggiamento rigido, del tipo “Togliamo loro il diritto della comunione”, che era sempre un fatto pesante per chi frequenta l’ambiente con abitudine; però questa della scomunica è un’altra cosa.
E’ il Capo della Chiesa cattolica che dice al mondo:”Tu sei sgradito, o ti penti o non considerarti dei nostri”.

E’ un messaggio forte, incisivo, chiaro ed inequivocabile.

E i mafiosi in carcere disertano la messa.
Giusto. Mi sembra giusto.
Che rimangano pure nelle loro celle impentiti e fieri di essere quello che sono.
Coerenza per coerenza.
Se poi qualcuno di loro si volesse pentire, che lo facesse sapere; la chiesa sarà felice di riabbracciarlo tra i peccatori consapevoli del loro stato.

Ma poi in processione in un bel paesino di terra di ndrangheta, il corteo che porta in giubilo la Madonna si ferma davanti alla casa del boss per onorarlo e dirgli ” Ave Cesare di questo nostro paese, che senza di te noi non saremmo…”
Gia, una volta i Cesari erano i Cesari, potenti, unici e indiscussi come la Storia li ha fatti; in questi paesi sottosviluppati i Cesari sono solo mafiosi, cioè malavitosi, cioè seminatori di morte, cioè feudatari moderni che non solo ti tolgono la terra ma anche il sangue e tutto il resto, se ti permetti di fare di testa tua e di crederti un cittadino di un Paese normale che si chiama Italia.

In parte questo è ancora il nostro sud.
E anche per questo la mafia resiste e trionfa.
Dico anche perchè ovviamente non è solo colpa di chi sta in basso, ma soprattutto di chi sta dentro i Palazzi e protegge questo stato di cose.
Forse il Papa dovrebbe chiaramente passare alla scomunica anche i colletti bianchi di questa politica malsana.

2 giugno: festa della repubblica perduta

portiamo i marò a casa

eran trecento, eran giovani e forti, ma…

…Domani faranno le prostitute, sempre che non vengano uccise prime…

Ieri sono stati giovani soldati che sono andati a morire per la libertà del loro paese; oggi si traducono in giovani donne  che sono state sottratte al loro diritto di essere libere.

La loro sola colpa: andare a scuola, avere una vita troppo uguale a quella di tutte le donne del mondo, dove una persona di sesso femminile può diventare un medico, un avvocato, un giudice, uno  scienziato o semplicemente aprire un negozio, fare commercio, fare politica, scrivere,pensare con la propria testa,  ecc. ecc. ecc.

Scusate, ancora prigioniera dei luoghi comuni, mi sono dimenticata di aggiungere che una donna deve essere libera anche di andare a fare la prostituta, senza con questo rischiare la flagellazione o altro genere di giudizio. Del resto, la libertà serve a questo, a dare la possibilità di scegliere. Soprattutto considerando che  il genere di prostituzione maschile è stato  da  sempre esercitato senza mai subire nessun ostruzionismo. Mi riferisco  al loro prostituirsi nel cervello, nelle pratiche d’affari, nelle pratiche di profitto illecito, e nelle pratiche di convenienza sociale.

Quello che non si accetta, al limite, della prostituzione femminile, è la sua imbarazzante  onestà.

Un corrotto è tale,  ma oltre a farlo nelle segrete stanze, lo nega fino alla morte. Una prostituta è tale, ma oltre a farlo nelle pubbliche vie, non ci pensa a negarlo, lo manifesta. Ancor più lo manifesterebbe se fosse una sua libera scelta.

Insomma, la prostituzione potrebbe  essere inquadrata come un lavoro pulito, che persino si adatterebbe a pagare le tasse (come accade in altri paesi).  Verso la  corruzione della politica e del commercio maschile non ci si sognerebbe  di metterla pubblicamente  in regola, per quanto si rimane colpevoli di lasciarla  oscuratamente  libera di organizzarsi.

Il fatto recente sopra riferito (eran trecento, eran giovani e forti, ma…),  accade in Nigeria, ad opera dell’organizzazione di Boko Haram, dove la bestia nera dell’integralismo  islamico  fa razzia di carne umana considerata semplice merce da macello.

Solo una cosa vorrei precisare sull’integralismo: l’integralismo di Boko Haram odia la donna occidentale perchè è libera da certe costrizioni, tra cui quella di potere scegliere di prostituirsi,  ma poi lui stesso conduce ragazze normali e sane verso un destino di morte, violenza e bruttura, nel nome della “guerra santa”, ossia nel nome  di un mero sistema politico che non vuole mutare e scendere a patti con la uguaglianza di sesso.

Contraddizione nella contraddizione.  Utilizza un argomento sacro per questioni di squallida violenza e usurpazione; il fatto che prima di loro l’abbia fatto anche  l’integralismo cattolico , non giustifica  nulla della loro inaudita violenza.

Si sbagliava ieri, si continua a sbagliare oggi.

Questo accade oggi in Africa, nel cuore del continente nero  che nell’ immaginario  di noi occidentali è un paese arretrato e violento, dove effettivamente tutto può accadere, soprattutto in presenza di gruppi estremisti  fuori controllo o protetti da un governo dittatore.

Ma non è così. La Nigeria è il paese più ricco dell’Africa, non è arretrato. E  l’integralismo  rimane dentro nel nostro istinto al comando, al potere, al dominio. Imperversa  ovunque, anche nella nostra civilissima Europa,  che ha ridotto  con la sua incompetenza ed arroganza  secoli di storia e di democrazia in cammino,  a una voragine di vuoto e di precarietà, non solo lavorativa, ma anche mentale e spirituale.

Il 25 maggio si andrà a votare.  Vedremo chi e come si recherà  nei seggi elettorali.

In un mondo globale quel che accade all’equatore o nelle fasce tropicali deve  riguardare anche quel che accade in altre latitudini e longitudini della terra. Il problema è saper prendere e capire dal confronto   le cose migliori e che servono, e non le cose peggiori e che non servono.

Il problema ancora più complesso è che non è possibile acquisire cose positive senza con esse portarsi dentro cose negative od ostili;  è come l’acqua del mare dove tutto si mescola e si commista, si confonde, si contamina…

Di certo  non ci si può occupare dei problemi lontani se non sappiamo occuparci nemmeno dei paesi vicini, nel senso che spesso si parla degli altri per non parlare delle nostre magagne, e spesso si rifiuta il problema altrui  sempre perchè  non sappiamo nemmeno affrontare il problema che ci compete.

Quando qualcuno dice “pensiamo prima ai nostri” senza avere fatto nulla di serio per evitare in patria leggi sciagura, oppure dice “non possiamo farci nulla, ognuno risolva le sue questioni”, chiudendosi in un opportunismo che non lascia spazio alla speranza, oppure ancora dice “apriamo le porte al vicino che muore”  senza avere programmato e preteso un sistema collettivo  capace di far fronte a una vera e incontrollata  odissea di gente, fa sempre i conti a metà;   o con la metà di cui dispone che però è insufficiente e dovrebbe sapersi allargare, o con la metà  di cui vorrebbe disporre ma non ha e non si preoccupa  di  garantire..

Tornando alle trecento giovani  ragazze che sono state strappate al mondo della normalità per essere gettate nello squallore di una vita senza nome, cosa può fare l’occidente malato, ferito e corrotto  per loro? cosa possono fare i loro connazionali per loro stesse? cosa possono fare le voci dei potenti con i loro organismi complessi e sofisticati  per questo ennesimo atto di barbarie inaudita?

Non abbiamo  idea di quante cose si potrebbero fare!

Lo sconcerto è che non si fanno.

 

 

 

 

 

 

firma anche tu…

Per un paese più giusto

http://www.rsucontroriformapensionifornero.it/

Giornata internazionale contro la droga

Io non mi drogo

perchè faccio fatica a prendere le medicine

figuriamoci le droghe,

perchè sono stata fortunata,

perchè mi voglio bene,

perchè mi piace un cervello attivo e cosciente,

perchè detesto pensare di potere fare cose senza

neanche rendermene conto,

perchè per essere su di giri mi bastano gli amici

veri

e la mia famiglia,

perchè chi lo fa ha solo bisogno di aiuto e deve chiederlo,

perchè metterei in galera quelli che la spacciano,

perchè non vorrei dovere vedere una persona che amo che ne fa uso,

perchè la droga uccide,

perchè la droga fa schifo,

perchè la nostra vita è la cosa più importante,

perchè la droga abbruttisce, imbestialisce, mortifica

la nostra naturale  bellezza

e perchè

ci sono altre mille ragioni che tu stesso potresti aggiungere…

Vuoi?

(leggi anche qui)

da   Helpconsumatori

da      ADUC

da    Gruppoabele

ATTENTI ALLE TRUFFE

 

TESTIMONIANZA DI UN NAVIGATORE…

Oscar Pistorius

Era per tutti un esempio di coraggio, di energia inesauribile;  in un   attimo  si è trasformato in un  mostro, in un folle, in un uomo malvagio e capace di un terribile delitto.

L’ennesimo femminicidio.

Peccato morire per lo sbaglio di un secondo da parte di chi ci ha voluto bene.

Peccato buttare via una preziosa  vita di successi e di centri ben riusciti.

Che poi tutte le vite sono oltre che preziose visto che sono uniche e irripetibili.

Dobbiamo tenerlo presente che basta un errore a cambiare tutto di quello che abbiamo impiegato anni a costruire.

Soprattutto quando l’errore che si compie è irreparabile.

Togliere la vita a qualcun’altro.

Per la più disumana  delle motivazioni.

Per delirio di onnipotenza.

Per delirio di frustrazione.

E non servirà mentire, negare, giustificarsi…

Un assassino rimane solo un assassino.

E una donna uccisa  non resuscita domani.

Però chi salva un uomo

è un giusto e salva il mondo intero.

Dunque ricordo anche che ci sono meravigliose persone  che non si lasciano mettere al silenzio,  che non si fanno ricattare, che rimangono se stesse, persone umane, che ricordano a sè   e agli altri che bisogna combattere, che bisogna resistere, che bisogna ribellarsi, che bisogna sapere dire di no…

contro il male

contro le  mafie

   contro i campi di sterminio

contro gli indifferenti

UCCR

UCCR

contro l’ignoranza

contro la disperazione

contro il bullismo

contro il maschilismo

contro l’omofobia

contro la tortura

92

contro la prostituzione minorile

contro l’emarginazione

contro la pedofilia

contro la indigenza

contro un sistema che crea  disoccupazione

…………………………..

Chi è il giusto, amico caro?

“E’ colui che compie un atto coerente col principio di responsabilità anche se non mette a repentaglio la propria vita” – afferma  Silvia Godelli, Assessore regionale alla cultura, dialogando con lo scrittore e storico Gabriele Nissim, autore del libro “La bontà insensata. Il segreto degli uomini giusti” (Mondadori, 2011) .

Nissim, tra le personalità che si sono battute maggiormente per l’istituzione della Giornata europea dei Giusti (6 marzo), ha argomentato che “i giusti non sono eroi, ma persone che hanno assunto un principio di responsabilità anche in un momento circoscritto della loro esistenza, ed è necessario trasmettere un’idea realistica dell’uomo morale senza creare alibi”.

UNO SPLENDIDO FIORE

Qui puoi leggere meglio la sua storia

Questa ragazza si è suicidata perché ha commesso un errore sulla rete, caduta in una forma di inganno,  e la rete usata  nella sua forma peggiore non l’ha rispettata ed ha peggiorato una realtà che poteva essere ancora salvabile.

Si chiama cyberbullismo,  ed è un fenomeno molto più diffuso di quanto non si immagini.

Anzi, è un vero e proprio sistema violento praticato  quotidianamente ovunque e senza limiti di tempo,  capace di stritolare vite ancora acerbe ed immature.

Basta calunniare, basta infangare, basta  dire cose orribili perché così fan tutti su chi conosciamo appena e per sentito dire,  per cose anche gravi  di cui  però non conosciamo l’origine. e sulle quali COMUNQUE  non abbiamo il diritto di esprimere giudizi.

Gli insegnanti lo conoscono bene, perché  lo vivono attraverso i loro stessi alunni.

I genitori anche, dovrebbero ben conoscerlo, se solo tengono gli occhi ben aperti.

Infatti  quasi sempre  i carnefici inconsapevoli o meschini  sono anch’essi  giovanissimi.

Mi rivolgo a questi stessi giovani, che potrebbero essere i nostri figli, i nostri nipoti, i figli dei nostri amici, i fratelli degli amici dei nostri amici, i nostri alunni, appunto, o ai bambini di oggi che domani saranno in grado di potere cadere nello stesso problema.

Non usare mai  la rete per offendere, non sarebbe una cosa intelligente, non sarebbe  giustificabile, piuttosto  fatti una sbronza, se proprio non sai come occupare il tempo,  ma io consiglierei,   sfogati in qualcosa che non possa danneggiare nessuno, nemmeno il peggiore dei tuoi nemici.

Fallo per chi in te crede o ha creduto e ancora ci crede.

Fallo per la tua stessa dignità, non c’è errore fuori di te  che in qualche modo tu non potresti  generare o incrementare, con questo comportamento.  Se ritieni qualcuno  non degno del tuo rispetto,  domandati  se tu faresti a te stesso quello che potresti causare a un compagno o compagna vicino a te, di cui credi di sapere tutto e invece non sai proprio un cazzo…e domandati  se ti farebbe  piacere essere tu la vittima di queste vigliaccate  e di queste leggerezze imperdonabili.

Non pensare che  potresti  essere migliore delle tue probabili vittime; potresti ritenerti  solo uno stupido, un superficiale, un bullo di carta, che si nasconderebbe   dietro un clic perché   non c’è nemmeno il coraggio  di affrontare le persone negli occhi    e che oltretutto prenderebbe  l’iniziativa aggregandosi   alla massa, al gruppo, a quello che gli altri fanno, visto che la tua testa sarebbe solo una bolla di sapone.

E infine  fallo proprio per il tuo unico imperdibile cuore, per quello che sei e che diventerai, se lo lascerai permettere, un giorno.

Ossia uno splendido fiore.

I FATTI ALLA SCUOLA DIAZ

Diaz NON CANCELLATE QUESTO SANGUE

Il  film l’ho visto, anche se non è stato   un bel vedere.

Si è  dovuti   aspettare   undici anni  per  tentare di parlare di un evento  che all’epoca dei fatti suscitò  molto sconcerto  e  sdegno.

Nel 2001  lavoravo al Levi    e mentre raccontavano gli episodi in televisione,  noi  a scuola ci si guardava esterrefatti con sguardi  sorpresi  pieni  di   incredulità.

Ci si chiedeva banalmente: “Come possono accadere queste  cose nel 2001, in una città viva e aperta e per nulla di destra come Genova, contro giovani non armati ed indifesi, presi di mira da una feroce rappresaglia, e proprio da quelle militanze  governative predisposte alla difesa pubblica?”

Ebbene,  la risposta è altrettanto banale:  si può, eccome, si può benissimo, quando le cose sfuggono di mano, quando  la tensione raggiunge livelli molto pericolosi, quando ci sono in campo interessi di parte  e lo sguardo di un intero mondo che ti guarda, che ti giudica,  che da te  Stato  si aspetta che tu faccia la cosa giusta, o comunque la cosa più ragionevole.

Il processo che si è concluso  in sostanza ha messo in evidenza  gli eccessi di violenza delle forze dell’ordine e dei reparti speciali, con tutti i loro discutibili sistemi di indagine, di reclusione e di falsificazione delle prove…

Eppure stiamo parlando di  giovani  uomini dello Stato  che hanno anche loro famiglie (si presume) e che hanno anche loro dei sentimenti  e delle ragioni   legate all’idea di giustizia, di democrazia, di trasparenza e di quant’altro…

Già,  ma le colpe nefaste dei black bloc?  Quando si va in piazza armati di tutto punto, o con bombe molotov, o con arnesi vari  per cui e con cui si minaccia la vita di chi ci sta di fronte  vestito con la divisa contraria, e si minaccia la proprietà altrui,  è legittimo difendersi, è legittimo  fare la propria parte.

Quali allora le alternative sociali? andare in piazza non armati, con manifestazioni pacifiche,  in un corteo  che  sa tenere fuori dalle sue frange  i non desiderati.

Dunque   esistono due modi di fare lotta, di fare opposizione; esistono due movimenti nel movimento;  uno  che vuole rimanere nella legalità, ed uno che questa legalità non la riconosce e per questo la vuole  scientificamente  e disonestamente  distruggere.

Distruggere come?  distruggendo cosa?  Mettendo a soqquadro le cose delle persone private, dei liberi cittadini. Togliendo la libertà   di espressione  ad  altri che hanno il solo torto di appartenere al gruppo contrario, vuoi per scelta, vuoi per i casi della vita, vuoi per il semplice bisogno di portarsi a casa  un salario,  e che praticamente vengono presi d’assedio.    Mandando verso  un destino segnato di  macelleria messicana  (così come è  stata   definita  da alcuni   giornalisti   l’operazione Diaz) i propri stessi  compagni di strada ma non di letto, quelli così detti  pacifici,  quelli che vanno ai G8  come se si andasse a feste popolari con tanta musica e voglia di  stare allegri   al seguito….

La strage Diaz  ci insegna  che i colpevoli sono rimasti impuniti e gli innocenti le hanno prese, le spranghe, ed hanno subito torture e l’afflizione di un lungo e penoso  processo.

La  strage Diaz ci insegna  che i vertici   delle forze dell’Ordine in quei  giorni nefasti  hanno perso il senso della misura,  la visuale complessa e reale  delle cose, ed  hanno giocato sporco, se non nella loro totalità,   senz’altro nelle loro sostanziali direttive.  Così hanno valutato la situazione. Così hanno ritenuto opportuno agire. In un paese civile, libero e democratico  si è pensato di ricorrere a mezzi per nulla  civili, liberi e democratici.

Gli   organi di rappresentanza dello Stato  non dovrebbe mai arrivare   a questo, ma se ci arrivano  con tanta ferocia e determinazione è necessario chiedersi  i  perchè.

Si sa che la disciplina  nella vita militare è molto, praticamente   è tutto.   Se ti danno un ordine non lo puoi nemmeno discutere.

Io posso comprendere gli errori,  che  la paura e la rabbia facciano   cento,  però non posso comprendere un soldato addestrato per combattere contro feroci criminali  ed armato di tutto punto si accanisca   con violenza inaudita contro  ragazzi e ragazze   indifese    che  semplicemente stanno in un luogo per manifestare  pacificamente (fino a prova contraria)  e nello specifico  in procinto di coricarsi. E  tra questi giovani ci stanno anche giornalisti,  semplici addetti ai lavori,  inviati   dalle proprie testate   per eseguire   il mero  compito di documentare  i propri   reportage…

Si  dice che  se non vuoi guai non vai in certe situazioni; forse,     ma ancora una volta  il mondo dello Stato e della politica  ha dimostrato di non sapere stare dalla parte dei giovani, della loro naturale e provvidenziale voglia  di un mondo più giusto e con minori differenze…

E  la dice giusta  il buon saggio   della situazione  che  trovandosi nel posto sbagliato nel momento sbagliato,  finisce anche lui ricoverato al  pronto soccorso con un braccio rotto;  interrogato  sulla sua presenza  da  un   celerino ( o qualcosa di  simile)  male informato,  commenta:   “Avete fatto una cazzata,  avete fatto una grande cazzata…”

Questo film rende finalmente  merito  a chi in quei giorni  subì enormi ingiustizie,  rende merito  ai giovani  e alle loro famiglie,  alle nuove generazioni  che  non hanno avuto nessun dubbio  ad esporsi, nel modo migliore  e non  violento, e che continuano a farlo,  non scoraggiati  dai cattivi esempi,   non  mortificati  dalle  pessime  testimonianze  che noi  adulti siamo sempre pronti  a  propinare…

Scusate, ma c’è davvero poco da aggiungere.

IL SIG. ENNE

Molti  uomini semplici  pensano    che basta comportarsi bene per avere in cambio cose buone; pensano  che basta essere onesti per non avere nulla da temere dalla vita e dalla legge; pensano   che come ci dicevano i nostri vecchi,  “se male non fai, paura non avrai…”.

La  ben triste   storia di   Ambrogio Mauri  purtroppo smentisce questa  santa solidità, questa  solo  prudenziale   ovvietà. E se solo si trattasse della sola storia o di una vicenda isolata e sporadica,  ci si potrebbe comunque rallegrare, ma   purtroppo   non è la sola, non si tratta  di  un caso isolato e sporadico.

I numerosi suicidi degli ultimi mesi, ma potremmo dire degli ultimi anni, causati da i dissesti economici   e da corruzioni  politiche ed amministrative  che hanno messo  e che mettono in ginocchio  piccole e medie  imprese   produttrici  e preziose per il territorio e  per il paese,  ci raccontano esattamente il contrario.

La vicenda Mauri è stata  a tempo debito  egregiamente  celebrata dalla bravissima  Milena Gabanelli   che  quando c’è  da smuovere  le coscienze  non fallisce mai un colpo.

Restando nel campo delle ingiustizie  commesse dallo Stato,  mi viene puntualmente  a memoria  la più celebre  strage  che ha mandato a morire  alcuni  dei nostri migliori  figli,  Falcone e Borsellino;  avrebbero dovuto essere protetti e difesi, ritenuti preziosi come la vita stessa  della repubblica  e della democrazia,  e invece sono stati lasciati soli, orrendamente  condannati alla morte  perchè ritenuti scomodi.

Lo stesso è accaduto  al buon cittadino sopra citato, potremmo chiamarlo il sig.  enne, enne come nessuno,   che voleva solo fare il proprio dovere, che voleva solo migliorare il tessuto economico  ed ambientale, che voleva solo mettere al servizio della  collettività il proprio   spirito  creativo e geniale,  ostinatamente  fiducioso, contro ogni  logica di  violenza e di  prevaricazione,   nella  forza morale  della  legge  sana  e  dello Stato giusto.

Ma la legge si è rivelata insana, costruita ad hoc per stritolare ed indurre al suicidio, e se non al suicidio,  allo sfinimento e all’abbandono  di ogni speranza; così  il  sistema corrotto  ha prodotto la sua vittima di turno.

Lo   Stato si è rivelato  ingiusto,  non volendo difendere  i suoi uomini di valore, non sapendo  proteggere gli onesti e i semplici,  semplici  di spirito  e non certo  di  ragioni, perchè è la Ragione a stare   dalla loro parte, perchè è la Verità  a  splendere  sui loro corpi morti.

Non vorrei seminare sconforto   là dove di certo  di esso  non ne abbiamo bisogno,  ma è così;  la solitudine appartiene  a chi non si mescola  con  la massa  becera  e grondante  di  esibizionismi e pretese,  una  massa  ordinaria, scontata,  prevedibile e manovrabile, una  massa  che  è  quello che noi sconciatamente  siamo o dimostriamo  di condividere.

Certo che tra la capacità  o   l’ esasperazione  di compiere gesti di protesta  come quelli di altri  nostri  concittadini  che si sono dati fuoco  per manifestare   contro un sistema  fiscale e bancario  incivile ed indegno di un paese  evoluto,   ed il lasciarsi  banalmente  corrompere dal ritornello  “Così fan tutti e dunque solo il furbo  vince”,  ci può stare un’ immaginabile e salvifica via di mezzo.

Ci vorrebbero dieci cento mille  Ambrogio Mauri,  in tutte le città, in tutti i comuni, in tutti i paesi, in ogni rione, in ogni cortile, in ogni  famiglia…  Sarebbe più bello guardarsi in faccia  la mattina, e l’aria  sarebbe meno irrespirabile.

Prima  di spararsi un colpo al cuore perchè stanco di lottare per nulla, il sig. enne  scrisse queste parole alla sua famiglia e alla nostra  società:

“Auguro, a chi continua a resistere, di avere maggiore fortuna di me. Potrà sembrare un atto di egoismo. Non è così, sono proprio stufo di lottare ogni giorno contro la stupidità e la malafede e non capisco se è incompetenza. Come tanti, ho cercato di fare il mio dovere, di uomo, di imprenditore. Sempre. Abituato ad essere uno che guardava avanti con fiducia, ora, dopo tangentopoli tutto è tornato come prima. Più raffinati. Forse chissà, saranno anche onesti. C’è chi rinuncia alla vita perché non riesce a lavorare per troppa trasparenza. Il mio vuole essere un gesto estremo della protesta di chi si sente isolato dalla così detta società Civile. P.S. Se fosse possibile vorrei essere il primo sepolto nel nuovo cimitero per essere più vicino al luogo dove ho lavorato e sofferto molto”.

UOMINI AL ROGO

 

 

"Voglio morire": artigiano si dà fuoco davanti alla Commissione tributaria/  Foto

grussospena       

BASTA!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!

 

Snoq, la protesta si fa app mobilitazione via smartphone

 

NON AMMAZZARTI  PER LE TASSE INGIUSTE

LA TUA VITA VALE DI PIU’

 

 

 

 

 

 

 

 

DONNE PROTAGONISTE

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Lotta al velo integrale o lotta alle segregazioni?

Il Belgio è il primo paese in Europa ad avere  varato  una legge contro l’uso in pubblico del velo integrale; senz’altro questo farà scuola agli altri paesi, ma osserviamone più da vicino il significato e le relative implicazioni.  A Novara è stata inflitta la prima salatissima e meritatissima multa contro una donna che camminava per strada con il velo che gli copriva completamente il viso; il commento del marito è stato: ” D’ora in poi non uscirà più di casa…” e quindi è ancora la donna e sempre solo la donna che finisce per pagare i tabù  e le ignoranze   dei propri  uomini.  Verrebbe da aggiungere la seguente domanda: “Ma perchè queste donne non si ribellano? possibile che sono tutte così succubi e ceche? possibile che non riescono a non fare qualcosa  di significativo per cambiare lo stato delle cose, nemmeno quando vivono in paesi occidentali?”

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