Era un giovane come tanti, che dalla sua Calabria era partito per laurearsi a Verona e specializzarsi a Trento; amando il grande giornalismo decide di andare a fare il reporter a Strasburgo, nel cuore del Parlamento europeo. Come volontario, a costo zero.
Pensava di essere nel posto giusto al momento giusto, di avere realizzato il suo sogno di stare nel mondo del multiculturalismo, e invece un altro giovane come lui, un pò diverso da lui, non esattamente aperto e multiculturale come lui, lo ha freddato in un pomeriggio di follia con un colpo alla nuca, insieme ad altri, ed Antonio ha smesso in un attimo di vivere il suo sogno.
L’Isis lo ha rivendicato come un loro soldato, come se fosse un merito di cui vantarsi; noi pensiamo semplicemente che se l’Isis ha soldati siffatti, non potrà che finire in un baratro di nullità.
Su lui e su giovani come lui l’Europa dovrebbe riflettere, questa Europa dove ci sono Paesi che si permettono di decidere di volerla abbandonare, Paesi che ci stanno dentro solo per personali interessi, e Paesi che nemmeno sanno perchè ne fanno parte…
Qui la lettera che gli amici sconvolti gli hanno dedicato:
“Se potessi fermare il tempo lo farei per te amico mio, perché i tuoi momenti più belli regalassero ancora ai tuoi giorni una gioia sempre viva. Se potessi prendere un arcobaleno lo farei proprio per te. E condividerei con te la sua bellezza, nei giorni in cui tu fossi malinconico. Se potessi costruire una montagna, potresti considerarla di tua piena proprietà; un posto dove trovare serenità, un posto dove stare da soli e condividere i sorrisi e le lacrime della vita. Se potessi prendere i tuoi problemi li lancerei nel mare e farei in modo che si sciolgano come il sale. Ma adesso sto trovando tutte queste cose improponibili per me, non posso fermare il tempo, costruire una montagna, o prendere un arcobaleno luminoso da regalarti. Ma lasciami essere ciò che so essere di più: semplicemente un amico“.
Diciamo la verità. Da quando siamo entrati nell’Europa le cose per le persone comuni non sono andate molto bene, ma semmai sempre in peggio.
I singoli paesi hanno dovuto rinunciare alla loro personalità, alle loro forze e differenze, alla loro libertà di popolo e di pensiero. Alla loro millenaria identità di lingua.
Forse per certe decisioni l’Europa ci è stata utile, è quella voce che interviene a dirci “Guarda che stai sbagliando, questa cosa è anticostituzionale…”, ma per una cosa buona fatta, ce ne sono altre dieci che lasciano molto a desiderare, che ci schiacciano come dei vermi sul pavimento, senza possibilità di reagire e riprenderci la nostra vita.
Un’Europa che ci ha lasciato soli davanti all’enorme problema dei migranti, un’Europa che ha fatto figli e figliastri, un’Europa per cui conta solo e come sempre il dio denaro, la finanza, l’interesse delle banche e dei suoi banchieri corrotti.
Questo libro non l’ho ancora letto, ma lo farò presto.
Sarebbe interessante ritrovarci per darci delle riflessioni…
Di sicuro dobbiamo riprenderci il nostro pensiero, almeno il nostro pensiero.
Mettiamoci nella testa che ovunque potremmo essere in pericolo.
E l’Unione europea cosa sta facendo a livello di interventi unitari e di strategie coordinate?
Ma il business legato all’immigrazione, a chi sta giovando? Forse le maggiori responsabilità di questo cataclisma in atto stanno proprio lì dentro.
L’ Isis ha rivendicato la paternità del gesto, e dimostra quello che è, cioè che la religione non conta nulla (il terrorista in questione era tutto tranne che un religioso) ma è solo una manovra per destabilizzare l’Europa, da noi; il mondo, altrove.
Si vuole una globale sottomissione all’Islam e alle sue regole; si vuole la rivalsa su quello che viene vista come una colpa dell’Occidente (di andare a fare guerre a casa degli altri, ma anche altre molte ragioni meno evidenti, più meschine e più sotterranee).
La Francia è nel mirino, ma nessuno è fuori dal gioco, abbiamo visto Bruxelles, ma poi il Bangladesh, lo stesso Pakistan, il recente tentativo di rivolta della Turchia dove una minoranza vorrebbe un potere laico ed uscire dalla teocrazia islamica.
Sappiamo che l’Inghilterra sta investendo moltissimo sulla sicurezza (forse per questo rimane ancora illesa?)
Sappiamo che Roma per il Vaticano è un bersaglio sensibile, anzi, ultrasensibile.
Ogni tanto anche negli Stati Uniti c’è qualche lupo solitario che agisce con la stessa strategia con cui ha agito il terrorista di Nizza, franco tunisino d’origine.
Gli Stati Uniti hanno già pagato un prezzo altissimo (anche per le loro scelte militari e di politica estera) a questa guerra sbagliata (come se ce ne fossero di giuste) e bisogna risalire al 2001; ormai si parla di quindici anni nei quali si sarebbe potuto fare di più per garantire/sviluppare/avviare un dialogo diplomatico tra le parti.
Nei territori in Medio Oriente tra l’Iraq e l’Afghanistan quotidianamente accadono atti criminali contro i cristiani o contro i musulmani appartenenti alla maggioranza sunnita che non viene riconosciuta legittimata a governare dalla minoranza sciita, la più fanatica dello jihadismo.. Prima era Al Qaeda, oggi è il sedicente stato islamico. Domani?
La Siria non esiste più, è stata spazzata via dal piano del gruppo di conquista, ed era il paese più tollerante in assoluto, dove convivevano diversi gruppi religiosi in assoluta tranquillità, tra ebrei, cristiani e musulmani (proprio per questo era da eliminarsi? perchè era di cattivo esempio?).
Per non parlare di quello che accade nella grande Africa, dove ieri gruppi militanti appartenenti a Boko Haram (una delle frange di questo organismo estremo) hanno rapito le studentesse frequentanti una scuola ad indirizzo occidentale, per impedire che il nostro stile di vita intacchi le loro donne e le loro ideologie; ma domani sentiremo di altri attentati contro il libero pensiero e contro le realtà diverse da quella islamica.
Dove attaccheranno la prossima volta? E chi sarà il terrorista? Un lucidosquilibrato che decide di suicidarsi in maniera “onorevole e gloriosa”, o un lucido commando di studenti borghesi che si saranno votati alle ragioni di non so quale ideologia?
Ex detenuti in cerca dei loro cinque minuti di gloria, o sedicenti uomini in apparenza pacifici e ben formati, che anzichè seguire ideali pacifisti, liberali e tolleranti faranno della violenza, dell’odio, della vendetta, dell’arroganza, della rabbia e della follia il loro campo (inglorioso) di battaglia?
Ma del resto loro sono più forti, ragazzi: più forti in numero, più forti in determinazione, più forti nel non avere nulla da perdere, più forti nell’avere ancora salda la loro identità culturale mentre noi abbiamo smarrito la nostra.
Ma il popolo islamico non comprende che se non comincia a fare sentire una voce corale di dissenso, inevitabilmente uscirà fuori il razzismo nei loro confronti? E che è proprio quello che lo Stato islamico vuole, metterci l’uno contro l’altro? Destabilizzare? Generare il caos?
Anche se non è una guerra di religione, e nemmeno culturale, ma solo una strategia di assalto ben pianificata che si avvale anche di libere e spontanee iniziative dove l’agire non richiede avere a disposizione un esercito: basta un uomo, un mezzo, qualche arma, un piano (e un lauto compenso magari, per essere più convincenti).
Ci stanno sbranando, assalendo, come farebbe un branco di iene o di avvoltoi che avendo avvistato un animale ferito decidono di farne carne per il loro pasto.
Come dunque uscirne con il minor danno possibile? Non saranno le ennesime manifestazioni di canto e di musica a salvarci. Non saranno le ennesime proclamazioni di sdegno.
Ci vuole una risposta chiara, unitaria e capace, disposta a fare scelte importanti, anche poco popolari, o di disturbo alle elites che manovrano nell’ombra indisturbate.
Altrimenti questa guerra andrà avanti ancora per molto molto molto tempo.
Bello, dopo 60 anni di edizioni sembra un prodotto fresco, appena nato.
Un modo di sentire e fare musica giovane, elettrizzante, internazionale, sportivo e coinvolgente, dove tutti i paesi dell’Europa partecipano e dove tutti hanno la possibilità di votare tutto tranne il proprio Paese…Direi molto democratico…
Ecco 27 canzoni, 27 speranze di farcela, 27 nazioni che si trovano dentro una bellissima vetrina, sopra un meraviglioso palco illuminato a giorno, dove per una notte conta solo la musica.
Le scenografie e i costumi sono a dir poco spettacolari. Il voto degli spettatori da casa è in tempo reale, trasparente e molto partecipato. Fino all’ultimo i cantanti con i loro Popoli di appartenenza si vedono rincorrersi in una girandola di possibili colpi di scena, ed alla fine naturalmente vince il migliore 🙂
Fino a quando l’Ucraina rimarrà libera? L’invasione russa incombe; l’Europa, la Nato e l’Onu minacciano guerra; un equilibrio delicatissimo sta per spezzarsi…
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