E’ morto Leonardo Del Vecchio, praticamente una leggenda moderna

Ex orfano dei Martinitt, ex operaio avviato al lavoro, ex nullatenente, ex signor nessuno…; diviene dal nulla il costruttore di un impero bene organizzato, prolifero, generoso, sempre in ascesa, meravigliosamente capace di rigenerarsi dagli inevitabili momenti di crisi…

Per tutta la vita rimane lui il timoniere di lungo raggio, l’ambasciatore di buone novelle, l’elargitore di buoni guadagni per chiunque abbia la fortuna di incrociarlo…e un uomo capace di conciliare il suo bisogno privato di felicità con il bisogno di felicità degli altri….

Ci riesce bene, sembrerebbe, tra tre mogli, sei figli e una marea di nipoti…

Un esempio che dice a lungo come il denaro. quando bene usato, può far bene a molti…

Certo, un uomo d’affari, ma dal volto aperto e pulito, dalla struttura solida e preparata alle prove della vita, come è sempre molto difficile trovarne. Nessuno dei suoi eredi saprà eguagliarlo in talento, e questa è la vera perdita che lascia un vuoto incolmabile…e una richiesta importante di futuro…

Muore con il dispiacere divertito di non avere potuto/saputo progettare un occhiale per chiunque nel mondo si sia recato in un negozio a comprarne uno…

Beato lui…che ce l’ha fatta anche a nome di molti che non ci sono riusciti.

Ciao Leonardo, già il tuo nome era una promessa 🙂

Io amo Giovanni Falcone

Domani è il giorno di San Valentino, ma chi se ne frega, io amo un morto, ucciso dalla mafia e dall’avversione dello Stato. Il suo nome immortale è Giovanni Falcone.

https://www.raiplay.it/video/2019/12/frammenti-di-un-discorso-morale—falcone-e-borsellino-la-tv-le-parole-043f45ac-e145-4f60-ab54-0bf727cc1b9a.html

Il viaggio surreale del COVID19

E’ stato definito bello, e in un certo senso lo è.

Ma è anche SCONOSCIUTO, e questo lo rende anche tenebrosamente affascinante.

Si chiama COVID19

 

 

Ha cambiato le nostri abitudini sociali

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Il piccolo Charlie

Lui è il piccolo Charlie. Tutto il mondo ne parla, per l’attenzione che è stata creata su caso.  Chi potrebbe rimanere indifferente davanti a un cucciolo di uomo che è nato sfortunato, afflitto da un male incurabile che ne impedisce il normale sviluppo muscolare,    e che sarebbe destinato a morire senza speranza?

C’è già una sentenza della suprema Corte inglese   che ne avrebbe disposto la fine, ordinando la sospensione dell’accanimento terapeutico.

Ma Charlie è così piccolo, così indifeso, così assurdamente  senza speranze, e allora sia il Vaticano che il presidente degli Stati Uniti si sono mossi per fare qualcosa per lui.

Lo vorrebbero entrambi nelle loro cliniche mediche all’avanguardia   dove si  tenterebbe una serie di  esperimenti  nella speranza di trovare una cura miracolosa contro questo male incurabile.

Detto così potrebbe risuonare come una specie di esperimento  laboratoriale    dove Charlie potrebbe diventarne la cavia.  E in effetti un poco è quello che si andrebbe a  tentare. E’ probabile che la vita  artificiale  di questo bimbo di   un anno e  poco più  verrà inutilmente prolungata di un certo periodo che non porterà a nulla,  ma sappiamo quanto sia  difficile staccare la spina a un  figlio che abbiamo messo al mondo volendogli regalare  la promessa di una lunga vita, mentre lui fatica a tenere gli occhi aperti.

E alla fine    Charlie nella disgrazia  è persino privilegiato. Per lui si proverà tutto.

Anche che la suprema corte inglese riveda la sua decisione, e così Charlie potrà arrivare   nelle mura vaticane, dove si predica la salvaguardia della vita  nella misura in cui   non diventi accanimento terapeutico.  Tutto per rispondere alla richiesta dei suoi genitori  che non si rassegnano all’idea  di  vederlo spegnere.

E allora forza Charlie,  Charlie, sei tutti noi, e facci capire   fino a quando Tu  e proprio  Tu  avrai  voglia di combattere.

Dietro la notorietà di questo infante    rimane il destino di morte di migliaia  di altri bambini  di cui però nessuno sa nulla.  Del resto  non si è in grado di salvare tutti, di impedire  tragedie, di……essere presenti  ai problemi ovunque, di avere tutti i riflettori  sistematici puntati addosso…

Anche la  politica globale  è afflitta da un male, questa volta   curabilissimo,   che però nessuno sembra avere la forza   di risolvere.

Gesù di Nazaret

da        Il Gesù di Nazaret  di Ida Magli

Nel    leggere questo  saggio su Gesù sapevo di andare a scoprire una visuale del cristianesimo che mi avrebbe sorpreso e  illuminato, oltre che confermato nel mio  pensiero,  ma non potevo immaginare  quanto.

Questa meravigliosa   scrittrice  che ci ha da poco lasciato dall’alto dei suoi  ottantasei anni suonati  si conferma  come un’antropologa profondissima e capace nell’analizzare i fatti storici  che accaddero nel tempo del Messia,  dando di questi una interpretazione  lucida, razionale  e nel contempo spirituale  su quello che fu il volere e il fallimento  inevitabile  dell’agire messianico.

In poche parole, che certo non possono rendere nella loro sinteticità la bellezza ed il dramma che sempre ci assale in ogni discorso intorno alla morte del nostro  Profeta (per chi è credente) ,  o di un grande rivoluzionario della storia (per chi non è credente) ,  Ida Magli ci direbbe (ma sono le mie parole che vanno ad interpretarla):

” Gesù ha cercato di far comprendere al suo popolo e non solo  che  la sola cosa che conta nella vita  è l’amore e il relativo sentirci figli di Dio   dal quale l’amore stesso  è reso  possibile.  Il suo modo di vivere, pensare, comportarsi  è stato   un radicale rifiuto della gerarchia ebraica, un radicale rifiuto della ritualità e della gestione del sacro così come inteso nella stessa Bibbia. Dentro questo agire quotidiano  Gesù comprende di non avere al suo seguito  veri seguaci che l’avessero saputo capire, se non forse in  minima  parte Giovanni.  Nella sua assoluta libertà e consapevolezza, Gesù ama l’umanità che a lui corre per essere assistita, e in particolare ama le donne in quanto parte stessa  e sofferente  dell’umanità, proprio  perchè  nella struttura ebraica  le donne sono relegate a esseri  inferiori e impuri, per la loro stessa costituzione fisica (l’essere soggette al ciclo mestruale).

Le sole persone che forse avrebbero saputo veramente trasmetterlo  al mondo   sarebbero state proprio le donne, ma siccome per la società stessa non contavano nulla,  è necessario che Gesù cerchi solo tra gli uomini  i mezzi   ed i testimoni  del suo passaggio e del  suo agire.

Di sicuro sono proprio le donne ad amarlo/capirlo   profondamente,  e Gesù accetta l’amore che da loro proviene senza cercare di impedirlo, perchè l’amore in quanto tale non può essere fermato, impedito, condannato, giudicato e offeso.

Tutto questo accade nella totale  disapprovazione  del sistema sociale e nella totale confusione e  imbarazzo  a cui ripetutamente gli apostoli non sanno dare una spiegazione  e necessaria comprensione.

Accade anche nella finale disperazione del figlio di Maria, la quale per tutti i trent’anni di vita in comune con lui avrà cercato di farne di lui un buon figlio della sua stirpe, senza riuscirci (secondo la sua visione),  Gesù stesso  si trova   nella totale  sconsolazione,   perchè senza possibilità d’avere  persone simili  a lui  al suo fianco.

Gli apostoli del Figlio di Dio sono tali più per necessità che per vocazione,  e saranno proprio   loro i destinatari inadeguati   di questo personaggio specialissimo ed unico  che mai più si potrà ripetere nella storia dei popoli.

La Chiesa che consegue alla vita e morte di Gesù non è in nulla la Chiesa che Gesù stesso avrebbe voluto, sempre che Gesù avesse mai voluto    cambiare una Chiesa sbagliata con un’altra altrettanto identica nello stile;   Gesù stesso  non  avrebbe mai   pensato di lasciarci  in eredità   il cristianesimo, proprio perchè Gesù è nel profondo contrario a qualunque forma di amore sacrale  istituzionalizzato.  In lui sacro e profano vengono a identificarsi.   In altre parole,  non si trattava di trasformare una religione ormai superata in un’altra religione che in quanto tale si sarebbe rivelata inadeguata al suo scopo liberatore e salvifico.  Gesù ci dice che Dio sta in ogni uomo e donna in quanto persone fatte a  immagine e somiglianza di Lui, e che è solo l’esercizio dell’amore che ci permette di far vivere l’amore  cioè Dio stesso dentro di noi.

Il fatto che dopo di Lui mandato a morire si sia voluti costruire la Chiesa con i suoi sacramenti e riti e dogmi tra cui il principale che è quello eucaristico,  significa che gli uomini non hanno capito nulla dell’insegnamento stesso del Messia, se non che dimostrare che forse  questo  valore o potere o sapienza o virtù  o necessità   dell’essere giusti  spetta a pochi uomini e non all’umanità in quanto tale, meno che meno alle sue gerarchie, comprese quelle sacre.

Pochi uomini illuminati che accettano di destinarsi ad una vita di solitudine ed emarginazione,  dove non esiste il potere, dove non esiste  il  prestigio, l’onorificenza,  l’elogio,  ma  il  contentarsi, possono semmai  arrivare ad avvicinarsi al suo  pensiero.

O ancora meglio,  saranno gli ultimi ad essere i primi nel regno dei cieli.  Eppure la nostra religiosità o  fede o volontà d’amare come sarebbe meglio chiamarla,  deve essere spesa qui nella vita della terra, e non riservata al mondo dei morti che poi sarà il mondo  implacabile del giudizio, o forse fin troppo accomodante  ed equivocabile    del perdono.”

 

Insomma,   Gesù lascia un interrogativo aperto.  E’ possibile  dare vita  al suo insegnamento  nello spazio e nel tempo della vita di ogni uomo e donna sulla terra?

Certo che rimane possibile,  che non possiamo negare la libertà dell’amore che agisce ovunque quando meno ce lo aspettiamo,  che  non può essere fermato da nessun potere dittatoriale   se non attraverso la forma distruttiva della violenza fisica e morale la quale può distruggere il corpo ma nulla può contro  la forza  dello spirito.

Ida Magli con maestria rigorosa   divide le vere parole di Gesù scritte nei Vangeli, dalle parole costruite dagli evangelisti ad interpretazione  e  illustrazione  del loro scopo, non certo  per volere dissacrare quello che rappresenta la nostra indiscussa tradizione, ma per dare come Gesù avrebbe voluto il giusto senso ad ogni cosa.

Ma come possiamo legare questa presenza totale d’amore con il mondo reale che ci circonda, il quale ha completamente   dichiarato  guerra  al legame dell’uomo con Dio, un  Dio che viene stupidamente   associato alle forme dittatoriali delle sue gerarchie, un Dio che viene dichiarato ideologicamente   ancora  un’idea  menzognera messa in circolo da regie  politiche  perverse?  O ancora peggio: un Dio che viene messo in conflitto con se stesso, là dove i tre grandi monoteismi nel nome dello stesso Dio hanno portato il mondo sull’orlo di un ennesimo conflitto di religione, che poi è solo conflitto di potere?

Come legare questo esercizio  perfetto e meraviglioso dell’amore  all’essere sessuato dell’uomo  che oggi giorno  ha sdoganato forme   confuse di sessualità, dove si dice di detta sessualità   il tutto e il contrario di tutto?   Come legare  questa scelta dell’amare senza un secondo fine, semplicemente nel donarsi  e nel farci  accoglienza,   con  le scelte perentorie    dell’uomo  che ricorrendo alla tecnica  ha  destabilizzato il confine  tra il naturale e l’artificiale?

Gesù, se fosse oggi tra noi,  come si comporterebbe?  Quali parole avrebbe da riservarci?

Io so solo che   Gesù  non è vissuto e morto per nulla.  So solo che  non ci possiamo affidare a nessuno se non al nostro senso  religioso  interiore che ci può ancora guidare nella selva sempre più oscura  e tenebrosa che è il dono  di vivere.

La forza di noi tutti

La ricerca di Yann Arthus Bertrand

perchè  si può e si deve  essere cinici, severi, critici, taglienti, obiettivi, razionalisti, storici, e tutto quello che si vuole, ma alla fine è solo quello che  sentiremo  primordiale dentro di noi  che farà di noi noi stessi.

Dopo l’occidente

Ho appena finito di leggere Dopo l’occidente di Ida Magli.

Libro interessantissimo, per acutezza, intelligenza, vastità di conoscenze e amore per la verità, o meglio, amore per la ricerca di un mondo più giusto e più a misura d’ uomo.

Ida Magli è una donna arguta, determinata nelle sue analisi che non si lasciano deviare dai pensieri dominanti e spesso superficiali e di comodo.

Fa un’analisi spietata dell’Europa di oggi, ormai volta al tramonto, destinata a diventare l’Africa del nord tra l’indifferenza di tutti, in primis dei sistema di potere occulti che ne hanno decretato la fine a suon di  guadagni predatori  operati dalla logica finanziaria e speculativa.

Fa un’analisi   spietata  degli americani e di quello che l’America ormai  rappresenta sempre più per tutti,  ossia un paese non più liberatore, non più portatore di pace e di democrazia (se mai è esistito un tempo in cui lo è stato), ma un paese violento, fagocitante e onnivoro, pronto a divorare anche se stesso se si dovesse trovare nel bisogno di farlo.

Fa un’analisi spietata della Chiesa, che da comunità  evangelica e perseguitata si è trasformata nel tempo in un contenitore ora crudele,   ora  corrotto, ora vuoto,   che ostinatamente continua  a dichiararsi, più per necessità che per convinzione,  portatore di luce e di salvezza.

Fa un’analisi  spietata  dell’Islam e di quello che rappresenta, ossia un’enorme agglomerato di persone pressochè primitive, insensibili a qualunque volontà di cambiamento e di apertura al mondo, convinte della propria attuale superiorità sia numerica che ideologica, e che  detteranno da qui a breve il loro predominio su una comunità europea e non solo, del tutto incapace a difendersi e a proteggere la propria bellezza, la propria storia, la propria civiltà,  la propria scienza, la propria arte, musica, e letteratura. Tutto quello che ha costruito in 2000 anni di vita.

E’ la fine dell’Occidente, è la fine della supremazia dei bianchi sui neri o sugli orientali.

E’ la fine del nostro mondo, delle nostre radici, della nostra passione per il progresso, le nostre scoperte,  le nostre incommensurabili battaglie che mentre che seminavano vittime andavano a celebrare il trionfo della libertà sull’oscurità dello stare prigionieri dei propri tabù.

Dopo l’occidente ci dice a chiare lettere che stiamo per finire, che verremo dominati da esseri inferiori in tutto ma non nel numero e non nell’ignoranza.

Si sa che l’ignoranza può fare enormi danni, persino maggiori dell’intelligenza criminale.

Infine la scrittrice  apre uno spiraglio:  chiude la sua  serie di analisi spietate, scomode ed indigeste,  con un’analisi generosa e portatrice  di possibilità di  ripresa da questa già decretata apocalisse.

Sarà la  grande  Russia il paese che erediterà i nostri tesori, che cercherà di fare opposizione alla conquista islamica, che non sarà mai assorbita dalla follia  americana, che non mollerà le proprie radici ortodosse e profondamente religiose, nonostante la  rivoluzione bolscevica, nonostante  lo sterminio assoluto  perpetrato  contro i monaci e contro il pensiero  religioso  e teologico. Se lo fece, fu per ottime  ragioni che Ida Magli non ha problemi    ad argomentare.

Una Russia che ci è sempre più assomigliata di quanto mai abbiamo saputo comprendere, che ci ha sempre amato e preso come modello, modello di vita, di cultura e di espressione, senza però  essere mai stata la stessa cosa, perchè la grande e sterminata  terra  degli zar   si è sempre contraddistinta  per il proprio ineguagliabile  ed  indomabile  carattere.

Dentro questo scenario globale non mancano considerazioni interessanti sul Giappone e sulla Cina, il  primo elogiato per la propria assoluta capacità  disciplinare, il secondo elogiato  per  la propria capacità di pesare sull’asse della bilancia, almeno in termini economici.

Non mancano nemmeno gli ebrei, che rimangono una presenza non presenza, nel senso che  se Israele  è stato capace   di regalarci  Gesù di Nazaret,   lo ha fatto senza volerlo, lo ha fatto senza riconoscerlo, lo ha fatto conducendolo a morte, tra   la repulsione dei romani   ed   il ludibrio  del popolo  perduto    osannante ed inconsapevole  della  sua fine.

Scrittrice dalle grandi passioni,  dunque, che credo abbia ancora molto da dirci.

 

 

 

 

 

 

 

Buon Natale Famiglia

 

Anche quest’anno  è tempo di Natale, tempo di feste, di auguri, di ….voglia di famiglia.

Auguri a tutte le famiglie allora, a chi la famiglia non ce l’ha o ce l’ha lontana, a chi la cerca,  a chi l’ha persa, a chi la ritrova, a chi se la sceglie a propria misura, a chi  si dedica  a  lei  tutti i giorni  chiedendo poco  in cambio,  a chi  riconosce e sa che le famiglie sono preziose, a chi le famiglie le supporta e le sostiene,  …e a chi ha avuto il coraggio di rinnegarla, la propria famiglia sbagliata… in cambio di una giusta.

BUON NATALE A TUTTI, BUONE FESTE AL MONDO…

Morto il leader Maximo

Morto il lider Maximo

Nel bene e nel male ha fatto la storia di Cuba, è stato fino alla fine capace di rimanere fedele a se stesso e alla sua storia, alla storia della sua Isola: Cuba lo ha più amato che odiato, e per essere stato un dittatore,  il mondo ha potuto vedere di molto molto molto   peggio di lui…

E’ stata di certo la forma di comunismo di Stato  più a misura d’uomo  che si sia vista  sul pianeta Terra.

Rimane di certo  una realtà  alla quale fare riferimento e sulla  quale volgere studi e riflessioni, osservazioni, critiche e  possibili cambiamenti per il futuro, soprattutto dopo la fine dell’embargo americano.

Figura eccezionale che è entrata nell’immaginario collettivo accanto all’altro grandissimo lider,  rimasto  amatissimo ai giovani rivoluzionari di ogni tempo,  il  leggendario  Che Guevara.

In vita   ha dovuto combattere feroci lotte e guerre fredde senza risparmi di colpi da parte dei suoi potentissimi avversari, senza mai arrendersi.

A 90 anni  si è lasciato piegare dal tempo,  che non risparmia nessuno,  che arriva  nel momento che deve essere  per tutti…

Una rivoluzione autonoma, quella cubana; mai esportata, non esportabile, unica.

Ma il suo futuro?

 

 

Quel pasticciaccio di Radio Maria

E’ una notizia già di qualche giorno,  ma merita d’essere ripresa per gli sviluppi in corso.

Mi riferisco a quel pasticciaccio  di Radio Maria che ha dichiarato per bocca di un suo ospite, un certo  padre Giovanni  Cavalcoli,   che il terremoto di questi tempi  sarebbe il castigo di Dio per le unioni civili  gay approvate in Parlamento.

Subito il Vaticano e i massimi organi informativi cattolici come la Cei o l’Osservatore Romano  hanno preso le debite distanze, nonchè  la stessa Radio Maria,  sospendendo  il colpevole  dal diritto di partecipazione  e  ribadendo che il Dio del nostro Vangelo non è un Dio vendicativo e feroce, che se la può prendere con gli innocenti e che pianifica sciagure a causa della libera e legittima  scelta di certa parte dell’umanità.

Si replica   che le parole del teologo sprovveduto sono state  pagane, offensive, fuori  luogo.

Certo che la frittata è stata fatta, ed  il bigottismo non ha  saputo  esercitare  la  doverosa facoltà  di sapere riflettere prima di blaterare.

Radio Maria  = Massa di bigotti ?  Non credo,  questa emittente radiofonica si merita certo di meglio  e l’episodio può essere ritenuto un caso isolabile  e cestinabile.

Piuttosto è il mondo dei bigotti  che viene messo sotto accusa, e sappiamo che è folto e diffuso, persino qualificato e preparato teologicamente,  ma  radicato in una educazione secolare  chiusa, perpetrata ed inculcata   anche per opera della stessa Chiesa che per molto molto tempo si  è solo preoccupata  di indottrinare e di fare catechesi a buon mercato.

Per fortuna che il cristianesimo ed il sentimento religioso autentico del mondo evoluto occidentale ed orientale  vanno   oltre ogni possibile pregiudizio  e  becero sproloquio.

 

 

 

 

Norcia chiede di Vivere, come prima, meglio di prima…

Aiutiamo Norcia e dintorni  a tornare a vivere…

Hanno bisogno di tende, container, casette di legno, speranza…

Non lasceranno mai i loro paesi, nessuno vuole lasciare le sue radici…

non senza giusta causa… non senza la morte nel cuore…

Rilancio il sito che può dare suggerimenti su come muoversi…Terremotocentroitalia

Il santo Dalai Lama a Milano

Incontro attesissimo e felice tra  la più alta religione non monoteistica  e il nostro mondo cattolico.

Giovani e meno giovani, persone famose e qualunque, tutti sono stati attratti da questa personalità solare, gioiosa, giovane e piena di compassione per l’umanità.

Viva  il Dalai Lama!

Qui la cronaca dal Corriere di Milano

Ilaria Capua

Lei è una eccellenza della ricerca in campo medico.

Dava fastidio in Parlamento e quindi viene ingiustamente accusata di un fatto gravissimo e infamante.

Ci vogliono dieci  anni di processo prima di arrivare alla assoluzione  definitiva.

Alla fine la nostra eccellenza italiana  non più motivata a rimanere in patria, ci dice addio a testa alta, si dimette da quel Parlamento che ha rappresentato per lei solo un incubo infinito (le sue testuali parole),  e fugge in America.

Questo è uno spaccato del nostro Paese, purtroppo.

Ilaria Capua si dimette

La Monaca di Monza

 

Apre la mostra  monzese dedicata alla Monaca di Monza,  un personaggio tristemente noto e realmente esistito  che fu protagonista di un fatto  terribile e scandaloso  risalente al  principio del 1600.

A questo personaggio Manzoni si è ispirato per la sua Gertrude, che nel celeberrimo romanzo riprende le vesti   della Signora che abitava nel Monastero ai tempi dei fatti accaduti a Renzo e Lucia.

Nella Mostra  si possono osservare quadri d’epoca, raffigurazioni della religiosa (quella vera)  prima e dopo la sua clausura, raffigurazioni della monaca che la ritraggono in alcuni dei più significativi episodi  narrati anche nel celebre racconto   dei Promessi Sposi, infine  incisioni del tempo ed oggetti storici.

Ci sono stampe del tempo, persino un diario  che fu  posseduto dalla stessa Monaca, e infine   dei  video che raccontano le fasi   del processo  ricostruite con sapienza,  che portò all’incriminazione della religiosa e alla condanna di venire murata viva dentro una stanza fino al giorno della sua morte (ci rimase di fatto per tredici anni e poi fu liberata)

Uniche  fessure  concesse: quella per fare entrare l’aria  e quella per fare entrare il cibo.

Conosciamo tutti, se siamo stati studenti italiani, la vicenda della poveretta: lei apparteneva ad una famiglia nobile, ma caduta in difficoltà. Per ragioni economiche e di calcolo  fu  stata destinata a prendere i voti, pur non avendo la vocazione e pur potendosi in qualche modo opporre prima di ridursi al  definitivo  internamento.

Finisce a far la reclusione, ma poi anche se reclusa, ha modo di fare conoscenza con un certo  personaggio maschile che  frequenta di tanto in tanto le mura del luogo religioso.

Da cosa nasce cosa, lei viene sedotta e messa in gravidanza per ben due volte: la prima volta partorisce un putto morto, ma la seconda  volta una bella bambina perfettamente sana, che viene portata a casa dallo stesso padre e lì fatta crescere.

Tutto potrebbe rimanere  nell’accettabile,  nonostante la violazione del voto di castità; se non fosse che le cose precipitano.

Ci si mette di mezzo una novizia che scoprendo la tresca tra la monaca ed il suo amante minaccia di far voce all’arcivescovo Federico  Borromeo. La novizia viene uccisa da chi possiamo immaginare, il suo cadavere viene portato via dal convento e poi fatto sparire sembrerebbe tagliato in tanti pezzi e sparsi in ogni dove.

Dopo il delitto della suora malcapitata, segue quello delle due pericolose testimoni dei fatti fin qui descritti: le due fedelissime di Gertrude, il nome di fantasia dato dal Manzoni alla più famosa Monaca malmonacata  della nostra letteratura.  Nella realtà  la suora di clausura si chiamava Virginia Maria.

Delle due povere consorelle,  la prima viene effettivamente   ferita in modo serio, e poi indotta a morte.

Alla seconda  riesce soltanto di  essere  gettata  in un pozzo, dove viene rinvenuta l’indomani da  passanti che di là traghettando ne sentono le urla di richiamo e la traggono in salvo.

Ormai dei terribili fatti non si può più conservare il segreto, che ben presto finisce sulla bocca di tutti  fino ad arrivare nelle mani della Magistratura del tempo.

La Monaca viene processata e come già detto condannata.

Marianna, il vero nome della Monaca storica,  cercherà fino alla fine di proclamarsi innocente, pur ammettendo tutti i fatti, giustificandoli col dire che all’epoca dei  eventi   fosse stata posseduta dal demonio e non in grado di intendere e di volere.

Gettata viva dentro la stanza della sua espiazione, di fatto vi  rimane fino a che riceverà dal  Borromeo  l’inaspettata   grazia.

Tornata libera, l’infelice  rinsavita o  acquistata a comportamenti più equilibrati,    continuerà a rimanere in vita per quasi trent’anni,  e  condurrà    questo suo secondo periodo di esistenza in maniera esemplare e devota.

Il fenomeno delle monache obbligate a prendere i voti purtroppo in passato non era un evento raro; sembrava che la Chiesa cercasse di ostacolarlo, non avendo bisogno di false devozioni e non necessitando di  vocazioni false   che entrassero   in convento solo per obbedire  ai voleri della famiglia.

Queste disgraziate  venivano  di fatto  obbligate  a consacrarsi a Dio, pur non avendo nessuna propensione  mistica; per loro il convento diventava un supplizio, una  vera e proprio condanna all’infelicità,  private di  tutti i loro naturali desideri, come potere innamorarsi, sposarsi, fare figli…

La Marianna  de Leyva, alla quale è stata dedicata l’intera mostra,    allestita  in uno spazio  della reggia reale monzese adiacente al giardino delle rose,  nelle stanze del Serrone,  è da considerarsi lei stessa vittima della sua condizione familiare, e vittima della propria debolezza ed incapacità a ribellarsi ad una  imposizione  inaccettabile.

Fu poi   il suo diabolico compagno a determinarne  i delitti.

La mostra ha appena aperto i battenti: chiuderà a febbraio prossimo,  è suggestiva e interessante anche  per le classi che volessero visitarla;  l’ unico difetto effettivo sarebbe la cattiva illuminazione di  alcune opere che si fa davvero fatica a vedere  anche a distanza ravvicinata. Hanno voluto   ricostruire un ambiente oscuro e  mediovaleggiante, ma forse hanno esagerato…

Magari sarebbe da dirlo agli organizzatori, che devono dare più luce…

Qui tutte le informazioni utili  Reggiarealemonza- la monaca di Monza

 

E’ morto uno dei padri di ISRAELE

Peres e Israele

Peres e Israele

E’ morto Shimon Peres

Il pacifista indeciso

Il ricordo del figlio

 

la parola handicap non è più adeguata…

Ridere del problema...

Ridere del problema…

fa benissimo!!!

fa benissimo!!!

ecco il video

Castello cerca strada disperatamente

 

Mi è capitato in questi giorni di visitare per puro caso un Castello  degno di nota, dalla  storia un pò bizzarra  e dal nome alquanto  significativo  che mi piacerebbe raccontarvi.

Si  tratta del Castello dell’Aquila che non porta questo nome perchè aquilano,  ma perchè svetta tra le alte valli della Lunigiana a ben 800 metri sopra il livello del mare.

Dovete sapere che questa storica dimora affonda le sue radici  documentate  intorno al 1300, ma si sa per certo che ha precorsi longobardi e romanici, quindi potrebbe essere (tolgo il potrebbe e ci metto un bel deve)  anche anteriore.

Solo  circa vent’anni fa era più che altro un rudere abbandonato  che subiva tra l’incuria ed il sciacallaggio locale    la perdita dei suoi tesori e lo svilimento della sua antica austerità.

Succede che le sorti di questa maestosa residenza finiscono nelle mani e nei sogni di una signora  di circa  cinquantanni,  allora insegnante di lettere, che decide di licenziarsi per  trasferirsi  arma e bagagli  tra i rovi selvaggi  di questo luogo  che hanno mangiato nei secoli  pezzi interi di mura e di torrioni.

La cosa che attira la dolce donzella,  la quale  dietro il suo aspetto gentile e raffinato  nasconde un coriaceo  desiderio  di vedere rinascere il luogo,  non sono certo i sassi implosi su stessi    e le mille difficoltà previste  da doversi affrontare nella ristrutturazione: dietro il progetto un pò folle   di comprarsi  questa casa ancora  non abitabile  è che  il costo di questa impresa equivarrebbe   l’acquisto di un appartamento di lusso  nel nord d’Italia,  e quindi, spesa per spesa,  l’idea  di avventurarsi  nella rinascita  di un bene storico nazionale,    porta in sè  quel valore aggiunto  che fa  vincere ai suoi occhi  ogni resistenza.

La ristrutturazione prevede il beneficio di  fondi finanziati dall’Unione Europea,  più ovviamente propri capitali, più il progetto  di mettere a regime il Castello una volta  riportato al suo splendore.

Mettere a regime significa andare ad  utilizzare e quindi capitalizzare   gli spazi ristrutturati per  scopi mondani privati e di utilità pubblica, che significa andare ad  organizzare  dentro le mura cerimonie, piuttosto che matrimoni, meeting ed  altri  eventi di vario genere, con tanto di cappella intra le mura   benedetta.

Nel giro di vent’anni tutto si compie a puntino; ad aggiungere una nota  misteriosa  a tutta la vicenda, come se non bastasse il recupero  rocambolesco di un cotanto  ostello,  ci si mette  una tinta di orrore;  mentre che si sta scavando per predisporre lo spazio di un bagno viene ritrovato un osso umano.

Tutto si blocca; improvvisamente   i riflettori delle Sovraintendenze alle   Belle Arti  piuttosto che dell’Università di non so quale eccellenza americana,  nonchè   lo stesso gruppo dei Ris  operante in Italia,   intervengono con il loro staff di antropologi  piuttosto che di  biologi  ad analizzare la conformazione delle ossa capaci di raccontarci a quale secolo/periodo  deve essere collocato il cadavere del defunto rinvenuto.

All’inizio si vociferava   fosse il corpo di un ex partigiano qui rifugiatosi  e poi ucciso in tempo di guerra, ma il responso è ben differente e non lascia ombra di dubbio: si tratta di un cavaliere risalente al  1200, morto per essere stato impallinato nientepopodimeno  che da una balestra che va a conficcarsi con tutta la sua violenza  proprio nel mezzo della sua gola dove  vi  si ficca  facendolo morire nel giro di pochi secondi.

Tutto ricostruito  sapientemente  e con grande efficacia da un video a posteriori e dato in visione ai visitatori.

La perizia aggiunge anche che il povero cavaliere,  probabilmente ucciso per ragioni di contese  di corte a noi rimaste oscure ma  immaginabili,  viene subito seppellito  in quattro e quattro otto   proprio sul luogo della sua decapitazione (ma dovrei dire altra parola che non mi sovviene), al fine di farlo  sparire repentinamente  alla vista.

Il cavaliere è  alto quanto poteva essere un uomo di quel tempo, ma viene sacrificato in un angolo angusto e dentro una terra argillosa (non c’è il tempo e il modo di trasportarlo altrove); questa sua tomba  improvvisa,  ignota e segreta  riesce a conservare perfettamente  lo scheletro fino ai giorni nostri. Viene  analizzata  con cura  anche la parte di  metallo rinvenuta nel cranio, ed è proprio  questo materiale a far risalire l’evento  intorno al 1200.

Non mi stupirei  di cominciare a sentire  vociferare  di luoghi maledetti o   segnati da eventi infelici, dove di notte si potrebbero udire  i lamenti dei fantasmi, se non fosse che il Castello che io mi sono trovata a girare in lungo e in largo in una soleggiata  giornata settembrina è a dir poco   fantastico, maestoso, accogliente, stupendamente restaurato,  immerso nel silenzio  della  valle, solare e per nulla tenebroso,  dove la visuale sottostante è  da mozzafiato, e dove davvero ci si può aspettare di vedere il cielo ed i boschi silenti e verdeggianti  sorvolati  da regali  e maestose aquile.

Fin qui tutto bene, sembrerebbe che  la moderna  castellana innamoratasi del suo  ranocchio  trasformatosi in un meraviglioso principe   possa oggi cantare vittoria; ma non è così:  c’è un ma da raccontare.

Tutto sembrerebbe precipitare davanti  all’ostacolo insormontabile di una strada che conduce dalla   valle fin su nella cima del luogo: la strada che attraversa il bosco in certi punti diventa molto stretta e ci possono passare le macchine  in alternanza, prima per un senso e poi per l’altro.

Voi direte, e che sarà mai? Basta organizzare un servizio di passaggio,  oppure basterebbe  allargare un poco la strada, in modo da risolvere il problema alla fonte.

Ma la strada è del Comune, ed il Comune non ha soldi   da investire, e così  non se ne viene fuori; la nostra nobildonna  incompresa   ormai comincia ad avere una certa età, e non ha più la forza (e la voglia)  di lottare e di sperare in tempi biblici che risuonano da subito  di carte bollate.

A  fine anno lascerà la sua dimora al suo destino, sta già predisponendo lo svuotamento dei locali sapientemente arredati, e tornerà da dove era venuta, con tanta amarezza nel cuore  ma anche, io credo,  parecchia nostalgia di un sogno fuori del comune che ha avuto modo di vivere così lungamente e che l’ha cullata nelle lunghe notti   vissute   al solo chiarore della luna.

Possibile che tutto questo debba finire per l’apparente  inconciliabilità di una signora, del suo Castello e di un Comune che non vuole saperne di lei e dei suoi problemi  di viabilità (almeno così sembrerebbe)?

Ma come si può definire un Paese che ignorasse  e lasciasse  morire   le sue bellezze, i suoi splendori, la sua storia, le sue radici, i suoi tesori?

Qualcuno  giovane e forte  ( e con qualche denaro o arma diplomatica in più)  vuol farsi avanti in questa faccenda  che senz’altro potrebbe trovare con buona pace di tutti il suo lieto fine?

“Castello cerca   strada  disperatamente.”

Il Castello dell’aquila    che presto chiuderà i battenti.

Visitatelo finchè ne avete modo.

 

 

 

 

 

L’Islam risponde

Musulmano che prega davanti alla Chiesa dove l’anziano  prete cattolico di Rouen   è stato sgozzato.

musulmani partecipi al dolore

cosa ne pensa la gente

negati i funerali ai terroristi

 

Torturato chi non conosceva il Corano

e chi, pur conoscendolo, ha pensato di fare l’eroe…

Strage in Bangladesh

70 anni di democrazia, attenzione a non perderla

  

 

Meravigliose donne di ieri, di oggi, di domani…

 

 

E’ morto il signor Hood

A un   Grande Signore della Politica Italiana che deve continuare a Vivere tra noi

L’orco, la verità e i bambini

Lui è l’orco cattivo che i bambini se li mangia dopo averli abusati.

Gli adulti lo sanno, ma non dicono nulla.

Sentono  e vedono il pianto degli innocenti, ma  raccomandano di fare silenzio,  che tutto passerà….

Allora gli amici bambini dei bambini mangiati, raccontano tutto  alla fata buona che arriva per salvarli.

E la piccola Fortuna  finalmente riesce ad avere da morta  l’attenzione  che tanto si meritava d’avere  da viva.

 

Maxima, quando tutto vince sul nulla

Maxima, una piccola grande donna

oggi niente polemiche, niente parole

Immagine

siamo tutti belgi, siamo tutti cubani…

Due eventi  in breve tempo, uno di guerra, uno di pace…

Auguri a tutto il mondo

Buon Natale, a tutti, ovunque, nel cuore.

 

Papa Francesco, Mamma Africa

 

Il cambiamento del mondo è una questione di carte?

Il cambiamento del mondo   è una questione di carte?

Da poco tempo nella scuola le schede dei genitori che devono compilare all’atto dell’iscrizione di loro figlio non portano più  la voce genitore 1 e genitore 2, ma la voce Tutore 1 e Tutore 2.

Questo per non urtare la sensibilità delle coppie omosessuali che portano il loro bambino a scuola senza per questo esserne stati obbligatoriamente generatori.

L’idea  di una nuova maternità e di una nuova paternità ha sempre affascinato il mio intelletto e il mio cuore; credo profondamente nella famiglia, che è il luogo dove si forma all’umanesimo, ma che si sarebbe arrivati un giorno a concepire una società dove tra la normalità familiare venisse inclusa l’avere due padri o due madri, senza con questo passare da una rivoluzione di pensiero collettiva, da una collegialità di discussioni, da una serie di passaggi formativi che si appellassero  alla sapienza dei saggi, dei filosofi, degli antropologi e dei religiosi, non me lo sarei mai aspettato.

Il mondo della scuola, imponendo questa nuova modulistica, ha deciso per tutti, e anche sotto silenzio, perchè la società di fatto non ne parla, non fa cenno di questo pensiero Gender  che in due parole sostiene l’annullamento della propria sessualità fisica, nel nome di una libertà assoluta di comportamento sessuale.

Libertà intesa come identità transgenere, ossia che tu sia maschio o che tu sia femmina, potrai decidere quando vorrai chi essere, come essere, cosa fare, quale famiglia costruire.

Dunque le famiglie con due maschi o con due femmine diventeranno sempre più la normalità.

Il fenomeno delle madri in affitto  diventerà una pratica legalizzata e sempre più praticata.

L’inseminazione artificiale a confronto  è diventata come bere un bicchiere d’acqua, perchè non c’è neanche da parlarne.

Si diffonderà sempre più una letteratura già per altro in utilizzo in certe realtà estere ma anche nella nostra comunità italiana dove si parla appunto in termini di favolette di due pinguini maschi che si vogliono bene e che vanno  a prendersi l’uovo di una simpatica amica pinguino  che lo cede loro  per  senso di altruismo e per dare a tutti, nessuno escluso, la possibilità ed il diritto d’essere felice.

Favolette dove due   orsette si amano alla follia e decidono di farsi fecondare, una delle due su decisione condivisa,  grazie ad un semino fertile che un simpatico amico orso rende loro disponibile, ovviamente  per un sentimento di generosità, in modo che tutte, nessuna esclusa, abbia la possibilità d’essere felice.

Sembra che oltre alle favolette si arriverà ad un vero e proprio indottrinamento infantile dove si ricorrerà alla manipolazione del pensiero che in quella fascia di tempo che è la prescolarità,  è come un pongo che può assorbire di tutto (indottrinamento già in corso all’estero).

Insomma, tutto questo per garantire il diritto di tutti alla felicità.

Siamo tutti uguali, tutti abbiamo il diritto d’essere amati e di diventare padri o madri di una nostra creatura, concepita per questo scopo, per questo fine, per questo progetto.

Che poi venga fabbricata su commissione, o che venga  costruita grazie all’uso di una provetta, e non grazie all’incontro di due esseri che si incontrano e si accoppiano come madre natura avrebbe pensato e architettato,  è diventato  solo un dettaglio di nessuna rilevanza, perchè il trionfo dell’amore non ha prezzo, non ha limite, non ha freno, non ha giustificazione contraria  accettabile.

Insomma, la natura fisica non è più ciò che detta legge, come accadeva fino a ieri; per oltre duemila anni siamo stati educati al pensiero che la natura del corpo  avesse la sua importanza, avesse  la sua fondamentalità, addirittura la sua sacralità templare,  avesse   la sua ragion d’essere. Oggi ci si dice che il corpo è solo un dettaglio, perchè domina la mente e il cuore.

Ok,  non mi dispiace l’idea di questa superiorità del cuore e della mente.

Nessuno più di me abbraccerebbe l’idea dello scavalcamento puramente fisico della persona, per permettere la liberazione e la realizzazione di progetti spirituali e metafisici.

Messa in questo modo  chi non sarebbe favorevole alla felicità di ogni essere?

C’è solo un dubbio che mi rimane da districare, e non si può non concedermelo, se vogliamo essere  onesti e intellettualmente corretti.

Voglio meglio conoscere il fenomeno delle madri in affitto.

Voglio capire le vere ragioni del loro gesto.

Voglio meglio capire  se lo fanno per pura generosità.

Voglio meglio capire se rimangono indenni nel corpo e nella mente dopo avere fatto un bambino che poi cedono ad altri senza più vederlo.

Voglio meglio capire  se lo farebbero lo stesso senza dovere percepire un solo centesimo.

Voglio meglio capire  se hanno la libertà fino all’ultimo di cambiare idea e di retrocedere dal loro immagino contratto di compravendita.

Voglio meglio capire  se le coppie omosessuali che si commissionano un figlio, se lo farebbero commissionare da donne  di cui non conoscono la sanità fisica e mentale e dunque saprebbero accettare l’eventualità di un figlio che dovesse nascere invece diverso da come se lo siano immaginato (realtà che puntualmente può accadere nelle coppie etero).

Voglio capire come reagirà questa società quando cominceranno i primi divorzi tra coppie omosessuali detentrici di figli (possibilità del tutto legittima visto che accade normalmente nelle coppie etero).

Voglio capire come saranno i figli di queste nuove famiglie tra vent’anni o anche meno, quale opportunità di vita e realizzazione troveranno nella società che dovrà essere capace di accoglierli come figli assolutamente uguali a quelli di tutti (nei fatti e non solo nelle parole).

Voglio capire come sarà il loro modo di pensare, di amare, di volere, di progettare le loro famiglie.

Voglio che la stessa famiglia tradizionale si sappia mettere da subito  in discussione, e sappia tirare fuori il proprio relativo fallimento, ragionando sulla violenza sulle donne, ragionando sulla libertà di abortire, ragionando sulla libertà di divorziare, ragionando sulla libertà di cambiare se stessa, perchè o la famiglia è una sola e uguale, aldilà delle differenze, o avremo famiglie di serie A e famiglie di serie B, e questo non può essere accettabile.

Voglio che la famiglia della normalità si metta al tavolo con la famiglia della diversità,  e cominci a parlarsi e confrontarsi in una agorà che finirà nella notte  dei tempi.

E voglio una società che cominci a fare discussione pubblica a 360 gradi  su tutte queste grandi perplessità.

Che faccia vedere al mondo islamico così profondamente lontano e così profondamente vicino, che non siamo dei folli, che non siamo  privi di  valori,   che siamo oltre le conflittualità  semplicemente  la culla del ragionare e dell’incontrare, che proteggiamo  e amiamo quanto loro e forse più di loro  una certa idea  di vita, di onestà, di purezza, di solidarietà (senza nemmeno avere bisogno di dimostrarlo).

Certo Chiediamo loro (alla società civile) scusa se senza renderci conto li abbiamo offesi, abbiamo urtato il loro sentimento di rispetto. E senza dubbio lo abbiamo fatto.

Vogliamo dire loro  (alla società civile) che aldilà dei nostri errori noi simo fieri  d’essere liberi, liberi anche di cadere, liberi anche di fare confusione, di stravolgere noi stessi.

E vogliano dire loro (alla società civile) che se non sapranno da oggi  portarci rispetto per quello che abbiamo dato e diamo e daremo, allora noi il rispetto da oggi ce lo prenderemo.

Ce lo prenderemo, perchè troppo abbiamo dato e non solo molto abbiamo preso.

(capitoletto del libro in programmazione  Un  paese, una scuola)

(Dedicato ai giovani uccisi a Parigi dagli assassini  che si fanno chiamare terroristi dell’Isis  ma sono solo animali da abbattere.)

 

 

 

il papa Guevara

Ma signor Papa, lei è cattolico?

Certo, se vuole posso recitarle un credo….

Lo giuro, sono cattolico

 

 

Cercasi medico vero disperatamente

Ci sono medici veri che curano facendosi mille domande,

e altri che le domande le rifuggono, pensano solo a pararsi il culo quando il malato presenta un problema che vedono per se stessi solo come una possibile complicazione, fregandosene di quel benedetto giuramento che hanno pronunciato nel nome della medicina e dei diritti del malato.

Di questi secondi i nostri ospedali ed ambulatori sono pieni zeppi.

Io lancio un urlo di sconcerto: “Cercasi medico vero disperatamente”

E intanto nel mondo scopriamo che la medicina non è mai una sola…

i medici volanti

l’alternativa alla chemio

il metodo di bella in africa

la medicina in mozambico

 

 

la Grecia sull’orlo

 

la Grecia va la voto inevitabile

Il reato di tortura

Grazie a   Amnesty International

da Polisblog.it

l’amore non è violenza

L’evento è già accaduto, ma non per questo scaduto.

Volantino-

lui è depresso, 150 persone muoiono

COPILITA SUICIDA AIRBUS-2154-kpwC-U10402584283423hyC-700x394@LaStampa.it   E’ la notizia di cui tutti i i giornali   oggi parlano. Un giovane pilota, ottima famiglia, ottimi studi, ottimo percorso  professionale,  sembra che a causa di motivi personali  fosse caduto in depressione. I test attitudinali  previsti per ottenere l’idoneità al volo erano stati tutti superati. Eppure lui probabilmente era ancora sofferente, visto che ha deciso di fare quello che ha fatto. Mi sorgono spontanee almeno due riflessioni:

  1. la prima è che  ci vorrebbe una scuola che insegni     come essere felici,  e non solo a conseguire un titolo di studio specifico e tecnico.
  2. la seconda è che i test a cui è stato sottoposto questo pilota di volo  sono  evidentemente   assolutamente inadeguati a rilevare un disagio che risiede nel profondo, nell’animo, e che a quanto pare può essere facilmente  tenuto “mascherato”.

Bene, o meglio, malissimo. Il disagio psichico e mentale di una persona ha deciso del destino di altre  149 persone innocenti, portandosi via 149 vite, 149 famiglie, 149 futuri che in un secondo non sono più stati tali.

No, per essere precisi  149 + 1,  forse l’anello più importante che non va cestinato come un dettaglio,  perchè è il dettaglio che ha fatto la differenza.

Adesso sembra che i dispositivi antiterrorismo verranno rivisti; la porta blindata della cabina di pilotaggio e non apribile dall’esterno  verrà prevista  nella sua necessaria apertura di emergenza;  le revisioni dei mezzi  continueranno ad essere (ce lo si augura)  sempre severe e rigorose (perchè dai commenti degli addetti ai lavori, loro davano per certo che questo iter di controllo spesso sui voli low  cost  gioca la ribasso);  i test di controllo sanitario sui piloti addetti al volo probabilmente diventeranno ancora più selettivi ed accurati. Dulcis in fundo,   sembra che la Compagnia aerea non intenda risarcire nulla perchè il disastro   è stato causato da un gesto volontario e folle del copilota (certo, ma il copilota era alle dipendenze di chi?  chi doveva garantire per le sue certificazioni  e qualificazioni?) Aggiungiamo anche  che se io fossi il datore di lavoro di chichessia,  non intenderei pagare a mie spese  per gli squilibri di un mio dipendente, il cui disagio, sfido qualunque genere di visita psichiatrica,  evidentemente riesce a rimanere nascosto  e non decifrabile… Qui  le notizie dettagliate riportate dalla Stampa. E noi cittadini che un giorno decidiamo di prendere un volo?  Forse sarebbe  meglio  portarci  in borsa   anche  un portafortuna, non si sa mai,  perchè davvero per certe questioni   non c’è certezza di nulla…

lui prega, noi leggiamo il giornale

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Sto andando a farmi la solita terapia giornaliera, o quasi; nulla di preoccupante, solo un fastidiosissimo catarro che mi ha occluso l’orecchio sinistro con tutte le debite conseguenze (colpa di questa influenza devastante).

Mi siedo in metropolitana, che alle sette del mattino è ancora molto scorrevole, per lo meno da dove la devo prendere io.

Ce ne sono di fermate e quindi mi metto tranquilla a guardarmi in giro  i miei compagni di viaggio.

Nulla di particolare attira la mia attenzione, fino a  che non sale sul vagone un giovane di colore, forse proveniente  dall’Africa centrale, a giudicare dalla pelle molto scura.

E’  normalmente vestito, direi all’occidentale, potrebbe sembrare uno dei nostri studenti come ce ne sono centinaia, che vediamo tutti i giorni,  e fin qui tutto ok; ma appena si sistema nell’angolo che si sceglie per il suo tragitto, estrae dallo zaino un piccolo libretto rivestito di pelle di cuoio marrone, con davanti incastrata  come una stella, o qualcosa del genere.

Capisco subito che deve essere il suo libro delle preghiere.

Dunque è un giovane musulmano che sta per adempiere al dovere della preghiera quotidiana, rito che ogni islamico  ripete per cinque volte durante la sua giornata.

Se  a fare quel gesto fosse un giovane dei nostri, non ci si potrebbe credere, ovviamente; subito penseremmo a uno squilibrato, a un pervertito, o  quanto meno a uno che vive fuori dal mondo, con qualche problema di socializzazione.

Ma siccome sappiamo che per loro è un dovere, e sappiamo che per loro è una abitudine, e sappiamo che per loro è una cosa del  tutto ordinaria, allora nessuno dei presenti si stupisce più di tanto.

Mi viene però da osservarlo; lui non sa che lo sto guardando, o sembra non volerlo sapere, perchè nonostante sta davanti a me, non alza lo sguardo dal suo libretto dove con lo sguardo fa scorrere le pagine, una dopo l’altra.

Mentre che legge le sue labbra si muovono alla recita dei versi, come facevano le nostre nonne che recitavano il rosario a bassa voce, senza disturbare il silenzio delle stanze che le avvolgeva e le custodiva.

Lui invece  sta pregando in mezzo a un mare di estranei, in pieno giorno, anzi, di mattina appena inoltrata, senza preoccuparsi di nulla, nè di chi lo guarda, nè di chi gli sta accanto.

Ad un certo punto si libera un posto, allora smette un attimo di pregare, si allontana per sedersi, il tempo di risistemarsi e riprendere la recita della sue preghiere.

Mi rendo conto della sua fortuna, o meglio, del suo privilegio condiviso e concesso, ossia di potere manifestare il proprio credo religioso senza preoccupazione, cosa che noi non possiamo fare nei loro paesi, non senza qualche complicazione.

Accanto a lui sta una giovane donna che probabilmente sta  per recarsi al lavoro; lei non sta leggendo nessuna preghiera, ma naturalmente il giornale, quello appena ricevuto o ritirato all’ingresso della metro. Ne approfitto per fotografarlo, in modo da non essere notata, perchè  non vorrei che poi lui se ne abbia a male, visto che non ho cattive intenzioni su come utilizzerò la sua immagine (una volta feci lo stesso in Giordania ma con conseguenze non esattamente pacifiche).

A questo punto   mi viene spontaneo fare questa riflessione:  ma noi siamo mai stati in un tempo remoto, quando la modernità non era ancora imperante come ora,  in qualcosa simili a questa gente, che  nonostante la modernità dominante   si occupa normalmente  delle faccende di Dio tra gli obblighi e le necessità quotidiane?

Certo, abbiamo subìto un periodo in cui ci veniva imposto di essere credenti, e di essere osservanti, e di essere come una certa etichetta ben pensante ci obbligava a mascherarci.

Non voglio nemmeno entrare nel triste ed obsoleto capitolo della Chiesa che addirittura ha commesso delitti orribili nel nome della stessa fede, o infangando la tonaca che in modo indegno certi preti hanno indossato e a volte continuano ad indossare.

Non è di  questo che ora vorrei  discutere con voi.

Quello che io mi chiedo, e vi chiedo, cari amici che mi leggete,  è perchè abbiamo smesso di pregare.

Certo, mi si risponderà che non è vero che abbiamo smesso di farlo; che lo facciamo quando nessuno ci vede e nel privato della nostra vita. Che andiamo in Chiesa solo quando ne sentiamo il bisogno e che comunque anche se non lo facciamo vedere, noi sappiamo che dentro di noi un pò di fede c’è, un pò di fede è rimasta (ma quanto un pò? cosa vuol dire che ci è rimasta un pò di fede? forse che la fede si può misurare in grammi? facciamo ricette del tipo “Mi dia un etto di misericordia e due etti di coraggio, mescolati a centocinquanta grammi  di speranza, per favore…)

E mi si risponderebbe  che loro sono antiquati a continuare a fare  quello che noi abbiamo capito non essere più necessario (ma che cosa non sarebbe più necessario? pregare o pregare in quel modo??  ma poi che ognuno preghi pure come meglio crede, magari anche bestemmiando, se è la sola preghiera che la vita gli ha dato di conoscere)

Qualcuno potrebbe osservare:  ”  Abbiamo visto quanto serve questo rito ripetuto e ostentato  a conservare queste persone migliori di noi, visto che l’unica  vera preoccupante paura terroristica attuale proviene proprio da questa religione.”

Ma ne siamo proprio sicuri?

Premesso che loro non stanno ostentando nulla,  ma solo  ricordando a se stessi quello che sono, mentre noi ce lo siamo dimenticato,   non è forse  proprio  l’esercito terroristico islamico che  tutto ampiamente mostra di sè, armi e terrore,  ben  guardandosi    dal mostrarsi  inerme ed intento alla preghiera?

E’ solo la sua bocca piena di farneticanti esclamazioni ad evocare la figura di Dio,   mentre che non si cura di conservare nulla di umano, e di conseguenza nulla di divino (ed infatti questo presunto esercito jihadistico  non ha nulla a che spartire con l’Islam).

Nulla da paragonare con quanto sto vedendo:  davanti ai miei occhi c’è  solo un giovane uomo, del tutto pacifico, del tutto perfettamente inserito nel contesto che lo circonda.

Nulla di lui mi fa pensare ad una presenza  pericolosa, o ad un  individuo  fuori dal mondo, o ad un giovane che potrebbe andare ad arruolarsi domani  con quei folli che si mascherano   di nero,  kalashnikov  in  spalla.

Sono certa che se mi mettessi a ragionare con lui, potrei scoprire una bella persona, con le sue credenze e le sue aspirazioni del tutto simili alle mie.

Allora mi chiedo dove stiamo sbagliando, nessuno escluso, in questa faccenda dello scontro tra civiltà, che invece il terrore vuole farci temere.

Io credo piuttosto che qualche cosa abbiamo perso che invece merita d’essere recuperato; e credo che  c’è qualcosa in questa gente   che merita d’essere condiviso, a condizione che si possa incontrare in essa quella stessa curiosità verso l’altro che fa abbattere ogni diversità.

Vuote e retoriche parole?  Non credo proprio. Non sto parlando di come meglio apparire o di come aumentare il nostro giro d’affari (pratiche oltremodo nobili se ben finalizzate); sto banalmente dicendo di come dovremmo preoccuparci di tenere  il cervello acceso, ed insieme al cervello, anche il cuore.

siria, giordania, egitto ed occidente

Sono già tre gli stati arabi che hanno chiaramente preso una posizione militare contro l’ISIS, ossia contro il fanatismo islamico che vorrebbe uno stato islamico indipendente dove la sharia possa diventare l’ unica ed incontrastata legge dello Stato, messa in pratica nel suo senso più nefasto e distruttivo.
Dopo il decadimento progressivo dello stato siriano, che è diventato un unico campo di battaglia senza più passato e senza un visibile futuro ( ma dove rimane in corso una significativa capacità di resistere da parte della minoranza curda), dopo il terribile rogo del pilota giordano, dopo l’ennesimo sgozzamento degli oltre venti copti egiziani in terra di Libia, sembrerebbe che i paesi islamici coinvolti non hanno molta intenzione di subire la tracotanza e la ferocia terroristica di questo esercito spietato in sensibile crescita, senza reagire.

Anche il mondo occidentale, dopo lo storico assalto alle torri gemelle di New York, dopo il recente assalto a Parigi e dopo il recentissimo assalto a Copenaghen ( ma non si contano gli eventi degli ultimi anni che forse hanno avuto meno clamore, ma non certo minori conseguenze) sembra mobilitarsi in modo globale ed unitario avverso questi scellerati che di sicuro non hanno nessuna intenzione di fermarsi, per il momento in un senso assolutamente diplomatico che di certo non deve mancare in uno scenario di guerra e di tensioni così complesso e così in perpetua evoluzione.
Anzi, è proprio di questo armarsi intellettuale che l’Europa e non solo ha un assoluto bisogno.

Uno stato musulmano che si dovesse formare con le premesse del terrore si prefigura come qualcosa di terribile, di allucinante, di assolutamente folle. Eppure questa presunta follia sembra reclutare giovani appassionati che si votano al martirio, posseduti dall’idea che è meglio morire in gloria che vivere nella mediocrità e nell’ipocrisia.

La colpa del vecchio mondo cristiano o normalmente islamico sarebbe quella di non convincere più, di non risultare più affascinante o degno di attenzione e rispetto.

Da occidentale non certo corrotta e non certo entusiasta della nostra assai debole e fragile democrazia, vorrei dire a questi giovani soldati pronti a morire che si stanno semplicemente sbagliando.

Vorrei dire loro che si stanno offrendo ad una regia altrettanto falsa e mascherata, che nasconde secondi fini affatto nobili.
Vorrei dire loro che il loro odio per la vita e per l’umanità non può essere giustificato da nulla, nemmeno da presunti possibili e reali crimini.
Vorrei dire loro che se di violenza si fanno portavoce, solo di violenza si fanno espressione, e nulla più.

Poi che facciano pure quello che credono.
Da soli troveranno le loro risposte, così come da soli o in cattiva compagnia non hanno saputo farsi le giuste domande.

Come se non bastasse, c’è la questione ucraina a preoccupare gli equilibri mondiali; e persiste una profonda crisi economica che ha come protagonista da diverso tempo una sorvegliata speciale, la Grecia, nella quale più o meno (alcuni molto meno, altri molto più) tutti i paesi dell’Unione temono di doversi identificare.

Ragazzi, c’è da farsi venire il giramento di testa…

Qui ci vuole davvero molto sangue freddo, molta capacità di ponderare, ma soprattutto la sincera e determinata voglia di cercare soluzioni, da parte di chi è preposto a trovarle.

Per fortuna qualcuno che sa farlo io voglio credere, rimane ancora in circolazione.

il ristorante ruben

il ristorante ruben

Un modo straordinario e   molto semplice di aiutare il prossimo, da parte di chi lo può fare, decide di farlo, sa di doverlo fare, e non si spreca in parole o in ipocrisie…

Un esempio di imprenditore ok

 

VIVI più che mai

nel nome del perdono, della pace, del futuro

3 milioni di copie

maometto

A person reads on November 1, 2011 in Pa

 

Bibbia, Corano e Torah

Sull’onda dello sconcerto, giorni scorsi ho scritto un articolo provocatorio intitolato   Cari musulmani

Era provocatorio perchè in quel post mi rivolgevo a questo gruppo di nostri connazionali  come se fossero tutti idealmente chiamati a darci conto di quello che farebbero alcuni loro fratelli  causandoci grandi danni e dolori.

E’ chiaro che sappiamo che tra di loro ci sono per lo più persone normali che vorrebbero soltanto vivere con noi in pace.

E’ chiaro che il male da estirpare sono specificatamente queste cellule dormienti che aspettano solo il loro momento per diventare drammaticamente operative.

E’ chiaro che non possiamo metterci a dirci : “Mandiamoli tutti a casa, perchè non hanno diritto di stare da noi”

E’ chiaro che dopo essere stati orrendamente antisemiti  e oscurantisti  non abbiamo nessuna voglia di diventare antiislamici.

E’ chiaro che non abbiamo bisogni di intellettuali noti che ci vengono a dire: “Tutto questo dimostra che la religione non dovrebbe esistere perchè fa solo guai”

La religione è un bisogno della persona, e non della persona  costretta e incapace di intendere e di volere, nè della persona fanatica; è un bisogno che nasce con l’uomo comune inteso nella sua maestosità e sovranità, e morirà con esso.

Detto tutto questo,   deve essere  ANCHE chiaro che il problema che abbiamo davanti è COMUNE, e vorremmo poterlo risolvere INSIEME.

Chiamo all’appello tutte le forze islamiche ed ebraiche  migliori  che possano  mettersi al tavolo con noi per pianificare strategie antiterrore.

Tutto il resto sarebbero soltanto chiacchiere inutili.

Per vivere insieme pacificamente,  ci occorre poco;  il rispetto reciproco, l’accettazione dei valori del paese ospitante, il rispetto comune delle regole, la capacità comune di ragionare sui punti divergenti.

Scusate se ho detto poco;  sono proprio su questi punti cardini che dobbiamo lavorare per  sviluppare le nostre radici democratiche, condividerle con chi vive con noi, chiedere al diverso la capacità di riflettere, confermare  sempre a noi stessi la capacità  di  accogliere.

Il nostro comune nemico è il terrorismo, che sia sotto forma di singoli o di stato organizzato. E’ chiaro che ci fa maggiore timore  il suo essersi organizzato in Stato, o in sette  gerarchicamente concepite.

Questo evidente terrorismo  organizza eserciti di kamikaze,  manda a morire bambine di soli dieci anni imbottite di tritolo, usa le donne come merce priva di qualunque dignità, stermina interi villaggi  soltanto perchè non si convertono all’islam, mette in rete i suoi video di morte, semina ovunque il terrore ed il caos, innalza la sua bandiera nera annunciatrice di  eventi apocalittici  e di sventura.

Eppure è soltanto un’organizzazione criminale che ogni uomo sano di mente vorrebbe vedere sparire dalla faccia della terra.

Lo so, anche la mafia avremmo voluto vederla sparire dalla faccia del nostro bel paese, ed invece gode in apparenza  di ottima salute (ma questo non ci proibisce di sapere che se volessimo potremmo profondamente castrarla a se stessa).

La stessa mafia si alimenta e si arricchisce di questo movimento o di movimenti simili, che si innalzano al di sopra del vivere civile, pur rimanendo solo fango e merda  con cui  ci si insudicia le scarpe e si perde il diritto di essere ancora chiamati uomini.

Bene.  Care forze democratiche e  sane che avete voglia di rimboccarvi le maniche: c’è lavoro per tutti.

 

diverso è bello

narcos e desaparecidos

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la notizia

amate nemiche

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comunità amate nemiche

2 giugno: festa della repubblica perduta

portiamo i marò a casa

se lavori bene, ok, altrimenti fuori

I 2 CAVALLI

 Due cavalli tiravano ognuno il proprio carro.

Il primo cavallo non si fermava mai;
ma l’altro sostava di continuo.
Allora tutto il carico venne messo sul primo carro.
Il cavallo che era dietro e che ormai tirava un carro vuoto,
disse sentenzioso al compagno:
” Vedi? Tu fatichi e sudi!
Ma più ti sforzerai, più ti faranno faticare.”
 
Quando arrivarono a destinazione, il padrone si disse:
” Perché devo mantenere due cavalli!
Mentre uno solo basta a trasportare i miei carichi?
Meglio sarà nutrir bene l’uno, e ammazzare l’altro;
ci guadagnerò almeno la pelle del cavallo ucciso! “

 

 
E così fece….               lev tolstoj
certo

Certo, valutare un cavallo non è difficile;  valutare un uomo è un poco più complicato…

madre terra

 

Semplicemente casa mia

 

le mani di Dio

Un maestro e il suo discepolo si trovarono a percorrere un deserto. A un certo punto, il maestro spiegò al discepolo che potevano sempre confidare in Dio, giacché Egli si occupa di tutto.
Quando scese la sera, decisero di accamparsi. Il maestro prese a montare la tenda e incaricò il discepolo di legare i cavalli a una roccia. Ma, mentre si avvicinava al luogo adatto, questi pensò: «Il maestro mi sta mettendo alla prova. Ha detto che Dio si occupa di tutto, ma poi mi ha chiesto di legare i cavalli. Intende scoprire se ho fiducia in Dio, oppure no».
Anziché legare i cavalli, recitò una lunga preghiera e affidò la loro custodia a Dio.
L’indomani, quando i due uomini si svegliarono, i cavalli erano scomparsi. Deluso, il discepolo andò a lamentarsi con il maestro. Gli disse che non aveva più fiducia in lui, giacché gli aveva mentito riguardo al fatto che Dio si occupava di tutto: non si era premurato di sorvegliare i cavalli.

«Stai sbagliando, – replicò il maestro. – In realtà, Dio avrebbe voluto occuparsi dei cavalli ma, in quel momento, doveva servirsi delle tue mani per legarli alla roccia».

Paulo Coelho, Le valchirie

ribloggato da Diapason 2.0

ferite di una città

ribloggato da memoriedalsottosuolo

Un Canale umanitario verso l’Europa

(Nel momento in cui smettiamo completamente di essere bambini, allora siamo già morti). Michael Ende

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Un motivo speciale

Circa due mesi fa, forse qualche giorno meno, scrissi un avviso che diceva che questo blog si fermava, temporaneamente, e che sarebbe ripreso solo per un motivo speciale.

Pochi giorni scorsi il motivo speciale si è presentato in occasione della morte di Erich Priebke; come potere non commentare questo episodio?

Lo so, nell’era del tutto concesso, tutto sballato, tutto esagerato e tutto fuori controllo, o quasi,  anche la scomparsa di un boia nazista  potrebbe passare come notizia secondaria, messa sotto silenzio; del resto, con tutti i problemi che abbiamo, ci rimane forse fiato da sprecare dietro episodi che riguardano più di settant’anni fa?

Io la guerra terribile del 45′  non l’ho minimamente vissuta, perchè sono nata molto tempo dopo, ma  a scuola  ho avuto l’occasione di incrociarla sui libri, e dico incrociarla perchè solamente nel mio piano studi universitario ho trovato la vera e seria possibilità di conoscerla.

Questo mi fa molto riflettere. Ma come è possibile che l’evento più drammatico del nostro 900  non venga adeguatamente studiato nelle scuole dell’obbligo? Poi non stupiamoci che ci siano in giro un discreto numero di persone che non essendo andate a fare studi storici non hanno avuto la possibilità di scoprire il tema e dunque sono rimaste con la convinzione che  “Sì, è vero, i tedeschi hanno un pò esagerato con gli ebrei, però che stufita, sempre le stesse cose, sempre le stesse cose, non è ora di finirla???”

Ecco che quando ritorna l’occasione reale e concreta di parlare dello scempio nazista, io non riesco a tacere, è una cosa più forte di me. Non ho visto nulla di quello strazio senza nome, ma l’ho letto, l’ho sentito raccontare, l’ho visionato sui filmati storici, l’ho studiato, l’ho interrogato nella mia competenza di filosofa,  e lo trovo ancora oggi indefinibile.  Io non ho un termine adeguato a definirlo.

Forse dovrei elencarne tanti insieme per rendere la gravità dei fatti che accaddero.

Ieri sera al telegiornale è stato intervistato uno dei sedici sopravvissuti tra gli oltre mille mandati  a morire in un sol giorno  nei campi di sterminio. Di questi sedici ancora un paio sono viventi.

Di quest’uomo,  dall’aspetto apparentemente normale,  colpisce la calma ed il distacco con cui narra  e ricorda quei giorni terribili, quando lui aveva solo quattordici anni, come se non fosse lui ad averli vissuti. Per dieci anni dopo la fine della guerra  gli fu impossibile poterne parlare con chiunque, per una specie di impedimento interiore e psicologico.

In quei terribili giorni in poco tempo vide  sparire come neve al sole la sua famiglia, padre, madre, fratelli, sorelle; il padre  morto di fatiche e di soprusi; la madre e la sorella  senza notizie certe della modalità, ma possiamo immaginarla; così i fratelli.

Ad un certo punto dell’intervista viene invitato a sollevare  la manica della giacca ed a scoprire il numero impresso a fuoco sulla sua pelle: 138659.

Il giornalista è commosso; davanti  a lui sta la Storia che vive, che è sopravvissuta, che non è stata spezzata, che mostra  al mondo la verità di quei giorni, contro ogni becero ed ignobile negazionismo dell’Olocausto.

Poi gli viene chiesto come si sarebbe comportato lui con la vicenda Priebke,  e lui risponde: “Io certamente non lo avrei lasciato arrivare a cento anni e a quelli che negano la Shoah  li metterei a fare quello che ho dovuto fare io”

Riflettiamo.  Lo so che riflettere non è di moda, non è divertente, non è  sempre di guadagno, ma  se non comprendiamo chi siamo e da dove veniamo non sapremo dove stiamo andando, ed altri decideranno per noi.

Quando parlo dello sterminio ebreo,  è per me come dover mettere  l’imperativo assoluto della verità a qualunque costo,  davanti e prima di tutto. Esistono situazioni speciali, fatti speciali, priorità speciali che esigono l’ascolto e la manifestazione di sè.

Lo so,  è molto più divertente ascoltarci della buona musica, uscire con gli amici, andare a far bighellonate   per le strade, vedersi un bel cinema in compagnia…ma facciamolo  dopo che ci siamo riempiti la pancia di cose serie, altrimenti restiamo solo dei farfalloni, come ho sentito chiamare in questi giorni un’ottima insegnante  i propri alunni svogliati.

Voi non siete i miei alunni svogliati; voi siete uomini e donne  che ragionano con la propria testa, che sanno dove sta la verità, che saprebbero snocciolare con destrezza ognuno le proprie ragioni in merito la questione.

Chi fosse equilibratamente di destra mi direbbe: “Anche  lui  ha diritto ad avere la sua sepoltura” e chi fosse equilibratamente  di sinistra mi direbbe: “Che se lo prenda la Germania, è roba loro, noi non lo vogliamo”

Mi sembra che si possa fare, che potrebbe essere un buon compromesso.

La pietà  non si nega nemmeno a un boia, fosse solo per dimostrargli che noi siamo superiori a quella che è stata la sua sconfinata  infamia e bassezza.

Certo che morire senza neanche pentirsi, rimane l’incognita non risolta, o forse mette in luce un dato che non vorremmo vedere e dover decifrare,  ossia che  il male è qualcosa di fisico, di concreto, di tangibile, di vivente che sta in mezzo noi,  esattamente come il bene.

Il male è quella volontà dichiarata  di volere dominare il mondo, di volere ridurre le persone a cose.  Non è solo di Priebke; lui è morto ma il suo seme è ancora vivo e vegeto tra noi.

Ieri sono stati gli ebrei, domani chi potranno essere?

E  per questo io non potevo tacere.

José Pepe Mujica – Discorso agli intellettuali

Cercavo un articolo speciale da ribloggare ed ho trovato questa meraviglia!

Ve la regalo…  🙂