
C’era una volta il primo maggio, la festa del lavoro.
Festa santa, festa benedetta, festa della libertà ritrovata, festa della gente che è felice d’avere un lavoro segno di una vita normale e tranquilla, ma soprattutto felice di potersene adeguatamente liberare, nel senso che non si vive per lavorare ma si lavora per vivere.
Sono passati gli anni quaranta (di lenta ricostruzione) e poi i cinquanta (di ricerca di identità) e poi i sessanta (del miracolo economico).
Sono passati gli anni settanta (la lotta di classe) e poi gli ottanta ( lo yuppismo) e poi i novanta (viene alla luce la corruzione e il mal governo)
Sono arrivati gli anni del nuovo millennio, iniziati con una terribile tragedia mondiale (l’attentato alle torri gemelle simbolo del capitalismo frainteso/manovrato nel suo lato peggiore), in parte lei stessa foriera di non buone novelle.
Infine sono giunti i nostri anni, quelli infausti della crisi economica che sembra non volerci abbandonare.
Certo che la crisi non se ne andrà da sola, solo perchè ci auguriamo tutti che se ne vada.
Lei se ne andrà se gli Stati, se le Comunità internazionali, se i Sistemi politici ed economici insieme sapranno e cioè vorranno e cioè potranno unire e concentrare tutte le reciproche energie.
E’ questo l’augurio che lascio e che voglio comunicare in questo bellissimo giorno di sole, pieno di speranza e di voglia di ricominciare.
Possano gli apparati di governo tutti ed il nostro Paese Italia in particolare ritrovare la forza unitaria di reagire e di combattere il vuoto di potere, di lavoro, di capacità organizzatrice e fomentatrice di produzione.
Produzione di posti di lavoro, certo, ma insieme di nuove idee di fare mercato, di nuovi obiettivi imprenditoriali che sappiano prevenire nel futuro voragini come quella che si deve avere la determinazione di lasciare il più presto possibile alle spalle, in modo che le famiglie e gli individui possano tornare ad avere delle elementari certezze, delle sacrosante opportunità di crescita.
Perchè si possa tornare a dire “ecco, c’è la festa del lavoro di tutti, di chi paga le tasse, di chi non ruba, di chi non si lamenta senza avere fatto qualcosa per migliorare, di chi ha una coscienza sociale, di chi rispetta il prossimo perchè si augura di esserne a sua volta rispettato, di chi si rimbocca le maniche e si adopera seriamente al rimedio degli errori del passato, passato che vogliamo archiviare, facendone tesoro”
0.000000
0.000000
Mi piace:
Mi piace Caricamento...