Morto il leader Maximo

Morto il lider Maximo

Nel bene e nel male ha fatto la storia di Cuba, è stato fino alla fine capace di rimanere fedele a se stesso e alla sua storia, alla storia della sua Isola: Cuba lo ha più amato che odiato, e per essere stato un dittatore,  il mondo ha potuto vedere di molto molto molto   peggio di lui…

E’ stata di certo la forma di comunismo di Stato  più a misura d’uomo  che si sia vista  sul pianeta Terra.

Rimane di certo  una realtà  alla quale fare riferimento e sulla  quale volgere studi e riflessioni, osservazioni, critiche e  possibili cambiamenti per il futuro, soprattutto dopo la fine dell’embargo americano.

Figura eccezionale che è entrata nell’immaginario collettivo accanto all’altro grandissimo lider,  rimasto  amatissimo ai giovani rivoluzionari di ogni tempo,  il  leggendario  Che Guevara.

In vita   ha dovuto combattere feroci lotte e guerre fredde senza risparmi di colpi da parte dei suoi potentissimi avversari, senza mai arrendersi.

A 90 anni  si è lasciato piegare dal tempo,  che non risparmia nessuno,  che arriva  nel momento che deve essere  per tutti…

Una rivoluzione autonoma, quella cubana; mai esportata, non esportabile, unica.

Ma il suo futuro?

 

 

Il santo Dalai Lama a Milano

Incontro attesissimo e felice tra  la più alta religione non monoteistica  e il nostro mondo cattolico.

Giovani e meno giovani, persone famose e qualunque, tutti sono stati attratti da questa personalità solare, gioiosa, giovane e piena di compassione per l’umanità.

Viva  il Dalai Lama!

Qui la cronaca dal Corriere di Milano

Dio è amore o l’amore è Dio?

Ho appena terminato di leggere  il libro di Osho intitolato  “Amore, libertà e solitudine”.

Ero curiosa di approcciare  lo spirito buddhista che è profondamente diverso dal modo di pensare occidentale, anche se ovviamente rimangono dei punti di aggancio tra le due culture.

Mi sembra d’avere capito queste poche cose capitali:  noi Occidente abbiamo un approccio materialistico e consumistico della vita, tendiamo per la nostra nevrosi possessiva a ridurre le persone a cose e a considerarle quindi delle proprietà.

Nel nome dell’amore assoluto arriviamo a commettere atti terribili che nulla hanno a che fare con l’amore, perchè  la cultura sociale dominante non ci insegna il concetto di  rispetto dell’altro, il concetto di meditazione della vita, il concetto di  amore come  donazione e non come acquisto di qualcosa che può essere anche l’affetto di una persona scambiato per conquista.

Detto materialismo è assolutamente presente anche nella civiltà indù, ma totalmente assente nel pensiero buddista  che predica appunto l’ascesi, il distaccarsi dalle cose, il lasciarle fluire verso la loro naturale direzione.

Per Osho i legami matrimoniali non dovrebbero proprio esistere  perchè legano dentro un contratto due persone che si promettono amore eterno, senza considerare che l’amore non può essere messo dentro un contratto, in quanto per essenza impalpabile, etereo, non circoscrivibile, libero e mutevole come il vento.

In merito al problema  dei figli, Osho sostiene che una  società a misura d’uomo si prende cura dei bambini  in quanto tali, sapendoli   assistere e crescere durante tutte le tappe della vita con  qualunque cosa  possa  accadere ai loro genitori.

Una specie di comunità  stile hippy,  dove tutto è aperto, tutto è  ammesso,  se per tutto si intende  che le persone non si devono sentire in nessuna maniera obbligate a fingere quello che non pensano e non provano più.

Sul piano  della natura, critica il vivere dentro città  super popolate dove si è in tanti ma tutti condannati all’isolamento;  condanna anche le piccole comunità  dove vige la regola della castrazione,  del doversi auto-controllare, auto-reprimere. Distingue l’isolamento (pessimo) dalla solitudine ( utile e buona)  perchè  sapere stare da soli con se stessi è una vera virtù, è una cosa bella e preziosa,  da non vedersi come asocialità.

Sul piano dello Stato condanna ogni forma di politica, compresa quella gerarchica della Chiesa e dei suoi preti,  perchè intesi come  strutture padrone  e prevaricatrici che avrebbero la pretesa di dirci cosa fare, chi essere, come pensare…

Sul piano della Scienza condanna ogni forma di ricerca futile ed assurda, come l’andare su Marte a discapito della distruzione dell’ozono e quindi a discapito della salute  della Terra destinata di questo passo all’implosione e al surriscaldamento.

Sul piano della fede condanna ogni forma di credo disciplinato dentro una Chiesa, nessuna esclusa,  perchè dette chiese avrebbero tradito il vero mandato spirituale di Gesù e di Maometto, che era ed è un messaggio di amore puro.

Sul piano del lavoro, non comprende gli uomini che si dedicano anima e corpo alla carriera sacrificando ad essa tutto di se stessi, fino a diventare dei robot, assenti ai  veri bisogni   e ai loro cari.

Sul piano dell’economia la circolazione  del denaro   dovrebbe sparire e dovrebbe subentrare l’uso del baratto.

Che dire.  In linea di massima come si può essere contrari a queste belle  considerazioni?

Peccato che non sono attuabili,  non su scala mondiale, ma il tutto si può ridurre alla scelta di singoli uomini che scelgono per sè il cammino iniziatico  del diventare un Budda;   peccato che il mondo  rimane legato alle sue Nazioni ed ai suoi Nazionalismi,  al potere del denaro  che è l’unico  che non subisce mai crolli.

Comunque   è utile leggere di pensieri  così liberi e sganciati dalla nostra pesantissima   struttura   storica, fatta sempre di cause ed effetti,  di  obblighi  e  rispetto delle leggi, comprese quelle ingiuste.

Ma ecco che arrivo da dove  ero partita: per Osho non è che Dio è amore, ma è ovviamente  l’amore stesso ad essere Dio.

Lui dice che c’è una sostanziale differenza. Se si parte da Dio mettiamo Dio fuori di noi, e Dio ci dominerà; se si parte invece dall’amore, mettiamo  l’amore davanti a tutto  e quindi Dio stesso in noi,  noi stessi  diventiamo Dio grazie all’amore che è in noi  e fuori di noi.

Personalmente  concluderei così:  ognuno faccia come meglio crede, l’amore è sempre buono se è sganciato dall’idea di possesso.  Certo che  essendo e sentendomi figlia della mia cultura, della mia cultura accetto l’idea di un Dio che sta fuori di me e che non percepisco come il mio Padrone, ma come il mio Custode.

Del resto, so anche che Dio sta dentro di me, e non può stare solo fuori, e quindi io stessa sono Dio nel senso che partecipo della sua bellezza e forza.  Senza questo Dio esterno, secondo me si rischia di  perdere di vista  la trascendenza, riducendola ad estasi, ad ascesi, ad esperienza mistica  umana, temporanea e  fine a se stessa.

Non per nulla il buddismo prevede la reincarnazione, il ciclo metempsicotico della vita.

Con un Dio esterno si parla invece di resurrezione, di un ciclo che inizia, si evolve e si compie. Ognuno scelga quello che sente più proprio.

 

 

 

 

 

 

 

Premio nobel per la Pace

Premio nobel di incoraggiamento

In Colombia  ancora tutto è da cambiare,  ma è in corso un cammino  faticoso di  ricostruzione e di liberazione dalla cocaina  imperante.

Per questo il suo massimo leader Juan Manuel Santos  ha ricevuto il riconoscimento  all’attuale premio nobel  per la pace.

Mi associo  con le migliori  aspettative.

 

Fertility Day: ecco come lo penso…

Mettiamoci a fare un bambino

Mettiamoci a fare un bambino

Ma se non arriva ...

Ma se non arriva …

Ma se non possiamo farlo adesso perchè...

Ma se non possiamo farlo adesso perchè…

Dobbiamo volere una società che protegge la famiglia...

Dobbiamo Costruire   una società che protegga  la famiglia…

Ammetto d'essere all'antica, per me la famiglia è ancora questa...

Ammetto d’essere all’antica, per me la famiglia è ancora questa…

cioè questa

cioè questa

e non omosessuale

è possibile anche questa  ( solo  come eccezione alla regola)

e questa è possibile ma solo per diritto di adozione e non di surrogazione

e questa è possibile ma solo per diritto di adozione e non di surrogazione

Credo nelle differenze e non nelle omologazioni che nel nome della democrazia pretendono di cancellare la Storia di millenni

Personalmente Credo nelle differenze e non nelle omologazioni che nel nome della democrazia intesa come il tutto concesso, pretendono di cancellare la Storia di millenni, il nostro naturale sentire- Non per questo mi sento una che dorme…

Le famiglie possibili sono tante ma solo uno rimane il modo di fare figli

Le famiglie possibili sono tante ma solo uno rimane il modo di fare figli da cui dipende il diritto/dovere  di averne

Come di certo la fertilità necessita di cromosomi differenti che quando funzionano fanno miracoli

Di certo la fertilità necessita di cromosomi differenti che quando funzionano fanno miracoli

Non voglio ridurmi a sperare in un miracolo...

però non voglio ridurmi a credere nei miracoli…

Però i figli è meglio farli quando non si è troppo vecchi

E  i figli è meglio farli quando non si è troppo vecchi,  potendolo fare

Un giorno sarò madre

Un giorno sarò madre

Un giorno sarò padre...

Un giorno sarò padre…

Un giorno ci sarò anch'io...

Un giorno ci sarò anch’io…

Non posso compromettere la mia possibilità d'avere figli...

Non posso compromettere la mia possibilità d’avere figli…

E se il Maggiore problema è sociale...

E se il Maggiore problema è sociale…  con il  Diritto degli uomini compreso…

Allora lavoriamo sul Concreto per far vincere le Idee...

Allora lavoriamo sul Concreto per far vincere le Idee di libertà, giustizia, realizzazione…

Uno strano modo di cantare…

Dopo le suore  cantanti, ecco l’ultimo esempio della Chiesa  che cerca forme di espressioni  moderne.

Lui è un prete, ex dj su  navi da crociera , e sta cercando di mettere  la religione in musica…

Uno strano modo di cantare…

Olimpiadi 2016

Sono già iniziate da qualche giorno, ma sinceramente  non mi sono sembrate l’evento prioritario.

Però è bello potere parlare ogni tanto di cose positive, ed i giochi olimpici, doping permettendo,  sono senza dubbio un evento che ancora ci  conquista.

Tante medaglie all’Italia, naturalmente!!!

Calendario programma completo

 

Torturato chi non conosceva il Corano

e chi, pur conoscendolo, ha pensato di fare l’eroe…

Strage in Bangladesh

27 gennaio for everyone ? Forever!

E’ tornato il giorno della Memoria.

Vorrei che questo giorno in memoria della Shoah si potesse allargare a tutti  gli  sterminati e perseguitati del pianeta, e sappiamo ce ne sono molti e di diversi.

Vorrei che questo pensiero potesse venire accolto dalla comunità ebraica, che così facendo potrebbe dimostrare la sua generosità verso la vita e la sua intelligenza verso tutte le comunità che  dividono con loro il loro immenso, straziante  e mai superabile dolore.

 

Auguri a tutto il mondo

Buon Natale, a tutti, ovunque, nel cuore.

 

la vita, la pace, la luce

dopo il buio…

Vescovo gay esce allo scoperto

Notizia che non può passare sotto silenzio.

E’ il primo vescovo e oltretutto teologo  che dichiara apertamente d’essere gay e di sentirsi in tutto un buon cristiano.

Di sentirsi cioè parte della Chiesa.

Immediata la risposta del  Vaticano che  lo ha già dichiarato sospeso dai suoi incarichi.

Questa Chiesa aperta e democratica non fa certo marcia indietro su quello che sono i principi secolari della dottrina ufficiale; la famiglia deve essere composta di un uomo e di una donna, le unioni omosessuali sono tollerate ma non possono pretendere il riconoscimento paritario con le altre.

E poi in questo caso c’è di mezzo il voto al celibato che è stato rigettato.

E  questo è un altro spinosissimo  capitolo; può un prete sposarsi o deve rimanere fedele al suo voto di castità?  e se poi volesse sposarsi, che lo possa fare con un altro uomo è un problema aggiuntivo  che decisamente  complica enormemente la questione.

Ci piaceva di più il Papa che diceva “Chi sono per giudicare”, mentre quando ci dice “Sei licenziato, hai disubbidito, non rispetti la regola”,  ci mette un poco più in difficoltà.

Il punto centrale di queste due figure, di questa presa di posizione, la prima morbida e la seconda rigida, sono probabilmente le due facce della stessa medaglia.

Se si tratta di ragionare di persone laiche e non consacrate, il giudizio deve essere e può essere   di per sè concessivo; ma se si tratta di giudicare per lo stesso reato una persona non qualunque, non esterna, ma interna alla Chiesa, e per di più consacrata, allora  il giudizio non può che diventare irremovibile.

Di sicuro diventa più complesso.

Cosa accadrà adesso a questo vescovo che ha deciso di fare coming out con la sua  in parte  felice omosessualità?  Lo stravolgimento che gli cadrà addosso  lo porterà verso quale via di risoluzione?  E’ ovvio che non è il semplice destino di un singolo uomo in discussione, ma il destino di molti come lui che per convenienza  rimangono nell’anonimato, che per onestà e coraggio dovrebbero fare la stessa confessione del loro collega, e che per numerosità obbligherebbero la Chiesa a risposte meno lapidarie e più riflessive.

Io credo che non c’è molto di scandaloso in  un prete che dichiara d’essere omosessuale. Non si può certo mettere sullo stesso piano di un prete che nell’oscurità del male opera contro l’innocenza dei bambini…

Qui la capisco di più la severità del sommo Vescovo, Papa Francesco. Anzi, non c’è severità e parole e azioni e nulla di nulla  che possa lenire lo squarcio di una Chiesa caduta così in basso…

Di fronte  invece  a questo Vescovo qualunque che ha voluto proclamare il suo amore davanti al mondo,  piuttosto mi viene di tacere. Ne parlo solo  per riflettere.  E vorrei che ogni  vescovo lo facesse, lo sapesse dire, sapesse venire fuori anzichè rimanere nel buio.

Ci aiuterebbero a riflettere meglio. Aiuterebbero la Chiesa a riflettere ancora più severamente su se stessa.  Aiuterebbero  il sommo  Vescovo  a  cercare e trovare risposte difficili  alla attualissima funzione religiosa dell’essere una Istituzione  spirituale  nel mondo temporale.

Non so se sono riuscita a farmi capire.

Trovo che parlare di Chiesa in un mondo così ormai dissacrato  in tutte le sue più importanti  componenti  ci permette di non diementicarci della nostra innata sacralità.

Noi tutti siamo nati per la felicità, e non c’è giorno che debba passare sul calendario  che noi si possa pensare di ritenerlo inutile a tale ricerca.

La felicità non è lo stato d’animo di un giorno che passa e poi ce ne dimentiachiamo.

Essa è una vocazione appartenente al genere umano; essa è un progetto che dura tutta la nostra personale esistenza;  è l’insieme di atti e pensieri e situazioni che ci attraversano, che ci cambiano, ma che non ci devono possedere.  Siamo sempre noi a dovere possedere loro.  Possedere nel senso di  governarle, ma anche nel senso  di lasciarsene governare.

Questo vescovo forse ci ha detto d’essere gay come per chiederci aiuto, o per dare aiuto a persone come lui, o entrambe le cose. Il raggiungimento da parte di se stesso  della propria felicità, evidentemente mai raggiunta o mai al sicuro (di sicuro nella vita c’è solo la morte),  è il progetto che in quanto uomo come tutti noi  lo obbliga a delle  scelte, ma che in quanto vescovo lo abbliga a delle posizioni e responsabilità.

Ritorneremo  sul tema  con  calma.

 

 

 

Gli USA aprono al pensiero gender

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E’ di questi giorni la storica apertura degli Stati Uniti  al pensiero gender.

E’ solo questione di tempo e tutto il mondo occidentale accetterà di fatto una idea nuova di famiglia, di figli, di paternità e di maternità. Ossia di società. Ossia di economia (perchè dove si parla di diritti si parla anche di soldi). Ossia di antropologia.

Davanti alla storia che chiede cambiamenti  il pensiero dei singoli ha poca rilevanza, ed i singoli sono chiamati ad adeguarsi  a quello che sembra una volontà ferrea di una intera società in mutazione.

Solo il tempo racconterà le implicazioni, le novità, le complicazioni, le difficoltà e gli errori  che ogni Cambiamento significativo porta con sè, un cambiamento che oggi non è più possibile fermare, credo non sia più nemmeno corretto  ostacolare.

Ma allora  come  si può  conciliare tutto questo  con quello che  sembra  presentarsi e rimanere  come un essere fuori tempo, fuori moda, fuori tutto?

Personalmente continuo a credere che la famiglia normale debba essere costituita da un padre, una madre e via discorrendo; come  anche  credo che anche le famiglie non normali debbano avere i loro diritti garantiti, nel nome di un amore che si vuole dichiarare senza sesso e dunque senza  imposizioni di sorta.

A causa di questa uguaglianza di diritti da tutelarsi,  le famiglie non possono essere classificate però (come io non riesco a fare e credo non ci riuscirò mai, essendo questo un mio limite)  tra  l’essere  nella norma e l’esser  fuori della norma, e dunque la società e le leggi procederanno affinchè questa distinzione  di parte  che viene tacciata di omofobia,  non possa avere la meglio  e causare discrimini, come è sempre accaduto nel passato.

Nelle scuole si insegnerà per decreto, ossia per programma ministeriale,  il pensiero gender  e ci saranno notevoli conseguenze e modifiche  nell’educazione e nello sviluppo della pedagogia  condivisa, da come è stata ad oggi intesa e progettata.

Questo comporterà tutto un ciclo di formazione rivolta ai docenti  ed in parte anche alle famiglie  che dovranno prepararsi a questa importante  esigenza  collettiva.

Non solo, questo mutamento comporterà decine e decine d’anni di assestamento, durante i quali accadranno cose nuove e non prevedibili, ovviamente  del tutto legittime.

Coloro che si  rifiuteranno di accettare questa presunta  ideologia, dovranno in qualche modo  adattarsi pena il loro allontanamento dalla scuola  pubblica, oppure in alternativa    rifugiarsi nelle scuole private e cosiddette confessionali.

Di sicuro si va anche ad ingrandire il gap  che già esiste tra la laicissima  cultura occidentale e la lontanissima cultura orientale araba, che rimane nelle sue maglie più incontrollate ed oscure profondamente teocratica, e visto il già dilagante terrorismo islamico, i folli della jiadh  aggiungeranno anche questo tassello alla loro violenza (è il normale  prezzo richiesto a chi si ritiene essere  avanti nello sviluppo e nel progresso).

Per concludere, credo che ogni paese dovrebbe proporre un referendum  al suo popolo, chiamato a rispondere nelle urne con un parere favorevole o sfavorevole.

Favorevole non all’amore  libero  (retaggio degli anni della contestazione) ma alla parità di genere (sostanza del mondo che si è totalmente emancipato dalla tradizione, dalla storia, dalla letteratura  religiosa  e da un certo modo di intendere la ragione).

Solo questo referendum giustificherebbe e permetterebbe   agli occhi di tutti  l’accettazione e l’effettivo normamento  di questa   nuova prassi  familiare. Così come si fece per il divorzio e per l’aborto (ma con la differenza che l’aborto ed il divorzio non si chiedeva di imporli ma solo di legittimarli).

Potrebbe sembrare un passaggio forzato o discriminatorio,  ma visto che la materia è imponente  e profonda,  quale procedura migliore di detto trasparente e democratico  agire politico?

Visto che la verità sulla questione non può essere dettata con leggerezza nè da una minoranza che si vorrebbe    imporre, nè da una presunta  e forse non esistente  maggioranza che chiederebbe l’immobilismo di fatto,   che referendum sia.

 

dove il vento grida più forte

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per chi è già pronto con lo spumante in mano

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A tutti BUON ANNO e figli femmine…

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luce del mondo

In una stanza silenziosa c’erano quattro candele accese. La prima si lamentava: “Io sono la pace. Ma gli Uomini  preferiscono la guerra: non mi resta che lasciarmi spegnere” e cosi accadde. La seconda disse: “Io sono la Fede. Ma gli Uomini preferiscono le favole. Non mi resta che lasciarmi spegnere” e cosi accadde. La terza candela confessò: “Io sono l’amore. Ma gli Uomini sono cattivi e incapaci di amare. Non mi resta che lasciarmi spegnere“.  All’ improvviso nella stanza comparve un bambino che, piangendo, disse: “Ho paura del buio“. Allora la quarta candela disse: “Non piangere. Io resterò accesa e ti permetterò di riaccendere con la mia luce le altre candele. Io sono la speranza

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samantha nello spazio

Da oggi Samantha Cristoforetti ci guarda dallo spazio, e noi la immaginiamo sulla luna…
Io tifo Samantha

samanta

non si vive di soli calcoli…

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... Camminare a piedi nudi Sulla sabbia ...

Liberta 'e spazio ....  Liberta 'e' spazio!  (Posto preferito di Mr. Sans-Peur per pomeriggio tai chi.)

Kilt sulle rocce

SI!

pozzanghere.  Amo fare anche questo!

 

Ho solo ....

Felicità

George W. Gardner Fotografia (New Orleans, Louisiana. 1972)

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sorridere!

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Woodland passeggiata

 

Urlare!

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... Da nessuna parte in particolare!

pensieri di bambini

Pensieri di bimba

bella

Ragazza giapponese

-Edit.jpg by phitar, via Flickr

♥ ♥

E 'tempo di pesca da Adhitiya Wibhawa, via 500px

sorrisi

Bella

da Sergey Anisimov

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Smile di Harjono Djoyobisono Una ragazza felice presa al Adha celebrazione Idul, dicembre 2007, utilizzando la luce naturale disponibile.  Località: Solo, Giava centrale, Indonesia.  (Tramite "Smile" di Harjono Djoyobisono | RedBubble)

vietnam bébé da ichauvel

 

kommaar: waw!

Ragazzo che gioca con un granchio in Nigeria (posizione esatta non dato) Foto di Alejandra Ramirez Martin del Campo

 

anime-of-my-scarpe: Hug (da Jeffri ricardo)ballare per la gioia

 

Petit Cabinet de curiosités

 

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Jade (by phicolo34)

 

Africa | Hausa ragazza in un villaggio nel nord della Nigeria | © Gianluca Di Santo

 

bambino raikhad, India.

 

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Native ragazza americana della tribù corvo.

Ridere duro

“Neppure io ti condanno”

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Tra voi non sarà così, ma chi vuole diventare grande tra voi, sarà vostro servitore e chi vuole essere il primo tra voi, sarà vostro schiavo» (Mt 20,25-27) anno zero

“Voi mi dite: “Ma tu sei il Papa” come per dire che sono diverso da voi. Non è vero. Io sono come voi, uno di voi”  ( Papa  Francesco giugno 2013)

Sulla liturgia dei potenti si è sempre consumata  la storia della Chiesa e dello Stato; con la statalizzazione del cristianesimo (inizio dell’pera Costantiniana)  è anche iniziata la corruzione e la conseguente parabola discensionale dello stesso.

Si sa, potere e verità non vanno mai troppo d’accordo;  ma proprio grazie al potere la verità gestita dagli uomini ha avuto la pretesa di rendersi immortale.

Senza il potere, cioè senza l’abuso e il ricorso alla violenza, la Chiesa sarebbe durata duemila anni? Certo, mi si potrebbe obiettare  che 2000 anni  sono ancora nulla se paragonati  al tempo di certi altri sistemi intergalattici, non sono che lo sputo di  un rospo,  ma se invece consideriamo che  ogni grande civiltà è durata la media di qualche secolo, mi sembra di potere concludere che venti secoli sono un tempo di tutto rispetto.

Tuttavia io mi chiedo anche: “Ma il cristianesimo vale solo perché sembra che nulla riesca a  delegittimarlo? Ma poi perché questo non è accaduto? Solo perché il potere sta alla Chiesa come il satanismo sta al male? E se invece dovessimo cominciare a volere, desiderare, progettare e  sentire con determinazione una chiesa non potente? non persecutrice? non arrogante? non accentratrice? non ammantata di segreti inconfessabili? non dispensatrice di privilegi? non sorda e muta e ceca alla realtà degli uomini?

Fantascienza?  Forse.

Però qualcosa sta cambiando: abbiamo per la prima volta nella storia  un Papa gesuita, un Papa nemico della mondanità, un Papa semplice che rifugge il già conosciuto e il fuori discussione,  un Papa fuori dalla curia malata e corrotta, un Papa  che  si privilegia di cose ordinarie e comuni come se fossero i soli tesori da perseguire aldilà dei lussi, delle cose esclusive e pretestuose.

Staremo a vedere come procede questo treno, quali saranno le prossime destinazioni e scelte che si avrà il coraggio di  incoraggiare.

Per il momento sto leggendo con grande gusto  Versetti pericolosi di Alberto Maggi edito da Campo dei fiori  e  poi ci risentiremo su quanto questo linguaggio avrà messo in movimento nel mio piccolo cuore…

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Terra di limoni

Oggi niente cose tristi e strazianti;  solo pensieri positivi.

Come una casa nuova appena finita e tutta da riempire di cose nuove e pimpanti, allegre.

Vediamo cosa ci può essere di allegro, a cui pensare.

La compra di piccole cose che non costano nulla ma che, come si suol dire, arredano.

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Morire di crepacuore

Oggi ho visto una mia parente acquisita, morire.

Aveva ottant’anni ed era una specie di zia che però da anni non frequentavo più, per vecchie storie come ne esistono spesso in molte famiglie.

Voi mi direte: e allora, era vecchia, non ci eri affezionata, non era quasi niente per te, e dunque? dove sta il dolore? dove sta la notizia degna di riflessione?

La notizia degna di riflessione è che la conoscevo, e per diversi anni  l’avevo frequentata, del tipo Natale insieme, le domeniche ogni tanto, ed era una brava donna.

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Possa la lebbra invadervi…

Cari amici, cerchiamo di fare il punto.

Il Pd guidato dal suo fallimentare capobastone  non ha saputo trovare la via della riuscita verso il governo, eppure i segnali della disfatta  c’erano tutti e belli evidenti, considerando che si trova ad essere solo il numero uno di un numero tre…

Il Pdl  chiede dall’inizio di potere fare il governissimo, ma non è stato minimamente preso in considerazione come se fosse la peste fatta persona, mentre ha preso i suoi terzi di voto come tutti gli altri.

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ABEMUS PAPAM

fumata bianca

 

San Pietro

Particolare

Fedeli in preghiera

3messa

Fuori tutti

Guardei Svizzere

ecco la gente che è stata  in   Piazza san Pietro     festosa   sotto la pioggia   in preghiera       da stamane   fino a sera

Queste immagini ci hanno accompagnato in questi ultimi giorni.

Dopo cinque scrutini  il Papa è già stato eletto.

Tanta gente in piazza; molti i giovani e molti gli stranieri, nonostante si dica sempre  che la chiesa è una cosa morta del passato.

Spesso si relega il credente in una sorta di idiota, di cretino,  di fuori dal mondo, di persona insulsa ed obsoleta; molti molti molti credenti lo sono, rappresentano tutto questo, ma una minor  parte del mondo dei fedeli è tutt’altro. E’ gente solida, positiva, vigorosa, assolutamente moderna ed aperta a tutto,  nel senso più  autenticamente cristiano del termine.

Ormai non c’è più posto per un cristianesimo che non sappia mettersi a parlare una lingua comprensibile a tutti  e seminatrice di pace.

Chissà che il nuovo Papa  non sappia  straordinariamente  aiutarci in questo progetto.

E dunque,

c’è solo da scoprire chi uscirà dalla stanza delle lacrime…per regalarci le sue prime parole…: )

La scuola che amo

La scuola che amo è un luogo allegro, dove la gente si reca  ogni mattina contenta di andarci, tutta indaffarata nelle proprie occupazioni, senza l’affanno  del dovere a tutti i costi  portare a casa un obiettivo irraggiungibile o fuori luogo.

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Musica maestro

In ricordo di DALLA

UNO SPLENDIDO FIORE

Qui puoi leggere meglio la sua storia

Questa ragazza si è suicidata perché ha commesso un errore sulla rete, caduta in una forma di inganno,  e la rete usata  nella sua forma peggiore non l’ha rispettata ed ha peggiorato una realtà che poteva essere ancora salvabile.

Si chiama cyberbullismo,  ed è un fenomeno molto più diffuso di quanto non si immagini.

Anzi, è un vero e proprio sistema violento praticato  quotidianamente ovunque e senza limiti di tempo,  capace di stritolare vite ancora acerbe ed immature.

Basta calunniare, basta infangare, basta  dire cose orribili perché così fan tutti su chi conosciamo appena e per sentito dire,  per cose anche gravi  di cui  però non conosciamo l’origine. e sulle quali COMUNQUE  non abbiamo il diritto di esprimere giudizi.

Gli insegnanti lo conoscono bene, perché  lo vivono attraverso i loro stessi alunni.

I genitori anche, dovrebbero ben conoscerlo, se solo tengono gli occhi ben aperti.

Infatti  quasi sempre  i carnefici inconsapevoli o meschini  sono anch’essi  giovanissimi.

Mi rivolgo a questi stessi giovani, che potrebbero essere i nostri figli, i nostri nipoti, i figli dei nostri amici, i fratelli degli amici dei nostri amici, i nostri alunni, appunto, o ai bambini di oggi che domani saranno in grado di potere cadere nello stesso problema.

Non usare mai  la rete per offendere, non sarebbe una cosa intelligente, non sarebbe  giustificabile, piuttosto  fatti una sbronza, se proprio non sai come occupare il tempo,  ma io consiglierei,   sfogati in qualcosa che non possa danneggiare nessuno, nemmeno il peggiore dei tuoi nemici.

Fallo per chi in te crede o ha creduto e ancora ci crede.

Fallo per la tua stessa dignità, non c’è errore fuori di te  che in qualche modo tu non potresti  generare o incrementare, con questo comportamento.  Se ritieni qualcuno  non degno del tuo rispetto,  domandati  se tu faresti a te stesso quello che potresti causare a un compagno o compagna vicino a te, di cui credi di sapere tutto e invece non sai proprio un cazzo…e domandati  se ti farebbe  piacere essere tu la vittima di queste vigliaccate  e di queste leggerezze imperdonabili.

Non pensare che  potresti  essere migliore delle tue probabili vittime; potresti ritenerti  solo uno stupido, un superficiale, un bullo di carta, che si nasconderebbe   dietro un clic perché   non c’è nemmeno il coraggio  di affrontare le persone negli occhi    e che oltretutto prenderebbe  l’iniziativa aggregandosi   alla massa, al gruppo, a quello che gli altri fanno, visto che la tua testa sarebbe solo una bolla di sapone.

E infine  fallo proprio per il tuo unico imperdibile cuore, per quello che sei e che diventerai, se lo lascerai permettere, un giorno.

Ossia uno splendido fiore.

Scrivo perché sono viva…

Scrivo perché sono viva

e perché le parole sono come

le case

fatte di

grosse pietre pesanti

che costruiscono muri invalicabili

a protezione  di persone che sono gli unici beni preziosi

che non possono essere sostituiti.

Scrivo  perché sono vera

e non posso immaginare parole narrate

che non abbiano un senso preciso

e diretto alla vita

ed alle faccende del mondo.

Scrivo per abbellire la solitudine

e per dare ad essa un contenuto,

un ricamo dentro il quale mettere

tutto il saputo  oltre il silenzio.

Scrivo per  conoscermi e conoscere

perché  attraverso le parole non taciute

svelo i misteri misteriosi e innominati

e nascono canti sinuosi e suadenti

filastrocche bislacche e improvvisate

menestrelli cantanti e ballerini

burattini che diventan di carne come Pinocchi

cresciuti  e rinati.

Scrivo  per donare il pensiero

per condividere,

per chiedere denunciare interrogare

capire svelare creare

pungolare smuovere premere

correggere immaginare e permettere.

Scrivo perché  qualcuno mi legga

o perché qualcuno mi legge

e perché io possa leggere quello che altri   mi possono raccontare…

La festa onorabile della terra

Una festa dal 1970……….

ad oggi

QUASI AMICI

 

 

Due  vite si incontrano e i loro destini si incrociano.

Uno è un giovane  di colore che ha bisogno del sussidio di disoccupazione; l’altro è un maneger ultra ricco  che per un incidente di percorso si ritrova su una sedia a rotelle, paralizzato dal collo in giù.

L’unica parte del corpo rimasta sensibile  è il volto,…e il cuore.

Il giovane disoccupato dal passato turbolento  si presenta  al colloquio perché Philippe è alla ricerca di un badante personale, ma sa già  che non sarà assunto, perché non ha credenziali, non ha titolo, e sinceramente  nemmeno gliene importa più di tanto…

Il colloquio  sembra invece catturare la curiosità  dell’invalido,  che vede in quel ragazzotto tutto muscoli e simpatia  una persona autentica, vera, genuina, piena di vita, proprio quello che lui ha perso o rischia di perdere per sempre, seppellito dentro quella  poltrona  completamente strappato alla gioia di sapersi vivo.

Gli lancia una sfida; gli propone l’incarico in prova per un mese , ed aggiunge “Secondo me non resisterai nemmeno due settimane…”

Driss accetta, tanto non ha niente da perdere; fuori c’è solo la strada ad attenderlo, ed una famiglia in bilico,  piena di problemi, dove la madre lavora dalla mattina alla sera per potere guadagnare per tutti  il necessario  per andare avanti.

Inizia così un periodo  di  convivenza, dove hanno modo di conoscersi.

Da un lato  il  giovane  ormai  ex disoccupato  che diventa giorno dopo giorno un bravo  assistente specializzato, ma solo perché ha carta bianca, solo perché Philippe lo lascia libero di esprimersi in tutto e per tutto, trattandolo da subito come uno della famiglia e non come l’ultimo intruso; dall’altro lato, l’invalido  che si trova improvvisamente catapultato in una serie di situazioni  dove non esiste più la regola, l’etichetta, la forma, il già detto e risaputo,  ma  l’imprevisto, la novità, l’improvvisazione, la proposta  di nuovi esperimenti,  di nuove esperienze,  trattato non più come un handicappato e basta, ma come una persona che nonostante il suo handicap ha bisogno di fare una vita assolutamente  normale,  dove ci si alza al mattino   con la contentezza d’essere vivo, con la speranza di cose belle e   positive, dove  si cerca  di combattere  la noia,  la solitudine, l’ipocrisia…

Nasce  tra i due, senza nessun calcolo,  un’amicizia spontanea, nonostante il legame professionale e specifico.

Philippe si diverte con Driss, come non si divertiva più da un’infinità di tempo. Non solo si diverte Philippe, ma si diverte chiunque viene a contatto  con la sua presenza, perché la sua bellezza  umana  è semplicemente  contagiosa…

A sua volta  Driss    ha trovato una vita normale e  positiva con Philippe,  e non è più sotto i ponti…

Certo,  questo può accadere perché  il giovane   è  fondamentalmente  una persona  onesta, e valida,  nonostante  tutta la sfortuna  che  l’ha perseguitato fino  a quel momento…e Philippe  non è un coglione ricco pieno di sé  e privo di attenzioni umane, che un giorno sfigato  si è trovato privo  dell’uso delle gambe;  prima di diventare invalido era stato  un uomo normale; aveva amato profondamente sua moglie, ormai morta; ed ora nel presente,   non soffre tanto per la sua immobilità fisica,  quanto per la sua solitudine  affettiva…

Non a caso cerca di trovare una nuova compagna, che probabilmente troverebbe senza problemi,  nonostante  il suo stato…, ma lui non vuole una donna  qualunque, non si accontenta.

Inizia pieno di aspettative  una relazione  epistolare  che Driss finisce per seguire passo a passo…

Philippe  desidera al suo fianco  una donna   innamorata, capace d’affetto  almeno quanto lui potrebbe di sicuro  essere   con la sua eventuale  compagna…

Ma c’è un ma, c’è un ostacolo oscuro  che sembra vincere  sul desiderio  di tornare a vivere;  l’ostacolo è la paura di sentirsi rifiutato, di sentirsi  giudicato, soppesato, messo a nudo  nella propria  fragilità…la paura di non potere essere all’altezza…

E Philippe allora scappa, si sottrae all’ultimo momento   alla prova, all’incontro,  all’impresa…

Continuerà a sottrarsi  fino a che l’amico, e non certo il badante,  l’obbligherà  a farvi fronte.

E’  lui che deciderà, è lui che li farà incontrare, è lui che organizzerà   a sua insaputa  la frittata.

E vince,  tutto va come  doveva andare,  come  la squisita  umanità dei due protagonisti  permette  che venga ad  accadere.

E la vita per Philppe riprenderà alla grande; un nuovo matrimonio, nuovi figli, una nuova vita.

E la vita per Driss    comincerà a girare;  un lavoro vero, una compagna, una famiglia tutta sua.

E se pensiamo che questo film si ispira  ad  una storia  vera,  c’è veramente da sorridere, da essere contenti…

E’  stato campione d’incassi in Francia, e nonostante questo, merita sul serio.

Mondo (in) piccolo

I  bambini a scuola  sono come  un mondo in  piccolo, nel senso che sono un mondo in miniatura;  tra di loro  governano sentimenti, difetti, intelligenze, eccedenze ed attitudini,  esattamente   così come accade nel mondo degli adulti.

Noi abbiamo cose che ci piacciono di più e cose che ci piacciono   di meno; per loro è lo stesso;

abbiamo   a volte   scatti d’ira;

invidie e gelosie;

momenti di debolezza;

amici e nemici;

momenti di coraggio;

desideri e speranze;

abbiamo  una certa idea propria   del bene e del male;

bisogno di tenerci occupati;

di riposare quando siamo stanchi;

di sentirci sempre  nel centro  di qualcosa;

di comunicare e sentirci  utili;

di prenderci  in  cura quando  siamo malati;

di  andare in vacanza, di sentirci amati, di voler bene, di esprimerci, di fare stupidaggini…;

e per loro è lo stesso.

La    sostanziale  differenza è che  i nostri bambini  sono ancora  incoscienti di se stessi,  mentre noi ne  abbiamo piena consapevolezza, e grazie a questa consapevolezza,  possiamo essere in grado, senza diventare   protagonisti al posto loro,  di  guidarli    sul lungo  sentiero  delle  scoperte che fanno crescere.

Il rapporto insegnante discente non è un legame  paritario, per via della coscienza che il primo possiede ed  il secondo non conosce.

L’insegnante è come un direttore d’orchestra, solo che la musica da suonare non la decide lui, la decide il gruppo classe.

E’ come  un guardiano  di beni preziosi,  solo che i beni preziosi sono esseri sconosciuti  e con libera  capacità  di decidere e disporre di sè.

E’ come  un giocoliere capace di particolari     esercizi  di bravura, solo  che  i burattini di questo  teatro non hanno fili,  sono  autonomi,  sono i signori  del palco, loro stessi   decidono il contenuto  dello spettacolo.

L’insegnante che entra in classe non saprà fino alla fine della giornata   se  quel  che dovrà fare  e avrà fatto,   otterrà  successo  oppure no.

Troppe le variabili non previste e non prevedibili.

Non solo troppo imprevedibili, ma addirittura  quello che potrebbe  sembrare  al momento  riuscito,  potrebbe nel tempo rivelarsi  insufficiente, come  anche  quello che potrebbe  essere risultato inadeguato, nel tempo potrebbe risultare centrato.

Insomma,  insegnare è un fatto di relazione; c’è un insegnante e un minore ( fino a che non diventerà maggiorenne);  c’è un gruppo di insegnanti e un gruppo di minori più o meno numeroso, più o meno rumoroso,  più o meno forte  o  complicato;  c’è un insegnante e un  ennesimo  gruppo di minori  chiamati  a fare  qualcosa, ad occuparsi di un determinato compito.

Dentro questa relazione sta l’apprendimento, sta il beneficio, sta il vantaggio, sta la crescita, sta lo sviluppo, l’evoluzione di un paese.

Un’insegnante   scrupoloso  e capace  può avvicinare ai bambini, in un solo giorno,    più mondi di quanto un genitore distratto  non sappia fare in dieci anni e più  di convivenza con il proprio figlio;  può  toccare con mano, negli anni,    i cambiamenti  della  crescita  dei suoi ragazzi,  almeno  quanto  se non di più   di due genitori  assenti  o inadeguati.

Un insegnante  indifferente e non motivato  può solo perdere    e far perdere tempo prezioso. Purtroppo può anche far danni, al pari di un genitore inadeguato.

Inutile dire  che la collaborazione dei genitori con chi si prende cura della formazione  scolastica,  rimane sempre un momento  chiave    per la buona riuscita  delle  tappe  evolutive.

Non sempre questa collaborazione accade, non sempre è possibile.

Mentre i genitori non si scelgono, e nemmeno  i fratelli  e tutti i parenti,  in un certo senso l’insegnante  si  può scegliere. Lo fa soprattutto  chi ne dispone ampiamente i mezzi,  ma anche chi può fare nel suo piccolo, piccole scelte.

Poi  c’è la bella storia  di chi non si è scelto, ma  si trova lo stesso magnificamente bene, insieme  all’insegnante  di passaggio.

Solo una piccola  precisazione. Se il genitore  può scegliere  il maestro (possibilità permettendo),  il maestro  non  potrebbe arrivare a  scegliere  i propri  alunni.

Se così accadesse,  potrebbero rimanere molti  discenti  senza  insegnanti, e questo non è auspicabile, perché tutti abbiamo il diritto/dovere   di imparare,  nonostante il nostro impulso   inconfessabile   di rimanere  ignoranti come    di voler avere solo  alunni  perfetti.

Questo è lo spirito democratico, sommo  ed universale della scuola in quanto scuola.

8 MARZOOOOOO

Ho avuto problemi con  wordpress, sembrava non funzionare più la funzione in visuale, indispensabile per scrivere….

Adesso sembra funzionare,  vediamo  se così   rimane…

Nel  frattempo   festeggio  la Festa  delle donne,  che è  una ricorrenza che trovo del tutto  svilita  e  insulsa,  quantomeno  se festeggiata solo tra donne …

Viva gli uomini, allora;  io propongo la festa dell’altro sesso,  per la pari opportunità,  non  credete?   E  poi che ci sarà mai da festeggiare,  oggi,  in piena crisi di identità  sessuale  e in piena  crisi  economica?

Forse che la vita rimane   sempre una cosa  meravigliosa…comunque

Ecco allora    immagini  di uomini, famosi o sconosciuti non fa nessuna differenza,  che hanno amato le donne nella loro donna;  immagini di  uomini e donne  che hanno  amato  l’umanità  in genere nella loro  idea d’amore…animali compresi;  immagini  di donne che hanno amato la vita nel dono di darla,  la vita;  e insomma, quando si dice donna si dice  inizio  di qualcosa di nuovo…

Ciao  a tutti

      

Una questione di pelle

Pubblici vizi, virtù private

Thai Sea Market from Hotel in Krabi

Ciao a tutti.

Preciso che la mia presenza sul web è legata all’avere o non avere cose nuove da scrivere. Quando non ho nulla da dire ovviamente non mi troverete mai,  perchè per me  è solo  questione di   esserci quando si ha qualcosa da nuovo  che ci  smuove   di dentro; se non si ha nulla da  condividere,   da esternare,  oserei dire da vomitare, meglio  stare in silenzio, e se questa regola venisse osservata  in generale  da tutti coloro  che scrivono o fanno reportage, o altro,  sentiremmo meno banalità  in giro,  saremmo meno nauseati  dalle parole  e dagli uomini   e potremmo  supporre un livello di  sanità  mentale  generale   più  promettente.

Vi immaginate un telegiornale che riportasse solo  notizie  intelligenti dette in maniera intelligente? O una televisione che sapesse fare solo  trasmissioni  di un certo contenuto e di un certo spessore?  Non sto dicendo che  bisognerebbe fare solo  comunicazione impegnata, ma una  comunicazione  informata, quello sì.

“Informare”:  leggo sul vocabolario il suo senso principe   che  sarebbe “mettere al corrente,  portare notizie…”

A costo di tornare ad una televisione ad orario, o che si impegni  a  ripetere  la stessa cosa più volte per dare la possibilità a tutti di ascoltare, assistere, partecipare.

Con la rivoluzione digitale è poi accaduta la meravigliosa condizione (non mi stancherò mai di celebrarlo) che ognuno di noi, chiunque lo desiderasse, si può rendere il trasmettitore  di contenuti, a proprio rischio e pericolo,  prendendosi le responsabilità delle proprie parole.

Il vuoto televisivo  (che del resto già esiste di fatto,  perché parlare del nulla è come non dire niente…) non sarebbe (e non è)  dunque di certo avvertito ma ben compensato e  completato, se si vuole,  da tutte queste  trasmittenti  libere che ormai felicemente  impazzano sulla rete  (quanto meno nel mondo occidentale e  libero).

Non dimentichiamoci poi della radio  che  contrariamente   alla televisione non deve sottostare a  rigide ed assolute (quanto assurde) leggi  di   sopravvivenza;  esistono variegate voci   che ci dilettano, che si prendono cura e a cuore  particolari e mirati  argomenti  e settori, e mi riferisco in particolare a tutte le piccole iniziative locali  che spesso rimangono sconosciute al grande pubblico ma che invece meriterebbero  tutta la nostra  attenzione ed il nostro rispetto.

Giusto  per fare il punto,   è di questi  giorni  la trita  e ritrita  attenzione rivolta  alla crisi economica  mondiale  che ormai  attanaglia il pianeta da diversi  anni; non  intendo sprecare  fiato  sull’inettitudine e  l’idiozia  di quasi  tutta la nostra classe dirigente  che ha ampiamente dimostrato  d’essere solo   attenta  ai propri interessi  personali e politici,  oltre che di casta; vorrei invece  che nei telegiornali  ci fossero  esperti che ci facessero capire da dove nasce questa crisi profonda, quali sono i rimedi  che ogni paese dal suo canto ha messo in opera,  quali sono i vantaggi  che sembrerebbero  avere percepito, quali sono le incognite  che rimangono a previsione  zero,  di cosa occorre avere sostanzialmente timore  e come ogni singolo cittadino nel suo piccolo potrebbe  farsi propositore  e  protagonista  di   azioni  migliorative. E poi c’è il discorso spinoso ed urgente delle responsabilità.

Le  responsabilità  di quel che si è fatto e di quel che non si fatto; sotto tutte le visuali, sotto tutte le bandiere.

A cosa servono altrimenti  i notiziari?  Chiediamo  gente seria, gente qualificata, gente che lavora sul campo, GENTE VERA CHE CI PARLI DEI PROBLEMI REALI   e che conosce bene  come  gira  il sistema.  Vogliamo questa gente nelle  televisioni,  e che la  si faccia  finita  con  i programmi spazzatura.  E non solo  sulle tv  pubbliche,  ma anche su quelle private, perchè sarà pur vero che nel privato ognuno fa quel che vuole,  ma non quando questo privato in qualche modo  si fa pubblico.

Forse quando la misura del  vuoto (in senso  generale)   sarà colma, forse quando  veramente si andranno a mettere in  crisi su ampia  scala benefici  sacrosanti   e prioritari,  qualcosa riuscirà effettivamente a smuoversi e a smuovere le acque?

Non voglio nemmeno assolvere  senza  critiche  le reti  pubbliche;  possono fare di meglio, devono fare di meglio.

Non ci sono paesi europei o extraeuropei  di stampo occidentale che io abbia sostanzialmente  ad invidiare; siamo tutti discretamente ipocriti,  contraddittori  e  corrotti,  ma è pur vero  che c’è gente  che sa il fatto suo nei  palazzi del potere, e se non stanno  proprio dentro i palazzi,   agiscono però  sul territorio  con  competenza  e  tenacia.   Che ci vengano a raccontare le loro esperienze e le loro situazioni…NOI VOGLIAMO SAPERE, NOI VOGLIAMO CAPIRE.

Potendo  scegliere dove andare a vivere,  fondamentalmente    penso  che tutti alla fine decideremmo  di rimanere  nel proprio   stato d’appartenenza,  salvo  la comparsa   in tali luoghi  di improvvise condizioni  particolari   eccezionali e contrarie.  Questo la dice lunga sulla condizione  di  crisi  collettiva.   Giusto solo i giovani  possono credere che l’erba  del vicino  possa essere più verde, per la banale ragione   che non hanno ancora  mai dato  e non si aspettano  possibilità  dove sanno non esserci  nell’immediato.

In quanto  all’eventualità   di potere conoscere mondi diversi,  sono   i   paesi  non occidentali  che decisamente  trovo più interessanti ed intriganti, come tutta l’Africa  (ma soprattutto quella centrale) e come tutta l’Asia.

Paesi   che possono essere osservati sotto due ottiche: quella che li porterà  progressivamente ad occidentalizzarsi  sotto certi aspetti (nell’uso per esempio condiviso della tecnologia),  e  quella che li manterrà, io credo, fedeli  alla propria natura.

Una natura selvaggia ed indomita, stravolgente  e  lussureggiante (quella dell’Africa), una natura  bistrattata  e   misconosciuta, misteriosa  ed indecifrabile  (quella dell’Asia).

In Europa ed in America, come spetterà  all’ Australia,  la natura   è  stata messa  ormai  al servizio dell’uomo  o  quantomeno   così ci piace credere.

Alla natura  soverchiante abbiamo sostituito  la nostra lunga e millenaria civiltà, che sono sostanzialmente  sempre briciole di universo  se paragonate alla lunghezza del tempo  risalente   fino ai suoi primordi.

Allo spettacolo  ineguagliabile    dei tramonti nelle savane  o delle steppe   abbiamo sostituito lo scenario   dei nostri meravigliosi teatri, o delle nostre celebratissime    riprese cinematografiche.

E certo come possiamo tacere sulla nostra stupenda e rinnovabile   capacità  di  raccontare storie, di farci commuovere e divertire,  facendoci    sentire  dei popoli  in cammino  verso obiettivi  sempre più alti  e condivisibili?

Quando andiamo al lavoro  possiamo  raccontare  al nostro compagno di  giornata  dell’ultimo  film  che  quel grande regista  (perché per noi è grande)   ha saputo  mettere  in scena, o raccontiamo  dell’ultimo spettacolo musicale   che abbiamo avuto  l’occasione di ascoltare.

Quello di cui ci vergogniamo  viene tenuto per noi stessi; non ci verrebbe mai    certo di raccontare    in un contesto  ordinario    “Ieri sera mi sono scolato sei   birre  e  dopo ero praticamente ciucco perso” oppure “Sono andato a casa ed ho bastonato mia moglie  perché non capisce mai un cazzo” oppure “Mi sono trombato  l’amica di mia moglie  mentre lei era in vacanza”,    oppure “Domani devo andare  a farmi pagare il pizzo  da  quei   coglioni  che stanno  nel quartiere nord”,  oppure  “Ho sparato  a  quel figlio di mignotta   che così impara   che ognuno si deve fare i cazzi suoi”  …

Queste ricreative esperienze  di vita  è il cinema che ce le confessa. Il cinema   o la letteratura o il teatro.   Andiamo  agli spettacoli   per   rivivere in forma  indiretta le nostre tensioni,  i nostri dubbi,  le nostre angosce;  nell’agorà  della piazza  le maschere  recitanti   parlano  per noi,  parlano come in un sogno,  in un delirio.  Loro  recitano  e noi  ci svegliamo dal sonno.

Perché poi il cinema (ed il teatro) ci racconta tutto, ci  sa mettere  a nudo,  ci mette allo specchio,  ci fa riflettere  con tutti i nostri  annessi  e connessi, senza mezze misure, senza mezze parole. E’ capace  di   metterci sulla giusta via, addirittura.   Persino ci racconta di uomini meravigliosi che sanno   essere tali solo per avere saputo banalmente  accettare se stessi, vedere ben chiaro dentro di sè.  A volte ci sono esseri così corretti, così speciali, così sensibili, così diversi dalla massa,  che    piuttosto che ferire il prossimo  sanno se necessario  mettersi da parte, anche quando persino  dovrebbero osare  qualcosa di più, dovrebbero chiedere qualcosa  di  irrinunciabile anche per sè.  E forse attendono anch’essi di poterlo fare.

Alla fine   le parole  di un amico o di un viandante occasionale    diventano  più illuminanti   di qualunque strizzacervelli, o  di qualunque  specialista   di qualunque apparato  del nostro  complesso   organismo   che abbia   la pretesa di   sostituirsi  alla nostra insostituibile  ed  incedibile   facoltà   di decidere.

Decidere, signori, decidere, amici cari,  ecco il problema.

Decidere ogni giorno perchè   essere  ( e non solo chi essere), cosa fare, cosa progettare.

Solo così  rimane    bella la vita!

Vi abbraccio, come sempre

Antonella dallomo

L’egualitarismo dell’amore

Amici   cari, scusate la mia lunga assenza.

Vorrei   riprendere   il tema di sempre, ossia parlare con voi  sulle necessità dell’amore.

Leggendo i giornali, o ascoltando  i notiziari,  od osservando  il  quotidiano,  ci si potrebbe  stupire  del bisogno  di stare addosso ad un sentimento  che tutto sembrerebbe  tranne  che utile, ma  è ovvio che non solo è necessario  ma esso  costituisce il sale della terra.

Sorge spontaneo  l’interrogativo  che ci porta a chiederci:  “Ma io amo? come posso mettermi  nelle condizioni  dell’amore?  E se questa materia già la possiedo,  come la conosco, l’alimento   e la conservo?”

Cominciamo col dire   che già il fatto di porsi la domanda   sul  come amare,  ci mette su di un livello  di salvaguardia;  vuol dire che conosciamo il problema,  conosciamo il pericolo  conseguente  la sua  assenza,  vuol dire  che  ci stiamo prendendo   cura  del tema, che ci stiamo  organizzando.  Che ci stiamo prendendo cura dell’essere e del tempo,  del nostro essere e del nostro tempo, perché di questo stiamo parlando,  del nostro io e della nostra realizzazione.

Realizzazione non come scalata al successo, ma come esigenza del quotidiano,  cosa assai più grave ed urgente.

L’essere e tempo di   Heidegger     è costato al filosofo  una fama  non esattamente  felice.  Senza volere  rendere  alleggerito uno dei più pesanti pensatori  del novecento,  mi sorge spontaneo, sia  in quanto filosofa che in quanto pensatrice attenta  all’ontologia della vita,  rendere dei parallelismi  tra quello “essere e tempo” (celebre e  magistrale)  e tra questo  (sconosciuto  e  dubbioso)    senso dell’essere e  senso del  tempo.

La filosofia ed il suo sviluppo  non può certo  fare affidamento su appoggi ed incoraggiamenti che possano venire dall’apparenza   collettiva.  Ben poco o quasi  nulla  dell’ordinario  apparente  ci stimola  a  migliorarci,  quasi tutto  ci  induce   in un senso contrario,  e tuttavia   questo  distruttivismo del sapere   non è   che  una   scusa   ridicola   che non potrà   mai   giustificarci e risollevarci dalle nostre  mancanze. Ne ha saputo qualcosa Heidegger stesso.

Cosa può fare allora   il singolo  filosofo  (così come l’essere  che si interroga) di fronte alla miseria  del quotidiano? Di fronte  a  realtà  familiari   che possono avere ben poco di  gratificante?  Di fronte ad un lavoro   che non si ha avuto la fortuna di scegliere   ma che ci si è trovati   ad ereditare   da un sistema  che   fabbrica  situazioni di vita   nostro   malgrado e senza il nostro  diretto  contributo?

Si cominci con il dire che  è utile   mettere al bando  tutto quello che  non funziona,  che ci  può  deviare  dal cammino,  cercando   di circondarci solo  di  elementi positivi e costruttivi.

Se questo non è ovviamente possibile, sempre e comunque,   si può stare accanto   gli esseri  disturbati    e/od   assenti   alla propria  salvezza,   cercando di neutralizzarli.

Sul come concretizzare tutto questo,  molto dipende dal nostro  specifico   lavoro,  dalla nostra specifica  occupazione, dalle nostre energie, dalle nostre aspettative,  dalle nostre famiglie, dalle singole   condizioni.  L’unica  cosa   certa è che prima si comincia  a bilanciare  questo assetto  e meglio  si può guadagnare spazio  ed occasioni di  crescita.

Premesso  che  molte cose  non potranno mai essere  recuperate o  migliorate,  perché  dipendono da un  ingranaggio     che ha estraniato  l’umano   riducendolo   a  presenza/assenza   che a sua volta si è resa disponibile per le più varie ragioni  ben immaginabili  a quest’ opera di macellazione,   occorre concentrarsi  su uno o due  contenuti  personali   verso i quali spendere tutte le proprie  reali  e preziose   energie.

Nella cronaca  storica   recente   in genere si  sentiva   dire dai saggi “Può andare tutto storto, ci possono essere difficoltà,  ma la famiglia rimane il mio punto di riferimento solido”.

Bene,  se la famiglia è ed è sempre stata    l’unico  vero  punto di riferimento  per la salvezza di ognuno di noi,  chi non ne possiede  una, o chi se ne trova improvvisamente sprovvisto/defraudato/spodestato, o chi la possiede  ma preferirebbe  non averla  o è come se non l’avesse,   non rientra   certo in questo  più che  condivisibile  quadro di  riferimento.

Possiamo addirittura scoprire  che è la maggiore parte  delle circostanze;   è l’eccezione e non la regola trovare chi  possiede la fortuna  di un nucleo  familiare in equilibrio.  Per la maggior parte  si trovano  realtà  familiari  complesse, contorte, squilibrate, non stabili, profondamente fragili,  famiglie  che tutto possono ritenersi tranne che un solido punto di ancoraggio.

L’avere sani principi  che porterebbero   dei giovani  a  crearsi  il proprio  stato  familiare sembra  essere  diventata una cosa  pressoché  ardita  e rara.  Le famiglie usualmente   costituite  non sono che  relazioni  che  si spezzano alla prima difficoltà.  Persino quelle storiche  possono andare incontro  a  smarrimenti  e   fasi  involutive,  soprattutto   quando  queste  crisi  emergono con  superficiale   cognizione di causa.  Il morbo  del  volere  rimanere  disimpegnati   e quindi  deresponsabilizzati  sembra  non risparmiare  nessuno,  sembra  non guardare  in faccia nessuno, falcia e miete vittime   a  grande passo e senza  esitazioni alcune.

Non vale più in alcuna maniera il detto  “La mia famiglia  dà il senso alla mia vita”,  non per il nostro collettivo.

Dunque  le famiglie  che sembrano  resistere a questo attacco e a questo bombardamento,  o sono nuclei familiari solidi,  o sono  nuclei familiari  obbligati,  dove risulta    praticamente   impossibile  dissociarsi  senza conseguenze   da certe  contingenze  che dettano le regole  dei comportamenti  e dove le persone stanno unite  per pura convenienza e per pura incapacità a fare altro.

Dal possedere una famiglia sana e giusta,  al possedere il segreto della felicità, il passo è veramente breve, come dire che non si può essere felici da soli o perché soli, ma sempre con qualcuno, per qualcuno, grazie a qualcuno che si fa dono di sé.

Le necessità dell’amore  sono molto  oggettivamente  e  molto  soggettivamente potere contare su una persona  che in un  preciso contesto è/diventa/si candida  e viene accettata  come  la propria   famiglia, è il seme fecondo della propria  progenie e discendenza, che potrà   anche  portare/incrociare   tutti i più vari  imprevisti     di   percorso  e tutte le più varie incognite,   senza tuttavia   arrivare mai a   spezzarsi.

Cerco a questo punto  di farmi ragione  di tutto quello che può accadere  all’interno di questo  involucro   solido  e prezioso   che un bel giorno decide  di nascere e crescere.

La prima cosa che mi viene di sottolineare  è che gli esseri si evolvono, crescono, a volte persino  involvono;  nel  trasformarsi secondo i tempi,  le stagioni  ed i propri  destini,   si chiede a questo contenitore fatto per durare nel tempo  di resistere agli attacchi  dei   rinnegamenti.

Non è legittimo   osservare  che  le mutazioni non vanno permesse e comunque sempre   negate:  ci sono mutazioni assolutamente necessarie,  necessità assolutamente inderogabili.

L’amore è un sentimento  esigente, preciso, complesso e semplice  nello stesso tempo;  non si può dare per esso ed in esso  nulla di scontato.    Se vuole realizzarsi e non negarsi,    esso deve sapere a volte perdere, saper farsi minore,  saper   farsi  tollerante;  altre volte  deve divenire ardito e coraggioso,  quasi  spavaldo  ed  insolente  al  caso. Sempre    se vuole  rimanere degno di chiamarsi tale.

Ricordo   che si sta parlando  della stessa identica necessità universale   che ci fa solo per questo tutti uguali, realmente  uguali,  concretamente  identici;  qui non si trattano  questioni che possano esigere   precedenze  su altre.

La ragione di questo egualitarismo dell’amore è presto detta:  non è  la durata del tempo che fa  un certo legame   più  prezioso  ed imperdibile di altri,  ma è la qualità  di questo tempo, di questo legame, di questo  affetto.

Parlando d’amore  infatti si esce  definitivamente dai territori  banali e scontati  della quantità  e della certezza,  per entrare nei   territori   misteriosi  e  aggrovigliati     della qualità e del’incertezza.

Se così non fosse   la qualità sarebbe   scontata   e non affatto una merce rara per solo precisi  personaggi   che si guadagnerebbero  questo   privilegio a suon di  impegno  e patimento.

Se solo potessimo immaginare la sofferenza che si cela dietro un grande affetto,   non  so quanti  sprovveduti   allineati  dentro le fila dei romantici  finirebbero per defilarsi    furbescamente.

L’amore  bello  ed assoluto  che sempre celebro  non è un amore banalmente romantico, infantile  e  sprovveduto, ma un sentimento tenace, solido, avveduto,    maturo,  che chiede semplicemente  di rimanere nel tempo  perché   esiste per la vita, e questo non può  ammettere   che   debba  essere  soffocato perché sconveniente,  per la banalissima ragione che non esistono amori  sconvenienti, ma  solo difficili semmai.

Saper vivere l’amore bello  è un’arte   che si apprende  giorno dopo giorno. Difficilmente  si fa di quest’arte  una  particolare  pubblicità,   essendo   che rimane  una questione  molto intima e molto personale, tuttavia  è questa conoscenza   che alimenta l’agire quotidiano. Cosa mai  potremmo arrivare a costruire  senza l’amore? E cosa invece sappiamo  creare con esso?

Mi viene in mente  una   famosa imprenditrice cinese che  è arrivata a gestire il più grande ristorante della Cina, diventando plurimilionaria;  lei sostiene  di  essersi buttata  in questa impresa per fuggire da un marito che la maltrattava;  io aggiungo   che senz’altro inizialmente è stato il suo bisogno di affermarsi  a portarla su quella strada  (e dunque  la mancanza d’amore  di cui  non possiamo fare a meno),   ma che poi a questo  iniziale  bisogno   si è unito il piacere  di vedere   realizzati  i bisogni di molti altri  che  grazie al nostro agire  riescono  a guadagnarsi   spazio  nel mondo.

E’ grandioso  vedere persone che  acquistano  sicurezza   anche grazie al nostro operare.  E’ grandioso vedere come si può essere utili al prossimo, oltre che a se stessi.

Concludo:  il  sentimento  dell’amore bello  può  trovarsi sia  nei  legami  che durano da tempo  che nei legami  che  devono ancora nascere o nati da un tempo  irrilevante.

Si ripete che non è la quantità  che qui detta legge,  ma solo unicamente la  santa e benedetta e saturnina  esigenza  dell’essere  bello.

Vi abbraccio tutti.

Antonella dallomo

INNO ALLA VITA

Io amo mio padre

lui è paziente

dona tutto senza chiedere nulla

non si addormenta la sera

se non vede i suoi figli al sicuro;

quando sono ancora bambini

li immagina già uomini fatti

che affronteranno la vita,

non si risparmia nelle ore della fatica

indomabile come un guerriero

progetta ogni singolo spazio

del suo breve giorno.

Io amo mio padre

perchè è buono

e sa tutto di me

e non vuole vedermi infelice

è pronto a togliersi la sua mano sinistra

pur di sapere che io non perderò la mia destra

mi accompagna con lo sgaurdo

sulla via che conduce nel tempo

ed io cammino spedito

non ho nessun timore  di cadere

lui ha già asciugato tutte le mie lacrime

come un albero sempre verde

ha nutrito  tutti i miei   appetiti

come uno stupendo arcobaleno

ha colorato tutte le mie candide vesti

tra me e lui c’è un canto soave che ci tiene uniti

indissolubilmente

oltre le rovine degli uomini.

Io amo mio padre

che sa

che io non sono il mio lavoro

che io non sono quello che faccio vedere

che io non sono il mio presente

ma  che sono solo quello che

il giorno giusto

deciderò di essere.

Possa il tuo cuore

essere degno del suo

possa la tua vista

divenire capace quanto la sua

possa il tuo tempo

accompagnarmi tra i sentieri

oscuri del mondo

che renderemo insieme    pieni di luce.

Il nord Africa è in fermento, vicino e venturo:e l’Europa?

Gli scontri al Cairo (foto Amel Pain - Epa)

Manifestazioni Egitto

IMMAGINI DAL CAIRO

Rivolta nel deserto, venti di ribellione in tutto il Nordafrica

NORD-AFRICA: TEMPO DI RIVOLUZIONI

DALL’ALTRA PARTE DEL MONDO…L’11 SETTEMBRE GIAPPONESE

L’IMPERATORE ESCE DAL SUO OLIMPO E PARLA AL GIAPPONE

UN’IMMAGINE AMATORIALE

Notte di san Lorenzo

Ognuno  scelga  il suo cielo  e  se lo tenga  stretto.

La Val Grande

 

     

Sopra immagini della Val Grande  e di Gianfri…

Qui trovi alcune  delle mie  foto

qui    trovi il sito ufficiale  del parco.

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Paperblog? Funziona, e non è una pagina di Paperopoli

 

            VIVA       

 VIVA     logo facebook privacy

   VIVA    e-internet.it : il meglio del Web a portata di click!

 

Cari amici, cari lettori, caro mondo del web, in questi giorni si è avviato un nuovo sito che si chiama Paperblog;  è nato con lo scopo di dare la caccia agli articoli  di noi bloggers   per segnalarli all’attenzione del grande pubblico  affinchè abbiano una pubblicità  che da soli nella giungla  dei  nativi o non nativi digitali, senz’altro  difficilmente  riuscirebbero  a raggiungere…

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Il terrore e’ sempre di moda

    

Il terrore  marcia sull’onda  della presunzione, della stupidità  e dell’indifferenza: ne parliamo perchè  quello che è accaduto nella grande storia si ripete quotidianamente nel nostro privato con  tecniche  meno  organizzate  ma non per questo meno feroci.  Se leggessimo  le riflessioni della Arendt  e  volessimo  trasporre  nella nostra quotidianità un simile  livello immane  di terrore,  non faremmo fatica  a trovare nei fatti di cronaca   esempi abbastanza simili  di follia e di violenza.  Quello che è cambiato è solo  l’importanza  storica degli eventi stessi:  durante la grande guerra  il fenomeno del  totalitarismo  è stato  gestito  da potenze mondiali che gli hanno alla fine  conferito  il grado appropriato di pericolosità  e di attenzione pubblica,  nel nostro  anonimo  quotidiano il  totalitarismo dello smarrimento della ragione   viene gestito  da potenze anonime, sotterranee e  silenziose, quasi sempre  solitarie  ma  comunque  diffuse,  che  agiscono in totale libertà,   favorite  dalll’impotenza/indifferenza    istituzionale   delle forze  di  prevenzione  e delle forze di sicurezza.  I  dati  emergenti  non possono non farci  preoccupare:  il fatto di  cronaca violento   che esplode  naturalmente contro le categorie più deboli  (donne, vecchi, bambini   ed  emarginati) è praticamente  diventato  dirompente,  eppure  sembreremmo   totalmente incapaci  a   gestirlo (abbiamo problemi molto più seri  di questo  che certo non è nel calendario  governativo  una priorità   politica degna  d’attenzione). 

Salvo forse  miracoli in cui ormai da tempo non  crede più nessuno.

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Quando i diritti proclamati non bastano più!

  Auschwitz, rubata l’insegna “il lavoro rende liberi”

“Il razzismo può segnare il tramonto del mondo occidentale e dell’intera civiltà umana. Una volta che i russi sono diventati slavi, che i francesi hanno assunto il ruolo di comandanti di una force noire, che gli inglesi si sono trasformati in bianchi, come già tutti i tedeschi per una disastrosa formula magica in ariani, è la fine dell’uomo occidentale. Perché, a prescindere da quello che possono dire gli scienziati, la razza è, da un punto di vista politico, non l’inizio dell’umanità ma la sua fine, non l’origine dei popoli ma la loro decadenza, non la naturale nascita dell’uomo ma la sua morte innaturale.”

P. 220 da  Le origini del totalitarismo di Hannah Arendt  Edizioni di Comunità

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