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Lei non era una Regina qualunque. Rappresentava e rappresenta il 900, il
millennio che ci siamo lasciati alle spalle, con tutto il suo carico di guerre,
rivoluzioni, scoperte, rinnovamenti e mutamenti astronomici. Non solo. Quest’ arzilla
vecchietta è uscita dal vecchio matusa per entrare come una giovinetta nel
nuovo secolo, nell’era dell’acquario, indifferente al peso degli anni che il
sistema intorno a lei ha cercato di renderle più leggero e solo apparente.
Alla fine però anche l’inossidabile Lady di ferro ha dovuto cedere. Rimasta
sola senza il suo principe consorte, con le mille discordie di famiglia, senza
più nulla da sperimentare e scoprire, dopo che aveva veramente visto tutto e
attraversato tutto, acciaccata nel corpo e nello spirito, molto più nello
spirito che nel corpo, direi, cosa rimaneva a fare a corte?
Basta essere la prima ad alzarsi e l’ultima ad andare a dormire.
Basta di tutto, di vecchi e nuovi governi, di vecchi e nuovi scandali, di
vecchie e nuove feste a Palazzo. Dopo avere disposto per filo per segno la sua
dipartita, ha chiuso la saracinesca. Almeno così l’immaginario collettivo
l’immagina.
La regina non c’è più, la regina è morta, lunga vita alla Regina.
Di certo sappiamo solo che sua maestà Elizabeth II era appartenente ad una
delle più discusse e potenti famiglie aristocratiche del mondo, si era ritirata
nel suo castello in Scozia ed è uscita di scena per sempre. Adesso è solo lei, finalmente
solo lei, una donna tra le tante morta come un comune mortale. Potrà riposare
in pace?
Non sarà proprio così, nel suo caso, perché anche dopo la sua morte
continuerà a venire citata, ricordata, commemorata credo persino con nostalgia,
tanto era impeccabile, ma anche contestata per certi suoi errori che l’opinione pubblica non le aveva perdonato, è inevitabile…. Da un lato l’arte del governo non s’
impara in un anno, e nemmeno in dieci, e nemmeno in cento, se non ce l’hai nel
sangue; dall’altro lato il giudizio storico non fa sconti a nessuno e se anche la Regina non sia stata un membro del Parlamento, di sicuro questo Parlamento lo ha rappresentato, condizionato e super-controllato.
Come Sovrana può avere senza dubbio guadagnato molti estimatori, nel corso
dei decenni, basta citare il suo noto rigore e il suo senso straordinario del dovere; come donna privata, per quel che ne abbiamo saputo, non c’è altrettanto ombra
di dubbio. E allora? La beatifichiamo? Certo che no. Ricordiamoci che Sua Maestà ha rappresentato per il suo retaggio culturale la personificazione ereditaria del colonialismo, dopo quello primo e non certo sprovveduto della grande Imperatrice Madre Vittoria; ha rappresentato la continuazione e conclusione del vecchio mondo, l’ancien regime, con tutte le sue chiusure e intransigenze, le sue centenarie leggi coi
cerimoniali di corte (gli stessi che hanno mandato in frantumi vite pubbliche e
private di altre regine mancate e molto meno fortunate di lei); ha rappresentato
l’ordine costituito della maggiore potenza occidentale europea che non ha mai
fatto gioco di squadra se non nel momento più cupo della nostra storia, quando
la figura della monarchia ha goduto di primi ministri di classe (e anche in
quell’occasione non l’ha fatto in maniera indolore o per nulla e per caso o senza il sostegno di altri che ci hanno messo la faccia e il portafoglio).
Può questo felice dettaglio di non poco conto, che tutti dobbiamo
riconoscerle, farla passare oggi alla Storia come una perfetta regina
democratica, sopravanzando il simbolo ancora dominante e perseguito del
retaggio imperiale dell’800 che lei comunque, nonostante la sua educazione e nonostante il suo spirito e nonostante la sua vicenda personale, ha rappresentato?
E’ una valutazione complessa dove la commozione sincera del singolo lascia
il posto che trova e che solo il Tempo potrà discernere dopo il momento emotivo
e celebrativo.
Piuttosto io mi chiedo da europea come sarà il mondo senza questo capo di
Stato che ormai camminava tra le stanze di Buckingham Palace ad occhi bendati e
con un curriculum che la precedeva di kilometri. Cosa rappresenta oggi la Gran Bretagna nel panorama mondiale, dopo la tragica Brexit e alla vigilia della più grave crisi politica ed
economica del grande dopoguerra? Quale presente si deve aspettare oggi
l’Europa dopo l’era elisabettiana? Potrà suo figlio, il nuovo re Carlo III, a dare un contributo significativo a questo tempo drammatico?
Per adesso, ciao Lillibeth, riposa in pace. Ti ricorderemo con i tuoi
meravigliosi cappellini colorati che tutte le donne del regno ti hanno
invidiato.
Ex orfano dei Martinitt, ex operaio avviato al lavoro, ex nullatenente, ex signor nessuno…; diviene dal nulla il costruttore di un impero bene organizzato, prolifero, generoso, sempre in ascesa, meravigliosamente capace di rigenerarsi dagli inevitabili momenti di crisi…
Per tutta la vita rimane lui il timoniere di lungo raggio, l’ambasciatore di buone novelle, l’elargitore di buoni guadagni per chiunque abbia la fortuna di incrociarlo…e un uomo capace di conciliare il suo bisogno privato di felicità con il bisogno di felicità degli altri….
Ci riesce bene, sembrerebbe, tra tre mogli, sei figli e una marea di nipoti…
Un esempio che dice a lungo come il denaro. quando bene usato, può far bene a molti…
Certo, un uomo d’affari, ma dal volto aperto e pulito, dalla struttura solida e preparata alle prove della vita, come è sempre molto difficile trovarne. Nessuno dei suoi eredi saprà eguagliarlo in talento, e questa è la vera perdita che lascia un vuoto incolmabile…e una richiesta importante di futuro…
Muore con il dispiacere divertito di non avere potuto/saputo progettare un occhiale per chiunque nel mondo si sia recato in un negozio a comprarne uno…
Beato lui…che ce l’ha fatta anche a nome di molti che non ci sono riusciti.
Ciao Leonardo, già il tuo nome era una promessa 🙂
Sono passati ottant’anni da quei giorni terribili, che sappiamo come si risolsero. Oggi è stata la Russia a spezzare l’equilibrio che sembrava consolidato, ma che invece fumava sotto scintille di guerra e di scontento ormai non più contenibili. E il mondo, che non vuole la terza guerra totale, aspetta a dichiarare i suoi schieramenti militari, anche perché per ora non sarebbero legittimi, e anche perché forse i soliti guerrafondai aspettano di provocarli, o di denunciarli senza giusta causa, o di cavalcarli a proprio vantaggio.
Per adesso siamo alle sanzioni economiche che sicuramente avranno il loro risultato, ma che forse non basteranno a impedire il crollo del sistema e che soprattutto faranno pagare a tutti le colpe di pochi. Come ieri accadde, nemmeno oggi sembrano esserci sul campo uomini diplomatici all’altezza del loro compito, almeno nel tempo dell’immediato; anche oggi sembrano mancare interlocutori capaci di leggere i segnali delle dinamiche politiche e di prevenire immani catastrofi, almeno nel tempo dell’ immediato.
Ma è questo il punto, di tempo non ce n’è molto da buttare via. Che la gente vada in piazza con le bandiere della pace è abbastanza scontato, quando non diventa folcloristico e a volte persino ipocrita. Che i governi occidentali si schierino per il dissenso mentre prendono posizioni pro guerra Ucraina è altrettanto poco coerente con quello che sono i trattati di pace e le convenzioni internazionali.
Non ci si può alleare ma si sta correndo tutti a dare armi all’Ucraina in difficoltà, si pensa per spirito di solidarietà. Che ognuno debba combattere la sua guerra è abbastanza pacifico, anche se le guerre ai tempi dell’atomica non bisogna lasciarle esplodere senza sapere fermarle. Che la pace si fa a volte anche con le armi è risaputo, soprattutto quando si credono le guerre brevi e purtroppo poi diventano più lunghe del previsto.
E’ quello che non si dice e che non si vede e che non si fa ma si potrebbe fare, che infine preoccupa enormemente. Sono le conseguenze di ogni gesto per quanto considerato in se stesso utile ma non inserito in un quadro generale che può fare precipitare la situazione. Sono i leader della vera pace che potrebbero aiutare la soluzione il più possibile tempestiva a mancarci. Dov’è l’Europa unita, forte e disposta al dialogo? Perché siamo tanto bravi a sostenere situazioni già esplose mentre non si è capaci di prevenire ed evitare le situazioni prima che arrivino ad esplodere? Comunque l’Ucraina sembra resistere, i paesi confinanti sembrano avere iniziato una corsa alla solidarietà, un velo di fratellanza sembra scorrere nelle vene di questo continente diviso e in bilico tra scelte di campo difficili ma ormai necessarie e inamovibili. Da parte di Putin, l’armata russa sta conquistando il suo obiettivo e sta resistendo alle sanzioni economiche, senza per ora appesantire la sua strategia fino al punto di non ritorno. Che deve essere ASSOLUTAMENTE ESSERE EVITATO!!!
Domani è il giorno di San Valentino, ma chi se ne frega, io amo un morto, ucciso dalla mafia e dall’avversione dello Stato. Il suo nome immortale è Giovanni Falcone.
Lui è Papa Bergoglio, cioè Papa Francesco
Come il nome che ha scelto, il suo dovrebbe essere un pontificato di rottura e non di continuazione.
Questo pontefice cerca di certo il cambiamento pur nella continuità.
Dell’immagine tradizionale e celebrativa sembra esserci rimasto poco, perchè Francesco ama apparire semplice, comune, vicino alle persone e ai loro problemi reali. Questo è il suo grande talento, come anche credo il suo punto debole.
Certo, dietro questo parlare alla gente e alla politica, rimane l’immenso bisogno di preghiera, di spiritualità, di fede…che Papa Francesco non sembra rappresentare con quella forza persuasiva di cui noi uomini occidentali avremmo bisogno.
Non per colpa di Papa Francesco, ma del nostro sistema di vita troppo gravemente corrotto e inquinato dal tempo della modernità e delle leggi di mercato.
Insomma, è un discorso molto molto complesso che affonda nella crisi delle vocazioni e che segue il disagio dei tempi, dove il parlare serio di questioni serie non piace molto, perchè non fa divertire.
La questione allora diventa “Vogliamo Ridere o Pensare? Farci passare il tempo addosso o farci responsabili del mondo che vorremmo?”
Aldilà del momento storico caotico rimane la sua icona, l’immagine del Padre spirituale che traballa tra forza persuasiva e capacità di arrivare nel cuore degli uomini.
Il mondo ce l’ha invidiata, tutti l’abbiamo conosciuta al cinema, un’enormità di persone l’hanno apprezzata nella sua bellezza, bravura, simpatia, versatilità, eleganza, intelligenza, capacità di far ridere e riflettere. Insomma, aveva tutto, ha avuto tutto, ha dato tutto quello che aveva da dare…tranne quello che ovviamente rimane celato dentro la profondità di ogni essere. E che lasciamo celato, con garbo, nella sua misteriosità
Ciao Monica, oltre l’eternità e questo mondo effimero…
Quasi settant’anni di vita insieme. Un regno condiviso. Un mondo regnato. E adesso cambia tutto. Per lei per poco (anche se si augura lunga vita ad Elisabetta), per l’Europa per sempre, per i rapporti tra Regno Unito e Stati Uniti d’America da subito. Chi succederà alla regina di ferro? Quale sarà il nuovo volto della monarchia più longeva del vecchio continente? Quali colpi di scena potrebbero ancora stupirci di questa famiglia dai mille volti? The show must go on…E un saluto doveroso al principe consorte.
Lui era Diego Armando Maradona, un uomo piccolo, tarchiato, un viso curioso, acceso, una chioma fluente di capelli corvini, alla Che, il suo idolo preferito.
Quando entrava in campo, anche chi non sapesse nulla di pallone, anche chi avesse guardato al calcio come ad uno sport per esaltati o per cretini, veniva improvvisamente rapito dalla bellezza del suo gioco, l’incanto rapito di una danza, l’armonia vigorosa di un corpo insignificante che diventava saltante e pieno d’energia incommensurabile, la gioia con qui rincorreva quel disco rotondo, di qualunque colore fosse, in qualunque campo giocasse, con qualunque tempo dovesse fare i conti , con qualunque compagni dovesse fare palleggi…
Lui era Armando Diego Maradona, il Dito di Dio, il dio del pallone, il peggiore nemico di se stesso, il migliore amico per chi in lui aveva creduto, amico dei grandi che l’hanno amato per quello che era, nemico di chi l’ha comunque rispettato per il suo valore, un eroe della cronaca e dello sport sempre all’estremo, insostituibile, eccezionale e immortale per i napoletani che oggi lo piangono, come fosse morto un loro fratello.
Io di calcio me ne sono sempre fregata, ma oggi è morto Diego Armando Maradona, è morto il calcio di un tempo in cui era ancora bello andare allo Stadio, è morto un pezzo di mondo che non tornerà più, e con lui è morto qualcosa di noi per sempre, salito in cielo, verso grandi campi più verdi, dove Diego ancora sta giocando, lui e la sua palla, lui e il suo sogno realizzato, lui e noi che lo stiamo rincorrendo ancora con lo sguardo, felici della sua felicità, felici della gioia che ha saputo donarci, senza nemmeno conoscerci
Grazie, Diego
E’ stato definito bello, e in un certo senso lo è.
Ma è anche SCONOSCIUTO, e questo lo rende anche tenebrosamente affascinante.
Si chiama COVID19
Ha cambiato le nostri abitudini sociali
È un simbolo della cristianità, ma stanotte è andato letteralmente al rogo tutta la parte lignea, compresa la sua esile guglia che svettava nel cielo di Parigi come una torre alata, un dito puntato verso il’alto che adesso non c’è più.
Le strade si sono riempite di gente sbigottita, il mondo si è fermato stupefatto e incredulo, così per un attimo tutte le piccole o grandi questioni politiche si sono interrotte, la FRANCIA non è stata più il nemico da sconfiggere o da criticare, l’amico da difendere oltre ogni ragionevole dubbio, ma semplicemente un membro di qualcosa di più grande colpito a morte come parte di un CORPUS UNITARIO che tutti ci rappresenta.
Ci si rende conto di quello che possediamo o che siamo o che siamo stati… proprio quando lo abbiamo perso, mentre un attimo prima lo davamo per scontato, per garantito, per eterno…
Ecco la parola problematica su cui riflettere , l’idea di possesso che ci contraddistingue oltre ogni cosa, quando il possedere è nulla senza l’essere.
ed Una volta perdutone il POSSESSO, come si può recuperare quello che ci si trova ad avere perso? Ma poi, sarà mai possibile tornare a quella realtà storica che rappresentava la Cattedrale, prima del suo sfascio? Prima del suo ridursi a torcia umana vivente? Il legno si è volatilizzato ed è rimasta la pietra, indomita, a resistere.
Ma per resistere a che cosa? per difendersi da chi?
Il segno della cristianità parigina non sarà mai più lo stesso, le sue ferite sono incancellabili, e rimangono gli uomini a farsi carico di questa tragedia che è una tragedia culturale, simbolica, metafisica, metastorica e per un certo verso mondiale.
Per ora non resta che il silenzio, i milioni di tweet che le persone di ogni paese hanno avuto il bisogno di esprimere, e già è nata la promessa che si ripartirà dalle ceneri, e che non si può abbassare la testa…
Quando gli uomini perdono la storia ci si sente tutti partecipi per essere rimasti orfani di cromosomi che ci stavano attaccati sulla pelle.
Quando gli uomini perdono invece il futuro, ognuno si aggrappa al suo presente, come per sentirsi fortunato ancora di possederlo.
1797 nasce a Recanati da una famiglia nobile cattolicissima
– riceve una educazione severa e passa l’infanzia sui libri
– impara i classici alla perfezione e dimostra doti straordinarie
1809 inizia un cospiquo epistolario rivolto
al padre e al fratello Carlo
1816-1818 scrive Lettera ai compilatori della Biblioteca Italiana
e Discorso di un italiano intorno alla poesia romantica
che vengono pubblicati solo nel 1906
1817-32 compone lo Zibaldone, una raccolta di pensieri
e stringe amicizia con Pietro Giordani di tendenze rivoluzionarie
1819 tenta la fuga da casa senza riuscirci
1819-21 tenta i Piccoli Idilli
1820-23 compone le Canzoni filosofiche
1824 inizia a comporre le Operette morali e compone
Il discorso sopra lo stato presente dei costumi degli italiani
1825-27 soggiorna prima a Milano e poi a Bologna
1827 a Milano esce la prima edizione delle Operette morali
1827-30 torna a Recanati- compone i Grandi Idilli
1830 torna a Firenze- conosce Ranieri e Fanny Targioni
di cui si innamora non corrisposto
1831-35 compone le 5 liriche del ciclo di Aspasia
e i Pensieri, aforismi che riflettono temi già presenti nello Zibaldone
1833 si trasferisce a Napoli con Ranieri
afflitto da sempre da problemi di salute
1835-36 compone la Palinodia, il Tramonto della luna e la Ginestra
1837 muore a Napoli il 14 giugno a soli 40 anni
Sarà l’amico Ranieri a curare la pubblicazione postuma di molte sue opere
Rivedere il film “Fratello sole Sorella luna” mi lascia sempre profondamente scossa.
Di questa storia mi piace tutto, perchè è una storia vera, perchè è una storia coraggiosa, perchè è forte, sconvolgente, radicale, e perchè è servita a portare un profondo rinnovamento nella Chiesa secolare e ancor più nella Chiesa spirituale.
Zeffirelli sceglie attori, inquadrature, musiche, paesaggi, espressioni, episodi e intrecci con grande maestria, e lo spettatore segue la vicenda come rapito dagli eventi che in sostanza trasformano un giovane ricco e destinato al potere in un giovane emarginato e destinato alla povertà.
Sarebbe la fine per Francesco e per il suo sogno di farsi servo di Dio, se non fosse per l’opera di una serie di amici che circondano, senza mai abbandonarlo nella sua metamorfosi, il menestrello d’Assisi. Certo, non senza difficoltà.
Ricordiamoci che davanti a noi sta forse il santo più famoso del mondo, quello che per fama e per leggenda ha raggiunto ogni angolo dei paesi, quello che con la sua estrema semplicità ha umiliato l’opulenza e la tracotanza di una curia incancrenita sotto le sue vesti lussuose e dorate…
Detto così sembra una favola, e lo sarebbe se non fosse una favola al contrario, dove il protagonista non persegue il successo personale, ma insegue la propria autodistruzione per la propria elevazione.
Il figlio di Pietro di Bernardone non avrebbe mai immaginato di farsi frate, di farsi strumento di pace, di farsi icona di santità e di misericordia, lui credeva di andare in guerra, di tornare vincitore, di sposarsi, di fare lo stesso mestiere della sua famiglia…, e invece dalla guerra che aveva abbracciato con entusiasmo torna stravolto, quasi mutilato, come fosse diventato una persona diversa.
Quello che accade nella sua testa, nel suo cuore, nella sua anima, in questo periodo precedente la scelta di cambiamento, non viene raccontato dal regista, che invece si concentra su quello che Francesco decide di fare per cambiare in modo insolito e decisivo la sua vita.
Prima osserva, poi esplora, poi riflette, poi prega, e infine agisce.
Osserva gli uccelli che volano nel cielo felici senza che nessun lavoro li incateni, osserva i gigli che splendono nei campi senza che nessun sarto li abbia vestiti, osserva il creato nella sua incredibile bellezza e maestosità senza che nessun mercante lo possa comprare.
Esplora i mendicanti, andando a vedere come vivono, obbligati a una serie infinita di umiliazioni e privazioni.
Riflette su questi squilibri che fanno del mondo un luogo ingiusto e afflitto da cecità e prevaricazioni senza senso.
Prega, prega Dio che queste cose possano cambiare, sparire, attraverso la presa di coscienza degli uomini che devono pensare a cambiare le visioni delle priorità. E chiede a Dio la propria stessa preparazione al grande passo, i segni, gli indizi, le risposte necessarie nel travaglio della propria solitudine angosciosa.
Alla fine agisce; prende tutte le vesti della bottega paterna e le getta dalla torre, in pasto ai passanti; il padre lo rincorre per il palazzo e pieno di rabbia lo porta in giudizio davanti al sommo sacerdote; il sommo sacerdote lo interroga contrariato e gli chiede cosa avesse deciso di fare, dal momento che aveva dato scandalo con il suo comportamento così folle; e Francesco si dichiara.
Dopo questa solenne quanto stupefacente dichiarazione di voto di povertà, Francesco riconsegna al padre le sue vesti, il suo nome, le sue cose, e se ne esce dalla città nudo, nuovo, solo, perso. Solo alcuni poveri e semplici, come lui ora, lo seguono nella sua nuova dimora, una porziuncola religiosa che distrutta forse da un terremoto o da chissà quale sventura, aspettava d’essere ricostruita.
Il segno simbolico di una Chiesa che andava macera e miserrima in cerca di luce e rinascita.
Francesco, se fosse rimasto solo Francesco, non ce l’avrebbe fatta a fare quallo che poi riuscirà a costruire, cioè un nuovo Ordine religioso che ancora oggi resiste, che ancora oggi cresce, che ancora oggi è quello che noi tutti sappiamo essere, cioè un gruppo di frati che come il loro maestro fanno solenne voto di povertà, castità e obbedienza.
Un ordine prima tutto maschile e poi anche femminile.
Non dei preti/suore normali, non dei mistici, non dei religiosi votati alla carriera ecclesiastica, ma solo degli uomini/donne di Chiesa votati al servizio dei più poveri e alla forza trasformatrice della preghiera.
Francesco è talmente rapito dalla voce di Dio che gli parla dalla croce, da cadere in estasi, da portare ad ad uno ad uno con sè tutti i suoi amici di gioventù, giovani scapestrati e benestanti, che nel frattempo si erano ricoperti di gloria secolare, votati a carriere magnifiche, e che fanno di tutto per non cadere nella rete della sua pericolosa forza persuasiva.
Ci cade dentro Bernardo di Quintavalle, ci cade a suo modo Giocondo, ci cade Egidio, ci cade Chiara, che per prima aveva indicato al compagno la sua via, e infine ci cade Paolo, il più avveduto, quello che riesce a far ricevere in udienza l’antico amico dal Santo Pontefice.
Francesco aveva deciso di chiedere udienza al Papa perchè la comunità dove lui si era insediato continuava a fronteggiarlo, a non riconoscerlo, persino a combatterlo. Intende chiedere un consiglio, chiedere chiarimenti sui suoi possibili errori, chiedere la risposta del Sommo Padre della Chiesa in merito la sua scelta, la sua regola, il suo operato, convinto d’avere forse sbagliato in qualcosa…
E proprio quando tutto sembra essere perso, con Francesco ed i suoi compagni gettati fuori dalla Santa sede come degli eretici qualunque, la situazione si capovolge; il Papa ha una specie di visione, comprende le potenzialità e la missione del giovane d’Assisi, e lo fa richiamare, lo benedice, lo abbraccia.
Originaria innocenza, così lo apostrofa Innocenzo III, e lo invita a uscire nel mondo proliferando nel suo esempio.
Così è stato. Il mondo ha acquisito la gloria di questa piccola giovane comunità, oggi un esercito di religiosi che operano nel segno della pace senza che se ne senta mai parlare, ma basta andare presso le loro comunità per scoprirne l’esistenza.
Nel nome di Francesco, nel nome di Gesù.
Antonio Megalizzi è morto, non ce l’ha fatta.
Era un giovane come tanti, che dalla sua Calabria era partito per laurearsi a Verona e specializzarsi a Trento; amando il grande giornalismo decide di andare a fare il reporter a Strasburgo, nel cuore del Parlamento europeo. Come volontario, a costo zero.
Pensava di essere nel posto giusto al momento giusto, di avere realizzato il suo sogno di stare nel mondo del multiculturalismo, e invece un altro giovane come lui, un pò diverso da lui, non esattamente aperto e multiculturale come lui, lo ha freddato in un pomeriggio di follia con un colpo alla nuca, insieme ad altri, ed Antonio ha smesso in un attimo di vivere il suo sogno.
L’Isis lo ha rivendicato come un loro soldato, come se fosse un merito di cui vantarsi; noi pensiamo semplicemente che se l’Isis ha soldati siffatti, non potrà che finire in un baratro di nullità.
Su lui e su giovani come lui l’Europa dovrebbe riflettere, questa Europa dove ci sono Paesi che si permettono di decidere di volerla abbandonare, Paesi che ci stanno dentro solo per personali interessi, e Paesi che nemmeno sanno perchè ne fanno parte…
Qui la lettera che gli amici sconvolti gli hanno dedicato:
“Se potessi fermare il tempo lo farei per te amico mio, perché i tuoi momenti più belli regalassero ancora ai tuoi giorni una gioia sempre viva. Se potessi prendere un arcobaleno lo farei proprio per te. E condividerei con te la sua bellezza, nei giorni in cui tu fossi malinconico. Se potessi costruire una montagna, potresti considerarla di tua piena proprietà; un posto dove trovare serenità, un posto dove stare da soli e condividere i sorrisi e le lacrime della vita. Se potessi prendere i tuoi problemi li lancerei nel mare e farei in modo che si sciolgano come il sale. Ma adesso sto trovando tutte queste cose improponibili per me, non posso fermare il tempo, costruire una montagna, o prendere un arcobaleno luminoso da regalarti. Ma lasciami essere ciò che so essere di più: semplicemente un amico“.
Grazie alla tenacia di una sorella, Ilaria Cucchi, dopo nove anni Stefano è riuscito ad ottenere VERITA’ E GIUSTIZIA.
Nel nome di una SOCIETA’ DEGNA DI CHIAMARSI CIVILE.
Chi sbaglia deve pagare, se poi è lo STATO a sbagliare, deve pagare due volte.
Da fare sentire ai bàmbini….
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43 morti accertati, un numero non definito di feriti, più di 30 famiglie distrutte, 600 e oltr sfollati, palazzi interi da buttare giù, un paese che non si sente più sicuro di viaggiare per le strade, e uno Stato messo sotto accusa.
Si vedranno gli sviluppi e la capacità della politica di dare risposte serie e risolutive.
Per ora c’è solo il lutto che tocca in modo straziante le vittime ed in modo impreciso e stordito, ma non per questo poco importante, tutto un popolo….
Un giovane verso un’altra giovane. La forza dell’incoscienza e della purezza.
Oggi liberata.
E’ la risposta della opulenta BOLOGNA contro la più dinamica mordi e fuggi MILANO
Sono i padiglioni di FICO (Fabbrica italiana contadina) da visitare in questi giorni, ricchi di buoni cibi, buoni sapori, buoni odori, e tutto un complesso mondo cibario che rappresenta una pagina importante della vastissima cultura alimentare italiana.
Semplicemente un luogo dove andare per imparare, gustare, divertirsi e fare la spesa….:-) CIAO BOLOGNA
L’italia del cibo al centro del mondo
Un Omaggio speciale a chi è morto per salvarli. 🙂
Forza SAMMY, sei un esempio meraviglioso di voglia di vivere!!!!
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Tutti salvi fuori dalla grotta…
Per loro si sono mobilitati in migliaia, tra militari, civili, forze speciali e politici. Per diciotto giorni si è attesa la notizia definitiva della buona riuscita dell’impresa. Finalmente i dodici giovanissimi calciatori sono stati tratti in salvo, con il loro giovane allenatore, e tutto è bene quel che finisce bene, anche se adesso è probabile un processo a carico del responsabile che ha messo a rischio la vita della sua squadra…(e non solo)
…sono stati localizzati e sono tutti vivi.
Presto torneranno alla luce tra la gioia immensa delle loro famiglie, e non solo 🙂
In quel di Lecco, ad Erve vive una piccola comunità montana che convive da sempre con il loro corso d’acqua pulita, il Resegone ed i boschi della valle, meta di centinaia di migliaia di turisti che ogni domenica affollano questi luoghi.
Paradiso di silenzio, natura incontaminata, capre ed oche selvatiche, ci capiti forse per caso ma poi ci ritorni per convinzione, dove puoi godere del territorio, dell’ospitalità semplice, delle acque cristalline e della quiete ombrosa dei monti.
Da qui si arriva al Rifugio degli alpinisti monzesi, e si gode delle soste durante il sentiero, spazi muniti di panche di fortuna e di invitanti sorgenti dove abbeverarsi.
Si incontrano persone di tutte le età, i padri con in spalla i figlioletti, le madri con gli zaini, gli anziani più o meno equipaggiati, i ragazzi e le ragazze con le gambe volanti, famiglie intere attrezzate per il picnic, ed infine qualche sparuto pescatore che qui viene per divertirsi coi pesci che vengono catturati per un attimo, solo per essere rimessi subito in libertà…
Prima d’arrivare in quota si passa per una lunga serie di ville signorili, vere e proprie regge principesche dove la borghesia milanese probabilmente qui ha fatto affari nei tempi d’oro degli acquisti immobiliari…
In questo momento è sulla bocca dell’intellighenzia europea, sta spopolando tra i populisti, ed è quantomeno interessante leggerlo e rifletterlo.
Poi ne riparliamo con calma…
«Vengo non so da dove,
sono non so chi,
muoio non so quando,
vado non so dove,
mi stupisco di essere lieto»
E’ un detto medioevale che rimane attualissimo per il nostro tempo…
Un borgo fuori dal tempo, c’è il lago, meravigliosi platani secolari, fortezze antiche e impenetrabili, semplici casette decorate dai geranei, vicoli e vicoletti, barche e barchette, il silenzio caldo della sera estiva che arriva ad ammantare il cielo, il solito campanile dominante, il paese arroccato sulle sponde, il sentiero del Viandante che arriva da Varenna, ed infine i pescatori degli agoni che si esibiscono allineate come tante figurine, fin sulle curve delle strade come lungo le rive…
Ecco Dervio, una delle perle del lago di Como.
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…più nazional popolare del pianeta…
A seguito di una Conferenza a cui ho partecipato sul tema “Cosa è stato il 68?…”, vorrei cercare di trarre dei punti centrali di riflessione utili per altri, oltre che per me.
Lo stagismo è il primo passo per la conquista del mondo.
Non amo che le rose che non coglietti
There is always something to be thankful for in your life. Being alive is absolutely one of them!
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Versi essenziali per cuori semplici
C'è poco da spiegare...basta leggere.
«Meglio una testa ben fatta che una testa ben piena» (Michel de Montaigne)
"Anche nei tempi bui si canterà? Anche si canterà. Dei tempi bui" B. Brecht
BLOG DIDATTICO_PROF.SSA CRISTINA GALIZIA . Didattica, scrittura creativa, letteratura, attualità nella scuola secondaria di I° grado
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