Il mulino di Ofelia

Ho letto anche questo, dopo il Gesù di Nazaret di Ida Magli.

L’autrice, sempre la stessa e  deceduta  da poco, come sempre non usa un linguaggio confortevole  e  compiacente,  verso nulla e verso nessuno.

Dall’alto della sua lunga esperienza  antropologica e sociale, analizza con la lucidità ed il  disincanto che la contraddistingue,  l’evoluzione (o meglio la dissoluzione)  del nostro sistema  di vita occidentale, ormai giunto al capolinea di una nuova era in cui non ci sarà più spazio per i miti e per i credi  che hanno contraddistinto  oltre duemila anni  di  storia  romana  e comunque latina.

L’Europa si sta consegnando come un agnello sacrificale all’invasione del barbaro, in questo caso rappresentato dalla civiltà araba e islamica,  che nel giro di qualche mezzo secolo  andrà a sostituire  senza nemmeno averci dichiarato  guerra,   il nostro  mondo incapace di reagire,   fatto di  laicismo  e democrazia   conquistati al prezzo del sangue di migliaia di migliaia di persone,  evidentemente morte per  quasi nulla.

In Oriente   ci sono altri problemi,  altri popoli  combattuti tra il mantenere la tradizione ed il proiettarsi  verso il futuro  fatto di  espansione e di conquista spasmodica del potere, in linea  al  più  classico dei modelli  occidentali .

L’Africa  si sta spostando pezzo dopo pezzo dentro i nostri confini, dentro le nostre  piccole terre di mezzo,  destinate a venire soffocate  da un’orda gigantesca di umanità   che a tutti gli effetti reclama giustizia, pace, lavoro, una vita migliore, incapace di averla costruita  a casa propria.

L’Europa crede di dovere pagare questo prezzo disumano che non ha proporzioni con nessun  altro evento storico accaduto nel passato ad altre civiltà.

Il passato ci racconta di popoli  che hanno invaso altri paesi  per  devastarli ma anche nel contempo per migliorarli, per assimilarli  dentro un discorso di scambio e di riconoscimento  reciproco che alla fine  faceva   tornare tutto alla normalità.

Oggi è diverso. Da parte degli islamici non c’è e non ci sarà nessuna volontà di assimilazione  e  di scambio. Loro prendono e basta. Prendono quello che noi stiamo garantendo loro,  andando a  delegittimare  e  distruggere un nostro equilibrio di per se stesso  precario.

Queste parole possono sembrare razziste, e non c’è dubbio che in parte lo siano, perchè il pensiero razzista  è in parte un pensiero che cerca di proteggere il conosciuto contro il non conosciuto,  il proprio  diritto  di  suolo  contro  il pericolo  di trovarcelo portato via (e non solo  l’azione  dichiaratamente  invasiva  del razzista che invade il territorio altrui),   ma di fatto  questa è la realtà sotto i nostri occhi.  Si è mai visto un intero continente  che  diviene inospitale  per i suoi stessi cittadini di nascita, e che quindi decide di spostarsi  nel continente vicino, nel nome della disperazione e con l’avvallo  di leggi  che garantiscono e comunque non bloccano questo esodo  macroscopico  e fuori  controllo?

Qualcuno ci ha venduti,  ha decretato la fine delle nostre vite ordinarie senza neanche venire a dichiararcelo,  senza neanche venire a  interpellarci,  che magari avremmo dato i nostri pareri, i nostri suggerimenti, le nostre proposte…

La nostra democrazia la stiamo spendendo tutta a favore di chi la parola democrazia non solo non la conosce ma persino la disprezza.

Non si tratta di fare come Salvini  che sembra divertirsi ad andare nelle piazze difficili  dove già sa che non sarà accolto ed ascoltato, giusto per  far parlare di sè, del suo partito e del bisogno oggettivo   di un cambiamento di rotta.   E  nemmeno si tratta di andare in piazza a sfasciare  edicole, cassonetti e  poliziotti, solo perchè rappresentano l’ordine sociale che si vuole contestare.

Si tratta di esigere   una politica europea   concretamente ed alacremente attenta  alle dirompenti problematiche sociali che ci stanno travolgendo da tempo. Si tratta di migliorare la nostra stessa democrazia  che può portarci a fare il peggio  senza reagire e senza esserne stati preparati.

Si tratta   di  esigere che il Paese Africa  assuma da se stesso  l’arte di decidere il proprio destino in terra africana. Si tratta di esigere  che il popolo islamico  assuma  dentro di sè  il problema gravissimo della sua follia  interna,  senza andare a scaricarla  troppo facilmente  sulle nostre  presunte responsabilità,   che   senza dubbio ci possono essere state, ma che nel contempo  sono già state ampiamente ripagate  e  restituite al mittente.

E che comunque non possono essere portate in conto alle persone comuni, ignare di tutto, inconsapevoli, sprovvedute, tenute nell’ignoranza e nella disinformazione.

O si è veramente in parte tutti colpevoli, per la solo ragione che non ci preoccupiamo di informarci?

Il punto gravissimo  è che non c’è più nulla in cui sperare,  là dove la politica  del potere illecito  ci ha tradito, là dove la religione del  sacro  ci ha svuotato di libertà e quindi  di  responsabilità, là dove il trionfo apparente dell’uguaglianza  ci ha solo indebolito e disorientato mettendoci tutti contro tutto,   là dove  le professioni  della specializzazione  ci hanno frantumato in pezzi   spezzati  e sperduti  dentro un labirinto sempre più vasto e sconosciuto,  là dove  la natura  è stata dichiarata  inconsistente e relativa, nel nome della tecnica  e quindi del controllo stesso  sulla   natura.

La domanda  che mi sento di lanciare  nel  tempo  è questa: se non possiamo credere negli uomini  che dimostrano  di non avere   fedi di salvezza  e dunque ideali,  se non possiamo credere in spiritualismi    che  possano ispirare, consolare, illuminare e proteggere    le nostre intenzioni e necessità,  in che cosa  mai  potremmo    riconoscerci e dunque rispettarci?

In uno Spirito vero, credo. Lontano dalle manipolazioni degli umani, lontano dalle loro mendacità, lontano  dalle loro ipocrisie.

Ma come conciliare  il mondo che vuole il progresso con il mondo che  del progresso  potrebbe farne a meno (almeno a parole)?  Ci sono due umanità davvero così distanti  o ne esiste una sola  che saprebbe perfettamente intendersi se solo non si sentisse  condizionata  da strutture  obbligate  e  opprimenti?  Come fare emergere l’uomo e  la sua sana voglia di vivere  in pace con tutti,   dentro le logiche  degli ostruzionismi,  delle prevaricazioni,  degli attentati  terroristici  dilaganti   dentro nel cuore   della vita  civile?  Come conciliare   l’uomo che  arriverà su Marte  con  l’umanità  che   della vita conosce solo il proprio respiro sentendosi già per questo miracolato?

Come diventerà il nostro mondo? Cosa resterà della bellezza dei fiori, delle montagne, del mare… Chi è Dio, infine?  Dove abita?  A cosa serve?  Le mie risposte le avrei,  dentro di me. Ma vorrei anche  sentire quelle degli altri…

Credo  che dallo  scenario  previsto  dalla scrittrice  si possa  evidenziare la vocazione minoritaria del cristianesimo stesso, la vocazione  immobilistica  e  perdurante   dell’islamismo e la vocazione  iniziatica  dell’ebraismo, giusto per rimanere nell’alveo  delle religioni monoteistiche.   In qualche modo e in qualche maniera il pensiero di Gesù  sopravviverà   a qualunque  persecuzione o invasione straniera.  Anche la stessa struttura del Vaticano non sparirà mai del tutto, forse dovrà ridimensionarsi, o  decontestualizzarsi, come spesso accade nelle rivoluzioni di sistema,  ma conserverà la sua presenza e la sua voce dentro i paesi o luoghi   che si riveleranno  i più idonei   a questa sopravvivenza.

Nello stesso modo  anche gli ebrei non potranno mai sparire, nella logica del loro essere  ebrei cioè nati da madre ebrea.  Se così dovesse non essere, significa che  la politica di qualche folle  avrà messo in opera quel progetto nazista  che ad Hitler non è riuscito  e che tutti gli anni l’Europa cerca di ricordare come un pericolo possibile e sempre minaccioso.

In altre parole, o le tre religioni  continueranno a convivere, o si annienteranno reciprocamente.  Dobbiamo decidere se vogliamo una società dove contano i numeri  o dove contano le idee.   Se decidiamo che contano le idee,  saremo sempre dalla parte di chi  è in minoranza.  Ma questo è il male minore.

La tragedia di Giulio Regeni

Lui  era Giulio Regeni, un giovane ricercatore universitario che stava portando avanti la sua ricerca   di dottorato per conto degli inglesi    Al Cairo, in Egitto.

Un anno fa proprio oggi, il 25 gennaio 2016, il suo corpo martoriato veniva ritrovato  senza vita,  torturato in ogni sua parte, tanto che la madre  disse, nel vederlo “Aveva intatta solo la punta del naso”

Su questa morte il governo egiziano ha cercato di raccontare le più varie versioni, tutte del resto inverosimili.

Prima ci fu detto che Regeni aveva subito un incidente automobilistico.

Poi ci fu detto che il giovane Regeni era finito in uno strano giro di omosessuali.

Quindi che era finito in uno strano giro di droga.

Quindi che era stato rapito da una gruppo di sbandati malavitosi    che ne volevano chiedere il riscatto.

Dopo questa ennesima  versione  assurda e poco credibile,  che ci ha fatto molto incazzare per il fatto di venire presi in giro  da un paese straniero che ritenevamo amico,  ecco l’ultima apparente verità.  Regeni andava in giro a fare domande poco  opportune,  assoldato dai suoi capi inglesi dell’Università,  e quindi  è stato denunciato  per patriottismo  alla polizia egiziana dal capo del sindacato autonomo  degli ambulanti,   accusato   di essere una  pericolosa  spia  che andava eliminata.

Esiste un video che ritrae Giulio nove giorni prima di venire fatto sparire.

In questo video il sindacalista gli chiedeva del denaro, ma lui risponde che non può dare denaro per una ricerca universitaria i cui finanziamenti non dipendono   da lui, di cui lui certo non ha nessun  interesse privato e personale.

Allora come sarebbe andata a finire? Il sindacalista lo vende alle forze dell’ordine perchè non avrebbe ottenuto il compenso desiderato?

E perchè questo video compare solo oggi? E chi manovrava dietro  questo video?

Il sindacato o i servizi segreti? O entrambi?   Regeni era già stato avvistato da tempo   come una persona indesiderata che andava in giro a fare troppo domande scomode?

Ma perchè l’Università inglese che gioca un ruolo di primo piano in questa vicenda non fa sentire la sua chiara versione? Che non l’abbiano voluto fare i servizi segreti egiziani è abbastanza comprensibile.  Ma gli inglesi?

Regeni era consapevole di quanto stava rischiando in questa vicenda? Era consapevole di stare in una paese per nulla democratico  che certo avrebbe mal digerito il suo andare in giro a fare domande pericolose?  In che modo la stessa Università inglese  è in parte responsabile di  mandare suoi accademici dentro situazioni certamente scomode e troppo a rischio?

Al Cairo ogni giorno spariscono di media tre giovani sotto tortura e sotto repressione.

Giulio Regeni per  questo governo    era solo ed è stato solo un personaggio   che andava eliminato e che poi andava  scaricato nella maniera più opportuna e più indegna.

Per esempio, cercando di infangarne la memoria ed il merito, memoria e merito che non è stata in nulla scalfita da tutti questi 365 giorni  che ci dividono da quel tragico evento.

Credo che presto la totale verità verrà fuori. E  credo che  in questa storia gli inglesi giocano un ruolo non minore. Non si vuole sminuire la gravissima responsabilità del governo egiziano, un governo dittatoriale e violento,  che non poteva venire in alcun modo sottovalutato.

Di certo c’è solo che un giovane italiano brillante e coraggioso (forse fin troppo)  è stato eliminato tra le peggiori sevizie  nel compimento del suo lavoro, nel compimento del suo dovere, nel compimento della sua missione universitaria.

La sua famiglia ne porterà il dolore per sempre.

Noi possiamo solo  prenderne atto. E riflettere sull’immediato futuro. Anche con scelte internazionali mirate e accorte. Nel nome di questo nostro meritevole  italiano.

 

 

 

Ecco il volto bellissimo di Fabrizia

 

Ciao Fabrizia, che sei morta in un mercatino di Natale  senza  sapere che andavi a morire…

Il terrorista Amri Anis è morto

Ucciso il terrorista Amis

E’ stato ucciso il  folle terrorista del momento.

A  Sesto San Giovanni, là da dove il tir era partito  prima di finire a Berlino per la terribile strage  pianificata.

Un viaggio  di morte  andata e ritorno.

Questa volta i controlli hanno funzionato, le forze dell’ordine hanno fatto il loro lavoro con grande responsabilità e coraggio.

E la Germania ci ringrazia.

Grazie Italia

 

Aleppo liberata

Tutta la Siria esulta.

Ma la guerra ad Aleppo  è durata troppo, sono rimaste solo macerie.

E  adesso?

Adesso anche tutto il territorio siriano deve potere tornare libero.

Aleppo Liberata

Testimonianze

L’esercito di liberazione

L’attentatore di Berlino

L’attentatore di Berlino

Ecco la situazione.

E’ un tunisino il killer che ha commesso l’ultimo attentato terroristico contro l’umanità lo scorso  lunedi  19 dicembre. Era stato recluso nel carcere di Palermo per quattro anni, dove era approdato via mare; poi ha lasciato l’Italia, non più sicura per lui, per la Germania,  dove non ha mancato di farsi conoscere  per la sua ideologia di odio e distruzione.

Adesso è in fuga, armato e più che mai pericoloso.

La sua specialità, oltre uccidere innocenti, è quella di dare  fuoco  a  scuole ed edifici di proprietà dello Stato.

Questi sono gli eroi dell’Isis,  gente sbandata, criminale, senza patria e senza famiglia, oppure manovrata da  sistemi di  indottrinamento  oscuri  e magari neanche tanto nascosti.

Non è una guerra di religione,  è una vera e propria guerra di invasione  e di destabilizzazione   portata avanti proprio con il terrorismo  e con il consenso di insospettabili e di regie  silenziose.

Non ci resta che aspettare il prossimo attentato.

Inermi.

Indifesi.

Attoniti.

Ma  prepariamoci a reagire.

Nessuno potrà fermare la nostra  volontà   di essere noi stessi.

 

We are freedom…

La Mosul liberata

 

Attendiamo con impazienza  la fine dell’Isis.

La violenza come persuasione

 

Tratto da Osho  “Amore, libertà e solitudine”

Una madre porta il figlio al reparto  giocattoli di un grande magazzino. Vedendo un enorme cavallo a dondolo, il bambino ci sale  e si dondola per almeno un’ora.

“Scendi”, lo implora la madre, “devo andare a casa  a preparare la cena a tuo padre”

Il piccolino rifiuta di muoversi, frustrando  tutti gli sforzi della madre. Interpellato,  neppure il direttore del grande magazzino  riesce a persuadere il bambino. Alla fine, disperati,  chiamano lo psichiatra del centro commerciale.  Questi  si fa avanti adagio e sussurra  alcune  parole all’orecchio del bambino; immediatamente il  piccolo salta giù e corre a fianco della madre.

“Come ha fatto?” chiede la madre incredula, “Cosa gli ha detto?”

Lo psichiatra esita un istante e poi dice: “Tutto ciò che gli ho detto è: “Se non scendi subito da quel cavallo a dondolo, ti sbatto giù io!”

 

L’Islam risponde

Musulmano che prega davanti alla Chiesa dove l’anziano  prete cattolico di Rouen   è stato sgozzato.

musulmani partecipi al dolore

cosa ne pensa la gente

negati i funerali ai terroristi

 

Terrore in una chiesa

Ecco il nuovo attentato

Europa: siamo in guerra

le ultime sull’attentato a Nizza

Mettiamoci nella testa che ovunque potremmo essere in pericolo.

E l’Unione europea cosa sta facendo a livello di interventi  unitari e di strategie  coordinate?

Ma il business legato all’immigrazione, a chi sta giovando?  Forse le maggiori responsabilità di questo cataclisma in atto stanno proprio lì dentro.

L’  Isis ha rivendicato la paternità del gesto, e dimostra quello che è, cioè che la religione non conta nulla (il terrorista in questione  era tutto tranne che un religioso)  ma è solo una manovra per destabilizzare l’Europa, da noi; il mondo, altrove.

Si vuole una globale sottomissione  all’Islam e alle sue regole; si vuole la rivalsa  su quello che  viene vista come una colpa dell’Occidente (di andare a fare guerre   a casa degli altri, ma anche altre molte  ragioni meno evidenti, più meschine  e più sotterranee).

La Francia è nel mirino, ma nessuno è fuori dal gioco, abbiamo visto  Bruxelles,  ma poi il Bangladesh, lo stesso Pakistan, il recente tentativo di rivolta della Turchia dove una minoranza vorrebbe un potere laico ed uscire dalla teocrazia islamica.

Sappiamo che l’Inghilterra sta investendo moltissimo sulla sicurezza (forse per questo rimane ancora illesa?)

Sappiamo che Roma per il Vaticano è un bersaglio sensibile, anzi,  ultrasensibile.

Ogni tanto anche negli Stati Uniti  c’è qualche lupo solitario   che agisce con la stessa strategia con cui ha agito  il terrorista di Nizza,  franco tunisino d’origine.

Gli Stati Uniti hanno già pagato un prezzo altissimo (anche per le loro scelte militari e di politica estera)  a questa guerra sbagliata (come se ce ne fossero di giuste) e bisogna risalire al 2001; ormai si parla  di quindici  anni  nei quali si sarebbe potuto fare di più per  garantire/sviluppare/avviare     un dialogo  diplomatico tra le parti.

Nei territori in Medio Oriente  tra l’Iraq  e l’Afghanistan  quotidianamente accadono atti criminali  contro i cristiani o contro i musulmani  appartenenti  alla maggioranza sunnita  che non viene riconosciuta legittimata a governare dalla  minoranza  sciita,  la più fanatica dello jihadismo.. Prima era Al  Qaeda,  oggi è il sedicente stato islamico. Domani?

La Siria non esiste più, è stata spazzata via dal piano   del gruppo di conquista, ed era il paese più tollerante in assoluto, dove convivevano  diversi   gruppi religiosi  in assoluta tranquillità, tra ebrei, cristiani e musulmani  (proprio per questo  era da eliminarsi? perchè era di cattivo esempio?).

Per non parlare  di quello che accade nella grande  Africa, dove  ieri  gruppi militanti  appartenenti a Boko Haram (una delle frange   di questo  organismo  estremo) hanno rapito le studentesse   frequentanti una scuola ad indirizzo occidentale, per impedire   che il nostro stile di vita  intacchi le loro donne e le loro ideologie; ma  domani  sentiremo di altri attentati contro il libero pensiero e contro le   realtà diverse da quella islamica.

Dove attaccheranno la prossima volta? E chi sarà il terrorista?  Un  lucido  squilibrato che decide di suicidarsi   in maniera “onorevole e gloriosa”,  o un lucido  commando di studenti borghesi  che si saranno   votati alle ragioni  di non so quale  ideologia?

Ex detenuti  in cerca dei loro cinque minuti di gloria,   o  sedicenti  uomini  in apparenza pacifici  e ben formati,  che anzichè seguire ideali pacifisti, liberali e tolleranti  faranno della violenza, dell’odio, della vendetta, dell’arroganza, della rabbia e della follia   il loro campo (inglorioso)  di battaglia?

Ma del resto loro sono più forti, ragazzi: più forti in numero, più forti in determinazione, più forti nel non avere nulla da perdere, più forti nell’avere ancora salda la loro identità culturale mentre noi abbiamo smarrito la nostra.

Ma  il popolo islamico non comprende che se non comincia a fare sentire una voce  corale  di dissenso, inevitabilmente uscirà fuori il razzismo nei loro confronti?  E che è proprio quello che lo Stato islamico vuole, metterci l’uno contro l’altro? Destabilizzare? Generare il caos?

Anche se non è una guerra di religione, e nemmeno culturale, ma solo una strategia di assalto ben pianificata che si avvale anche  di libere e spontanee iniziative  dove l’agire non richiede avere a disposizione un esercito: basta un uomo, un mezzo, qualche arma, un piano (e un lauto compenso magari, per essere più convincenti).

Ci stanno sbranando, assalendo,   come farebbe un branco di  iene o di avvoltoi che avendo avvistato un animale ferito decidono di farne carne per il loro pasto.

Come dunque uscirne con il minor danno possibile? Non saranno le  ennesime   manifestazioni di canto e di musica a salvarci. Non saranno le ennesime proclamazioni di sdegno.

Ci vuole una risposta chiara, unitaria e capace, disposta  a fare scelte  importanti,  anche poco   popolari,  o di disturbo  alle elites che manovrano nell’ombra indisturbate.

Altrimenti  questa guerra andrà avanti ancora per molto molto molto  tempo.

 

 

 

 

Torturato chi non conosceva il Corano

e chi, pur conoscendolo, ha pensato di fare l’eroe…

Strage in Bangladesh

Morire per un’idea, morire per nulla

Morte di Jo Cox

siamo tutti belgi, siamo tutti cubani…

Due eventi  in breve tempo, uno di guerra, uno di pace…

La Francia blindata

E’ accaduto l’ennesimo attentato terroristico da parte dell’Islamismo fondamentalista.

Questa volta è stata una ecatombe e la Francia risponde blindandosi.

Non accadeva dalla seconda guerra mondiale.

E  adesso?  Come cambieranno gli equilibri interni in Europa? Come cambierà la Storia? Quale sarà la risposta del mondo occidentale all’Isis? Quale sarà il prossimo attentato di guerra? Come si modificherà il nostro comune senso dell’altro?

terrore a parigi

attentati a parigi

una strage

IOSTOCONLASIRIA

accordo nucleare usa e iran

President Barack Obama addresses the 106th annual NAACP national conference at the Pennsylvania Convention Center, Tuesday, July 14, 2015 in Philadelphia. (Tom Gralish/The Philadelphia Inquirer via AP)  PHIX OUT; TV OUT; MAGS OUT; NEWARK OUT; MANDATORY CREDIT

President Barack Obama addresses the 106th annual NAACP national conference at the Pennsylvania Convention Center, Tuesday, July 14, 2015 in Philadelphia. (Tom Gralish/The Philadelphia Inquirer via AP) PHIX OUT; TV OUT; MAGS OUT; NEWARK OUT; MANDATORY CREDIT

epa04690023 Members of the media gather in front of the stage prior to a press event after the end of a new round of Nuclear Iran Talks in the Learning Center at the Swiss federal Institute of Technology (EPFL), in Lausanne, Switzerland, 02 April 2015. Iran and six world powers announce they will hold a press conference on their nuclear negotiations in the evening, indicating that talks on a framework agreement on Tehran's nuclear programme were ending.  EPA/VALENTIN FLAURAUD

epa04690023 Members of the media gather in front of the stage prior to a press event after the end of a new round of Nuclear Iran Talks in the Learning Center at the Swiss federal Institute of Technology (EPFL), in Lausanne, Switzerland, 02 April 2015. Iran and six world powers announce they will hold a press conference on their nuclear negotiations in the evening, indicating that talks on a framework agreement on Tehran’s nuclear programme were ending. EPA/VALENTIN FLAURAUD

raggiunto accordo accettabile

accordo nucleare

Gli USA aprono al pensiero gender

gender-20giugno-300x118

E’ di questi giorni la storica apertura degli Stati Uniti  al pensiero gender.

E’ solo questione di tempo e tutto il mondo occidentale accetterà di fatto una idea nuova di famiglia, di figli, di paternità e di maternità. Ossia di società. Ossia di economia (perchè dove si parla di diritti si parla anche di soldi). Ossia di antropologia.

Davanti alla storia che chiede cambiamenti  il pensiero dei singoli ha poca rilevanza, ed i singoli sono chiamati ad adeguarsi  a quello che sembra una volontà ferrea di una intera società in mutazione.

Solo il tempo racconterà le implicazioni, le novità, le complicazioni, le difficoltà e gli errori  che ogni Cambiamento significativo porta con sè, un cambiamento che oggi non è più possibile fermare, credo non sia più nemmeno corretto  ostacolare.

Ma allora  come  si può  conciliare tutto questo  con quello che  sembra  presentarsi e rimanere  come un essere fuori tempo, fuori moda, fuori tutto?

Personalmente continuo a credere che la famiglia normale debba essere costituita da un padre, una madre e via discorrendo; come  anche  credo che anche le famiglie non normali debbano avere i loro diritti garantiti, nel nome di un amore che si vuole dichiarare senza sesso e dunque senza  imposizioni di sorta.

A causa di questa uguaglianza di diritti da tutelarsi,  le famiglie non possono essere classificate però (come io non riesco a fare e credo non ci riuscirò mai, essendo questo un mio limite)  tra  l’essere  nella norma e l’esser  fuori della norma, e dunque la società e le leggi procederanno affinchè questa distinzione  di parte  che viene tacciata di omofobia,  non possa avere la meglio  e causare discrimini, come è sempre accaduto nel passato.

Nelle scuole si insegnerà per decreto, ossia per programma ministeriale,  il pensiero gender  e ci saranno notevoli conseguenze e modifiche  nell’educazione e nello sviluppo della pedagogia  condivisa, da come è stata ad oggi intesa e progettata.

Questo comporterà tutto un ciclo di formazione rivolta ai docenti  ed in parte anche alle famiglie  che dovranno prepararsi a questa importante  esigenza  collettiva.

Non solo, questo mutamento comporterà decine e decine d’anni di assestamento, durante i quali accadranno cose nuove e non prevedibili, ovviamente  del tutto legittime.

Coloro che si  rifiuteranno di accettare questa presunta  ideologia, dovranno in qualche modo  adattarsi pena il loro allontanamento dalla scuola  pubblica, oppure in alternativa    rifugiarsi nelle scuole private e cosiddette confessionali.

Di sicuro si va anche ad ingrandire il gap  che già esiste tra la laicissima  cultura occidentale e la lontanissima cultura orientale araba, che rimane nelle sue maglie più incontrollate ed oscure profondamente teocratica, e visto il già dilagante terrorismo islamico, i folli della jiadh  aggiungeranno anche questo tassello alla loro violenza (è il normale  prezzo richiesto a chi si ritiene essere  avanti nello sviluppo e nel progresso).

Per concludere, credo che ogni paese dovrebbe proporre un referendum  al suo popolo, chiamato a rispondere nelle urne con un parere favorevole o sfavorevole.

Favorevole non all’amore  libero  (retaggio degli anni della contestazione) ma alla parità di genere (sostanza del mondo che si è totalmente emancipato dalla tradizione, dalla storia, dalla letteratura  religiosa  e da un certo modo di intendere la ragione).

Solo questo referendum giustificherebbe e permetterebbe   agli occhi di tutti  l’accettazione e l’effettivo normamento  di questa   nuova prassi  familiare. Così come si fece per il divorzio e per l’aborto (ma con la differenza che l’aborto ed il divorzio non si chiedeva di imporli ma solo di legittimarli).

Potrebbe sembrare un passaggio forzato o discriminatorio,  ma visto che la materia è imponente  e profonda,  quale procedura migliore di detto trasparente e democratico  agire politico?

Visto che la verità sulla questione non può essere dettata con leggerezza nè da una minoranza che si vorrebbe    imporre, nè da una presunta  e forse non esistente  maggioranza che chiederebbe l’immobilismo di fatto,   che referendum sia.

 

il mondo in fiamme

il venerdi nero del ramadan

Il reato di tortura

Grazie a   Amnesty International

da Polisblog.it

Palmira cade sotto il fuoco nemico

Palmira cade sotto il fuoco nemico

e  la prossima meta sarà Damasco.

 

Nimrud, genocidio dell’arte

091327361-16a9d545-f3a2-4606-9fb0-a05283dcb3f4

Tunisi come Parigi

news_img1_71078_attentato-tunisi-vittime
Dopo i fatti del Bardo, Tunisi scende in piazza…

lui prega, noi leggiamo il giornale

IMG_0569

Sto andando a farmi la solita terapia giornaliera, o quasi; nulla di preoccupante, solo un fastidiosissimo catarro che mi ha occluso l’orecchio sinistro con tutte le debite conseguenze (colpa di questa influenza devastante).

Mi siedo in metropolitana, che alle sette del mattino è ancora molto scorrevole, per lo meno da dove la devo prendere io.

Ce ne sono di fermate e quindi mi metto tranquilla a guardarmi in giro  i miei compagni di viaggio.

Nulla di particolare attira la mia attenzione, fino a  che non sale sul vagone un giovane di colore, forse proveniente  dall’Africa centrale, a giudicare dalla pelle molto scura.

E’  normalmente vestito, direi all’occidentale, potrebbe sembrare uno dei nostri studenti come ce ne sono centinaia, che vediamo tutti i giorni,  e fin qui tutto ok; ma appena si sistema nell’angolo che si sceglie per il suo tragitto, estrae dallo zaino un piccolo libretto rivestito di pelle di cuoio marrone, con davanti incastrata  come una stella, o qualcosa del genere.

Capisco subito che deve essere il suo libro delle preghiere.

Dunque è un giovane musulmano che sta per adempiere al dovere della preghiera quotidiana, rito che ogni islamico  ripete per cinque volte durante la sua giornata.

Se  a fare quel gesto fosse un giovane dei nostri, non ci si potrebbe credere, ovviamente; subito penseremmo a uno squilibrato, a un pervertito, o  quanto meno a uno che vive fuori dal mondo, con qualche problema di socializzazione.

Ma siccome sappiamo che per loro è un dovere, e sappiamo che per loro è una abitudine, e sappiamo che per loro è una cosa del  tutto ordinaria, allora nessuno dei presenti si stupisce più di tanto.

Mi viene però da osservarlo; lui non sa che lo sto guardando, o sembra non volerlo sapere, perchè nonostante sta davanti a me, non alza lo sguardo dal suo libretto dove con lo sguardo fa scorrere le pagine, una dopo l’altra.

Mentre che legge le sue labbra si muovono alla recita dei versi, come facevano le nostre nonne che recitavano il rosario a bassa voce, senza disturbare il silenzio delle stanze che le avvolgeva e le custodiva.

Lui invece  sta pregando in mezzo a un mare di estranei, in pieno giorno, anzi, di mattina appena inoltrata, senza preoccuparsi di nulla, nè di chi lo guarda, nè di chi gli sta accanto.

Ad un certo punto si libera un posto, allora smette un attimo di pregare, si allontana per sedersi, il tempo di risistemarsi e riprendere la recita della sue preghiere.

Mi rendo conto della sua fortuna, o meglio, del suo privilegio condiviso e concesso, ossia di potere manifestare il proprio credo religioso senza preoccupazione, cosa che noi non possiamo fare nei loro paesi, non senza qualche complicazione.

Accanto a lui sta una giovane donna che probabilmente sta  per recarsi al lavoro; lei non sta leggendo nessuna preghiera, ma naturalmente il giornale, quello appena ricevuto o ritirato all’ingresso della metro. Ne approfitto per fotografarlo, in modo da non essere notata, perchè  non vorrei che poi lui se ne abbia a male, visto che non ho cattive intenzioni su come utilizzerò la sua immagine (una volta feci lo stesso in Giordania ma con conseguenze non esattamente pacifiche).

A questo punto   mi viene spontaneo fare questa riflessione:  ma noi siamo mai stati in un tempo remoto, quando la modernità non era ancora imperante come ora,  in qualcosa simili a questa gente, che  nonostante la modernità dominante   si occupa normalmente  delle faccende di Dio tra gli obblighi e le necessità quotidiane?

Certo, abbiamo subìto un periodo in cui ci veniva imposto di essere credenti, e di essere osservanti, e di essere come una certa etichetta ben pensante ci obbligava a mascherarci.

Non voglio nemmeno entrare nel triste ed obsoleto capitolo della Chiesa che addirittura ha commesso delitti orribili nel nome della stessa fede, o infangando la tonaca che in modo indegno certi preti hanno indossato e a volte continuano ad indossare.

Non è di  questo che ora vorrei  discutere con voi.

Quello che io mi chiedo, e vi chiedo, cari amici che mi leggete,  è perchè abbiamo smesso di pregare.

Certo, mi si risponderà che non è vero che abbiamo smesso di farlo; che lo facciamo quando nessuno ci vede e nel privato della nostra vita. Che andiamo in Chiesa solo quando ne sentiamo il bisogno e che comunque anche se non lo facciamo vedere, noi sappiamo che dentro di noi un pò di fede c’è, un pò di fede è rimasta (ma quanto un pò? cosa vuol dire che ci è rimasta un pò di fede? forse che la fede si può misurare in grammi? facciamo ricette del tipo “Mi dia un etto di misericordia e due etti di coraggio, mescolati a centocinquanta grammi  di speranza, per favore…)

E mi si risponderebbe  che loro sono antiquati a continuare a fare  quello che noi abbiamo capito non essere più necessario (ma che cosa non sarebbe più necessario? pregare o pregare in quel modo??  ma poi che ognuno preghi pure come meglio crede, magari anche bestemmiando, se è la sola preghiera che la vita gli ha dato di conoscere)

Qualcuno potrebbe osservare:  ”  Abbiamo visto quanto serve questo rito ripetuto e ostentato  a conservare queste persone migliori di noi, visto che l’unica  vera preoccupante paura terroristica attuale proviene proprio da questa religione.”

Ma ne siamo proprio sicuri?

Premesso che loro non stanno ostentando nulla,  ma solo  ricordando a se stessi quello che sono, mentre noi ce lo siamo dimenticato,   non è forse  proprio  l’esercito terroristico islamico che  tutto ampiamente mostra di sè, armi e terrore,  ben  guardandosi    dal mostrarsi  inerme ed intento alla preghiera?

E’ solo la sua bocca piena di farneticanti esclamazioni ad evocare la figura di Dio,   mentre che non si cura di conservare nulla di umano, e di conseguenza nulla di divino (ed infatti questo presunto esercito jihadistico  non ha nulla a che spartire con l’Islam).

Nulla da paragonare con quanto sto vedendo:  davanti ai miei occhi c’è  solo un giovane uomo, del tutto pacifico, del tutto perfettamente inserito nel contesto che lo circonda.

Nulla di lui mi fa pensare ad una presenza  pericolosa, o ad un  individuo  fuori dal mondo, o ad un giovane che potrebbe andare ad arruolarsi domani  con quei folli che si mascherano   di nero,  kalashnikov  in  spalla.

Sono certa che se mi mettessi a ragionare con lui, potrei scoprire una bella persona, con le sue credenze e le sue aspirazioni del tutto simili alle mie.

Allora mi chiedo dove stiamo sbagliando, nessuno escluso, in questa faccenda dello scontro tra civiltà, che invece il terrore vuole farci temere.

Io credo piuttosto che qualche cosa abbiamo perso che invece merita d’essere recuperato; e credo che  c’è qualcosa in questa gente   che merita d’essere condiviso, a condizione che si possa incontrare in essa quella stessa curiosità verso l’altro che fa abbattere ogni diversità.

Vuote e retoriche parole?  Non credo proprio. Non sto parlando di come meglio apparire o di come aumentare il nostro giro d’affari (pratiche oltremodo nobili se ben finalizzate); sto banalmente dicendo di come dovremmo preoccuparci di tenere  il cervello acceso, ed insieme al cervello, anche il cuore.

siria, giordania, egitto ed occidente

Sono già tre gli stati arabi che hanno chiaramente preso una posizione militare contro l’ISIS, ossia contro il fanatismo islamico che vorrebbe uno stato islamico indipendente dove la sharia possa diventare l’ unica ed incontrastata legge dello Stato, messa in pratica nel suo senso più nefasto e distruttivo.
Dopo il decadimento progressivo dello stato siriano, che è diventato un unico campo di battaglia senza più passato e senza un visibile futuro ( ma dove rimane in corso una significativa capacità di resistere da parte della minoranza curda), dopo il terribile rogo del pilota giordano, dopo l’ennesimo sgozzamento degli oltre venti copti egiziani in terra di Libia, sembrerebbe che i paesi islamici coinvolti non hanno molta intenzione di subire la tracotanza e la ferocia terroristica di questo esercito spietato in sensibile crescita, senza reagire.

Anche il mondo occidentale, dopo lo storico assalto alle torri gemelle di New York, dopo il recente assalto a Parigi e dopo il recentissimo assalto a Copenaghen ( ma non si contano gli eventi degli ultimi anni che forse hanno avuto meno clamore, ma non certo minori conseguenze) sembra mobilitarsi in modo globale ed unitario avverso questi scellerati che di sicuro non hanno nessuna intenzione di fermarsi, per il momento in un senso assolutamente diplomatico che di certo non deve mancare in uno scenario di guerra e di tensioni così complesso e così in perpetua evoluzione.
Anzi, è proprio di questo armarsi intellettuale che l’Europa e non solo ha un assoluto bisogno.

Uno stato musulmano che si dovesse formare con le premesse del terrore si prefigura come qualcosa di terribile, di allucinante, di assolutamente folle. Eppure questa presunta follia sembra reclutare giovani appassionati che si votano al martirio, posseduti dall’idea che è meglio morire in gloria che vivere nella mediocrità e nell’ipocrisia.

La colpa del vecchio mondo cristiano o normalmente islamico sarebbe quella di non convincere più, di non risultare più affascinante o degno di attenzione e rispetto.

Da occidentale non certo corrotta e non certo entusiasta della nostra assai debole e fragile democrazia, vorrei dire a questi giovani soldati pronti a morire che si stanno semplicemente sbagliando.

Vorrei dire loro che si stanno offrendo ad una regia altrettanto falsa e mascherata, che nasconde secondi fini affatto nobili.
Vorrei dire loro che il loro odio per la vita e per l’umanità non può essere giustificato da nulla, nemmeno da presunti possibili e reali crimini.
Vorrei dire loro che se di violenza si fanno portavoce, solo di violenza si fanno espressione, e nulla più.

Poi che facciano pure quello che credono.
Da soli troveranno le loro risposte, così come da soli o in cattiva compagnia non hanno saputo farsi le giuste domande.

Come se non bastasse, c’è la questione ucraina a preoccupare gli equilibri mondiali; e persiste una profonda crisi economica che ha come protagonista da diverso tempo una sorvegliata speciale, la Grecia, nella quale più o meno (alcuni molto meno, altri molto più) tutti i paesi dell’Unione temono di doversi identificare.

Ragazzi, c’è da farsi venire il giramento di testa…

Qui ci vuole davvero molto sangue freddo, molta capacità di ponderare, ma soprattutto la sincera e determinata voglia di cercare soluzioni, da parte di chi è preposto a trovarle.

Per fortuna qualcuno che sa farlo io voglio credere, rimane ancora in circolazione.

Anonymous

images

 

 

Continua a leggere

il rogo di Muath

B87waIBCQAAzFff-1916-kSwH-U104017746891770SF-700x394@LaStampa.it

A seguito del rogo perpetrato sul povero prigioniero giordano da parte dell’Isis, anche il mondo arabo comincia a fare sentire la sua voce ed il suo chiaro dissenso.

Nemmeno il Medioevo aveva osato tanto, ossia manifestare la propria assoluta capacità distruttrice con totale disprezzo della legge umanitaria, del condannato che rimane pur sempre un uomo, e del mondo tutto con le sue elementari regole di convivenza civile.
Ma dove vuole arrivare questo orribile disegno, di questo passo? Perchè non ci fanno vedere le loro facce, se sanno (come dicono) di fare cose sante e benedette?
Qui di benedetto c’è solo l’orribile morte di un uomo che attende senza dubbio la sua rinascita, non perchè vittima di una guerra santa (che non esiste), ma perchè vittima di un assassinio.

i riflettori anche sulla Nigeria

Loro sono i terroristi di   Boko  haram che significa “L’educazione occidentale è peccato”

bimbe usate come bombe

Anche per loro il mondo libero dovrebbe potere fare qualcosa, se vuole salvare se stesso.

#salviamolebambinedibokoharam

11 gennaio 2015

il mondo islamico si dissocia

un attacco che disonora l’islam

Continua a leggere

10 gennaio 2015

Cari musulmani

Il mondo non parla d’altro; ossia tutti stiamo riflettendo su quello che è appena accaduto a Parigi ( 12 cronisti uccisi per avere pubblicato vignette irriverenti contro la figura di Maometto) nella patria della rivoluzione francese che è stata poi la nostra stessa comune porta aperta sulla libertà che noi chiamiamo democrazia.

Dunque tutto sarebbe nato da un sentimento di offesa.

Ma offendere qualcuno o qualcosa non equivale a uccidere qualcuno o qualcosa.

Offendere qualcuno con la satira significa potere mancargli di rispetto in maniera intellettualmente possibile; e non si mette in dubbio che dal punto di vista musulmano le vignette in questione offendono la religione.
Ma c’è di peggio dell’offesa data che non toglie la vita; c’è l’offesa ricevuta di musulmani che intervistati sulla questione ti ridono in faccia quando si parla delle disgrazie che ci stanno capitando, quasi a dirci “E’ anche colpa vostra”.

Il vero punto centrale è che ad una vignetta satirica si potrebbe solo equamente rispondere con un’altra vignetta satirica.
Se il popolo musulmano o qualcuno di esso avesse ritenuto offensive tali vignette, avrebbe dovuto rispondere a detta offesa con un’ altrettanta capacità satirica, cioè con la stessa arma.

Invece il mondo islamico radicale passa subito alle spicce e se ne esce con proclami di minacce di morte.
Esecuzioni che arrivano nel tempo per opera di due poveri dementi che si sono resi disponibili a questo sfacelo.

Il fatto è che il mondo islamico non possiede l’arte della satira. E non possiede l’arte della satira perchè non conosce dentro i suoi stati, da molto e molto tempo, quello che il mondo occidentale pratica da molto con grande sudore e fatica, e non senza inciampi: la democrazia.

E democrazia significa anche sapere ridere di se stessi; sapere che si vive anche ANZI SOPRATTUTTO di debolezze e di ordinarietà, nonostante Dio ci vorrebbe sempre tutti belli e santi.
Non solo il mondo musulmano non possiede la satira ma non possiede nemmeno il principio del laicismo, essendo una teocrazia. Ossia un arabo non è libero di essere intellettualmente  se stesso.

Bene. Cari musulmani che venite nei nostri paesi dove siete democraticamente accolti ed integrati , ci sembra di constatare che la nostra democrazia vi piace assai, nonostante tutte le sue pecche, visto che vi permette di fare quello che fate nei nostri territori, ossia di avere la vostra seconda vita che venite a cercare da noi fuggendo dalle vostre realtà.

E ci ringraziate in questo modo? E’ questo il vostro modo di dimostrarci la vostra gratitudine?

Passi che da sempre a noi non è permesso venire da voi pensando di potere stare tranquilli così come a voi noi permettiamo di essere. Passi che c’è chi nasce con qualche carta migliore e chi invece si trova a giocare con carte ridotte, quindi deve farsi ragione da sè di queste disparità che fanno parte di tutto il globo da che il mondo esiste e respira.

Ma che il mondo musulmano taccia di fronte a questi atti criminali dei loro connazionali, o che il mondo musulmano non si metta in movimento con iniziative significative contro tutti questi suoi figli fuori controllo, noi occidentali non possiamo più accettarlo.

Aiutateci a capire e a trovare soluzioni per tutti.
Ce lo dovete.

9 gennaio 2015

Pagina dedicata al rispetto delle differenze.

C’è uno stato islamico che sta avendo la pretesa d’essere riconosciuto come stato assoluto, sia all’interno del mondo musulmano, come all’interno del mondo cristiano. Poi ci sono altre sette estremamente pericolose perchè radicali.
Ormai costituiscono una minaccia per il mondo normale. Non sono molti, ma sufficienti per fare danni catastrofici.

Chiunque dimostra di non portare rispetto verso chi la pensa diversamente, non può pretenderlo (il rispetto) a suon di atti terroristici. Se lo fa, è solo un folle, uno squilibrato, un esaltato. Trattasi di un singolo come di una organizzazione.
Un musulmano prepotente è e rimarrà sempre e soltanto un musulmano prepotente, spesso anche assassino.
Un occidentale secolarizzato e dimentico delle regole religiose, è e rimarrà facilmente un uomo di mondo, a volte un vizioso della peggior specie, ma non per questo un assassino.
Abbiamo bisogno che il mondo arabo cominci a MANIFESTARE il suo essere contro la LORO forma di islamismo radicale, cominciando a percepire le nostre sciagure da loro causate come le loro stesse sciagure.
Abbiamo bisogno di osservare che anche gli arabi non solo non si mettono a ridere delle nostre disgrazie (come purtroppo ci tocca di vedere che è accaduto, sia dopo l’11 settembre che dopo l’atto terroristico di Francia), ma che sono capaci di scendere in piazza a chiedere scusa per questi loro folli che stanno facendo questo orrore, dissociandosene.

Altrimenti arriveremo a chiederci (come già qualcuno sta cominciando a fare) se possano veramente gli arabi essere in grado di capire gli occidentali, almeno una parte di quanto gli occidentali hanno dimostrato di capire gli arabi; cominceremo a dubitare l’esistenza di una volontà civile araba realmente desiderosa di dialogare con noi.
Poi la tortura è tortura per tutti, chiunque la pratica e per qualunque ragione, e non può essere mai accettata.

Adesso sta al mondo civile arabo la replica.
Noi tra poco potremo essere sul punto di non avere più parole.
E naturalmente chi ha sbagliato pagherà.

Sappino tutti i giovani che vanno a immolarsi sull’altare della guerra santa, che dopo morti per loro non ci sarà il Paradiso, nè tutte le beatitudini che crederanno di incontrare; ci sarà solo il nulla e un immenso supplizio; il supplizio d’essere stati ingannati, il supplizio d’essere stati presi in giro, il supplizio d’avere buttato via la loro vita, il supplizio d’avere vissuto non solo per nulla, ma per passare alla storia per quello che sono: meschini e insulsi assassini.

caro isis…

Caro Isis,

oggi l’orrore può essere assistito in diretta, basta accendere la tv.

L’occidente viene messo a dura prova dal tuo movimento terroristico e disumano che crede di potere piegare  gli equilibri dei continenti    imponendo la propria  folle corsa al potere.

Il tuo  cammino non potrà che avere un epilogo disastroso, ma nel frattempo quante  e quali vittime avrai  seminato lungo il tempo trascorso?

Vorrei vedere e sentire anche il tuo mondo musulmano dichiararsi apertamente e chiaramente contro questo movimento criminale, come del resto ha già cominciato a fare.

Già nasci morto, perchè nel nome di chi tu credi di rappresentare, tu sei stato abbandonato e disconosciuto.

Anche la Chiesa cattolica sta muovendo i suoi passi  e le sue valutazioni, che non sono certo tranquillizzanti  e  semplici, ma per te  il cristianesimo non è che un moscerino  che deve pagare le sue secolari colpe e le sue offese.

Se da un lato mi viene da ribadire il concetto che dove c’è uno squilibrio  così forte  siamo tutti chiamati a farci  autocritica,  dall’altro non si può  nascondere il più irremovibile dei disappunti.

Che possa ogni gesto di questo tuo  partito  ingiusto e impazzito ricadere su se stesso, ritorgliersi   contro,  annichilirlo nella sua feroce mediocrità e indifferenza.

Mentre spero anche che chi vi entra a far parte, conservando ancora un briciolo di cervello ossigenato e non totalmente stordito da chissà quale veleno,  possa trovare dentro di sè una piccola  voce che possa dire a se stesso “Ma cosa sto facendo?  ma dove sono? ma chi sono? ma cosa sto diventando? ma perchè sto facendo tutto questo? chi me lo sta ordinando?  sto uccidendo un mio nemico o solo qualcuno senza nome e senza volto che mi  viene imposto di uccidere, alla cui morte seguirà quella di molti altri fino a che smetterò di contarli? e poi? cosa avrò ottenuto?  un paese nuovo e più giusto dove le cose potranno funzionare? o solo  la soddisfazione del mio incontrollato  desiderio di morte?”

Così  riflettendo  potresti  decidere di fermarti,  perchè non c’è possibilità di rinascita  dove si semina solo morte; non c’è futuro dove  si uccide la possibilità di vivere in pace; non c’è soluzione duratura  possibile dove si inforca la mannaia  per autoproclamare la propria vittoria su un sistema che non ci ha riconosciuto.

Se poi consideri che stai uccidendo nient’altro che ottime persone innocenti ed innocue, che nulla o ben poco hanno fatto di male, solo per colpire altri, solo per colpire un’idea, solo per pura vigliaccheria, questo non ti fa certo merito.

Dovremmo tutti venire scuoiati, secondo questa logica.  Non rimarrebbero  più viventi, se non i bambini, che invece sono i primi a morire perchè incapaci di difendersi e facilmente strumentalizzabili.

Lasceremmo il mondo totalmente orfano di genitorialità,  oltre che dimezzato.

E non faremmo un bel regalo ai nostri figli, i figli che tu non hai e che certo non avrai, perchè se tu li avessi o pensassi di poterne avere, nel senso di riconoscerli come tali, non faresti a loro questo.

E invece tu li assoldi come soldati, mandandoli a morire senza neanche dare loro il tempo di diventare uomini.

Rimanendo  nella vergogna e nel rimpianto  d’essere stati solo volgari  assassini.

E’ questa la tua  guerra onorevole e benedetta?

viva peppino tra noi

Quando ho visto il film che ci racconta la vita e la morte di Peppino Impastato, oltre essermi commossa per la bellezza di questa persona che ha vissuto in maniera coerente e coraggiosa, mi sono sentita catturare  da  una scena  specifica, che tutto dice del personaggio e del suo modo di pensare e di sentire.

Saremmo naturalmente  portati a immaginare  che sia  quando viene ucciso, o  quando mette la sua vita in serio pericolo, con le sue incontenibili e straordinarie provocazioni che non conoscevano pudore e paura di sorta…(in apparenza).

E invece no.

Mi colpì  moltissimo, come continua a colpirmi ogni volta che la rivedo, la scena di quando si mette a litigare con il fratello più piccolo, più normale, più discreto, più rispettoso delle regole e del quieto vivere…(che così faceva  per non fare soffrire troppo i genitori, che per quanto criticabili, sono sempre e sempre rimangono carne della nostra carne).

Si mette a urlare, a urlare, a urlare tutta la sua rabbia, la sua voglia di ribellarsi, di rompere uno schema sempriterno, mentre che il povero miserrimo cercava di calmarlo e avrebbe voluto sparire sessanta metri sotto terra.

Peppino Impastato dichiara al mondo,  in una  maniera che non dà possibilità di ritorno, il suo essere diverso,  il suo essere contro la mafia, contro la società dell’omertà e della condiscendenza, e lo fa contando i cento passi che separano la sua casa dalla casa di chi tiene soggiogato un intero paese, un intero popolo, con tutte le miriadi di vite che contiene, le vite delle sue donne, dei suoi uomini, dei loro figli e dei figli  dei loro figli…


 

Questo giullare della verità  probabilmente aveva messo in conto di venire ucciso, prima o poi, probabilmente in cuor suo se n’era fatto un’idea,  sull’eventualità; ma mai se lo sarebbe immaginato così presto, così improvvisamente, così vigliaccamente, con tutta quella inaudita e bestiale violenza.

Non è violento  che Peppino muoia; non è violento che Peppino venga trucidato, preso a sassate come un porco che deve essere scuoiato; è violento e inaccettabile che Peppino muoia  nel momento che  aveva scelto non per morire, ma per vivere. Vivere per urlare, sbraitare, correre, fottere, ridere, bersi qualche birra, scrivere, raccontare il mondo…

e Morendo in quel modo viene consegnato all’eternità, non l’eternità  che il mondo disprezza a cui rivolge sono fragorose pernacchie, ma l’eternità di chi se ne frega  della morte perchè sa che tanto solo i porci muoiono.

Di  sicuro   i codardi e i malavitosi che  uccidono come bestie, come  sciacalli, peggio delle bestie, peggio degli sciacalli, perdendo nell’atto dell’uccidere   la loro dignità di uomini, loro non sono mai nati, sono zombi viventi, sono morti che camminano, loro sì morti che camminano perchè quando moriranno nessuno si accorgerà della loro scomparsa, se non per gioirne…

Questo giovane che per me rappresenta il meglio di ogni possibile gioventù, l’indomani della  suo morte, anzichè trovare lacrime e riconoscimenti,  si trova a dovere  competere  contro un fatto di cronaca estremamente   ridondante sotto il profilo politico ed  internazionale;  il ritrovamento del cadavere dell’onorevole Aldo  Moro che viene fatto scoprire dentro il bagagliaio di una macchina.

In quel  frangente,  del suo assassinio  si parla pochissimo, in sordina. Si dice che Peppino si sia suicidato. Si cerca di  archiviare il fatto come un incidente legato alla depressione.

Sarà poi la forza della madre e di chi l’aveva conosciuto ed amato, del suo stesso paese  e dei suoi stessi amici,  la forza della verità, a rendergli giustizia, a portare all’onore della cronaca e della storia questo semplice esempio di umanità e di poderosa  civile testimonianza.

Continua a leggere

UNA DONNA DI CARATTERE E COLORE

Istantanea iPhone 1     

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

   

 

 

     

 

 

 

 

UNA DONNA DI CARATTERE

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

NO AGLI INCAPPUCCIATI

Disordini durante la manifestazione degli indignati a Roma, 15 ottobre 2011 (Ansa)

Roma, guerriglia in piazza San Giovanni Ancora scontri in piazza San Giovanni

Inferno indignati a Roma: città devastata, 70 feriti

Purtroppo quello che nemmeno tanto tacitamente  si temeva è accaduto.

Il gruppo dei Black bloc si è infiltrato nel corteo  romano ed ha fatto scempio di edifici, cose e persone; 70 feriti,  un milione  di euro di danni; peccato, perchè il peggio ha avuto la meglio.  La partita è ancora tutta aperta. La gente autentica scesa in piazza  per protestare  pacificamente  non si   fermerà certo a questa sconfitta,  perchè   ci vuole ben altro per scoraggiare  ottime e sacrosante ragioni che invece nelle altre città del  mondo (900 città su tutto il pianeta…)  non sono capitolate a  causa della solita  faziosa minoranza  disturbatrice  e manovrata.

Perchè proprio Roma? Perchè sempre  l’Italia?   Sembra  che qui le piazze siano   più facilmente  preda  di questi orribili e assurdi episodi.

Abbiamo ancora negli occhi gli orrori accaduti al G8  di Genova nel 2001 (in quel contesto ci furono purtroppo una serie  di  errori commessi anche dalle forze dell’Ordine);  abbiamo ancora nella memoria  gli anni tristi e bui del terrorismo politico e dell’odio  di classe.

NO,  bisogna  stare lontani da quei vortici, da quei meccanismi insani e malati, deviati e devianti.  I violenti sono solo violenti e basta;  è gente assoldata  da regie occulte, è gente che non ha cervello perchè così dimostra, che si droga  di  eresie  e falsità  (quando non lo fa anche con altro…), che non ha credi (che non sia quello della distruzione gratuita e  assoluta), che non ha coraggio di nulla, nemmeno dell’andare in piazza a volto scoperto per far vedere chi sono, sapendo d’essere nel torto,    come dei meschini vigliacchi  della peggior specie  che non vogliono farsi  riconoscere per le loro ovvie responsabilità.

E’   gente che è andata  a prendersela  con i simboli religiosi (che sono sopratutto simboli di pace) e che ha devastato  persino una casa privata e le macchine dei poveri cittadini indifesi  che si sono trovati in mezzo, dal nulla,   ad una vera e propria  guerriglia urbana.

Sono giovanissimi  e meno giovani  senza una storia culturale  che odiano le forze dell’ordine che stanno nelle piazze come espressione dello stato,  mentre sono solo  padri di famiglia  che magari  nello stato ci credono e che magari   semplicemente  stanno lì  a svolgere  il loro lavoro (e ci può stare il dissenso  politico   ma che andrebbe  espresso con altri mezzi laddove  la guerra cosìffatta porta solo alla  dura reazione)

Qualcuno ha perso (lo scopriremo  più tardi)  la sola cosa che aveva e che ancora gli dava la gioia di vivere…(la sua bicicletta), anche se può sembrare poca cosa di fronte  a sfasci   ed attacchi  di estrema gravità.

Mettiamo questi esaltati/squilibrati/sconnessi    in grado di non potere più nuocere. Come? Ovviamente con gli strumenti della legge, rimanendo nella legge, perchè solo la legge  ci può salvaguardare dal caos e dalla devastazione. Ovviamente la legge praticata in un paese democratico e nel nome della democrazia. Democrazia, sempre e solo democrazia  e non totalitarismi, e non demagogie, e non partitismi, e non  provocazioni  minacciose, e non cedimenti alla violenza.  Potrebbe essere quella l’occasione di un confronto  che per  scelta viene invece  rifiutato dai leader  del  “blocco nero”.

In tal modo   il movimento degli  indignados avrà  anche  nel nostro paese   la  propria  prossima occasione   di farsi valere e di esprimersi pacificamente.

Non mollate, non molliamo.  Così come non molleranno tutti gli altri  che altrove  sono riusciti  a manifestare senza incidenti e senza catastrofi (vedi  Spagna, Inghilterra, Stati Uniti, Francia…)

Ci sono buone ragioni per pensare   e  sperare  che questo  grande gruppo  vestito di un abito   universale e globale  (e non mascherato) possa  dimostrare  di avere qualche più che  buona idea,  qualche più che buona progettazione, qualche più che  buona energia  da spendere.

Idignati: protesta a Parigi con cartelloni e slogan

A Parigi gli indignati manifestano davanti al Municipio Francoforte, proteste contro la finanza davanti a sede Bce