io un comico serio

 

 

può piacere e può non piacere

di certo fa ridere su cose dove non ci sarebbe da essere allegri

e ci fa riflettere

va preso per le cose buone che costruisce

e tenuto a distanza per quello che non quadra

ma almeno lui è il cambiamento

anzi

rappresenta il BISOGNO  DEL CAMBIAMENTO

Vorrei fare di più

Vi è mai successo di pensare che si  potrebbe fare di più?

Si potrebbe fare di meglio, sempre.

A casa, sul lavoro, con gli amici, con chi ci vuole bene, con chi noi amiamo, con chi ci capita di incontrare…

E’ una sensazione che mi rincorre  in questo periodo, senza nessuna particolare ragione.

Forse per le troppo cose da fare, da mettere a posto, da immaginare…

Ci assale il  dubbio di non essere in grado, di non potercela fare,  e magari di stare sbagliando qualcosa,  qualcosa di importante…

Poi magari ci succede un imprevisto  e abbiamo finito   di  fare progetti.

O i progetti cambiano binario. O  i progetti tanto incerti assumono una forma ben definita.

So solo che vorrei fare di più, e vorrei trovare persone che si mettano in collaborazione con me, e non in competizione. Non credo nella competizione, ma spesso si finisce per rassegnarsi  o per adeguarvisi.

Nella vita cosa si riesce veramente  a scegliere?  Io non l’ho ancora capito. Forse più di quel che sembra e meno di quello che si crede.

Però è bello così,  va benissimo così.

Viva il caso nella normalità.

Viva la vita che un pò si governa e un pò  ci sfugge.

Viva il giorno che nasce  ed il giorno che finisce fino a che tornerà a rinascere.

Ma cosa sta succedendo alle banche?

dal Giornale al   New york times

Bersani  si difende

Sergio rame dice

  ma i correntisti cosa rischiano?

lo affermassero che li sbraniamo

un sacco di guai

Liquida informa

attimi di …

Però chi salva un uomo

è un giusto e salva il mondo intero.

Dunque ricordo anche che ci sono meravigliose persone  che non si lasciano mettere al silenzio,  che non si fanno ricattare, che rimangono se stesse, persone umane, che ricordano a sè   e agli altri che bisogna combattere, che bisogna resistere, che bisogna ribellarsi, che bisogna sapere dire di no…

contro il male

contro le  mafie

   contro i campi di sterminio

contro gli indifferenti

UCCR

UCCR

contro l’ignoranza

contro la disperazione

contro il bullismo

contro il maschilismo

contro l’omofobia

contro la tortura

92

contro la prostituzione minorile

contro l’emarginazione

contro la pedofilia

contro la indigenza

contro un sistema che crea  disoccupazione

…………………………..

Chi è il giusto, amico caro?

“E’ colui che compie un atto coerente col principio di responsabilità anche se non mette a repentaglio la propria vita” – afferma  Silvia Godelli, Assessore regionale alla cultura, dialogando con lo scrittore e storico Gabriele Nissim, autore del libro “La bontà insensata. Il segreto degli uomini giusti” (Mondadori, 2011) .

Nissim, tra le personalità che si sono battute maggiormente per l’istituzione della Giornata europea dei Giusti (6 marzo), ha argomentato che “i giusti non sono eroi, ma persone che hanno assunto un principio di responsabilità anche in un momento circoscritto della loro esistenza, ed è necessario trasmettere un’idea realistica dell’uomo morale senza creare alibi”.

27 GENNAIO 1945

Immagine2La mappa della morte

In questo giorno il mondo occidentale  scopriva alla luce   del mondo  uno degli orrori  assoluti  che un popolo abbia mai   commesso contro altri simili.

Odio pianificato, mistificato, perpetrato, banalizzato e negato.

Odio folle che incrocia l’incomprensibile e il non spiegabile.

Odio che non si lascia dimenticare, diversamente da    altri che invece possiamo confinare  dentro qualche vecchio scatolone.

Non ne voglio mostrare le sconcezze, che tutti noi già abbiamo ben veduto e continueremo a vedere,  perché  tutte le immagini dei crimini commessi non basterebbero a descriverlo.

Il dolore mai superabile  e mai vincibile  lo tiene in vita, lo tiene eterno, lo tiene nuovo e rinnovabile,  lo tiene talmente attuale e presente che si teme che un simile strazio  si possa ancora ripetere.

E purtroppo è una paura assolutamente vera e giustificata.

Perché gli uomini non imparano dagli errori degli altri?

Forse perché sono proprio degli altri. Ma se diventassero i nostri?

E  se solo avessimo  avuto qualcuno di questi mostri che fecero quel che fecero e che avessero  saputo ammettere e denunciare la propria personale colpa su quei terribili giorni…ci sono stati  al massimo solo suicidi, qualche processo, qualche patibolo, ma non  un barlume di ravvedimento.

Il male ha ucciso se stesso ma non è sparito. E’ rimasto vivo nelle sue ceneri.

Abbiamo potuto udire i lamenti dei sopravvissuti, degli spettatori inermi e inconsapevoli, dei testimoni,  ma loro, gli assassini?  Dov’è questo popolo di donne e uomini e a volte   anche bambini  che mentre gli altri venivano torturati, loro quasi   ridevano? Chi,  cosa, quale bestia feroce ha potuto  trasformare persone  normali in una macchina di tortura assoluta?

Questo popolo potrebbe tornare, in qualunque momento, in qualunque spazio.

Cominciare con piccole cose quasi impercettibili ma che nelle mani di qualche nuovo personaggio disturbato e indisturbabile  potrebbero trasformarsi in atrocità  assolute.

Questo popolo ieri è stato quello tedesco, ma oggi potrebbe essere quello …..ognuno ci metta il suo pensiero, la sua idea.

Io un’idea ce l’avrei; questo popolo siamo proprio noi stessi, che quando vediamo un’ingiustizia facciamo finta di non vederla per non avere problemi. Tutto comincia da questo. Dal far finta di non avere visto e di non sapere. Perché abbiamo paura. Siamo fondamentalmente  solo degli opportunisti.

Per questo è doveroso e utile ricordare, ricordare sempre, ricordare ovunque.

Ricordando quanto siamo fragili e imperfetti , a rischio di imbrattamento, a rischio di impudicizia, a rischio di disonore, a rischio di crudeltà.

Nel nome dei vivi, nel nome dell’umanità che è in noi  e   che per la nostra dignità   non può essere messa al silenzio.

Lo sapeva bene  Primo Levi,  che non ce l’ha fatta a superare la morte dell’anima, ma è rimasto vivo per sempre con il suo testamento d’amore.

Shema’

Voi che vivete sicuri
Nelle vostre tiepide case
Voi che trovate tornando a sera
Il cibo caldo e visi amici:
Considerate se questo è un uomo,
Che lavora nel fango
Che non conosce pace
Che lotta per mezzo pane
Che muore per un sì o per un no.
Considerate se questa è una donna,
Senza capelli e senza nome
Senza più forza di ricordare
Vuoti gli occhi e freddo il grembo
Come una rana d’inverno.
Meditate che questo è stato:
Vi comando queste parole.
Scolpitele nel vostro cuore
Stando in casa andando per via,
Coricandovi alzandovi:
Ripetetele ai vostri figli.
O vi si sfaccia la casa,
La malattia vi impedisca,
I vostri nati torcano il viso da voi.         (Primo Levi, 10 gennaio 1946)

LA MIGLIORE OFFERTA

La migliore offerta - visualizza locandina ingrandita

LA MIGLIORE OFFERTA

La migliore offerta  è la storia   di una truffa colossale.

C’è un pollo molto molto molto ricco  che va spennato, ed una regia perfetta studiata nei minimi particolari  riesce a sbancarlo.

Con il sistema più infallibile  e banale del mondo.

Catturando i sentimenti.

Quelli profondi, lancinanti, assoluti, che ti sconvolgono e che ti rapiscono la mente il cuore i sensi…

Ed il gioco è fatto; la buona riuscita del furto  è assicurata.

Ma lo spettatore non lo immagina, forse lo sospetta, qualcosa mette nel poco chiaro, tuttavia   fino alla fine rimane indotto a  credere nella veridicità  dei fatti.

Tornatore torna a stupirci e ad affascinarci: vuoi per la bellezza delle immagini, vuoi perché   tutto il racconto si snoda tra incantevoli e inestimabili opere d’arte, vuoi perché veniamo calati in un mondo prestigioso al quale noi tutti vorremmo potere appartenere almeno per un giorno, vuoi perché  effettivamente la trama è inedita, mai vista e sentita, nemmeno vagamente ipotizzabile,  tanto sconcertante  da sembrare incredibile (ma in verità  assolutamente possibile).

I romantici alla fine potrebbero  rimanere un poco delusi, per via del fatto che di autentico  in questo film ci stanno solo i falsi, ma a pensarci bene anche in questa gigantesca menzogna  il sentimento vince, il sentimento costituisce l’anello portante, l’ingrediente che permette tutto e che tutto rimette in discussione, sempre e comunque.

L’unica cosa che ci farebbe tornare a guardare questo film.

L’imperturbabile uomo d’affari d’arte, dopo avere truffato per tutta la vita il prossimo, vendicandosi  egregiamente di una cattiva sorte, rimane anch’esso vittima dello stesso delitto.  Ma di questa lezione ne sa fare una virtù.

Ne valeva la pena. E non se ne pente. Tornando indietro lo rifarebbe.

Una bella giovane e misteriosa donna servita sopra un piatto di cristallo, tra tante ferraglie vecchie e misteriosi meccanismi automatici, ne vale sempre la pena, soprattutto   se ci si trova in quella fascia d’età per cui  si sa di non potere più avere molte altre occasioni, soprattutto  se questa donna è legata a quella idea di bellezza  alla quale si è sacrificato tutto, ogni svago, ogni debolezza, ogni cedimento, ogni illusione…

Soprattutto se per questa  improvvisa e non calcolata tentazione si sta mettendo tutto in discussione, irrimediabilmente.

La migliore offerta rimane la migliore offerta.

E lui gioca come sempre, rischiando tutto,  come è interessante che si faccia.

Il vero e unico  protagonista della trama  è proprio lui, non è la donna; di lui ci interessa il passato, il presente ed il futuro, della donna  ci stupisce come il suo infantilismo e la sua arroganza  giovanile  non scoraggi l’amante  innamorato  tenuto fuori dalla porta.

La ragazza, nonostante la sua bellezza e tutto il resto,   rimane fino alla fine sullo sfondo; vuoi perché ci viene presentata come una donna malata, sofferente e dunque in un certo senso che con la vita ha sempre perso, dove  la malattia viene subita e  non combattuta; vuoi perché  quando ne scopriamo la verità, ci appare tutto sommato nella sua piccolezza e nella sua mediocrità, per quanto vincente.

Bella forza, avere sconfitto un vecchio, facilmente feribile nell’unico suo punto debole.

Ma che vecchio.

Davanti alla sorpresa finale non batte ciglio, non una lacrima, non una imprecazione, non una parola. Nemmeno un infarto,  come invece avrebbe colpito una persona vagamente normale. Solo silenzio, solo uno sguardo allucinato che sembra perdere momentaneamente il senno.  Ma non è follia, la sua.

E’ il bisogno di recuperare il fiato. E’ solo il bisogno di incassare il colpo, e di voltare pagina.

Questo matusa  truffato e derubato della sua vita consumata dietro all’arte più bella, si riprende e non si lascia mettere da parte.

L’amore conosciuto e donato l’ha cambiato per sempre, l’ha tenuto vivo e legato alla vita più che mai.  Alle segrete stanze dove non arrivava la luce del sole, sostituisce il mondo, le persone, le strade, i rumori della quotidianità, i racconti  delle persone amate  fatti propri, le cose semplici della vita, fosse anche lo stare nel dolce far niente del tempo sospeso.

Intanto lui se lo può comunque permettere, se l’è guadagnato il suo tempo ora  finalmente libero e  prima  solo  rubato.

Non lasciamoci ingannare dal suo sguardo che non ci concede nessuna emozione. Forse tardi ha scoperto quello che c’era da scoprire, me meglio tardi che mai. Forse  qualche segno del tempo di troppo  si  coglie dalle sue rughe, ma quest’uomo maturato e stagionato,   è più giovane di un ragazzo,  ha dimostrato d’avere più spirito   dei suoi  giovanissimi compagni di ventura.

Con qualche certezza di meno, ma molto coraggio di più,  decide di continuare ad andare incontro alla  luce del domani, dell’oggi, dell’attimo fuggente,   liberatosi dalle sue ossessioni che lo tenevano aldiquà di ogni possibile ponte;  mentre   degli altri non si trapela   nessuna vitalità, nessun ulteriore  notizia  degna di nota.

Su di lui si apre la prima immagine; su di lui si spegne l’ultima;   e  c’è da credere che questo giovane vecchio, se solo tornasse a parlare di sè,  ne avrebbe ancora di sorprese da riservarci, ben oltre uno spettacolare scantinato  dove dormivano   i sogni imprigionati nel buio.

UNO SPLENDIDO FIORE

Qui puoi leggere meglio la sua storia

Questa ragazza si è suicidata perché ha commesso un errore sulla rete, caduta in una forma di inganno,  e la rete usata  nella sua forma peggiore non l’ha rispettata ed ha peggiorato una realtà che poteva essere ancora salvabile.

Si chiama cyberbullismo,  ed è un fenomeno molto più diffuso di quanto non si immagini.

Anzi, è un vero e proprio sistema violento praticato  quotidianamente ovunque e senza limiti di tempo,  capace di stritolare vite ancora acerbe ed immature.

Basta calunniare, basta infangare, basta  dire cose orribili perché così fan tutti su chi conosciamo appena e per sentito dire,  per cose anche gravi  di cui  però non conosciamo l’origine. e sulle quali COMUNQUE  non abbiamo il diritto di esprimere giudizi.

Gli insegnanti lo conoscono bene, perché  lo vivono attraverso i loro stessi alunni.

I genitori anche, dovrebbero ben conoscerlo, se solo tengono gli occhi ben aperti.

Infatti  quasi sempre  i carnefici inconsapevoli o meschini  sono anch’essi  giovanissimi.

Mi rivolgo a questi stessi giovani, che potrebbero essere i nostri figli, i nostri nipoti, i figli dei nostri amici, i fratelli degli amici dei nostri amici, i nostri alunni, appunto, o ai bambini di oggi che domani saranno in grado di potere cadere nello stesso problema.

Non usare mai  la rete per offendere, non sarebbe una cosa intelligente, non sarebbe  giustificabile, piuttosto  fatti una sbronza, se proprio non sai come occupare il tempo,  ma io consiglierei,   sfogati in qualcosa che non possa danneggiare nessuno, nemmeno il peggiore dei tuoi nemici.

Fallo per chi in te crede o ha creduto e ancora ci crede.

Fallo per la tua stessa dignità, non c’è errore fuori di te  che in qualche modo tu non potresti  generare o incrementare, con questo comportamento.  Se ritieni qualcuno  non degno del tuo rispetto,  domandati  se tu faresti a te stesso quello che potresti causare a un compagno o compagna vicino a te, di cui credi di sapere tutto e invece non sai proprio un cazzo…e domandati  se ti farebbe  piacere essere tu la vittima di queste vigliaccate  e di queste leggerezze imperdonabili.

Non pensare che  potresti  essere migliore delle tue probabili vittime; potresti ritenerti  solo uno stupido, un superficiale, un bullo di carta, che si nasconderebbe   dietro un clic perché   non c’è nemmeno il coraggio  di affrontare le persone negli occhi    e che oltretutto prenderebbe  l’iniziativa aggregandosi   alla massa, al gruppo, a quello che gli altri fanno, visto che la tua testa sarebbe solo una bolla di sapone.

E infine  fallo proprio per il tuo unico imperdibile cuore, per quello che sei e che diventerai, se lo lascerai permettere, un giorno.

Ossia uno splendido fiore.

Scrivo perché sono viva…

Scrivo perché sono viva

e perché le parole sono come

le case

fatte di

grosse pietre pesanti

che costruiscono muri invalicabili

a protezione  di persone che sono gli unici beni preziosi

che non possono essere sostituiti.

Scrivo  perché sono vera

e non posso immaginare parole narrate

che non abbiano un senso preciso

e diretto alla vita

ed alle faccende del mondo.

Scrivo per abbellire la solitudine

e per dare ad essa un contenuto,

un ricamo dentro il quale mettere

tutto il saputo  oltre il silenzio.

Scrivo per  conoscermi e conoscere

perché  attraverso le parole non taciute

svelo i misteri misteriosi e innominati

e nascono canti sinuosi e suadenti

filastrocche bislacche e improvvisate

menestrelli cantanti e ballerini

burattini che diventan di carne come Pinocchi

cresciuti  e rinati.

Scrivo  per donare il pensiero

per condividere,

per chiedere denunciare interrogare

capire svelare creare

pungolare smuovere premere

correggere immaginare e permettere.

Scrivo perché  qualcuno mi legga

o perché qualcuno mi legge

e perché io possa leggere quello che altri   mi possono raccontare…

Voglio dirti che sto bene

 

 

Sto bene

amica cara

sto bene

tutto il dolore è scivolato via

in fondo al mare

e gialli pesci pagliaccio gli  fanno corona.

Al mattino mi sveglio

ed anche nella più nera stanchezza

mi sento serena

perchè so che non c’è più nulla che può farmi paura

e perchè so  che la verità ci nutre e ci attende

oltre ogni possibile menzogna.

Lavoro sodo

perchè questo mi rende piena

di qualcosa  che ho perso

ma ho in qualche modo ritrovato

sotto una veste diversa

e  imprevedibile.

Non sono mai triste

anche quando m’assale la malinconia

perchè è solo nostalgia di quello che sappiamo

non potere mai perdere e dimenticare.

Ho voglia di stare allegra

di spandere coriandoli leggeri  intorno

o anche semplicemente di sentirmi nel mezzo dei tanti e di tutti

fra i tanti  chiari scuri di mille tonalità.

Voglio dirti che sto bene

amica cara

e che vivo insieme a molte care persone

che sono il mio tesoro

la mia fonte di rigenerazione.

Ti abbraccio

ti auguro tutto il bene del mondo,

ti tengo nel cuore

come   mi piace d’immaginarmi nel tuo

e da dove mi riposo dopo la fatica

ti coloro con la luce  dell’arcobaleno

e del mio mare azzurrino.

 

 

 

 

 

 

 

Bello vivere con coraggio, senso amichevole, anticonformismo e fantasia…

cal2007

Guardare oltre

 

 

Primo:  non dar peso alle cose superflui

Secondo:  ritenere  imbecille  chi non pensa con la propria testa

Terzo:  essere ottimisti sempre senza essere stupidi

Quarto: trovare una cosa buona  anche nelle  cose che non vanno tanto bene

Quinto:  divertirsi  in quello che si fa il più possibile

Sesto:  guardare al domani come se fosse già una parte dell’oggi e allo ieri come se fosse parte del domani

Settimo:  dare al tuo nemico  la possibilità di cambiare idea

Ottavo:   dare ai tuoi amici come a te stesso   l’occasione  di  fare meglio

Nono:  tirare dritto per la propria  strada

Decimo:  riposare quando si è troppo stanchi  e riprendere fiato per ricominciare ancora con più entusiasmo

 

e allora si danza

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

  

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Varcare la soglia

Van Gogh, scoperti due lottatori sotto la tela di una natura morta

Ogni giorno dobbiamo combattere per qualcosa, per qualcuno, fosse anche solo per noi stessi.

E’ il nostro destino da quando veniamo alla luce.  Condizioni esterne più o meno favorevoli possono renderci questo compito altrettanto facilitato o complicato, ma questo non modifica la premessa; ossia che nessuno potrà fare nel momento decisivo  al nostro posto,  quello che da noi stessi siamo chiamati a svolgere.

Cosa?  Per esempio respirare; per esempio nutrirci; per esempio proteggerci dal  momento che acquisiamo l’età della ragione da qualunque pericolo (soprattutto da quelli molto a rischio);  per esempio avere fiducia di noi stessi e delle nostre possibilità (soprattutto quando non  possiamo averne degli altri); per esempio  sapere darci tempo in caso di  forte stress o confusione, rimandando al domani le decisioni da prendere…

Così che la vita si sussegue in una serie inesorabile  di lotte, lotte per le più varie ragioni, per le più varie necessità,  senza mai potere dire che una certa  questione potrebbe configurarsi come l’ultima.

L’ultima di che?  Forse della settimana, forse del mese, forse dell’anno, prima dell’arrivo delle nuove.

Non c’è tregua, se non quando  possiamo trovarci ad intervallare queste tensioni con parentesi di grande rilassamento o di relativa quiete.  Giusto il tempo di riprendere fiato, giusto l’occasione  di ricaricare le batterie.

Vorrei sapere cosa verrebbe a chiunque di raccontare  se interrogato sul suo imminente passato o presente.  Racconterebbe spontaneamente delle sue disgrazie o delle sue cose piacevoli e gradite? Immaginiamo  che le cose di cui verremmo a conoscenza dovessero rimanere nel segreto del tempo che le accoglie;  immaginiamo che questo raccoglitore di verità dovesse essere il silenzio stesso…di cosa si riempirebbe per lo più questo silenzio senza volto, senza occhi, senza bocca, fatto solo di orecchie che ascoltano e di cervelli che comprendono e di cuori che partecipano?

Io credo che si riempirebbe  sostanzialmente  di cose vive, magari  faticose e tristi, ma vive;  magari  orribili e sgradevoli, ma vive; magari  speciali e poetiche dentro le vite più insulse, che rendono anche le miserie cose vive, cioè degne di stare nel mondo.

Così che dove c’è lotta c’è vita, e dove c’è vita c’è bellezza, cioè gioia.

Gioia contro la morte, contro la negazione stessa della lotta.

Non posso immaginare  il buio.  Un lottatore non lo può concepire.

Il buio è l’anticamera della fine, è un campo di sterminio, è un lager,  un pozzo fondo fondo che ci tiene prigionieri.

E’ una vita vissuta senza  speranza o senza progetti, senza condivisione e senza complicità.

E quello che tutti noi dobbiamo maggiormente temere.

Temere non di morire per avere vissuto, ma di vivere  senza essere mai nati.

Se una persona vive in maniera  scandalosa nel senso che la sua stessa presenza è motivo di denuncia per la comunità che l’accoglie,  questa  stessa comunità  è  chiamata a risponderne. Nel momento in cui  la comunità lo ignora,  la stessa comunità si rende colpevole della sua stessa infelicità.

Per questo Nessuno al mondo è innocente e siamo tutti colpevoli. La differenza è  che c’è chi lo ammette e c’è  chi non lo ammette. C’è chi lo comprende e chi non lo comprende.

Chi lo riflette e chi se ne fotte,  perché ha priorità opposte e contrarie.

Quelli che oltre  riflettere agiscono per cambiare le cose, sono quelli che entrano dalla porta giusta  nella storia. Chi riflette soltanto  senza  arrivare a fare nulla,   è come uno che sta per sempre fuori dalla stanza delle danze, senza mai decidersi a varcare la soglia.

 

 

Vivere è innamorarsi

  

 

 

 

 

 

del mondo che ci contiene, delle cose  che ci rappresentano, degli amici  che ci raccontano,  delle case per quello che racchiudono, della natura  che ci alimenta,  di noi stessi perchè lottiamo quotidianamente   e di chi ci ama  perchè  ci illumina.

 

Amori in colori e colori d’amore

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

TEMPI MODERNI

Femminista ucraina protesta in Piazza San Pietro

Quali sono i matrimoni ben riusciti?

Sappiamo quali sono i matrimoni che vorrebbe la Chiesa ed il senso comune, ma questo non risponde alla nostra domanda.

Io sono eterosessuale, mi piace il sesso opposto al mio, ma non per questo posso affermare che non possano esistere sentimenti contrari e diversi.

Sappiamo   anche che l’essere una coppia etero non è garanzia per rappresentare  anche una famiglia equilibrata.

La cronaca ci riporta fatti contrari e terribili   quotidianamente.

Quando penso ad una possibile coppia gay   come detentrice del diritto genitoriale, non penso di avvallare il desiderio dei genitori, ma penso di rendere possibile una  buona protezione  per il bimbo o la bimba che potrebbero trovarsi  a crescere dentro questa coppia omocostituita.

Poi mi immagino questa famiglia tanto  rivoluzionata   dentro la nostra attuale società, e qui effettivamente  mi compaiono evidenti tutte le possibile difficoltà e complicazioni del  caso.

Una famiglia per potere garantire il meglio ai suoi figli deve potersi sentire accettata  anche dal gruppo sociale.

E forse per potere comprendere che una società è pronta ad accogliere questo, occorrerebbe fare un referendum  che chiedesse l’opinione di tutti.

Come si è fatto per il divorzio e per l’aborto.

Siamo pronti ad andare a votare  per decidere se le coppie gay possono costituirsi un una famiglia ed educare figli?

In Francia  sembra che ci sia in questi giorni una forte contestazione in merito i diritti  avanzati dalla comunità omosessuale, ma accade   più per radicate credenze tradizionali o per contestare una sinistra troppo esigente in materia fiscale?;  l’Inghilterra insegna diversamente, nel  senso  che sembra essere molto più progredita ed evoluta; e la Spagna? gli americani? i russi? i cinesi? cosa ne pensano loro dei matrimoni gay?

E tu cosa ne pensi?

Oggi in piazza san Pietro durante il tradizionale Angelus impartito dal pontefice alla folla gremita e ossequiosa, un gruppo di contestatrici femministe ucraine  hanno voluto protestare il loro dissenso contro una posizione clericale storicamente   antifemminista e antitutto  quello che può sapere di vago rinnovamento.

Ieri era la caccia alle streghe, oggi è la caccia all’omosessuale  piuttosto che allo straniero,  omosessuale  che cerca di riscattare lunghi periodi di oscura persecuzione;    domani lo sarà a qualcos’altro…

Io penso che tutti abbiamo diritto ad essere felici, con la precisa natura con cui veniamo al mondo, che non è solo  quella del sesso, ma anche  quella della testa e del cuore.

Penso che ci possono essere affetti casti anche dentro le coppie gay, e perversioni anche dentro il più canonico ed ortodosso dei matrimoni.

E non dico questo privilegiando i sentimenti degli adulti, lo dico per privilegiare la buona crescita e protezione dei bambini stessi.

Un figlio cresce bene se ha dei genitori che si amano e si rispettano (o che cercano di amarsi e rispettarsi), e se ha una società che rispetta  o cerca di rispettare  tutti i propri membri.

Inutile sostenere   il contrario nel volere  separare le due facce della stessa mela; nella vita familiare il bimbo si ciba  dell’umanità  diretta ed immediata, quotidiana e carnale, fatta di contatti fisici, di sguardi, di emozioni profonde, di silenzi parlanti, di condivisioni totali…; nella vita sociale,  che  può cominciare  ben presto, spesso  fin dal proprio inserimento nel nido,  l’infante si ciba  di sostituti che vanno a replicare, integrare o sostituire  quello che la famiglia stessa non può offrire o garantire.

A  volte  il piccolo  si trova ad affezionarsi maggiormente a figure estranee al gruppo genitoriale o presunto tale; dipende dalla quantità di tempo che si trova a potere  passare in famiglia, e dipende dalla qualità della famiglia stessa.

Questo ci riporta alla premessa; solo la società intera può decidere sul presente e sul futuro di questa delicata e preziosa  questione.

Poi accadrà che anche nelle coppie gay succederanno crisi coniugali, e si andrà in separazione con la contesa dei relativi figli, ma questo non sarà da addebitarsi  in quanto coppia omosessuale, ma semplicemente in quanto coppia limitata e soggetta alle  difficoltà  della vita comuni a tutti  i matrimoni.

E così proseguiranno i tempi moderni.

Io voto onesto

IO VOTO ONESTO

ecco il mio simbolo…so che nessuno l’ha proposto simile…

 

Ciao, amici.

Sarebbe meraviglioso  che ognuno di noi potesse fare il lavoro per cui ha studiato, o che ha sempre sognato per sè, o che semplicemente crede adatto alla propria natura, o che ancora  gli possa tornare vantaggioso per una giusta  causa.

Se hai studiato da pianista, cerca  in tutti i modi di fare il suonatore di piano.  Ma  se hai studiato per un lavoro che non c’è, allora fanne un altro  che ti possa dare da vivere nell’attesa di arrivare a fare qualcosa di meglio.

Nella vita reale  un lavoro per vocazione  accade solo molto raramente; poter fare il mestiere  che ci piace è una particolare  fortuna. Per assurdo, sono più privilegiati chi fanno un lavoro modesto o addirittura sconsigliabile, facendolo con piacere o quantomeno con motivazione. Ma   questi discorsi, in tempi di grave disoccupazione, sono addirittura  fuori agenda. E’ già una fortuna averlo, un lavoro, purchè sia.

Ma io aggiungerei:

Purchè sia onesto, che non vuol dire “secondo i canoni del buon costume”, ma secondo i canoni  dell’essere a posto con la propria coscienza.

Tutti quelli che lavorando rubano,  per me ma credo per molti, non sono nemmeno da considerarsi lavoratori, che infatti sono solo dei ladri.

Ma un popolo che non sa liberarsi dei propri ladri,  non è un buon popolo, o meglio, non ha i crismi dove dovrebbe averli, non ha il potere che funziona.

Mi si potrebbe replicare che ce ne sono molti di genti   in questa condizione; è senz’altro così,  ma questo non cancella il problema.

Un problema di corruzione e di malaffare  che è sotto gli occhi di tutti, da molto molto tempo,  per cui si può comprendere  un vago se non acuto senso di sconfitta e di impotenza  che ci può assalire alla sola idea di dovere andare tra poco al voto.

Votare:  ma chi, quale simbolo, quale idea, quale futuro?

E se desertificheremo il voto,  ci andranno gli altri, i soliti furbi,  che faranno ancora il loro sporco giochetto, o i loro miserrimi   interessi…

A votare ci dobbiamo andare, e non per mettere scheda bianca, e nemmeno per scriverci condivisibili  parolacce.

Piuttosto    si potrà cercare il male minore,  che è già qualcosa in una fase di faticosa ricostruzione.

Commentare  di pancia  anche in questo preciso momento   non serve, e non servirà.  Cominciamo a pensarci sul serio.

Un voto non è un pezzo di carta dentro una scatola, ma  è un possibile cambiamento.

Per lo meno,  questo dovrebbe essere l’andare a votare.

E questo dobbiamo esigere che possa essere. Per noi stessi, per i nostri figli.

Le cose non cambieranno? Non possono cambiare fino a che ci stanno le solite facce e quindi le solite logiche?? E allora qualcosa accadrà.  Qualcosa  accadrà sicuramente.

Non so cosa.  Non so quando. Ma immagino il perchè.

Pensieri utili a gogo

A tavola gli uomini sono tutti uguali, e forse è proprio davanti a una grande tavola che si dovrebbero prendere le decisioni del mondo

Una Gerusalemme che vuole essere una città come tutte le altre anche se non può diventarlo….

Per chi è in giro di notte ma vorrebbe stare altrove…

Nel crepuscolo   della sera i colori si trasformano,  come accade con la luce del mattino o la penobra delle zone ombreggiate,  o con la luce del mezzodì- così è la vita, una lunga serie di stagioni

Non nascondere il tuo viso perchè così fan tutte, ma perchè pensi sia bello farlo…

Leggere una bella poesia  fa bene alla salute del cuore

Di un albero mi piace tutto; come nasce, come cresce, come muore…

Buongiorno a te che ti svegli presto e, mentre fuori ancora e’ buio, con i tuoi occhi assonnati pensi gia’ al lavoro che ti attende, mentre gusti un buon caffe’.
Buongiorno a te che apri le finestre e ti chiedi cosa ti riservera’ questo giorno.
Buongiorno a te, che ancor prima di aver preparato la colazione, trovi gia’ le tue preoccupazioni sedute a tavola ad aspettarti.
Buongiorno a te che ti svegli con un bel sorriso sulle labbra e vai incontro al nuovo giorno con determinazione.
Buongiorno a te che, con le pinne fucili ed occhiali, ti prepari ad una bella giornata di mare.
Buongiorno a tutti voi, miei splendidi amici, ovunque voi siate e qualunque cosa vi prepariate a fare.

Buongiorno a te che ti attardi  tra le coperte perchè ancora non hai deciso cosa programmare della nuova giornata che inizia, ma ne avresti di idee.

Buongiorno a te che ti svegli non proprio sorridente, perchè temi una giornata uguale a tutte le altre mentre vorresti potere urlare al mondo “oggi cambio”

Buongiorno a te  che non hai preoccupazioni perchè nessuno ha ancora deciso d’avere fiducia delle tue possibilità, o perchè ancora non è arrivato il tuo momento d’averle, ma arriveranno.

Buongiorno a te che sai  cogliere le migliori occasioni anche nella normalità, nella ripetitività,  nel solito noto  sapendolo gustare diverso.

Buongiorno a tutti noi   che pur essendo lontani e sconosciuti ci possiamo sentire vicini, come il sorriso di un bambino  che ci fa riappacificare  con il mondo, e a tutti noi che invece stiamo tutti accanto all’altro, perchè ci siamo scelti, perchè ci stiamo amando…

MARIANGELA MELATO

Un “ciao” speciale  a una donna empatica, autoironica, intelligente,  poliedrica, divertente, teatrante, piena di entusiasmi, generosa, cinematografica, straordinaria, affascinante, trasformista, elegante, vera, diretta, coraggiosa, sperimentatrice, speciale, spiritosa, imperdibile…ed espressione dell’Italia  nel mondo.

una grande tra grandi per sempre tra noi

Colori odori sapori, parole pensieri piaceri

Tempo di musica

Io tu tutti e la finestra sul mare

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Dediche

  

Festa del Giglio al Quartiere Giambellino. Il Giglio in mezzo a  una folla di gente che sta ballando.

Dedico l’anno nuovo alle donne, perchè in piena emancipazione e progresso, alle soglie del quarto mondo,  ancora soffrono moltissimo, ancora  nelle più  varie società, dalle più evolute alle meno progredite, sono ridotte a schiave,  vengono pregiudicate, non sono riconosciute.

Poi lo dedico ai bambini,  perchè dovrebbero nascerne di più, soprattutto dove non ne nascono abbastanza; perchè sono la cosa più bella della vita; perchè rendono le nostre stesse esistenze migliori per il solo fatto di esistere;   perchè dove ne nascono molti non sono difesi come il bene che sono;   perchè il mondo dovrebbe guardare a loro come a una presenza da imitarsi.

Quindi  lo dedico alla  famiglia, che è la cosa più importante e preziosa che si possa  ritenere d’avere, che un uomo possa pensare di sè,  quando la parola famiglia significa quello che deve essere,  ossia protezione, comprensione, calore, incoraggiamento, attesa, ascolto, sostegno, capacità di pentimento, capacità di perdono, identità, confronto, affetto, accettazione, giocondità, passioni ed insegnamento.

Infine lo dedico agli amici, perchè gli amici sono una bella cosa, sono  il potersi sentire  in una famiglia allargata,  sono il tempo che non passa, sono il sole anche quando piove, sono la voglia di ridere in compagnia, sono il potersi fidare quando sei fuori dalle tue condizioni,  sono l’altro che  ti conosce per quello che vali,  e sei tu che sei pronto a fare altrettanto…

Non ho dediche per i bugiardi, per i violenti, per i ladri, per gli assassini, per i furbi che si credono al di fuori delle regole, per  i parassiti, per i vigliacchi,  per quelli che non sanno pensare con la loro testa, per gli invidiosi, per i despoti che si credono padroni degli altri, per quelli che fanno confusione e nella loro confusione ci sguazzano, e per tutta quella varia umanità  che rinuncia all’essere degna   della propria natura.

l’anno che verrà

L’anno che verrà è appena arrivato.

Non sappiamo ancora se sarà buono o peggio di quello finito; non sappiamo nulla di certo, ma possiamo immaginarne molto.

Immaginiamo  però quello che faremo, che progetteremo, che tenteremo di costruire; da soli, ma meglio anche con l’aiuto di altri, dei nostri collaboratori e  delle persone che amiamo e che ci amano.

Potremmo anche sottoscrivere quello che non vorremo fare, che non vorremmo mai potere compiere, e la lista potrebbe essere lunga è ben dettagliata.

Così facendo,  potremmo scongiurare o demotivare altri a far cose  spiacevoli  se non orribili…tutte quelle varie voci di articolo che ci sentiamo quotidianamente rimbalzare di pagina in pagina, di giorno in giorno, di mese in mese…

Sembrerebbe  che la società migliori  solo quando  non si possa  immaginare il peggio,  e siamo praticamente arrivati a quel capolinea.

Di certo  l’anno che è arrivato  sarà quello che noi lo faremo essere, tenacemente, dignitosamente, onestamente, semplicemente…

A partire  dalla valorizzazione e dalla difesa di quei beni tanto preziosi quanto banali e scontati come l’acqua…ma soprattutto a partire dalle nostre parole, dai nostri pensieri, dai nostri silenzi, dalle nostre intenzioni.

Che diventeranno fatti.

e più saremo,  meglio sarà…

 

 

Concerti di Capodanno 2013 nelle piazze

 

Dopo la festa e la gioia dell’inizio,  fa silenzio per preparare la semina.