
Questa galleria contiene 4 immagini.
Questa galleria contiene 4 immagini.
Sono passati ottant’anni da quei giorni terribili, che sappiamo come si risolsero. Oggi è stata la Russia a spezzare l’equilibrio che sembrava consolidato, ma che invece fumava sotto scintille di guerra e di scontento ormai non più contenibili. E il mondo, che non vuole la terza guerra totale, aspetta a dichiarare i suoi schieramenti militari, anche perché per ora non sarebbero legittimi, e anche perché forse i soliti guerrafondai aspettano di provocarli, o di denunciarli senza giusta causa, o di cavalcarli a proprio vantaggio.
Per adesso siamo alle sanzioni economiche che sicuramente avranno il loro risultato, ma che forse non basteranno a impedire il crollo del sistema e che soprattutto faranno pagare a tutti le colpe di pochi. Come ieri accadde, nemmeno oggi sembrano esserci sul campo uomini diplomatici all’altezza del loro compito, almeno nel tempo dell’immediato; anche oggi sembrano mancare interlocutori capaci di leggere i segnali delle dinamiche politiche e di prevenire immani catastrofi, almeno nel tempo dell’ immediato.
Ma è questo il punto, di tempo non ce n’è molto da buttare via. Che la gente vada in piazza con le bandiere della pace è abbastanza scontato, quando non diventa folcloristico e a volte persino ipocrita. Che i governi occidentali si schierino per il dissenso mentre prendono posizioni pro guerra Ucraina è altrettanto poco coerente con quello che sono i trattati di pace e le convenzioni internazionali.
Non ci si può alleare ma si sta correndo tutti a dare armi all’Ucraina in difficoltà, si pensa per spirito di solidarietà. Che ognuno debba combattere la sua guerra è abbastanza pacifico, anche se le guerre ai tempi dell’atomica non bisogna lasciarle esplodere senza sapere fermarle. Che la pace si fa a volte anche con le armi è risaputo, soprattutto quando si credono le guerre brevi e purtroppo poi diventano più lunghe del previsto.
E’ quello che non si dice e che non si vede e che non si fa ma si potrebbe fare, che infine preoccupa enormemente. Sono le conseguenze di ogni gesto per quanto considerato in se stesso utile ma non inserito in un quadro generale che può fare precipitare la situazione. Sono i leader della vera pace che potrebbero aiutare la soluzione il più possibile tempestiva a mancarci. Dov’è l’Europa unita, forte e disposta al dialogo? Perché siamo tanto bravi a sostenere situazioni già esplose mentre non si è capaci di prevenire ed evitare le situazioni prima che arrivino ad esplodere? Comunque l’Ucraina sembra resistere, i paesi confinanti sembrano avere iniziato una corsa alla solidarietà, un velo di fratellanza sembra scorrere nelle vene di questo continente diviso e in bilico tra scelte di campo difficili ma ormai necessarie e inamovibili. Da parte di Putin, l’armata russa sta conquistando il suo obiettivo e sta resistendo alle sanzioni economiche, senza per ora appesantire la sua strategia fino al punto di non ritorno. Che deve essere ASSOLUTAMENTE ESSERE EVITATO!!!
Ho letto anche questo, dopo il Gesù di Nazaret di Ida Magli.
L’autrice, sempre la stessa e deceduta da poco, come sempre non usa un linguaggio confortevole e compiacente, verso nulla e verso nessuno.
Dall’alto della sua lunga esperienza antropologica e sociale, analizza con la lucidità ed il disincanto che la contraddistingue, l’evoluzione (o meglio la dissoluzione) del nostro sistema di vita occidentale, ormai giunto al capolinea di una nuova era in cui non ci sarà più spazio per i miti e per i credi che hanno contraddistinto oltre duemila anni di storia romana e comunque latina.
L’Europa si sta consegnando come un agnello sacrificale all’invasione del barbaro, in questo caso rappresentato dalla civiltà araba e islamica, che nel giro di qualche mezzo secolo andrà a sostituire senza nemmeno averci dichiarato guerra, il nostro mondo incapace di reagire, fatto di laicismo e democrazia conquistati al prezzo del sangue di migliaia di migliaia di persone, evidentemente morte per quasi nulla.
In Oriente ci sono altri problemi, altri popoli combattuti tra il mantenere la tradizione ed il proiettarsi verso il futuro fatto di espansione e di conquista spasmodica del potere, in linea al più classico dei modelli occidentali .
L’Africa si sta spostando pezzo dopo pezzo dentro i nostri confini, dentro le nostre piccole terre di mezzo, destinate a venire soffocate da un’orda gigantesca di umanità che a tutti gli effetti reclama giustizia, pace, lavoro, una vita migliore, incapace di averla costruita a casa propria.
L’Europa crede di dovere pagare questo prezzo disumano che non ha proporzioni con nessun altro evento storico accaduto nel passato ad altre civiltà.
Il passato ci racconta di popoli che hanno invaso altri paesi per devastarli ma anche nel contempo per migliorarli, per assimilarli dentro un discorso di scambio e di riconoscimento reciproco che alla fine faceva tornare tutto alla normalità.
Oggi è diverso. Da parte degli islamici non c’è e non ci sarà nessuna volontà di assimilazione e di scambio. Loro prendono e basta. Prendono quello che noi stiamo garantendo loro, andando a delegittimare e distruggere un nostro equilibrio di per se stesso precario.
Queste parole possono sembrare razziste, e non c’è dubbio che in parte lo siano, perchè il pensiero razzista è in parte un pensiero che cerca di proteggere il conosciuto contro il non conosciuto, il proprio diritto di suolo contro il pericolo di trovarcelo portato via (e non solo l’azione dichiaratamente invasiva del razzista che invade il territorio altrui), ma di fatto questa è la realtà sotto i nostri occhi. Si è mai visto un intero continente che diviene inospitale per i suoi stessi cittadini di nascita, e che quindi decide di spostarsi nel continente vicino, nel nome della disperazione e con l’avvallo di leggi che garantiscono e comunque non bloccano questo esodo macroscopico e fuori controllo?
Qualcuno ci ha venduti, ha decretato la fine delle nostre vite ordinarie senza neanche venire a dichiararcelo, senza neanche venire a interpellarci, che magari avremmo dato i nostri pareri, i nostri suggerimenti, le nostre proposte…
La nostra democrazia la stiamo spendendo tutta a favore di chi la parola democrazia non solo non la conosce ma persino la disprezza.
Non si tratta di fare come Salvini che sembra divertirsi ad andare nelle piazze difficili dove già sa che non sarà accolto ed ascoltato, giusto per far parlare di sè, del suo partito e del bisogno oggettivo di un cambiamento di rotta. E nemmeno si tratta di andare in piazza a sfasciare edicole, cassonetti e poliziotti, solo perchè rappresentano l’ordine sociale che si vuole contestare.
Si tratta di esigere una politica europea concretamente ed alacremente attenta alle dirompenti problematiche sociali che ci stanno travolgendo da tempo. Si tratta di migliorare la nostra stessa democrazia che può portarci a fare il peggio senza reagire e senza esserne stati preparati.
Si tratta di esigere che il Paese Africa assuma da se stesso l’arte di decidere il proprio destino in terra africana. Si tratta di esigere che il popolo islamico assuma dentro di sè il problema gravissimo della sua follia interna, senza andare a scaricarla troppo facilmente sulle nostre presunte responsabilità, che senza dubbio ci possono essere state, ma che nel contempo sono già state ampiamente ripagate e restituite al mittente.
E che comunque non possono essere portate in conto alle persone comuni, ignare di tutto, inconsapevoli, sprovvedute, tenute nell’ignoranza e nella disinformazione.
O si è veramente in parte tutti colpevoli, per la solo ragione che non ci preoccupiamo di informarci?
Il punto gravissimo è che non c’è più nulla in cui sperare, là dove la politica del potere illecito ci ha tradito, là dove la religione del sacro ci ha svuotato di libertà e quindi di responsabilità, là dove il trionfo apparente dell’uguaglianza ci ha solo indebolito e disorientato mettendoci tutti contro tutto, là dove le professioni della specializzazione ci hanno frantumato in pezzi spezzati e sperduti dentro un labirinto sempre più vasto e sconosciuto, là dove la natura è stata dichiarata inconsistente e relativa, nel nome della tecnica e quindi del controllo stesso sulla natura.
La domanda che mi sento di lanciare nel tempo è questa: se non possiamo credere negli uomini che dimostrano di non avere fedi di salvezza e dunque ideali, se non possiamo credere in spiritualismi che possano ispirare, consolare, illuminare e proteggere le nostre intenzioni e necessità, in che cosa mai potremmo riconoscerci e dunque rispettarci?
In uno Spirito vero, credo. Lontano dalle manipolazioni degli umani, lontano dalle loro mendacità, lontano dalle loro ipocrisie.
Ma come conciliare il mondo che vuole il progresso con il mondo che del progresso potrebbe farne a meno (almeno a parole)? Ci sono due umanità davvero così distanti o ne esiste una sola che saprebbe perfettamente intendersi se solo non si sentisse condizionata da strutture obbligate e opprimenti? Come fare emergere l’uomo e la sua sana voglia di vivere in pace con tutti, dentro le logiche degli ostruzionismi, delle prevaricazioni, degli attentati terroristici dilaganti dentro nel cuore della vita civile? Come conciliare l’uomo che arriverà su Marte con l’umanità che della vita conosce solo il proprio respiro sentendosi già per questo miracolato?
Come diventerà il nostro mondo? Cosa resterà della bellezza dei fiori, delle montagne, del mare… Chi è Dio, infine? Dove abita? A cosa serve? Le mie risposte le avrei, dentro di me. Ma vorrei anche sentire quelle degli altri…
Credo che dallo scenario previsto dalla scrittrice si possa evidenziare la vocazione minoritaria del cristianesimo stesso, la vocazione immobilistica e perdurante dell’islamismo e la vocazione iniziatica dell’ebraismo, giusto per rimanere nell’alveo delle religioni monoteistiche. In qualche modo e in qualche maniera il pensiero di Gesù sopravviverà a qualunque persecuzione o invasione straniera. Anche la stessa struttura del Vaticano non sparirà mai del tutto, forse dovrà ridimensionarsi, o decontestualizzarsi, come spesso accade nelle rivoluzioni di sistema, ma conserverà la sua presenza e la sua voce dentro i paesi o luoghi che si riveleranno i più idonei a questa sopravvivenza.
Nello stesso modo anche gli ebrei non potranno mai sparire, nella logica del loro essere ebrei cioè nati da madre ebrea. Se così dovesse non essere, significa che la politica di qualche folle avrà messo in opera quel progetto nazista che ad Hitler non è riuscito e che tutti gli anni l’Europa cerca di ricordare come un pericolo possibile e sempre minaccioso.
In altre parole, o le tre religioni continueranno a convivere, o si annienteranno reciprocamente. Dobbiamo decidere se vogliamo una società dove contano i numeri o dove contano le idee. Se decidiamo che contano le idee, saremo sempre dalla parte di chi è in minoranza. Ma questo è il male minore.
dopo il buio…
E’ accaduto l’ennesimo attentato terroristico da parte dell’Islamismo fondamentalista.
Questa volta è stata una ecatombe e la Francia risponde blindandosi.
Non accadeva dalla seconda guerra mondiale.
E adesso? Come cambieranno gli equilibri interni in Europa? Come cambierà la Storia? Quale sarà la risposta del mondo occidentale all’Isis? Quale sarà il prossimo attentato di guerra? Come si modificherà il nostro comune senso dell’altro?
Grazie a Amnesty International
Sono già tre gli stati arabi che hanno chiaramente preso una posizione militare contro l’ISIS, ossia contro il fanatismo islamico che vorrebbe uno stato islamico indipendente dove la sharia possa diventare l’ unica ed incontrastata legge dello Stato, messa in pratica nel suo senso più nefasto e distruttivo.
Dopo il decadimento progressivo dello stato siriano, che è diventato un unico campo di battaglia senza più passato e senza un visibile futuro ( ma dove rimane in corso una significativa capacità di resistere da parte della minoranza curda), dopo il terribile rogo del pilota giordano, dopo l’ennesimo sgozzamento degli oltre venti copti egiziani in terra di Libia, sembrerebbe che i paesi islamici coinvolti non hanno molta intenzione di subire la tracotanza e la ferocia terroristica di questo esercito spietato in sensibile crescita, senza reagire.
Anche il mondo occidentale, dopo lo storico assalto alle torri gemelle di New York, dopo il recente assalto a Parigi e dopo il recentissimo assalto a Copenaghen ( ma non si contano gli eventi degli ultimi anni che forse hanno avuto meno clamore, ma non certo minori conseguenze) sembra mobilitarsi in modo globale ed unitario avverso questi scellerati che di sicuro non hanno nessuna intenzione di fermarsi, per il momento in un senso assolutamente diplomatico che di certo non deve mancare in uno scenario di guerra e di tensioni così complesso e così in perpetua evoluzione.
Anzi, è proprio di questo armarsi intellettuale che l’Europa e non solo ha un assoluto bisogno.
Uno stato musulmano che si dovesse formare con le premesse del terrore si prefigura come qualcosa di terribile, di allucinante, di assolutamente folle. Eppure questa presunta follia sembra reclutare giovani appassionati che si votano al martirio, posseduti dall’idea che è meglio morire in gloria che vivere nella mediocrità e nell’ipocrisia.
La colpa del vecchio mondo cristiano o normalmente islamico sarebbe quella di non convincere più, di non risultare più affascinante o degno di attenzione e rispetto.
Da occidentale non certo corrotta e non certo entusiasta della nostra assai debole e fragile democrazia, vorrei dire a questi giovani soldati pronti a morire che si stanno semplicemente sbagliando.
Vorrei dire loro che si stanno offrendo ad una regia altrettanto falsa e mascherata, che nasconde secondi fini affatto nobili.
Vorrei dire loro che il loro odio per la vita e per l’umanità non può essere giustificato da nulla, nemmeno da presunti possibili e reali crimini.
Vorrei dire loro che se di violenza si fanno portavoce, solo di violenza si fanno espressione, e nulla più.
Poi che facciano pure quello che credono.
Da soli troveranno le loro risposte, così come da soli o in cattiva compagnia non hanno saputo farsi le giuste domande.
Come se non bastasse, c’è la questione ucraina a preoccupare gli equilibri mondiali; e persiste una profonda crisi economica che ha come protagonista da diverso tempo una sorvegliata speciale, la Grecia, nella quale più o meno (alcuni molto meno, altri molto più) tutti i paesi dell’Unione temono di doversi identificare.
Ragazzi, c’è da farsi venire il giramento di testa…
Qui ci vuole davvero molto sangue freddo, molta capacità di ponderare, ma soprattutto la sincera e determinata voglia di cercare soluzioni, da parte di chi è preposto a trovarle.
Per fortuna qualcuno che sa farlo io voglio credere, rimane ancora in circolazione.
Loro sono i terroristi di Boko haram che significa “L’educazione occidentale è peccato”
Anche per loro il mondo libero dovrebbe potere fare qualcosa, se vuole salvare se stesso.
#salviamolebambinedibokoharam
Cari amici, cerchiamo di fare il punto.
Il Pd guidato dal suo fallimentare capobastone non ha saputo trovare la via della riuscita verso il governo, eppure i segnali della disfatta c’erano tutti e belli evidenti, considerando che si trova ad essere solo il numero uno di un numero tre…
Il Pdl chiede dall’inizio di potere fare il governissimo, ma non è stato minimamente preso in considerazione come se fosse la peste fatta persona, mentre ha preso i suoi terzi di voto come tutti gli altri.
è un giusto e salva il mondo intero.
Dunque ricordo anche che ci sono meravigliose persone che non si lasciano mettere al silenzio, che non si fanno ricattare, che rimangono se stesse, persone umane, che ricordano a sè e agli altri che bisogna combattere, che bisogna resistere, che bisogna ribellarsi, che bisogna sapere dire di no…
contro il male
contro le mafie
contro i campi di sterminio
contro gli indifferenti
contro l’ignoranza
contro la disperazione
contro il bullismo
contro il maschilismo
contro l’omofobia
contro la tortura
contro la prostituzione minorile
contro l’emarginazione
contro la pedofilia
contro la indigenza
contro un sistema che crea disoccupazione
…………………………..
Chi è il giusto, amico caro?
“E’ colui che compie un atto coerente col principio di responsabilità anche se non mette a repentaglio la propria vita” – afferma Silvia Godelli, Assessore regionale alla cultura, dialogando con lo scrittore e storico Gabriele Nissim, autore del libro “La bontà insensata. Il segreto degli uomini giusti” (Mondadori, 2011) .
Nissim, tra le personalità che si sono battute maggiormente per l’istituzione della Giornata europea dei Giusti (6 marzo), ha argomentato che “i giusti non sono eroi, ma persone che hanno assunto un principio di responsabilità anche in un momento circoscritto della loro esistenza, ed è necessario trasmettere un’idea realistica dell’uomo morale senza creare alibi”.
In questo giorno il mondo occidentale scopriva alla luce del mondo uno degli orrori assoluti che un popolo abbia mai commesso contro altri simili.
Odio pianificato, mistificato, perpetrato, banalizzato e negato.
Odio folle che incrocia l’incomprensibile e il non spiegabile.
Odio che non si lascia dimenticare, diversamente da altri che invece possiamo confinare dentro qualche vecchio scatolone.
Non ne voglio mostrare le sconcezze, che tutti noi già abbiamo ben veduto e continueremo a vedere, perché tutte le immagini dei crimini commessi non basterebbero a descriverlo.
Il dolore mai superabile e mai vincibile lo tiene in vita, lo tiene eterno, lo tiene nuovo e rinnovabile, lo tiene talmente attuale e presente che si teme che un simile strazio si possa ancora ripetere.
E purtroppo è una paura assolutamente vera e giustificata.
Perché gli uomini non imparano dagli errori degli altri?
Forse perché sono proprio degli altri. Ma se diventassero i nostri?
E se solo avessimo avuto qualcuno di questi mostri che fecero quel che fecero e che avessero saputo ammettere e denunciare la propria personale colpa su quei terribili giorni…ci sono stati al massimo solo suicidi, qualche processo, qualche patibolo, ma non un barlume di ravvedimento.
Il male ha ucciso se stesso ma non è sparito. E’ rimasto vivo nelle sue ceneri.
Abbiamo potuto udire i lamenti dei sopravvissuti, degli spettatori inermi e inconsapevoli, dei testimoni, ma loro, gli assassini? Dov’è questo popolo di donne e uomini e a volte anche bambini che mentre gli altri venivano torturati, loro quasi ridevano? Chi, cosa, quale bestia feroce ha potuto trasformare persone normali in una macchina di tortura assoluta?
Questo popolo potrebbe tornare, in qualunque momento, in qualunque spazio.
Cominciare con piccole cose quasi impercettibili ma che nelle mani di qualche nuovo personaggio disturbato e indisturbabile potrebbero trasformarsi in atrocità assolute.
Questo popolo ieri è stato quello tedesco, ma oggi potrebbe essere quello …..ognuno ci metta il suo pensiero, la sua idea.
Io un’idea ce l’avrei; questo popolo siamo proprio noi stessi, che quando vediamo un’ingiustizia facciamo finta di non vederla per non avere problemi. Tutto comincia da questo. Dal far finta di non avere visto e di non sapere. Perché abbiamo paura. Siamo fondamentalmente solo degli opportunisti.
Per questo è doveroso e utile ricordare, ricordare sempre, ricordare ovunque.
Ricordando quanto siamo fragili e imperfetti , a rischio di imbrattamento, a rischio di impudicizia, a rischio di disonore, a rischio di crudeltà.
Nel nome dei vivi, nel nome dell’umanità che è in noi e che per la nostra dignità non può essere messa al silenzio.
Lo sapeva bene Primo Levi, che non ce l’ha fatta a superare la morte dell’anima, ma è rimasto vivo per sempre con il suo testamento d’amore.
Shema’
Voi che vivete sicuri
Nelle vostre tiepide case
Voi che trovate tornando a sera
Il cibo caldo e visi amici:
Considerate se questo è un uomo,
Che lavora nel fango
Che non conosce pace
Che lotta per mezzo pane
Che muore per un sì o per un no.
Considerate se questa è una donna,
Senza capelli e senza nome
Senza più forza di ricordare
Vuoti gli occhi e freddo il grembo
Come una rana d’inverno.
Meditate che questo è stato:
Vi comando queste parole.
Scolpitele nel vostro cuore
Stando in casa andando per via,
Coricandovi alzandovi:
Ripetetele ai vostri figli.
O vi si sfaccia la casa,
La malattia vi impedisca,
I vostri nati torcano il viso da voi. (Primo Levi, 10 gennaio 1946)
Il terrore marcia sull’onda della presunzione, della stupidità e dell’indifferenza: ne parliamo perchè quello che è accaduto nella grande storia si ripete quotidianamente nel nostro privato con tecniche meno organizzate ma non per questo meno feroci. Se leggessimo le riflessioni della Arendt e volessimo trasporre nella nostra quotidianità un simile livello immane di terrore, non faremmo fatica a trovare nei fatti di cronaca esempi abbastanza simili di follia e di violenza. Quello che è cambiato è solo l’importanza storica degli eventi stessi: durante la grande guerra il fenomeno del totalitarismo è stato gestito da potenze mondiali che gli hanno alla fine conferito il grado appropriato di pericolosità e di attenzione pubblica, nel nostro anonimo quotidiano il totalitarismo dello smarrimento della ragione viene gestito da potenze anonime, sotterranee e silenziose, quasi sempre solitarie ma comunque diffuse, che agiscono in totale libertà, favorite dalll’impotenza/indifferenza istituzionale delle forze di prevenzione e delle forze di sicurezza. I dati emergenti non possono non farci preoccupare: il fatto di cronaca violento che esplode naturalmente contro le categorie più deboli (donne, vecchi, bambini ed emarginati) è praticamente diventato dirompente, eppure sembreremmo totalmente incapaci a gestirlo (abbiamo problemi molto più seri di questo che certo non è nel calendario governativo una priorità politica degna d’attenzione).
Salvo forse miracoli in cui ormai da tempo non crede più nessuno.
Lo stagismo è il primo passo per la conquista del mondo.
Non amo che le rose che non coglietti
There is always something to be thankful for in your life. Being alive is absolutely one of them!
MultaPaucis - Blog di Viaggi on The Road
Narrativa Autore Blogger
Da un'Emozione nasce un Disegno da un Disegno un'EMOZIONE
Appunti d'arte di Teresa Pergamo
Giuseppina D'Amato Libri DA Me
Un bambino che legge è un adulto che pensa
Tempo riposato tempo guadagnato
"L'attualità tra virgolette"
Vivir con amor
Educare all'apprendimento
La nuova didattica. Sono tornata!
Versi essenziali per cuori semplici
C'è poco da spiegare...basta leggere.
«Meglio una testa ben fatta che una testa ben piena» (Michel de Montaigne)
"Anche nei tempi bui si canterà? Anche si canterà. Dei tempi bui" B. Brecht
BLOG DIDATTICO_PROF.SSA CRISTINA GALIZIA . Didattica, scrittura creativa, letteratura, attualità nella scuola secondaria di I° grado
Tutte le mie recensioni
MUSICA&PAROLE by Cresy
Devi effettuare l'accesso per postare un commento.