Cosa è stato il 68?

A seguito di una Conferenza a cui ho  partecipato sul tema “Cosa è stato il 68?…”, vorrei cercare di trarre dei punti centrali di riflessione utili  per altri, oltre che per me.

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Le difficoltà piegano alcuni uomini ma ne rafforzano altri. Non esiste ascia sufficientemente affilata da poter tagliare l’anima di un peccatore che continua a provare, armato solo di speranza, con la convinzione che alla fine riuscirà a rialzarsi.

Sembra sempre impossibile finche’ non viene realizzato.

Se potessi ricominciare da capo, farei esattamente lo stesso. E così farebbe ogni uomo che ha l’ambizione di definirsi tale.

Mi piacciano gli amici dalle menti indipendenti che ti consentono di vedere i problemi da angolazioni diverse.

I veri leader devono essere in grado di sacrificare tutto per il bene della loro gente.

Una preoccupazione di base per il gli altri nella nostra vita individuale e di comunità può fare la differenza nel rendere il mondo quel posto migliore che cosi’ appassionatamente sogniamo.

Tutti possono migliorare a dispetto delle circostanze e raggiungere il successo se si dedicano con passione a ciò che fanno.

L’educazione è l’arma più potente che si può usare per cambiare il mondo.

Ho imparato che il coraggio non è la mancanza di paura, ma la vittoria sulla paura. L’uomo coraggioso non è colui che non prova paura ma colui che riesce a controllarla.

Provare risentimento è come bere veleno sperando che ciò uccida il nemico.

Bisogna guidare da dietro lasciando credere agli altri di essere davanti.

Non mi giudicate per i miei successi ma per tutte quelle volte che sono caduto e sono riuscito a rialzarmi.

Odio intensamente le discriminazioni razziali, in ogni loro manifestazione. Le ho combattute tutta la mia vita, le continuo a combattere e lo faro’ fino alla fine dei miei giorni.

Una buona testa ed un buon cuore sono sempre una formidabile combinazione.

Nelson Mandela  storia di un attaccabrighe

 

This is democracy

Dopotutto il bello della rete  è che qui non ci sono detentori che non possano essere messi in discussione, regole che non possano essere personalizzate, tempi di intervento che non si possano modificare, contenuti che ci vengano imposti,  compagni di viaggio che si debba subire.

Ci si sceglie, si sceglie, qualche volta si viene scelti, al massimo si collabora, e tutto finisce lì.

Non è la vita reale   che ti porti a casa, che ti tieni in casa, che vivi sul posto di lavoro, ogni santo giorno della tua vita, dove a volte non hai scelto, non sei stato scelto e nemmeno riesci a collaborare, e nulla finisce.

Per quel che mi riguarda la vita reale è la cosa prioritaria. Non lo dico io, lo dice il buonsenso e la ragionevolezza. E’ nella vita reale che dobbiamo sapere costruire buoni equilibri.

Poi c’è il web che può essere visto o come il completamento di essa (cosa saggia e giusta) o come la fuga da essa (cosa triste e improduttiva).

In entrambi i casi  nella rete  per gioco è  tutta una fiction.

Si apre il grande teatro  e gli attori recitano la loro parte.

Così è tutte le volte.

Tutti possono partecipare (questa è la cosa rivoluzionaria) nella propria misura, a questo meccanismo; ognuno  secondo il proprio gusto, capacità  e prospettive.

Se si vuole fare gruppo non c’è che l’imbarazzo della scelta.

Se si vuole stare in disparte,  pur restando nella mischia, non c’è che da organizzarsi.

Del domani non c’è nessuna certezza se non che si accenderà il modem e che si andrà sul web   a sbirciare, scrivere, cazzeggiare…

Altri a fare cose assai utili e preziose.

Altri ancora a  fare comunità educative.

Altri ancora a meditare nuovi progetti e possibilità di sviluppo.

Del resto,  potremmo mai tornare ad un mondo senza internet?

Io non riesco nemmeno più ad immaginarmelo. Di sicuro mi verrebbe a mancare un pezzo  forte della mia quotidianità.

Peccato che non esistono altrettanti   mezzi di trasporto così veloci da permetterci di trasferirci fisicamente  in tempi  velocissimi ed altrettanto economici da un luogo ad un altro.

Per ora possiamo trasportare  in tal maniera solo le parole, le idee, le emozioni e le nostre stupidaggini più o meno pesanti. Certo, è già qualcosa, è meglio di  niente.

Mi domando quanto potrebbe cambiare l’incontro diretto con chi ci intratteniamo a discorrere  solo tramite un filo. Certo modificherebbe di molto la nostra comunicazione, senza dubbio in meglio, nel senso che se dovessero emergere punti di sinergia,  detto meglio andrebbe al top, mentre se dovessero emergere punti di attrito, ne guadagnerebbe  la consapevolezza  che porterebbe a nuove tattiche e soluzioni operative.

Fosse anche la drastica ma benefica  decisione di tagliare contatti (che del resto abbondano, esattamente come nella vita reale, più in quantità che in qualità)

Ragazzi, non è fantastico?

Prima del www il più miserabile dei miserabili non era  perchè non poteva essere autore di nulla. Dopo il www  anche il very normal people è diventato autore di qualcosa,  fosse anche solo di sè stesso e del suo cane, o della propria personale passione.

A me piace.

This is democracy.

L’angolo della barzelletta seria

 

lezioni di politica economica

PERICLE: UOMO ANTICO MA MAI SUPERATO

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“Il governo democratico della città”

Qui ad Atene noi facciamo così: qui il nostro governo favorisce i molti, invece dei pochi, e per questo viene chiamato democrazia.
Qui ad Atene noi facciamo così: le leggi, qui, assicurano una giustizia eguale per tutti nelle loro dispute private, ma noi non ignoriamo mai i meriti dell’eccellenza, quando un cittadino si distingue, allora esso sarà a preferenza di altri chiamato a servire lo stato, ma non come un atto di privilegio, come una ricompensa, al merito, e la povertà non costituisce un impedimento.
Qui ad Atene noi facciamo così: la libertà di cui godiamo si estende anche alla vita quotidiana, noi non siamo sospettosi l’uno dell’altro, e non infastidiamo mai il nostro prossimo, se al nostro prossimo piace vivere a modo suo, noi siamo liberi, liberi di vivere, proprio come ci piace, e tuttavia siamo sempre pronti a fronteggiare qualsiasi pericolo. Un cittadino ateniese non trascura i pubblici affari, quando attende alle proprie faccende private, ma soprattutto non si occupa dei pubblici affari per risolvere le sue questioni private.
Qui ad Atene noi facciamo così: ci é stato insegnato di rispettare i magistrati e ci é stato insegnato anche di rispettare le leggi, e di non dimenticare mai coloro che ricevono offesa, e ci e’ stato anche insegnato di rispettare quelle leggi non scritte, che risiedono nell’universale sentimento di ciò che é giusto, e di ciò che é buonsenso.
Qui ad Atene noi facciamo così: un uomo che non si interessa allo stato noi non lo consideriamo innocuo, ma inutile, e benché in pochi siano in grado di dar vita a una politica, beh, tutti qui ad Atene siamo in grado di giudicarla. Noi non consideriamo la discussione come un ostacolo sulla via della democrazia. Noi crediamo che la felicita sia il frutto della libertà, ma la libertà sia solo il frutto del valore.

Insomma io proclamo Atene scuola dell’Ellade, e che ogni ateniese cresce prostrando in se una felice versastilità la fiducia in se stesso e la prontezza a fronteggiare qualsiasi situazione. Ed é per questo che la nostra città é aperta al mondo e noi non cacciamo mai uno straniero.
Qui ad Atene noi facciamo così!