La stanza del figlio

La stanza del figlio è la riflessione di un regista e di un intelletuale  sul tema della morte. Non una morte qualunque, ma la più terribile che possa capitare ad un padre, ossia  la morte del proprio  figlio.

Nanni Moretti sceglie uno scenario familiare d’elite, come credo sia nel suo stile; tanto di sinistra, almeno  nelle parole, quanto  ricercatore di un’espressione di vita medio alta borghese, dove non esistono problemi economici, conflitti sociali, scontri di piazza ecc…

Mi sto limitando all’analisi di questo film, non degli altri che devo ancora  visualizzare; quindi potrebbe essere che la visione di altre pellicole mi farà ricredere su certi aspetti; lo metto obbligatoriamente per inciso.

Come dicevo, il padre è uno psicanalista, ha una bellissima moglie che è il ritratto della madre perfetta, ha un meraviglioso figlio che  sta frequentando la scuola superiore, e ha anche una meravigliosa figlia forse più grande di qualche anno   iscritta al classico.

Un giorno viene convocato dal preside del figlio perchè sembrerebbe che  Andrea  abbia rubato dalla stanza dei fossili un pezzo di sasso pregiato, accusato da un compagno che lo denuncia. Il padre cerca di capire se è vero, se è possibile che suo figlio, intelligente e benestante quanto basta, si fosse ridotto a rubare un pezzo di sasso dall’aula di scienze.  Si fa l’idea che  deve essere tutto uno sbaglio, come lo stesso figlio sostiene, cioè d’essere vittima di un dispetto.

Lo stesso figlio che di fronte al padre nega d’avere fatto una  simile cretinata, riesce a confidarsi con la madre, ammettendo d’aderlo fatto, sì, ma solo per gioco, e poi avrebbero voluto riposizionarlo là da dove l’avevano preso, ma nel frattempo s’era rotto, facendo una misera fine…

Insomma, è solo per fare capire che tutti i ragazzi del mondo dopotutto sono solo dei ragazzi, può starci qualche cavolata, che sono cazzate che poi nemmeno ci si ricorda più d’averle fatte.

La vita procede ordinaria, tra  scorribande in auto dove emerge un quadro familiare tranquillo e affettuoso,  ed episodi di vita quotidiana dove si comprende che nulla potrebbe guastare questa armonia e questo idillio  casalingo.

Nulla, tranne l’imponderabile, quando durante un’immersione subacquea il povero Andrea si trova senza ossigeno e commette un’imprudenza che gli causa il decesso per embolia fulminante.

Ecco  che in un solo istante la vita di tre persone serene e felici viene stravolta e irrimediabilmente modificata. Altro che sasso rotto e sospensione di una settimana dalla scuola. Andrea  è finito solo e senza possibilità di chiedere aiuto dentro una bolla d’acqua marina che non ha avuto nessuna considerazione della sua vita  e della sua voglia di vivere. Perchè Andrea   era giovane, aveva tutta la vita davanti, era bello, dolce, solare, speciale, come tutti i figli lo sono per i loro genitori. Ma Andreao lo era per davvero, anche quando giocava a tennis senza convinzione e senza la voglia di vincere, anche quando giocava con la sorella a prendersi in giro come si fa tra fratelli, anche quando andava a correre con il padre sentendosi un poco il figlio che doveva ancora crescere e farsi uomo…

La vita di ora  diventa un ricordo ossessivo del figlio scomparso. La stanza del figlio diventa il luogo in cui la madre si reca alla ricerca del suo sorriso, del suo odore, della sua voce; la stanza del figlio diventa il luogo che Matteo aveva più a lungo vissuto e fatto proprio, prima della sua sparizione.

Ma dove finisce un figlio quando muore? Dove  finisce un  figlio quando ci viene tolto per sempre e senza una ragione accettabile? Questo è il punto. Se solo si potesse pensare che questo nostro ragazzo possa essersi trasferito in un luogo  di pace, dove potere continuare la sua vita anche sotto altre vesti, o altre condizioni,  allora sarebbe più facile accettare che oggi siamo qui tra chi amiamo e domani potremmo  non esserci più.

Ma il padre psicanalista non è credente, non frequenta la chiesa, non crede nella resurrezione, non crede che suo figlio possa avere avuto una seconda occasione o rinascita. Quando si muore si muore e basta. E la morte è così assurda, almeno quanto sono assurde le prediche dei preti che cercano di convincerci  che si muore perchè Dio ha deciso così per noi, dentro un suo disegno che rimane per noi misterioso.

La stanza del figlio oggi è vuota, e basta. E la stanza dello psicanalista invece continua a venire frequentata dai soliti pazienti con le loro solite fobie e con i loro soliti racconti  paranoici, o deviati, o perplessi, o profondi, o inquieti…fino a che tutto questo spettacolo teatrale diventa insostenibile. Questo padre oggi distrutto non è più in grado di continuare a fare questo mestiere, di ascoltare gli altri in maniera professioanle e serena come prima gli riusciva di fare.

Già, un privilegiato, che si può anche permettere di sospendere il lavoro non essendo più in grado di farlo; mentre invece la madre continua a cercare anche in morte segnali di vita del figlio, attraverso le vite dei suoi amici  o amiche  che lo avevano conosciuto  e in qualche modo amato…

Dentro questo strazio che non può lasciarci indifferente emerge l’umanità degli stessi pazienti   che in qualche modo entrano a far parte del dolore di questo terribile incidente familiare. La malattia mostra il suo volto umano e recuperabile, soprattutto la più insidiosa  delle malattie, quella mentale, quella che corrode l’animo di una persona dal di dentro, e non ci sono facili medicine da prescrivere, se non quella assai complessa e delicata della parola.

Le persone si curano e guariscono grazie all’uso della parola. Anche Andrea   viveva felice grazie all’uso della parola; non gli importava di vincere a tennis, o di quel ridicolo sasso che aveva preso solo per gioco, o di mostrare ambizioni ancora troppo da grandi per lui che si sentiva ancora un ragazzo…Gli importava solo di parlare, di farsi capire, di stare anche ad ascoltare magari, come faceva suo padre di mestiere, ascoltare i racconti degli altri.

Ma se questo strazio può accadere dentro un quadro familiare così privilegiato,  cosa potrebbe e cosa non accade dentro realtà affatto fortificate ed organizzate  come questa? Cosa soccorre uomini e donne fragili e senza sostentamento, come  al contrario  tutto sommato  capita di dovere affrontare a Giovanni, Paola e Irene? La morte è una questione democratica? Non è forse una delle cose più democratiche del mondo perchè capita a tutti aldilà del proprio censo o nome o altro?

La morte è la vera  protagonista di questo messaggio; la  morte e le possibili risposte  che ognuno di noi può diventare capace di  elaborare; la sua realtà imprescrutabile ci obbliga a guardarla in volto. E  così una famiglia distrutta  e vacillante sull’orlo di un abisso si ritrova ad accompagnare per gioco una coppia di giovani ragazzi incontrati per caso,  verso il confine con la Francia. Lei è una ex fidanzata di Andrea, non proprio fidanzata, diciamo una che avrebbe potuto diventarlo, se lo sfortunato  non fosse morto all’improvviso.

Un giorno gli scrive una lettera non sapendolo già morto. e la lettera finisce nelle mani della madre, che rimane doppiamente sconvolta.

Arianna, questo è il suo nome, per compassione e generosità  restituisce al padre (e quindi alla madre Paola che rimane sempre nell’ombra con grande  maestria)    tre fotografie  scattate e ricevute  da suo figlio prima di morire: sono le immagini di Andrea    nella sua stanza, immagini bizzarre che lo ritraggono felice e sorridente, con tutto il sole negli occhi.

 

Morto Don Franzoni

L’ex Padre benedettino Franzoni

Personaggio discusso,  controcorrente, discutibile, non condivisibile ma interessante.

Aldilà dell’area di appartenenza,  cerchiamo uomini che usano la propria testa per fare del bene alla propria comunità.

Per questo cerco personaggi scomodi, ovunque debbano essere stanati…

Si faccia avanti il prossimo 🙂

Il mulino di Ofelia

Ho letto anche questo, dopo il Gesù di Nazaret di Ida Magli.

L’autrice, sempre la stessa e  deceduta  da poco, come sempre non usa un linguaggio confortevole  e  compiacente,  verso nulla e verso nessuno.

Dall’alto della sua lunga esperienza  antropologica e sociale, analizza con la lucidità ed il  disincanto che la contraddistingue,  l’evoluzione (o meglio la dissoluzione)  del nostro sistema  di vita occidentale, ormai giunto al capolinea di una nuova era in cui non ci sarà più spazio per i miti e per i credi  che hanno contraddistinto  oltre duemila anni  di  storia  romana  e comunque latina.

L’Europa si sta consegnando come un agnello sacrificale all’invasione del barbaro, in questo caso rappresentato dalla civiltà araba e islamica,  che nel giro di qualche mezzo secolo  andrà a sostituire  senza nemmeno averci dichiarato  guerra,   il nostro  mondo incapace di reagire,   fatto di  laicismo  e democrazia   conquistati al prezzo del sangue di migliaia di migliaia di persone,  evidentemente morte per  quasi nulla.

In Oriente   ci sono altri problemi,  altri popoli  combattuti tra il mantenere la tradizione ed il proiettarsi  verso il futuro  fatto di  espansione e di conquista spasmodica del potere, in linea  al  più  classico dei modelli  occidentali .

L’Africa  si sta spostando pezzo dopo pezzo dentro i nostri confini, dentro le nostre  piccole terre di mezzo,  destinate a venire soffocate  da un’orda gigantesca di umanità   che a tutti gli effetti reclama giustizia, pace, lavoro, una vita migliore, incapace di averla costruita  a casa propria.

L’Europa crede di dovere pagare questo prezzo disumano che non ha proporzioni con nessun  altro evento storico accaduto nel passato ad altre civiltà.

Il passato ci racconta di popoli  che hanno invaso altri paesi  per  devastarli ma anche nel contempo per migliorarli, per assimilarli  dentro un discorso di scambio e di riconoscimento  reciproco che alla fine  faceva   tornare tutto alla normalità.

Oggi è diverso. Da parte degli islamici non c’è e non ci sarà nessuna volontà di assimilazione  e  di scambio. Loro prendono e basta. Prendono quello che noi stiamo garantendo loro,  andando a  delegittimare  e  distruggere un nostro equilibrio di per se stesso  precario.

Queste parole possono sembrare razziste, e non c’è dubbio che in parte lo siano, perchè il pensiero razzista  è in parte un pensiero che cerca di proteggere il conosciuto contro il non conosciuto,  il proprio  diritto  di  suolo  contro  il pericolo  di trovarcelo portato via (e non solo  l’azione  dichiaratamente  invasiva  del razzista che invade il territorio altrui),   ma di fatto  questa è la realtà sotto i nostri occhi.  Si è mai visto un intero continente  che  diviene inospitale  per i suoi stessi cittadini di nascita, e che quindi decide di spostarsi  nel continente vicino, nel nome della disperazione e con l’avvallo  di leggi  che garantiscono e comunque non bloccano questo esodo  macroscopico  e fuori  controllo?

Qualcuno ci ha venduti,  ha decretato la fine delle nostre vite ordinarie senza neanche venire a dichiararcelo,  senza neanche venire a  interpellarci,  che magari avremmo dato i nostri pareri, i nostri suggerimenti, le nostre proposte…

La nostra democrazia la stiamo spendendo tutta a favore di chi la parola democrazia non solo non la conosce ma persino la disprezza.

Non si tratta di fare come Salvini  che sembra divertirsi ad andare nelle piazze difficili  dove già sa che non sarà accolto ed ascoltato, giusto per  far parlare di sè, del suo partito e del bisogno oggettivo   di un cambiamento di rotta.   E  nemmeno si tratta di andare in piazza a sfasciare  edicole, cassonetti e  poliziotti, solo perchè rappresentano l’ordine sociale che si vuole contestare.

Si tratta di esigere   una politica europea   concretamente ed alacremente attenta  alle dirompenti problematiche sociali che ci stanno travolgendo da tempo. Si tratta di migliorare la nostra stessa democrazia  che può portarci a fare il peggio  senza reagire e senza esserne stati preparati.

Si tratta   di  esigere che il Paese Africa  assuma da se stesso  l’arte di decidere il proprio destino in terra africana. Si tratta di esigere  che il popolo islamico  assuma  dentro di sè  il problema gravissimo della sua follia  interna,  senza andare a scaricarla  troppo facilmente  sulle nostre  presunte responsabilità,   che   senza dubbio ci possono essere state, ma che nel contempo  sono già state ampiamente ripagate  e  restituite al mittente.

E che comunque non possono essere portate in conto alle persone comuni, ignare di tutto, inconsapevoli, sprovvedute, tenute nell’ignoranza e nella disinformazione.

O si è veramente in parte tutti colpevoli, per la solo ragione che non ci preoccupiamo di informarci?

Il punto gravissimo  è che non c’è più nulla in cui sperare,  là dove la politica  del potere illecito  ci ha tradito, là dove la religione del  sacro  ci ha svuotato di libertà e quindi  di  responsabilità, là dove il trionfo apparente dell’uguaglianza  ci ha solo indebolito e disorientato mettendoci tutti contro tutto,   là dove  le professioni  della specializzazione  ci hanno frantumato in pezzi   spezzati  e sperduti  dentro un labirinto sempre più vasto e sconosciuto,  là dove  la natura  è stata dichiarata  inconsistente e relativa, nel nome della tecnica  e quindi del controllo stesso  sulla   natura.

La domanda  che mi sento di lanciare  nel  tempo  è questa: se non possiamo credere negli uomini  che dimostrano  di non avere   fedi di salvezza  e dunque ideali,  se non possiamo credere in spiritualismi    che  possano ispirare, consolare, illuminare e proteggere    le nostre intenzioni e necessità,  in che cosa  mai  potremmo    riconoscerci e dunque rispettarci?

In uno Spirito vero, credo. Lontano dalle manipolazioni degli umani, lontano dalle loro mendacità, lontano  dalle loro ipocrisie.

Ma come conciliare  il mondo che vuole il progresso con il mondo che  del progresso  potrebbe farne a meno (almeno a parole)?  Ci sono due umanità davvero così distanti  o ne esiste una sola  che saprebbe perfettamente intendersi se solo non si sentisse  condizionata  da strutture  obbligate  e  opprimenti?  Come fare emergere l’uomo e  la sua sana voglia di vivere  in pace con tutti,   dentro le logiche  degli ostruzionismi,  delle prevaricazioni,  degli attentati  terroristici  dilaganti   dentro nel cuore   della vita  civile?  Come conciliare   l’uomo che  arriverà su Marte  con  l’umanità  che   della vita conosce solo il proprio respiro sentendosi già per questo miracolato?

Come diventerà il nostro mondo? Cosa resterà della bellezza dei fiori, delle montagne, del mare… Chi è Dio, infine?  Dove abita?  A cosa serve?  Le mie risposte le avrei,  dentro di me. Ma vorrei anche  sentire quelle degli altri…

Credo  che dallo  scenario  previsto  dalla scrittrice  si possa  evidenziare la vocazione minoritaria del cristianesimo stesso, la vocazione  immobilistica  e  perdurante   dell’islamismo e la vocazione  iniziatica  dell’ebraismo, giusto per rimanere nell’alveo  delle religioni monoteistiche.   In qualche modo e in qualche maniera il pensiero di Gesù  sopravviverà   a qualunque  persecuzione o invasione straniera.  Anche la stessa struttura del Vaticano non sparirà mai del tutto, forse dovrà ridimensionarsi, o  decontestualizzarsi, come spesso accade nelle rivoluzioni di sistema,  ma conserverà la sua presenza e la sua voce dentro i paesi o luoghi   che si riveleranno  i più idonei   a questa sopravvivenza.

Nello stesso modo  anche gli ebrei non potranno mai sparire, nella logica del loro essere  ebrei cioè nati da madre ebrea.  Se così dovesse non essere, significa che  la politica di qualche folle  avrà messo in opera quel progetto nazista  che ad Hitler non è riuscito  e che tutti gli anni l’Europa cerca di ricordare come un pericolo possibile e sempre minaccioso.

In altre parole, o le tre religioni  continueranno a convivere, o si annienteranno reciprocamente.  Dobbiamo decidere se vogliamo una società dove contano i numeri  o dove contano le idee.   Se decidiamo che contano le idee,  saremo sempre dalla parte di chi  è in minoranza.  Ma questo è il male minore.

Nostra Signora degli eretici: storia di Maria di Nazaret

Chi era Maria di Nazaret?

Ho finito di leggere   il libro sulla figura della Madonna così come conosciuta,  intesa e amata dal  religioso Alberto Maggi.  Non aspettatevi un linguaggio da chiesa o da cerimoniale   liturgico.  Maggi parla del Vangelo come  un appassionato di fumetti potrebbe parlare del suo personaggio preferito, cioè con passione e disarmante  entusiasmo,  senza atteggiamenti  distaccati  e   pomposità  cattedratiche.

Dei testi sacri sa tutto, sa molto, sa troppo, forse,  ma ce li fa amare come se fosse una nostra assoluta   necessità   scoprirli  e commentarli nella loro essenzialità e funzione.

Il suo linguaggio è così semplice e diretto   che   incanterebbe anche un   passante  distratto, o  un analfabeta di parole, o un miscredente   refrattario   di cose  della Bibbia.

Il fatto è che  Maggi sa che dietro a Maria e alla sua storia  sacra  c’è null’altro che la grandiosa  tragedia/avventura  di una donna semplice del popolo che fu interpellata  da Dio stesso a diventare  niente di meno  che la madre di suo figlio.

Maggi sa che Maria  ebbe semplicemente il merito ineguagliabile di dire subito di sì alla sua chiamata, una chiamata inspiegabile per non dire assurda e scomoda, a dir poco.

Maggi sa  che per quel    “sì” detto di slancio e con devozione   Maria si mise in un pasticcio senza fine, perchè divenne subito “persona poco raccomandabile” per tutta la sua famiglia, per il suo futuro sposo, e persino  per la sua gente,  non esclusi  sopra a tutti   i sapienti   sacerdoti  del Tempio.

Non solo Maggi sa tutto questo, ma sa anche che in casa di Gesù la sacra famiglia  non  potè mai essere per nulla nè tranquilla nè benedetta.

I tre membri di questo sovrano e speciale  triangolo umano  non si comprendevano, si parlavano poco, probabilmente   si evitarono anche molto,  e diciamocelo chiaramente, ne avevano di ragioni per non  capirsi.

Lei era la madre ma di una maternità discussa e chiacchierata; lui era il padre ma di fatto loro sapevano che proprio il genitore non era, e non solo loro lo sapevano…

Lui era il figlio, ma figlio di chi? figlio  di un qualcuno che non si sapeva poi di fatto chi fosse, dove stesse, cosa facesse…

Gesù rimane in famiglia per trent’anni, e poi se ne va in giro qui e là a fare le sue prediche, che lo porteranno in breve tempo diritto sulla   croce.

Ma come, suo figlio non era forse  stato annunciato   dall’angelo  come lo stesso Messia, il Salvatore? E perchè invece rischiava  di   finire   con la peggiore delle accuse? con il più vergognoso dei riti  sacrificali?

Maria le prova  tutte con il suo bambino, poi diventato uomo;  ci prova coi rimproveri, ci prova con i silenzi, ci prova con le preghiere, ci prova  con le  minacce, e ci prova con gli atti di forza. Giunti sul punto di rapirlo, lei con l’aiuto dei suoi parenti,    affinchè il suo nome e la sua presenza finisse per far danni al buon nome  di casa (questo figlio scriteriato che faceva cose come risuscitare i morti  proprio nel giorno  dedicato al riposo, che parlava con le prostitute, che andava in casa dei pubblicani, che pretendeva di rimettere i peccati, che andava in giro a mettere i figli contro i padri  e che chissà cosa ancora avrebbe potuto combinare…).., Maria sente  Gesù,  che avvisato della presenza dei suoi familiari che chiedevano di lui,   così risponde:  ” Chi è mia madre? Chi sono i miei fratelli?  Chiunque  compie la volontà di Dio, questo è mio fratello, e mia sorella, e mia madre”.

Come a dire: “Io non ho madre, o padre, o fratello, o sorella…se non chiunque mi segue  ascoltando le mie parole”

E  allora Maria  improvvisamente  si ricorda, si rivede, si risente, lei davanti all’Angelo della buona novella, lei davanti alla rivelazione del suo compito assurdo ma   accettato di slancio. Allora, ignara di tutto, fu pronta a dire di sì.

Adesso, non più  ignara di tutto,  si sente ancora pronta a dire di sì. Dire di nuovo di sì, non più all’angelo  celeste, ma a suo stesso figlio da lei stessa partorito e verso il quale è lei stessa  ora  come una bambina appena nata.

Solo la Madonna capisce che occorre fidarsi, che Gesù non è pazzo, nè bestemmiatore, nè bugiardo, come tutti dicono, come tutti  temono.   Gesù è semplicemente se stesso, e sta facendo le cose del Padre suo, anche se i sacerdoti gli danno contro, lo accusano di bestemmiare, lo accusano di   essere  posseduto dai demoni…

Dopo una vita di silenzi e di incomprensioni,  la madre è pronta ad accompagnare il figlio sul Golgota,  perchè di abbandonare Gesù proprio ora che è rimasto solo  non se ne parla in assoluto.

Nel momento della croce solo Maria e l’altra povera  donna  Maddalena  stanno sotto di lui a piangere le loro lacrime.  I discepoli sono tutti scappati, dalla paura di fare la stessa fine.

No, ecco, è rimasto Giovanni, il più giovane, il più forte, il più onesto. Il più sognatore.

Anche  i  miracolati non ci stanno  sotto la croce,  forse ignari di questo strazio, o forse chissà per quale ragione lontani e  loro stessi  beati   inconsapevoli.

Maria invece  pronta,   accompagna  Gesù che griderà prima di morire tutto il suo dolore di uomo e di figlio.

Maria  invece  certa,   è pronta dopo i tre giorni  dalla  deposizione, a credere che suo figlio morto e defunto  non è più tale, ma è già tra i vivi resuscitati a nuova vita.

Maria non ha bisogno di  avere prove di questo, come Tommaso o come Pietro o come altri…

Maria crede, crede sempre, crede al suo cuore, crede al suo sogno di vita vera.

Questo era Maria.

Gesù di Nazaret

Però questo lo leggerò ancora prima…

Ci risentiremo presto…

Dopo l’occidente

Ho appena finito di leggere Dopo l’occidente di Ida Magli.

Libro interessantissimo, per acutezza, intelligenza, vastità di conoscenze e amore per la verità, o meglio, amore per la ricerca di un mondo più giusto e più a misura d’ uomo.

Ida Magli è una donna arguta, determinata nelle sue analisi che non si lasciano deviare dai pensieri dominanti e spesso superficiali e di comodo.

Fa un’analisi spietata dell’Europa di oggi, ormai volta al tramonto, destinata a diventare l’Africa del nord tra l’indifferenza di tutti, in primis dei sistema di potere occulti che ne hanno decretato la fine a suon di  guadagni predatori  operati dalla logica finanziaria e speculativa.

Fa un’analisi   spietata  degli americani e di quello che l’America ormai  rappresenta sempre più per tutti,  ossia un paese non più liberatore, non più portatore di pace e di democrazia (se mai è esistito un tempo in cui lo è stato), ma un paese violento, fagocitante e onnivoro, pronto a divorare anche se stesso se si dovesse trovare nel bisogno di farlo.

Fa un’analisi spietata della Chiesa, che da comunità  evangelica e perseguitata si è trasformata nel tempo in un contenitore ora crudele,   ora  corrotto, ora vuoto,   che ostinatamente continua  a dichiararsi, più per necessità che per convinzione,  portatore di luce e di salvezza.

Fa un’analisi  spietata  dell’Islam e di quello che rappresenta, ossia un’enorme agglomerato di persone pressochè primitive, insensibili a qualunque volontà di cambiamento e di apertura al mondo, convinte della propria attuale superiorità sia numerica che ideologica, e che  detteranno da qui a breve il loro predominio su una comunità europea e non solo, del tutto incapace a difendersi e a proteggere la propria bellezza, la propria storia, la propria civiltà,  la propria scienza, la propria arte, musica, e letteratura. Tutto quello che ha costruito in 2000 anni di vita.

E’ la fine dell’Occidente, è la fine della supremazia dei bianchi sui neri o sugli orientali.

E’ la fine del nostro mondo, delle nostre radici, della nostra passione per il progresso, le nostre scoperte,  le nostre incommensurabili battaglie che mentre che seminavano vittime andavano a celebrare il trionfo della libertà sull’oscurità dello stare prigionieri dei propri tabù.

Dopo l’occidente ci dice a chiare lettere che stiamo per finire, che verremo dominati da esseri inferiori in tutto ma non nel numero e non nell’ignoranza.

Si sa che l’ignoranza può fare enormi danni, persino maggiori dell’intelligenza criminale.

Infine la scrittrice  apre uno spiraglio:  chiude la sua  serie di analisi spietate, scomode ed indigeste,  con un’analisi generosa e portatrice  di possibilità di  ripresa da questa già decretata apocalisse.

Sarà la  grande  Russia il paese che erediterà i nostri tesori, che cercherà di fare opposizione alla conquista islamica, che non sarà mai assorbita dalla follia  americana, che non mollerà le proprie radici ortodosse e profondamente religiose, nonostante la  rivoluzione bolscevica, nonostante  lo sterminio assoluto  perpetrato  contro i monaci e contro il pensiero  religioso  e teologico. Se lo fece, fu per ottime  ragioni che Ida Magli non ha problemi    ad argomentare.

Una Russia che ci è sempre più assomigliata di quanto mai abbiamo saputo comprendere, che ci ha sempre amato e preso come modello, modello di vita, di cultura e di espressione, senza però  essere mai stata la stessa cosa, perchè la grande e sterminata  terra  degli zar   si è sempre contraddistinta  per il proprio ineguagliabile  ed  indomabile  carattere.

Dentro questo scenario globale non mancano considerazioni interessanti sul Giappone e sulla Cina, il  primo elogiato per la propria assoluta capacità  disciplinare, il secondo elogiato  per  la propria capacità di pesare sull’asse della bilancia, almeno in termini economici.

Non mancano nemmeno gli ebrei, che rimangono una presenza non presenza, nel senso che  se Israele  è stato capace   di regalarci  Gesù di Nazaret,   lo ha fatto senza volerlo, lo ha fatto senza riconoscerlo, lo ha fatto conducendolo a morte, tra   la repulsione dei romani   ed   il ludibrio  del popolo  perduto    osannante ed inconsapevole  della  sua fine.

Scrittrice dalle grandi passioni,  dunque, che credo abbia ancora molto da dirci.

 

 

 

 

 

 

 

L’arte del dono

Donare è un’arte, un bisogno, una festa, la festa dell’anima che si autocelebra, che non si vuole dimenticare, che urla al mondo “Io esisto, e tu esisti, e noi siamo presenze che contano, non nullità nell’aria, non  inesistenze cancellabili…

Non si può donare quello che non si possiede, sarebbe come barare.

Non si può donare a chi butterebbe il nostro dono nella spazzatura,   sarebbe buttare via una opportunità.

Non si può donare  a chi   pretende il nostro pensiero come obbligato,  sarebbe un servire.

Doniamo allora a chi sa ricevere, a chi sa dire grazie, a chi sappiamo essere nostro creditore, a chi  dobbiamo/vogliamo/possiamo   soccorrere  o  vestire con i colori della felicità…

Buon fine anno  e i migliori auguri per  l’anno nuovo, che possa essere davvero un anno di miglioramento globale.

E  lunga vita alle differenze, alle coerenze, alle radici, alle propulsioni, alle tante anime che pulsano nei popoli, che possano sempre sopravvivere alla lunga mano del potere malvagio presente in mezzo a noi,  che tutto pretende di schiacciare.

Urliamo tutti insieme “Io sono umano”

 

 

 

Buon fine anno….

Buon Natale Famiglia

 

Anche quest’anno  è tempo di Natale, tempo di feste, di auguri, di ….voglia di famiglia.

Auguri a tutte le famiglie allora, a chi la famiglia non ce l’ha o ce l’ha lontana, a chi la cerca,  a chi l’ha persa, a chi la ritrova, a chi se la sceglie a propria misura, a chi  si dedica  a  lei  tutti i giorni  chiedendo poco  in cambio,  a chi  riconosce e sa che le famiglie sono preziose, a chi le famiglie le supporta e le sostiene,  …e a chi ha avuto il coraggio di rinnegarla, la propria famiglia sbagliata… in cambio di una giusta.

BUON NATALE A TUTTI, BUONE FESTE AL MONDO…

Quel pasticciaccio di Radio Maria

E’ una notizia già di qualche giorno,  ma merita d’essere ripresa per gli sviluppi in corso.

Mi riferisco a quel pasticciaccio  di Radio Maria che ha dichiarato per bocca di un suo ospite, un certo  padre Giovanni  Cavalcoli,   che il terremoto di questi tempi  sarebbe il castigo di Dio per le unioni civili  gay approvate in Parlamento.

Subito il Vaticano e i massimi organi informativi cattolici come la Cei o l’Osservatore Romano  hanno preso le debite distanze, nonchè  la stessa Radio Maria,  sospendendo  il colpevole  dal diritto di partecipazione  e  ribadendo che il Dio del nostro Vangelo non è un Dio vendicativo e feroce, che se la può prendere con gli innocenti e che pianifica sciagure a causa della libera e legittima  scelta di certa parte dell’umanità.

Si replica   che le parole del teologo sprovveduto sono state  pagane, offensive, fuori  luogo.

Certo che la frittata è stata fatta, ed  il bigottismo non ha  saputo  esercitare  la  doverosa facoltà  di sapere riflettere prima di blaterare.

Radio Maria  = Massa di bigotti ?  Non credo,  questa emittente radiofonica si merita certo di meglio  e l’episodio può essere ritenuto un caso isolabile  e cestinabile.

Piuttosto è il mondo dei bigotti  che viene messo sotto accusa, e sappiamo che è folto e diffuso, persino qualificato e preparato teologicamente,  ma  radicato in una educazione secolare  chiusa, perpetrata ed inculcata   anche per opera della stessa Chiesa che per molto molto tempo si  è solo preoccupata  di indottrinare e di fare catechesi a buon mercato.

Per fortuna che il cristianesimo ed il sentimento religioso autentico del mondo evoluto occidentale ed orientale  vanno   oltre ogni possibile pregiudizio  e  becero sproloquio.

 

 

 

 

Norcia chiede di Vivere, come prima, meglio di prima…

Aiutiamo Norcia e dintorni  a tornare a vivere…

Hanno bisogno di tende, container, casette di legno, speranza…

Non lasceranno mai i loro paesi, nessuno vuole lasciare le sue radici…

non senza giusta causa… non senza la morte nel cuore…

Rilancio il sito che può dare suggerimenti su come muoversi…Terremotocentroitalia

Il santo Dalai Lama a Milano

Incontro attesissimo e felice tra  la più alta religione non monoteistica  e il nostro mondo cattolico.

Giovani e meno giovani, persone famose e qualunque, tutti sono stati attratti da questa personalità solare, gioiosa, giovane e piena di compassione per l’umanità.

Viva  il Dalai Lama!

Qui la cronaca dal Corriere di Milano

Fertility Day: ecco come lo penso…

Mettiamoci a fare un bambino

Mettiamoci a fare un bambino

Ma se non arriva ...

Ma se non arriva …

Ma se non possiamo farlo adesso perchè...

Ma se non possiamo farlo adesso perchè…

Dobbiamo volere una società che protegge la famiglia...

Dobbiamo Costruire   una società che protegga  la famiglia…

Ammetto d'essere all'antica, per me la famiglia è ancora questa...

Ammetto d’essere all’antica, per me la famiglia è ancora questa…

cioè questa

cioè questa

e non omosessuale

è possibile anche questa  ( solo  come eccezione alla regola)

e questa è possibile ma solo per diritto di adozione e non di surrogazione

e questa è possibile ma solo per diritto di adozione e non di surrogazione

Credo nelle differenze e non nelle omologazioni che nel nome della democrazia pretendono di cancellare la Storia di millenni

Personalmente Credo nelle differenze e non nelle omologazioni che nel nome della democrazia intesa come il tutto concesso, pretendono di cancellare la Storia di millenni, il nostro naturale sentire- Non per questo mi sento una che dorme…

Le famiglie possibili sono tante ma solo uno rimane il modo di fare figli

Le famiglie possibili sono tante ma solo uno rimane il modo di fare figli da cui dipende il diritto/dovere  di averne

Come di certo la fertilità necessita di cromosomi differenti che quando funzionano fanno miracoli

Di certo la fertilità necessita di cromosomi differenti che quando funzionano fanno miracoli

Non voglio ridurmi a sperare in un miracolo...

però non voglio ridurmi a credere nei miracoli…

Però i figli è meglio farli quando non si è troppo vecchi

E  i figli è meglio farli quando non si è troppo vecchi,  potendolo fare

Un giorno sarò madre

Un giorno sarò madre

Un giorno sarò padre...

Un giorno sarò padre…

Un giorno ci sarò anch'io...

Un giorno ci sarò anch’io…

Non posso compromettere la mia possibilità d'avere figli...

Non posso compromettere la mia possibilità d’avere figli…

E se il Maggiore problema è sociale...

E se il Maggiore problema è sociale…  con il  Diritto degli uomini compreso…

Allora lavoriamo sul Concreto per far vincere le Idee...

Allora lavoriamo sul Concreto per far vincere le Idee di libertà, giustizia, realizzazione…

Uno strano modo di cantare…

Dopo le suore  cantanti, ecco l’ultimo esempio della Chiesa  che cerca forme di espressioni  moderne.

Lui è un prete, ex dj su  navi da crociera , e sta cercando di mettere  la religione in musica…

Uno strano modo di cantare…

L’Islam risponde

Musulmano che prega davanti alla Chiesa dove l’anziano  prete cattolico di Rouen   è stato sgozzato.

musulmani partecipi al dolore

cosa ne pensa la gente

negati i funerali ai terroristi

 

Europa: siamo in guerra

le ultime sull’attentato a Nizza

Mettiamoci nella testa che ovunque potremmo essere in pericolo.

E l’Unione europea cosa sta facendo a livello di interventi  unitari e di strategie  coordinate?

Ma il business legato all’immigrazione, a chi sta giovando?  Forse le maggiori responsabilità di questo cataclisma in atto stanno proprio lì dentro.

L’  Isis ha rivendicato la paternità del gesto, e dimostra quello che è, cioè che la religione non conta nulla (il terrorista in questione  era tutto tranne che un religioso)  ma è solo una manovra per destabilizzare l’Europa, da noi; il mondo, altrove.

Si vuole una globale sottomissione  all’Islam e alle sue regole; si vuole la rivalsa  su quello che  viene vista come una colpa dell’Occidente (di andare a fare guerre   a casa degli altri, ma anche altre molte  ragioni meno evidenti, più meschine  e più sotterranee).

La Francia è nel mirino, ma nessuno è fuori dal gioco, abbiamo visto  Bruxelles,  ma poi il Bangladesh, lo stesso Pakistan, il recente tentativo di rivolta della Turchia dove una minoranza vorrebbe un potere laico ed uscire dalla teocrazia islamica.

Sappiamo che l’Inghilterra sta investendo moltissimo sulla sicurezza (forse per questo rimane ancora illesa?)

Sappiamo che Roma per il Vaticano è un bersaglio sensibile, anzi,  ultrasensibile.

Ogni tanto anche negli Stati Uniti  c’è qualche lupo solitario   che agisce con la stessa strategia con cui ha agito  il terrorista di Nizza,  franco tunisino d’origine.

Gli Stati Uniti hanno già pagato un prezzo altissimo (anche per le loro scelte militari e di politica estera)  a questa guerra sbagliata (come se ce ne fossero di giuste) e bisogna risalire al 2001; ormai si parla  di quindici  anni  nei quali si sarebbe potuto fare di più per  garantire/sviluppare/avviare     un dialogo  diplomatico tra le parti.

Nei territori in Medio Oriente  tra l’Iraq  e l’Afghanistan  quotidianamente accadono atti criminali  contro i cristiani o contro i musulmani  appartenenti  alla maggioranza sunnita  che non viene riconosciuta legittimata a governare dalla  minoranza  sciita,  la più fanatica dello jihadismo.. Prima era Al  Qaeda,  oggi è il sedicente stato islamico. Domani?

La Siria non esiste più, è stata spazzata via dal piano   del gruppo di conquista, ed era il paese più tollerante in assoluto, dove convivevano  diversi   gruppi religiosi  in assoluta tranquillità, tra ebrei, cristiani e musulmani  (proprio per questo  era da eliminarsi? perchè era di cattivo esempio?).

Per non parlare  di quello che accade nella grande  Africa, dove  ieri  gruppi militanti  appartenenti a Boko Haram (una delle frange   di questo  organismo  estremo) hanno rapito le studentesse   frequentanti una scuola ad indirizzo occidentale, per impedire   che il nostro stile di vita  intacchi le loro donne e le loro ideologie; ma  domani  sentiremo di altri attentati contro il libero pensiero e contro le   realtà diverse da quella islamica.

Dove attaccheranno la prossima volta? E chi sarà il terrorista?  Un  lucido  squilibrato che decide di suicidarsi   in maniera “onorevole e gloriosa”,  o un lucido  commando di studenti borghesi  che si saranno   votati alle ragioni  di non so quale  ideologia?

Ex detenuti  in cerca dei loro cinque minuti di gloria,   o  sedicenti  uomini  in apparenza pacifici  e ben formati,  che anzichè seguire ideali pacifisti, liberali e tolleranti  faranno della violenza, dell’odio, della vendetta, dell’arroganza, della rabbia e della follia   il loro campo (inglorioso)  di battaglia?

Ma del resto loro sono più forti, ragazzi: più forti in numero, più forti in determinazione, più forti nel non avere nulla da perdere, più forti nell’avere ancora salda la loro identità culturale mentre noi abbiamo smarrito la nostra.

Ma  il popolo islamico non comprende che se non comincia a fare sentire una voce  corale  di dissenso, inevitabilmente uscirà fuori il razzismo nei loro confronti?  E che è proprio quello che lo Stato islamico vuole, metterci l’uno contro l’altro? Destabilizzare? Generare il caos?

Anche se non è una guerra di religione, e nemmeno culturale, ma solo una strategia di assalto ben pianificata che si avvale anche  di libere e spontanee iniziative  dove l’agire non richiede avere a disposizione un esercito: basta un uomo, un mezzo, qualche arma, un piano (e un lauto compenso magari, per essere più convincenti).

Ci stanno sbranando, assalendo,   come farebbe un branco di  iene o di avvoltoi che avendo avvistato un animale ferito decidono di farne carne per il loro pasto.

Come dunque uscirne con il minor danno possibile? Non saranno le  ennesime   manifestazioni di canto e di musica a salvarci. Non saranno le ennesime proclamazioni di sdegno.

Ci vuole una risposta chiara, unitaria e capace, disposta  a fare scelte  importanti,  anche poco   popolari,  o di disturbo  alle elites che manovrano nell’ombra indisturbate.

Altrimenti  questa guerra andrà avanti ancora per molto molto molto  tempo.

 

 

 

 

Torturato chi non conosceva il Corano

e chi, pur conoscendolo, ha pensato di fare l’eroe…

Strage in Bangladesh

oggi niente polemiche, niente parole

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Auguri a tutto il mondo

Buon Natale, a tutti, ovunque, nel cuore.

 

Le nozze di Laura

Le nozze di Laura  è una storia  al limite tra la realtà e  il sogno,  tra il passato e il futuro,  tra il moderno e l’antico, tra la tradizione e la capacità di cambiamento,   tra  il bisogno sociale di scoprire un’umanità diversa e il bisogno personale  di  crescere imparando a saperci difendere da chi ci vuole fare del male.

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Papa Francesco, Mamma Africa

 

il papa Guevara

Ma signor Papa, lei è cattolico?

Certo, se vuole posso recitarle un credo….

Lo giuro, sono cattolico

 

 

Papa Francesco accetta tutto

Con il sorriso sulle labbra (dopo un attimo si sbigottimento)  e tanta  calma  nel cuore, Papa Francesco accetta tutto dai suoi  interlocutori,  Capi di stato e di governo che senza alcuna preoccupazione, messi totalmente a loro agio dall’umanità del Santo Vescovo di Roma , si mostrano per quello che sono e che pensano…; e così  arrivano  anche i regali più “strani”  e a dir poco  discutibili, come   il crocefisso  sposato alla falce e martello, oppure la borsetta delle foglie di coca da portare al collo come un vero contadino cileno….

Come un vero Signore che sa mettere a suo agio anche il padrone di casa più focoso e divergente, o comunque   meno in sintonia,  il  Pastore  Francesco aspetta il momento giusto per aprire la bocca  e per fare passare tra la grande attenzione  di tutti i presenti  quelle che sono le sue speciali e proprie e  divergenti  quanto  universali,    parole  di pace.

Ovunque, sempre, con chiunque…

Gli USA aprono al pensiero gender

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E’ di questi giorni la storica apertura degli Stati Uniti  al pensiero gender.

E’ solo questione di tempo e tutto il mondo occidentale accetterà di fatto una idea nuova di famiglia, di figli, di paternità e di maternità. Ossia di società. Ossia di economia (perchè dove si parla di diritti si parla anche di soldi). Ossia di antropologia.

Davanti alla storia che chiede cambiamenti  il pensiero dei singoli ha poca rilevanza, ed i singoli sono chiamati ad adeguarsi  a quello che sembra una volontà ferrea di una intera società in mutazione.

Solo il tempo racconterà le implicazioni, le novità, le complicazioni, le difficoltà e gli errori  che ogni Cambiamento significativo porta con sè, un cambiamento che oggi non è più possibile fermare, credo non sia più nemmeno corretto  ostacolare.

Ma allora  come  si può  conciliare tutto questo  con quello che  sembra  presentarsi e rimanere  come un essere fuori tempo, fuori moda, fuori tutto?

Personalmente continuo a credere che la famiglia normale debba essere costituita da un padre, una madre e via discorrendo; come  anche  credo che anche le famiglie non normali debbano avere i loro diritti garantiti, nel nome di un amore che si vuole dichiarare senza sesso e dunque senza  imposizioni di sorta.

A causa di questa uguaglianza di diritti da tutelarsi,  le famiglie non possono essere classificate però (come io non riesco a fare e credo non ci riuscirò mai, essendo questo un mio limite)  tra  l’essere  nella norma e l’esser  fuori della norma, e dunque la società e le leggi procederanno affinchè questa distinzione  di parte  che viene tacciata di omofobia,  non possa avere la meglio  e causare discrimini, come è sempre accaduto nel passato.

Nelle scuole si insegnerà per decreto, ossia per programma ministeriale,  il pensiero gender  e ci saranno notevoli conseguenze e modifiche  nell’educazione e nello sviluppo della pedagogia  condivisa, da come è stata ad oggi intesa e progettata.

Questo comporterà tutto un ciclo di formazione rivolta ai docenti  ed in parte anche alle famiglie  che dovranno prepararsi a questa importante  esigenza  collettiva.

Non solo, questo mutamento comporterà decine e decine d’anni di assestamento, durante i quali accadranno cose nuove e non prevedibili, ovviamente  del tutto legittime.

Coloro che si  rifiuteranno di accettare questa presunta  ideologia, dovranno in qualche modo  adattarsi pena il loro allontanamento dalla scuola  pubblica, oppure in alternativa    rifugiarsi nelle scuole private e cosiddette confessionali.

Di sicuro si va anche ad ingrandire il gap  che già esiste tra la laicissima  cultura occidentale e la lontanissima cultura orientale araba, che rimane nelle sue maglie più incontrollate ed oscure profondamente teocratica, e visto il già dilagante terrorismo islamico, i folli della jiadh  aggiungeranno anche questo tassello alla loro violenza (è il normale  prezzo richiesto a chi si ritiene essere  avanti nello sviluppo e nel progresso).

Per concludere, credo che ogni paese dovrebbe proporre un referendum  al suo popolo, chiamato a rispondere nelle urne con un parere favorevole o sfavorevole.

Favorevole non all’amore  libero  (retaggio degli anni della contestazione) ma alla parità di genere (sostanza del mondo che si è totalmente emancipato dalla tradizione, dalla storia, dalla letteratura  religiosa  e da un certo modo di intendere la ragione).

Solo questo referendum giustificherebbe e permetterebbe   agli occhi di tutti  l’accettazione e l’effettivo normamento  di questa   nuova prassi  familiare. Così come si fece per il divorzio e per l’aborto (ma con la differenza che l’aborto ed il divorzio non si chiedeva di imporli ma solo di legittimarli).

Potrebbe sembrare un passaggio forzato o discriminatorio,  ma visto che la materia è imponente  e profonda,  quale procedura migliore di detto trasparente e democratico  agire politico?

Visto che la verità sulla questione non può essere dettata con leggerezza nè da una minoranza che si vorrebbe    imporre, nè da una presunta  e forse non esistente  maggioranza che chiederebbe l’immobilismo di fatto,   che referendum sia.

 

Francesco apre ai Valdesi, parte del creato

Se non fossi nata cattolica, mi sarebbe piaciuto nascere valdese.

I Valdesi sono persone straordinarie, o meglio, lo è la loro storia, il loro avere dovuto combattere contro terribili pregiudizi ed ingiustizie, il loro modo di essere religiosi e nello stesso tempo uomini del mondo.

E’ di questi giorni l’apertura della Chiesa Cattolica a questa minoranza di credenti, e tutto attraverso la figura sempre più amata ed apprezzata del nostro Papa Francesco.

Amata dai semplici, dal popolo, dalle persone normali come dai diversi.

Forse meno apprezzata dalle lobby e dallo status quo dei poteri forti che non vorrebbero mai vedere messi in  discussione i loro secolari privilegi.

“Laudato si”  è il titolo scelto dal Pontefice per la sua ultima Enciclica e questo incipit  non ci ha sorpreso per nulla, perchè non è stato un caso che Bergoglio abbia voluto assegnarsi questo modesto  e scomodo  nome  (Francesco) una volta  arrivato al soglio pontificio.

Quale altra sorpresa ci riserverà ancora   questo sommo vescovo della Chiesa di Roma, ma che vuole ardentemente sentirsi e farsi sentire come il Padre di tutti i credenti?

Non dico nulla,  perchè non voglio osare l’impossibile, però le mie, come immagino quelle di altri, aspettative,  sono alte.

E così  perchè non lasciare cantare alto il canto di tutte le creature benedette del creato?

Padre Marco

Padre Marco vive in un eremo  dedicandosi alla preghiera.

Io e Davide arriviamo leggeri  alla sua dimora nella mattina inoltrata, ed  il luogo che ci accoglie sembra essere deserto.

Sembra, ma noi sappiamo che non è così. C’è una finestrella aperta, e ci sono fiori ovunque, a rendere omaggio al tempo. La piccola stanza della ricevitoria è anch’essa spalancata; ci diamo un’occhiata e ci sono riviste religiose in ogni angolo, di quelle che non troveremmo nelle edicole; vedo rosari appesi ai muri, di tutti i colori e le fogge…

I  monaci invece stanno tutti dentro, dentro le mura e le porte che ci separano da loro, o meglio, separano loro dal mondo.

Continuamo a guardarci intorno; per me è un luogo nuovo, anche se non mi è nuovo lo stile di vita; per Davide è un luogo della mente già conosciuto, già avvicinato, già incrociato nel tempo che fu. Luoghi della mente che sappiamo bene tradursi in luoghi della vita reale.

Sulle pareti e sulle colonne del porticato stanno appese le scritte monastiche che invitano al  silenzio e alla preghiera,  dicono a chi li legge che siamo in un luogo religioso, dedicato al culto di Dio Nostro Padre  e Signore.

Sembra che vogliano preparare le persone a sapere come presentarsi, sembra che vogliano  predisporre i viandanti  a  deporre fuori dalle mura i loro affanni, la loro quotidianità, il loro tempo mondano, per dire loro qualcosa del tipo “Guarda che qui il tempo finisce, qui sei nella casa di Chi  per te è morto e resuscitato, qui  cambiano le dimensioni delle cose, e quello che fino ad ora è stato il tuo pensiero o i tuoi pensieri dominanti, qui cessano d’avere importanza.”

Dobbiamo rivedere un amico, una cara persona che ha fatto la scelta di seppellirsi nella eccezionalità  della regola benedettina,  per vocazione, per fede, per amore della Chiesa e della Sua santità.

Ad un certo il punto portone si apre ed esce proprio lui, un omone dalla veste non proprio linda, che sta venendo dall’orto, ancora si porta addosso appesa alla cintola la falce del contadino.

Di Padre Marco mi colpisce subito  la sua lunga barba bianca, ricciuta e morbida, da grande vecchio, anche se i suoi baffi rimangono decisamente più scuri, quasi a volere indicare un vigore ancora non sopito.

Infatti nulla di questo monaco anziano indicherebbe la sua veneranda età, vicino agli ottanta; non i suoi piccoli occhi vivaci e ridenti, non la sua possenza muscolare, non la sua assoluta lucidità, non il suo parlare gioioso e vivace, non   la sua innata  apertura al dialogo e allo scambio, non la sua curiosità nel chiedere dei vecchi amici, delle persone incontrate e poi perse per le strade della vita.

Padre Marco ci racconta   d’essere arrivato in questo luogo di pace e di silenzio naturale trentaquattro anni fa  e di essere subito stato colpito dalla bellezza del monte, del bosco, del cielo. Quello che nel tempo è diventato un edificio capace di sostenere la vita dei religiosi  è stato il risultato di anni di lungo lavoro da parte dei monaci stessi e di molti volontari che hanno offerto con entusiasmo  la loro opera, improvvisandosi ora muratori, ora elettricisti, ora uomini di misericordia.

Padre Marco parla, domanda, sorride e si lascia andare ai ricordi; ci  confida che ha qualche problema ad un ginocchio, che dovrà sottoporsi ad una grave operazione, ma che non è preoccupato, a lui basta potere continuare ad essere autonomo, potere recarsi nella terra  a fare il suo lavoro, che i tempi sono tristi, e  che di questi tempi bui il potere coltivare un pezzo di orto può diventare di estrema utilità, soprattutto quando la piccola comunità monastica sta leggermente aumentando.

Si parla tutti insieme leggeri, le parole escono contente, e all’improvviso arrivano gli altri confratelli per l’ora della sesta.

Senza neanche rendercene conto ci troviamo tutti in cerchio, sotto il portico, seduti sulle panche,  il breviario in mano; alle spalle ci scalda il caldo sole di questa bella ma ancora fredda  giornata d’aprile.

Loro leggono i salmi o le compiete che dir si voglia, cantando; io non riesco a cantarli, i versi, mi accontento di leggerli, scandendo ogni parola come se fosse pietra.

Prima di andarcene ci tengo a chiedere a Padre Marco  cosa ne pensa di quello che sta accadendo nell’Islam.

Lui risponde che si ritrova con il pensiero di Papa Giovanni Paolo Primo  che aveva lanciato un grido di allarme in una sua enciclica.  Il problema dell’Islam, dice il nostro amico, è che loro non hanno la separazione dei poteri, quello politico da quello religioso; che per loro credere è un obbligo e non una scelta; che la loro fede non rimane legata alla ragione, come accade al cristianesimo; infine che quindi è insito nell’islamismo un inevitabile radicalismo mai affrontato e visto come un limite.

Insomma, mi rendo conto che in lui non parla un uomo di parte, anche se così potrebbe sembrare, ma solo l’uomo che vivendo pienamente la propria fede fatta di pace e di concordia, al  prezzo di  estreme rinunce, rimane scettico nei confronti di una possibile pacifica convivenza che non dovesse richiedere altrettanta fatica come altrettante numerose e  pericolose incognite.
Padre Marco la fede la vive, e dunque la conosce bene. Ne conosce il prezzo, l’odore, le dimensioni, gli impegni, le difficoltà e la gioia.
Padre Marco la fede l’ha scelta, liberamente, attraverso un cammino che è stata la sua vita. Questa nostra religione ha riconosciuto a un prezzo altissimo l’importanza della libertà, libertà ancora disconosciuta dall’Islam.
Potrebbero due religioni in sostanza così diverse, trovare canali di convivenza reciproca? E se in passato tutto questo è sembrato possibile, perchè nel tempo dell’oggi tutto questo sembra essere una chimera?

Ad un certo punto si parla di Bibbia e di traduzioni e di edizioni Dehoniane piuttosto che di quelle antiche è rimaste più fedeli ai testi originari.
Padre Marco sentenzia: “E’ così difficile tradurre senza tradire”

Mi viene da aggiungere che è altrettanto difficile interpretare, che bisogna distinguere tra lettura letterale e lettura di senso.

L’Europa ha perso le proprie radici cristiane già da molto tempo, almeno così sembrerebbe. La piccola minoranza che queste radici non hanno voluto perderle,  non è certo vista comunque meglio da una religione che disprezza tanto l’ateismo quanto l’appartenere ad un  credo   che verrebbe dichiarato non vero.

Non mi sento di smentirlo.  I  fatti che stanno accadendo stanno andando tutti in questo senso.  Sembra che  l’estremismo stia vincendo sulla volontà  di convivere pacificamente.  Però  non siamo che all’inizio  di tante domande che attendono ancora la loro risposta. Qualche finestra di luce viene lasciata aperta..

Lo stesso Islam  è chiamato a confrontarsi con le proprie  contraddizioni interne e con i propri grandi conflitti mai risolti. Sciiti contro sunniti, salafiti e mistici più o meno ignorati.

Prima di andarcene chiedo di potere portare via con me un piccolo rosario di  legno.

Questo rosario potrà diventare uno strumento di costruzione, di comprensione, di condivisione, come anche rimanere un oggetto speciale  ma  banale dimenticato  in qualche cassetto della nostra casa.

Le scritte disseminate sui muri dicono”Il tempo che dedichi alla preghiera non è tempo buttato via”

So che raccontano una grande verità.

Ci lasciamo con la promessa di rivederci  e  ce ne andiamo via leggeri così come eravamo arrivati, carichi solo dei nostri pensieri taciuti e condivisi solo nel cuore.

I monaci e le monache sono persone stupende, pensiamo dentro di noi, io e Davide.

Si dedicano al ritiro dal mondo senza dimenticarsi del mondo; si dedicano alla riflessione della Sacra Scrittura  senza  perdere la capacità di coltivare un vocabolario di umanità condivisa; insomma, non sono mica marziani diversi da noi; sono bensì persone che essendosi innamorate della figura di Gesù, hanno deciso di stargli vicino, cercando di dedicare ogni attimo rubato alle necessità corporali,  alla scoperta della Sua inesauribile bellezza.

Non c’è nulla di simile nella religione islamica, e nemmeno nella religione ebraica. Sì, anche le altre religioni monoteistiche si cibano di misticismo, di  spiritualità, di  solitudine e di  separazioni, ma  non hanno  una Storia   così importante come è stato il monachesimo europeo.

Il monachesimo è una cosa tutta nostra, che ha contribuito a costruire l’Europa e a farla diventare quello che era  diventata.

Riuscirà ora, anche con il  nostro aiuto di semplici cristiani che vivono nel mondo,  a far ritrovare la pace dove detto mondo pacifico viene tutti i momenti messo a dura prova? Dobbiamo lasciare il problema della pace a chi la fede l’ha persa? a chi la fede la vive con la preghiera (e sono molto pochi)? o c’è bisogno anche di noi, uomini del mondo ma che aspiriamo alla vita eterna?

giovani studenti decapitati

Succede di nuovo, e proprio nel giorno della solenne Via crucis cristiana, alla vigilia della Santa Pasqua.
Succede di nuovo, e questa volta sono andati a prenderli dentro le aule universitarie, dove i giovani vanno per costruirsi un futuro.

“Eran forse 200, eran giovani e cristiani, e sono morti.”

Potremmo così intonare un canto di dolore e di disperazione universale, SE NON FOSSE CHE QUANTO ACCADE COSì LONTANO da noi, dalla nostra normalità, non ci permette di comprendere veramente, non ci permette di trovare parole adeguate, parole capaci, se non quelle di rito.
Accade in Kenya, e nessuno riesce a fermare la follia omicida contro i cristiani nel mondo.
La loro colpa? Quella appunto di portare una croce come segno della propria religione.
La nostra colpa? Quella di non riuscire a fare abbastanza per fermare l’orrore di un esercito che non ha dignità, nè onore, nè gloria, se non quello malvagio della menzogna.

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siria, giordania, egitto ed occidente

Sono già tre gli stati arabi che hanno chiaramente preso una posizione militare contro l’ISIS, ossia contro il fanatismo islamico che vorrebbe uno stato islamico indipendente dove la sharia possa diventare l’ unica ed incontrastata legge dello Stato, messa in pratica nel suo senso più nefasto e distruttivo.
Dopo il decadimento progressivo dello stato siriano, che è diventato un unico campo di battaglia senza più passato e senza un visibile futuro ( ma dove rimane in corso una significativa capacità di resistere da parte della minoranza curda), dopo il terribile rogo del pilota giordano, dopo l’ennesimo sgozzamento degli oltre venti copti egiziani in terra di Libia, sembrerebbe che i paesi islamici coinvolti non hanno molta intenzione di subire la tracotanza e la ferocia terroristica di questo esercito spietato in sensibile crescita, senza reagire.

Anche il mondo occidentale, dopo lo storico assalto alle torri gemelle di New York, dopo il recente assalto a Parigi e dopo il recentissimo assalto a Copenaghen ( ma non si contano gli eventi degli ultimi anni che forse hanno avuto meno clamore, ma non certo minori conseguenze) sembra mobilitarsi in modo globale ed unitario avverso questi scellerati che di sicuro non hanno nessuna intenzione di fermarsi, per il momento in un senso assolutamente diplomatico che di certo non deve mancare in uno scenario di guerra e di tensioni così complesso e così in perpetua evoluzione.
Anzi, è proprio di questo armarsi intellettuale che l’Europa e non solo ha un assoluto bisogno.

Uno stato musulmano che si dovesse formare con le premesse del terrore si prefigura come qualcosa di terribile, di allucinante, di assolutamente folle. Eppure questa presunta follia sembra reclutare giovani appassionati che si votano al martirio, posseduti dall’idea che è meglio morire in gloria che vivere nella mediocrità e nell’ipocrisia.

La colpa del vecchio mondo cristiano o normalmente islamico sarebbe quella di non convincere più, di non risultare più affascinante o degno di attenzione e rispetto.

Da occidentale non certo corrotta e non certo entusiasta della nostra assai debole e fragile democrazia, vorrei dire a questi giovani soldati pronti a morire che si stanno semplicemente sbagliando.

Vorrei dire loro che si stanno offrendo ad una regia altrettanto falsa e mascherata, che nasconde secondi fini affatto nobili.
Vorrei dire loro che il loro odio per la vita e per l’umanità non può essere giustificato da nulla, nemmeno da presunti possibili e reali crimini.
Vorrei dire loro che se di violenza si fanno portavoce, solo di violenza si fanno espressione, e nulla più.

Poi che facciano pure quello che credono.
Da soli troveranno le loro risposte, così come da soli o in cattiva compagnia non hanno saputo farsi le giuste domande.

Come se non bastasse, c’è la questione ucraina a preoccupare gli equilibri mondiali; e persiste una profonda crisi economica che ha come protagonista da diverso tempo una sorvegliata speciale, la Grecia, nella quale più o meno (alcuni molto meno, altri molto più) tutti i paesi dell’Unione temono di doversi identificare.

Ragazzi, c’è da farsi venire il giramento di testa…

Qui ci vuole davvero molto sangue freddo, molta capacità di ponderare, ma soprattutto la sincera e determinata voglia di cercare soluzioni, da parte di chi è preposto a trovarle.

Per fortuna qualcuno che sa farlo io voglio credere, rimane ancora in circolazione.

70 anni dopo

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Bibbia, Corano e Torah

Sull’onda dello sconcerto, giorni scorsi ho scritto un articolo provocatorio intitolato   Cari musulmani

Era provocatorio perchè in quel post mi rivolgevo a questo gruppo di nostri connazionali  come se fossero tutti idealmente chiamati a darci conto di quello che farebbero alcuni loro fratelli  causandoci grandi danni e dolori.

E’ chiaro che sappiamo che tra di loro ci sono per lo più persone normali che vorrebbero soltanto vivere con noi in pace.

E’ chiaro che il male da estirpare sono specificatamente queste cellule dormienti che aspettano solo il loro momento per diventare drammaticamente operative.

E’ chiaro che non possiamo metterci a dirci : “Mandiamoli tutti a casa, perchè non hanno diritto di stare da noi”

E’ chiaro che dopo essere stati orrendamente antisemiti  e oscurantisti  non abbiamo nessuna voglia di diventare antiislamici.

E’ chiaro che non abbiamo bisogni di intellettuali noti che ci vengono a dire: “Tutto questo dimostra che la religione non dovrebbe esistere perchè fa solo guai”

La religione è un bisogno della persona, e non della persona  costretta e incapace di intendere e di volere, nè della persona fanatica; è un bisogno che nasce con l’uomo comune inteso nella sua maestosità e sovranità, e morirà con esso.

Detto tutto questo,   deve essere  ANCHE chiaro che il problema che abbiamo davanti è COMUNE, e vorremmo poterlo risolvere INSIEME.

Chiamo all’appello tutte le forze islamiche ed ebraiche  migliori  che possano  mettersi al tavolo con noi per pianificare strategie antiterrore.

Tutto il resto sarebbero soltanto chiacchiere inutili.

Per vivere insieme pacificamente,  ci occorre poco;  il rispetto reciproco, l’accettazione dei valori del paese ospitante, il rispetto comune delle regole, la capacità comune di ragionare sui punti divergenti.

Scusate se ho detto poco;  sono proprio su questi punti cardini che dobbiamo lavorare per  sviluppare le nostre radici democratiche, condividerle con chi vive con noi, chiedere al diverso la capacità di riflettere, confermare  sempre a noi stessi la capacità  di  accogliere.

Il nostro comune nemico è il terrorismo, che sia sotto forma di singoli o di stato organizzato. E’ chiaro che ci fa maggiore timore  il suo essersi organizzato in Stato, o in sette  gerarchicamente concepite.

Questo evidente terrorismo  organizza eserciti di kamikaze,  manda a morire bambine di soli dieci anni imbottite di tritolo, usa le donne come merce priva di qualunque dignità, stermina interi villaggi  soltanto perchè non si convertono all’islam, mette in rete i suoi video di morte, semina ovunque il terrore ed il caos, innalza la sua bandiera nera annunciatrice di  eventi apocalittici  e di sventura.

Eppure è soltanto un’organizzazione criminale che ogni uomo sano di mente vorrebbe vedere sparire dalla faccia della terra.

Lo so, anche la mafia avremmo voluto vederla sparire dalla faccia del nostro bel paese, ed invece gode in apparenza  di ottima salute (ma questo non ci proibisce di sapere che se volessimo potremmo profondamente castrarla a se stessa).

La stessa mafia si alimenta e si arricchisce di questo movimento o di movimenti simili, che si innalzano al di sopra del vivere civile, pur rimanendo solo fango e merda  con cui  ci si insudicia le scarpe e si perde il diritto di essere ancora chiamati uomini.

Bene.  Care forze democratiche e  sane che avete voglia di rimboccarvi le maniche: c’è lavoro per tutti.

 

ecco il mondo libero

Un grande e composto spettacolo, come mai si era mai visto, come mai si era mai sentito.

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6 gennaio 2015

E’   la festa dei bambini che aspettano la Befana

E allora ecco un vagone di dolci  per tutti e qui  la sua leggenda

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pensare ed essere in coerenza

E’ l’ultimo monito   del Papa.

Non dovremmo essere cristiani solo nell’etichetta per fare come se non lo fossimo.

E’   da preferirsi le chiese vuote ma  le case vivibili,  alle  chiese piene il giorno della messa ma con le case  deserte e morte.

a natale si torna bambini

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la tenerezza di Dio

Padre Francesco è il nostro parroco, il parroco di tutti che sempre ci stupisce nelle sue parole e nei sui gesti.

Ho ascoltato per poco e per caso qualche tratto della sua  omelia  sul santo natale, ed il Papa usava queste parole su cui indurci a riflettere; parlava di pazienza di Dio, di vicinanza di Dio, di tenerezza di Dio.

Dio il sommo ed unico e sconosciuto perchè nessuno lo avrebbe mai visto nelle sue vere fattezze,  non sarebbe altro che un amorevole nonno senza età determinato a volere che noi  uomini e suoi figli  ci decidessimo a lasciare che il suo Bene ci possa cambiare la vita.

Perchè poi si tratta solo di questo; non tanto che siamo noi   a trovare Lui, ma almeno permettere che possa Lui essere l’Essere che trova noi.

Bene, da oggi è ancora un poco più Natale anche a Cuba, dove i cristiani possono liberamente esibire i loro presepi che solo  fino a ieri erano ancora proibiti.

 

 

un bambino è nato in una grotta

In quei giorni un decreto di Cesare Augusto ordinò che si facesse il censimento di tutta la terra. Questo primo censimento fu fatto quando Quirinio era governatore della Siria. Tutti andavano a farsi censire, ciascuno nella propria città.
Anche Giuseppe, dalla Galilea, dalla città di Nàzaret, salì in Giudea alla città di Davide chiamata Betlemme: egli apparteneva infatti alla casa e alla famiglia di Davide. Doveva farsi censire insieme a Maria, sua sposa, che era incinta.
Mentre si trovavano in quel luogo, si compirono per lei i giorni del parto. Diede alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo pose in una mangiatoia, perché per loro non c’era posto nell’alloggio.
C’erano in quella regione alcuni pastori che, pernottando all’aperto, vegliavano tutta la notte facendo la guardia al loro gregge. Un angelo del Signore si presentò a loro e la gloria del Signore li avvolse di luce. Essi furono presi da grande timore, ma l’angelo disse loro: «Non temete: ecco, vi annuncio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: oggi, nella città di Davide, è nato per voi un Salvatore, che è Cristo Signore. Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, adagiato in una mangiatoia».
E subito apparve con l’angelo una moltitudine dell’esercito celeste, che lodava Dio e diceva:
«Gloria a Dio nel più alto dei cieli
e sulla terra pace agli uomini, che egli ama».

l’elemosina

Ieri mattina ero in casa, nella mia bella casuccia calda, in assoluto relax.
Suona il citofono ed io apro la porta finestra del terrazzo e lancio un urlo nel vuoto..”Chi è?”
Nessuno risponde allora mi avvicino alla balconata e intravedo una mendicante, una signora anziana, che in genere sotto le feste viene sempre a bussare in giro in cerca di arrotondare la sua povertà.
Accidenti, come faccio a scendere così in disordine? Allora cerco di rendermi un poco presentabile, e quindi prendo il mio piccolo obolo e scendo le scale.
Arrivata al cancello, la mendicante non c’è più.
Ma no, non può essere andata via.
Allora guardo meglio, se poi corro sulla strada forse la vedo allontanarsi e la posso richiamare.
Nulla, di lei è rimasto solo il suo fantasma.
Dispiaciuta torno in casa.
Ma che razza di cristiana sono, penso tra me.
Hai esitato troppo a renderti presentabile, mia cara, e l’occasione di fare il tuo dovere te lo sei lasciato scappare.

Poco male, ripenso. Devo uscire e forse la ritroverò per strada.

Nella tarda mattina decido di andare al mercato. Siamo sotto le feste e devo fare delle spesucce.
Arrivo nel solito angolo della via Cavour.
Tutti i giorni sta un ragazzo di colore, sempre nello stesso punto, come se si fosse incollato a quella mattonella della strada, a chiedere un poco della nostra generosità.
Come lo vedo giro l’angolo, per istinto.
Mi inquieta vederlo sempre lì, con il suo sguardo implorante, e la gente che gli passa davanti facendo finta di non vederlo.
Ma subito dopo mi si accende il ricordo della mia povera vecchietta dimenticata e ritorno indietro decisa.
Mi giro verso il mio amico e vedo che lui già mi sta guardando.
Ha già capito tutto anche lui.
Lo raggiungo, e gli metto nelle mani il mio dovere di buona cristiana.
Lo guardo negli occhi e gli dico “Buon Natale”.
Lui mi ricambia risollevato lo sguardo.
Poi mi allontano, tra il soddisfatto e l’imbarazzata.
Mi imbarazza incontrare la povertà.
So che dentro ogni povero c’è Gesù, ma io non sono stata educata ad averne autentica compassione. Io non ho il dono di amare i poveri come me stessa. Io della povertà ho paura, e in genere paura ed amore non vanno molto d’accordo.
Però mi vergogno. Mi vergogno della mia piccola fortuna che so di non avere fatto nulla per meritarla. So che c’è un muro invisibile tra quello che sono io e quello che sono loro, i poveri.
Il mio terrore di stare dalla parte sbagliata è tale che la povertà preferisco gestirla così, con questi piccoli quanto sporadici gesti.
E questo fanno di me una cristiana come tutti, un poco smunta.

Camminando decisa verso il mercato, trovo un altro giovane, questa volta non di colore, che altrettanto mi chiede qualcosa, implorando.
Io rispondo decisa: “Ho già dato dall’altra parte, non ho nulla…”
Mento spudoratamente.
Non è vero che non ho nulla.
Ho semplicemente ritenuto esaurito il mio dovere di assistere il prossimo.
Subito mi ripento della mia indifferenza.
Decido tra me di rimediare al ritorno.

Tornando dal mercato piena di piccole borse, m’ incammino decisa verso quell’angolo dove avevo lasciato deluso il mio povero.
Ma ecco che mi cade lo sguardo su un uomo che sta inginocchiato sul ciglio della strada. Ha davanti a sè un cartello con scritto. “Sono povero, per favore aiutatemi”

Lo so che ci sono i falsi poveri. Lo so che tra questi si nascondono dei mezzi omuncoli che vivono di espedienti e che stanno soltanto recitando una parte. Lo so che se dovessi incontrarli di notte, da sola, in una strada solitaria, forse sarebbero loro a farmi la festa.
Ma ora è giorno, siamo in una via piena di gente e di luce, ed io sono propensa a fare bene, a vedere solo le cose positive.
E dunque mi dico pari pari. “E perchè non darli a lui, i miei piccoli denari?”

L’uomo sta con la testa girata dalla parte opposta, come se avesse vergogna di farsi vedere, o come se attendesse la sua fortuna altrove.
Però mi sente avvicinare e si gira verso di me.
Intravede l’obolo tra le mie mani e non faccio in tempo a dirgli “Auguri” che già le sue mani hanno afferrato le mie, pronte ad acciuffare il cinque euro prima di vederselo volare via.
Anche lui si stupisce di tale immediatezza inconsulta ed inattesa.
Io lo saluto con lo sguardo pensoso.
Un fugace incrocio di sguardi, e poi il povero ritorna sommerso nella sua povertà mentre io ritorno a far parte della mia vita ordinaria.

Quanti poveri, ragazzi. Se abbiamo bisogno di toglierci il nostro senso di colpa per avere una vita normale mentre altri non ce l’hanno, davvero non ci mancano le occasioni.

Se ci fossero tanti uomini buoni quanti sono i poveri del mondo, il mondo non sarebbe poi così povero.

E pensare che i poveri esistono solo perchè esistono i ladri, non ci fa davvero sentire meglio.

In quanto alla mia vecchietta, non l’ho rivista, ma so che tornerà a suonare alla porta.

Ecco, quello che volevo dire con questo piccolo articolo è che noi siamo soprattutto la nostra quotidianità, dietro l’apparenza e i momenti di euforia che lasciano il tempo che trovano.

E che se avessimo una quotidianità di cui non vergognarci, saremmo senz’altro come gli alberi di natale, tutti splendidamente illuminati.

tanti auguri, mondo

perchè la vita è un albero che vive

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Auguri di Buon Natale

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roberto benigni

Ho assistito per curiosità e interesse alla seconda puntata di Roberto Benigni sul tema dei 10 comandamenti (mi sono persa la prima).
Devo dire che all’inizio ho fatto un poco di fatica a resistere sullo spettacolo, ma non ho ceduto al tentativo di cambiare canale.
Benigni si è confermato essere quello che credo sia: un mattatore dello schermo, un uomo pieno di talento e di risorse, sia comiche quanto drammatiche; una persona colta ed attenta alle problematiche legate allo spirituale dell’essere, ben celate dietro il suo aspetto di ometto che ama la satira, la provocazione e lo scherzo (del resto cosa aspettarsi di meno da un toscanaccio???)
Un attore e quindi uomo di mondo, che improvvisamente si trasforma in pensatore, in lettore attento della Sacra Scrittura, e che senza paura propone un testo così antico ed intoccabile ad una platea altrettanto moderna ed antisacrale quale può essere il pubblico della Rai, il pubblico di noi italiani, che da tempo abbiamo fortunatamente abbandonato la frequentazione passiva della Chiesa ed il timorato ma non consapevole rispetto dei santi comandamenti.
Benigni stupisce, come sempre. Stupisce perchè è l’insieme di tutte queste contraddizioni, e ancora un pezzettino di più.
Benigni viene amato e rispettato perchè è uno che si impegna, nel senso vero della parola. Ci mette molto del suo.
E’ uno che credo pensi di se stesso: “Questa cosa non l’ho ancora fatta, vediamo se mi viene? vediamo se ne sono capace, vediamo se ho da imparare cose che non sapevo nemmeno esistessero…
Insomma, è un bravo maestro poichè è un bravo scolaro.
E’ uno che si mette a testa bassa e studia, arrivando al risultato.
La cosa che più ho apprezzato del suo lungo monologo, dove praticamente senza testo, ma solo con il canovaccio dei dieci comandamenti messi in fila, Roberto ha saputo tenere le fila dell’attenzione, senza battito ferire, è stata l’intelligenza e la profondità delle sue osservazioni.
Insomma, forse un Benigni filosofo ancora un poco ci mancava.
Dovrei ripercorrere passo a passo le sue riflessioni, partite dai tre/quattro santissimi comandamenti verticali, fino ad arrivare agli altri sei cosiddetti orizzontali, ma lo farò in un altro post, che adesso devo staccare.
Di sicuro tra i più belli è stato quando ha citato il fondamento della verità come pilastro del nostro vivere sociale, e quando ha citato la meraviglia della libertà, onde per cui Dio ci ha voluto liberi nella maniera più assoluta; e poi quando infine ha citato l’incanto del comandamento più amato da Gesù, ossia l’amare il prossimo nostro come noi stessi.
Che altro dire, amici carissimi? La bellezza della Bibbia è tale che dopo tremila e passa anni ancora ci stupisce, ci ammalia, ci azzittisce, ci fa abbassare la testa…
Alla prossima, dunque 🙂

notizie dal mondo

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la chiesa apre ai gay e ai divorziati

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un giorno di ordinaria follia

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i 30 anni di Exodus

e poi…..

Francesco è Francesco

Ad Antonio Socci non piace il nuovo Papa, lo ritiene un abusivo, uno che sta lì ad occupare un posto che non  gli spetta, e lo sostiene sostenuto dal fatto (scusate il giro di parole)   che dietro di lui c’è ancora un altro papa, quello emerito, quello che ha scelto di lasciare il trono, quello che ha deciso liberamente di alzare le braccia e di sospirare al mondo  “Scusate, sono molto stanco, lascio a chi verrà dopo di me…”

Vorrebbe vedere invalidate le procedure di incoronazione (mi piace trattare la questione dell’elezione come se fosse un nominare un nuovo re, perchè dopotutto,  chi è  più re di un Papa???)

Al contrario, io sono per Francesco.

Francesco è Francesco, e nessun altro.

E’ talmente se  stesso che  infatti arrivano le prime controversie, quelle esplicite e visibili, e di questo occorre ringraziare Socci,  che ci mette del suo e ci riesce meravigliosamente, come sempre.

Di certo il Papa ne ha di numerose di controversie nascoste, da gestire, ma lo sa fare con grande leggerezza e  severità, al contempo.

L’arresto di un porporato di spicco accusato di pedofilia,  la dice lunga su quanto questo pontefice  non stia lì solo a raccogliere omaggi e applausi che potrebbero apparire a qualche  disturbato un segno di  indegno  superficialismo.

Deve ancora arrivare il giorno in cui potremo dire cose malevoli di Bergoglio; lui viene da realtà assai complesse e difficili; viene da contesti persecutori e violenti, quelli stessi che Socci ama tanto   descrivere e raccontare, a testimonianza   della forza innata e secolare della nostra cristianità.

Una volta tanto che abbiamo un Rappresentante del trono di Cristo in terra a immagine di  umanità comprensibile, io me lo voglio gongolare; intanto arriverà da sè il tempo delle controversie e delle incomprensioni forse insanabili…

Aspettiamo a buttare le pietre.

 

 

 

ferragosto

Ieri sera doveva passare la processione per il paese, ma non c’è stato nessun corteo perchè il tempo era incerto, e perchè forse mancava la persona adatta a portare il peso della Vergine sulle spalle.
Già, si fa presto a dire “Stasera ci sarà la cerimonia dell’Assunta” ma dove le risorse umane sono scarse ed il tessuto sociale è precario, alla fine si fa quel che si può, quel che si riesce.
Ho sentito il suono delle campane che si rincorrevano a tratti, per scampanellamenti…

Anni addietro ho provato ad assistere al palio della Santa Assunzione in Sardegna, in un paesino detto Portoscudo.
Ci furono i fuochi d’artificio, le bancarelle, le giostre ed ogni genere di rito previsto per una giornata di grande festa.

Un anno mi capitò di festeggiarlo a Siena, che proprio nel giorno di Mezzo Agosto celebra una delle sue due tappe temporali dedicate al palio dei cavalli. A dire il vero io non sapevo nemmeno che fosse il giorno della grande corsa, proprio Quel giorno preceduto dalle sfilate di tutte le contrade, e che si conclude con gli esultanti festeggiamenti di uno solo tra i vari spettacolari stendardi esposti nella magnificenza dei loro colori.

Ferragosto.

Nel mio personale avevo una nonna che compiva gli anni proprio il 15 di agosto, si chiamava Giuseppina, e lo stesso giorno festeggiava l’anniversario del suo matrimonio. Almeno è stato così fino a che ci sono stati i figli a ricordarlo, che lo hanno insegnato ai nipoti, ma poi i nipoti non hanno più avuto la storia di raccontarlo e tramandarlo ai figli dei figli dei figli.

Ad un certo punto ci siamo accorti che il tempo è cambiato, e che noi siamo cambiati con il tempo, anche se non avremmo voluto, anche se siamo ancora convinti che certe cose non vanno mai perse e lasciate, anche se dentro nei nostri cuori pensiamo che daremmo volentieri un pezzo della nostra vita per non vedere alcune cose che ci sono carissime morire, ed altre che ci sono antipaticissime rimanere.

Anche quest’anno abbiamo abbaiato alla luna, abbiamo tranciato il grande cocomero distribuito pezzo a pezzo ai suoi commensali.

Il rito è stato consumato, come sempre. Le città si sono svuotate, anche se per poche ore, rimanendo nel loro irreale silenzio come sospese nel tempo.

Ferragosto.

Domani è già l’inizio di settembre, è già il ritorno alla rovescia, è già la conta di quanto manca a Natale.

Non è buffo che in un mondo di atei e miscredenti il tempo sia dettato da eventi religiosi?

Solo il pensiero che la buona novella di Gesù è ben oltre la nostra effimera chimera mi permette di conservare l’ordine nel caos del tutto possibile e del tutto precario.

Benarrivato al Capitano dei nostri sogni che in un momento di mesta follia si è tolto la vita, disavvenendo al suo spirito fanciullesco ed al suo mitico insuperabile insegnamento.

Accendiamo tutte le luci le lanterne e le lucciole affinchè tutte le anime smarrite sappiano ritrovare il coraggio e la gioia della vita in questa lunga e a volte lugubre foresta oscura.

Le stelle cadenti cadono fuggenti ma moltissime altre rinascono e ricompaiono a illuminare il pezzo di buio che da oggi non sarà più tale.

Altro che infantili desideri segreti da soddisfare e da consegnare alla luna in una notte di quasi fine estate.

Noi abbiamo progetti arditi e determinati. Noi abbiamo pensieri scritti a fuoco nelle menti. Noi abbiamo parole precise che daremo e che diremo a tutti quelli che avranno voglia di ascoltare.

Resta con noi, meraviglioso cielo, meraviglioso mondo.

Guarire

Guarire è una cosa meravigliosa, e lo auguro a tutti, a chiunque fosse malato  e  avesse bisogno  di ritrovare le proprie energie.

Festeggio con loro, l’arrivo dei Magi nella grotta più famosa del mondo…

 

 

Buon Natale

Immagine

la misericordina del Papa

Quotidiano.net

 

Ecco  un pontefice sempre in bilico tra la più assoluta banalità e la più straordinaria  delle innovazioni possibili, tra la più imbarazzante, scontata presenza  e la più indiscutibile capacità di stupire e sorprendere.

Oggi ci ha proposto la misericordina, ossia un farmaco spirituale.

ecco il video

Ognuno ne tragga i propri commenti.

Lui non si scandalizzerebbe per nessuno di essi, garantito, mentre alcuni di noi,  di lui forse molto…moltissimo.

Chi dunque è il più rock?

Questo vecchio superato e  fuori dal mondo eppure così dentro  e avanti le cose  della vita, o tanti  tra i giovani che credono di saperla lunga, anzi, lunghissima,  ma che invece alla resa dei conti  non sanno proprio un piffero?

 


					

un pastore con le sue pecore

Avvenire.it

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Quello che è storicamente si distingue dalla metastoria.

Nella metastoria il non visibile si rende possibile e presente, il non storico si rende passeggero e ìntuìto.

Come dire:  o siamo fatti solo  di materia  e dunque finiremo  e non vedremo nessuna salvezza (nel pensiero e nella sostanza); o   siamo anche di spirito e  possiamo immaginare compiuto quello che ancora è solo frammento per pochi privilegiati e per i molti che  cercano  senza disperare.

Il popolo applaude il suo pastore.

Analisi di un salvatore…

Torno sul mio argomento preferito: la personalità di Gesù.

Dalla lettura molto accattivante di Alberto Maggi  sto rispolverando  un Cristo  che praticamente era:

  • irriverente ( non su cura dell’autorità, delle convenzioni, della tradizione, mettendosi a dire e fare cose assolutamente sconvenienti)
  • scomodo ( parlando nel nome del Padre suo, ossia nostro, mette in ridicolo la stessa autorità che aveva la presunzione di detenere  la verità assoluta  e andando predicando tutto il contrario di quello che i sacerdoti del Tempio  sostenevano)
  • rivoluzionario ( glorifica gli ultimi, la feccia della società, e anzichè circondarsi di dotti e religiosi, si circonda di miserabili pescatori, dopo avere  riscattato i pastori  e i ladri; parla  alle donne,  che era noto, non avevano diritto di occupare un posto di rilievo nella gerarchia sociale; addirittura perdona l’adultera,  compromettendo un equilibrio politico e giudiziario che si reggeva sulla condanna assoluta verso i peccatori e soprattutto verso certi generi di peccato; si accosta toccandoli ai lebbrosi, che per antonomasia erano intoccabili, senza volto e senza nome, chiamati ad espiare le colpe dei loro padri o le loro stesse colpe, indesiderati dal mondo e dallo stesso Dio; guarisce nel giorno del sabato, giorno assolutamente dedicato al Signore e dunque non profanabile; compie miracoli a costo zero, senza chiedere sacrifici alcuni da parte dei beneficiari, mentre i sacerdoti vanno avanti a suon di riti sacrificali che richiedono dei precisi tributi…
  • incomprensibile,     perchè parlava  di un regno che era giunto, che portava la salvezza,  e tuttavia  la stessa vita di Gesù,  cioè del suo stesso profeta, viene messa dai suoi comportamenti   in grave pericolo, e dunque quale doveva essere la salvezza che questo giovane un pò folle  andava  predicando?
  • blasfemo   perchè  si esprime con l’autorità stessa del Padre,  e non come un qualsiasi  profeta,  pretende l’identità padre-figlio, aggiunge il servizio dello spirito santo, andando a suggellare il mistero della Trinità in un contesto  culturale  profondamente  Teocentrico e monocentrico, dove l’umano era l’umano e il divino era il divino, assolutamente distinti e diversi, praticamente inconciliabili

Che altro aggiungere?

Io davvero non conosco rivoluzionario  storico che possa competere con questo profilo.

Di tutti i grandi rivoluzionari, ed ognuno potrebbe aggiungere e pensare al proprio o ai propri,  io non  individuo alcuno vagamente simile.

Mi si potrebbe replicare che come rivoluzionario, Gesù ha miseramente fallito.

Perchè,  conosciamo forse rivoluzioni che abbiano sconfitto concretamente   la povertà? le malattie? l’ingiustizia? la corruzione? infine la tortura e la stessa morte?

Forse qualcuna qualcosa ha fatto di buono; occorre valutare con parsimonia ed equilibrio, obiettività e giudizio.

A testimonianza del fatto che gli uomini quando si impegnano seriamente,  riescono, possono riuscire.

Magari non fanno miracoli, ma nessuno pretende miracoli da un uomo.

La  differenza tra le rivoluzioni umane e le rivoluzioni divine,  è che  il divino  sarebbe capace dell’impossibile.

Gesù può piacere solo ad inguaribili sognatori. A chi o vuole tutto, o non si accontenta.

“Neppure io ti condanno”

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Tra voi non sarà così, ma chi vuole diventare grande tra voi, sarà vostro servitore e chi vuole essere il primo tra voi, sarà vostro schiavo» (Mt 20,25-27) anno zero

“Voi mi dite: “Ma tu sei il Papa” come per dire che sono diverso da voi. Non è vero. Io sono come voi, uno di voi”  ( Papa  Francesco giugno 2013)

Sulla liturgia dei potenti si è sempre consumata  la storia della Chiesa e dello Stato; con la statalizzazione del cristianesimo (inizio dell’pera Costantiniana)  è anche iniziata la corruzione e la conseguente parabola discensionale dello stesso.

Si sa, potere e verità non vanno mai troppo d’accordo;  ma proprio grazie al potere la verità gestita dagli uomini ha avuto la pretesa di rendersi immortale.

Senza il potere, cioè senza l’abuso e il ricorso alla violenza, la Chiesa sarebbe durata duemila anni? Certo, mi si potrebbe obiettare  che 2000 anni  sono ancora nulla se paragonati  al tempo di certi altri sistemi intergalattici, non sono che lo sputo di  un rospo,  ma se invece consideriamo che  ogni grande civiltà è durata la media di qualche secolo, mi sembra di potere concludere che venti secoli sono un tempo di tutto rispetto.

Tuttavia io mi chiedo anche: “Ma il cristianesimo vale solo perché sembra che nulla riesca a  delegittimarlo? Ma poi perché questo non è accaduto? Solo perché il potere sta alla Chiesa come il satanismo sta al male? E se invece dovessimo cominciare a volere, desiderare, progettare e  sentire con determinazione una chiesa non potente? non persecutrice? non arrogante? non accentratrice? non ammantata di segreti inconfessabili? non dispensatrice di privilegi? non sorda e muta e ceca alla realtà degli uomini?

Fantascienza?  Forse.

Però qualcosa sta cambiando: abbiamo per la prima volta nella storia  un Papa gesuita, un Papa nemico della mondanità, un Papa semplice che rifugge il già conosciuto e il fuori discussione,  un Papa fuori dalla curia malata e corrotta, un Papa  che  si privilegia di cose ordinarie e comuni come se fossero i soli tesori da perseguire aldilà dei lussi, delle cose esclusive e pretestuose.

Staremo a vedere come procede questo treno, quali saranno le prossime destinazioni e scelte che si avrà il coraggio di  incoraggiare.

Per il momento sto leggendo con grande gusto  Versetti pericolosi di Alberto Maggi edito da Campo dei fiori  e  poi ci risentiremo su quanto questo linguaggio avrà messo in movimento nel mio piccolo cuore…

ABEMUS PAPAM

fumata bianca

 

San Pietro

Particolare

Fedeli in preghiera

3messa

Fuori tutti

Guardei Svizzere

ecco la gente che è stata  in   Piazza san Pietro     festosa   sotto la pioggia   in preghiera       da stamane   fino a sera

Queste immagini ci hanno accompagnato in questi ultimi giorni.

Dopo cinque scrutini  il Papa è già stato eletto.

Tanta gente in piazza; molti i giovani e molti gli stranieri, nonostante si dica sempre  che la chiesa è una cosa morta del passato.

Spesso si relega il credente in una sorta di idiota, di cretino,  di fuori dal mondo, di persona insulsa ed obsoleta; molti molti molti credenti lo sono, rappresentano tutto questo, ma una minor  parte del mondo dei fedeli è tutt’altro. E’ gente solida, positiva, vigorosa, assolutamente moderna ed aperta a tutto,  nel senso più  autenticamente cristiano del termine.

Ormai non c’è più posto per un cristianesimo che non sappia mettersi a parlare una lingua comprensibile a tutti  e seminatrice di pace.

Chissà che il nuovo Papa  non sappia  straordinariamente  aiutarci in questo progetto.

E dunque,

c’è solo da scoprire chi uscirà dalla stanza delle lacrime…per regalarci le sue prime parole…: )

Il buon senso ha vinto

Il crocifisso di San Damiano

Hanno capito che non faceva del male a nessuno,  era odiato da vivo, è ancora odiato di più da morto…E pensare che quando era nel mondo  era per gli uomini  solo nessuno…perchè allora  lo si celebra  ancora? per quale ipocrisia o per quale  disperato bisogno?  perchè si odia   il bene? qual’è l’origine prima che porta all’odio  per l’innocenza?