la storia di Gandhi
Questi sono quattro esempi di innamorati celeberrimi; esistono di pari passo migliaia di esempi di amori non celebri che però hanno lo stesso identico valore, lo stesso identico spessore di questi esempi massimi di santità o di giustizia.
Non è per presunzione che affermo questo, nè per inconsapevolezza, ma è per una ragione molto banale e pratica; ovviamente le persone non sono tutte uguali, ognuno deve essere se stesso, ossia deve essere come Dio l’ha fatto, o come il proprio stato d’essere umano gli chiede di rappresentare; nella realtà solo davanti a Dio non c’è alcun dubbio che siamo tutti uguali, solo davanti all’universale idea di Bene abbiamo tutti lo stesso dovere.
I quattro indiscutibili esempi di amore perfetto o molto vicino alla perfezione hanno entrambi in comune l’avversità per la violenza; la presenza di un uomo che non appartiene alla religione cattolica dimostra ampiamente ed in modo inequivocabile che l’essere giusto o quantomeno non violento non è prerogativa o patrimonio esclusivo della cultura cristiana.
Questo essere pacifici o avversi all’aggressività è il valore maggiormente assente nel mondo, che di fatto è quello che dimostra d’essere proprio per il sua spiccata e perdurante tendenza all’aggressione, all’oltraggio, all’invasione, al non rispetto dell’altro, soprattutto quando quest’altro dimostra di fare qualcosa che non ci aggrada, che non condividiamo.
Sia l’idea di Bene che l’esistenza di Dio non hanno protetto gli esseri dalla contingenza di uno stato di cose che dimostra l’incapacità e l’evidente continuo fallimento umano; è pur vero che il bene opera assai silenziosamente più di quanto non si immagini, è pur vero che il mondo sarebbe infinitamente peggiore senza questo esercito di uomini pieni di buone intenzioni e di buone pratiche.
Dunque, l’importante per ognuno di noi è amare come Dio ci chiede di imparare a fare, o amare come la propria idea di Bene ci chiede di esprimere. Tutto il resto non conta, è solo coreografia o apparente/sostanziale prevaricazione del male sul bene.
Nessuno può giudicare l’essere se non l’essere stesso che conosce la verità delle cose, per chi non è credente; nessuno può giudicare una persona se non Dio, per un credente.
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