Lui è un musicista che un volta era solo un ragazzo finito in coma.
Si risveglia dopo quarantuno giorni tra la meraviglia di tutti nell’ascoltare canticchiando una canzone di Antonello Venditti.
Da quel giorno ha scoperto il potere straordinario e incompreso delle note musicali, del suono, della voce umana messa dentro una canzone.
Ed ha deciso di dedicare il suo lavoro e la sua passione ad approfondire/diffondere questa meravigliosa arte.
Qui l’evento come veniva raccontato dalla cronaca, e nel video
l’omaggio di quel ragazzo diventato grande.
Certo, è una storia che contiene altre storie, come spesso succede, per esempio la storia di questo amatissimo cantante che in effetti ha composto nella sua carriera musicale canzoni a dir poco magiche.
E non voglio entrare nel privato del suo essere solidale con la sofferenza, che sono per l’appunto quesioni sue e della sua volontà di uomo e non solo di cantante…
Straordinaria la scenografia, i costumi, la location e naturalmente da oscar la musica pucciniana.
Bravissimi, per quel che ne capisco, i protagonisti.
E’ solo che nel mio immaginario Madama Butterfly dovrebbe avere le vesti di una fanciulletta, e poi il bimbetto non è stato il massimo (dettagli irrilevanti, senza dubbio, ma nell’inquadratura finale, le poche volte che viene ripreso in volto, non riesce a trattenere un sorriso, al culmine di una scena drammaticissima…)
Forse sbaglio, penso di potere leggere un testo operistico come se fosse un testo cinematografico; certo che se anche tutto tutto tutto risultasse perfetto, saremmo davanti alla perfezione assoluta.
Critiche indegne a parte, del resto ingenerose di fronte a un capolavoro come quello che prevede la prima alla Scala che apre la stagione, se nel 2016 ancora fanno cassa gli eventi scaligeri, mi chiedo se è più per il valore erotico delle grandi storie d’amore, così fuori tempo e nello stesso tempo contemporanee nel tempo di oggi, o se è per il valore simbolico e sociale di sedere nel palco del più celebre teatro del mondo.
Di certo un applauso senza fine a Puccini, che ci ha regalato un sogno che non morirà mai.
E a tutta la fabbrica di costumisti, tecnici, musicisti, operatori, interpreti, sognatori ecc ecc che ci permettono di gustare e replicare una serata indimenticabile…
Del resto Milano era in debito con l’artista romantico della musica d’opera, e soprattutto con questo spartito musicale, che fu un incredibile fiasco nel suo esordio… Ieri, nonostante qualche piccola pecca, è stato riscattato.
Nella serata di sant’Ambrogio, si è ripetuto il solito copione di sempre: dentro la sala luci e merletti (quest’anno un pò sotto tono per via della recentissima crisi di governo…), e fuori dalla Scala manifestanti arrabbiati e striscioni di contestazione…
In quanto agli interpreti, impossibile fare paragoni tra le grandi; credo che la insuperabile Maria Callas rimanga assoluta ed imparagonabile, e poco so dell’interprete di ieri sera, Maria Josè Siri.
Brava, forse anche bravissima, ma tra l’essere grandi e l’entrare nella leggenda, c’è quel salto che rischia di farci cadere nel vuoto.
Comunque sia, gloria alla eroica e travolgente Madama Butterfly.
Nel bene e nel male ha fatto la storia di Cuba, è stato fino alla fine capace di rimanere fedele a se stesso e alla sua storia, alla storia della sua Isola: Cuba lo ha più amato che odiato, e per essere stato un dittatore, il mondo ha potuto vedere di molto molto molto peggio di lui…
E’ stata di certo la forma di comunismo di Stato più a misura d’uomo che si sia vista sul pianeta Terra.
Rimane di certo una realtà alla quale fare riferimento e sulla quale volgere studi e riflessioni, osservazioni, critiche e possibili cambiamenti per il futuro, soprattutto dopo la fine dell’embargo americano.
Figura eccezionale che è entrata nell’immaginario collettivo accanto all’altro grandissimo lider, rimasto amatissimo ai giovani rivoluzionari di ogni tempo, il leggendario Che Guevara.
In vita ha dovuto combattere feroci lotte e guerre fredde senza risparmi di colpi da parte dei suoi potentissimi avversari, senza mai arrendersi.
A 90 anni si è lasciato piegare dal tempo, che non risparmia nessuno, che arriva nel momento che deve essere per tutti…
Una rivoluzione autonoma, quella cubana; mai esportata, non esportabile, unica.
Incontro attesissimo e felice tra la più alta religione non monoteistica e il nostro mondo cattolico.
Giovani e meno giovani, persone famose e qualunque, tutti sono stati attratti da questa personalità solare, gioiosa, giovane e piena di compassione per l’umanità.
“Ha creato nuove espressioni poetiche attraverso la grande tradizione della canzone americana”, con questa motivazione il premio Nobel per la Letteratura 2016 è andato al cantautore statunitense Bob Dylan.
Una vittoria a sorpresa dato che il nome di Dylan, da anni candidato al prestigioso premio, non figurava nella lista dei favoriti di questa edizione.
Bob Dylan, mome d’arte di Robert Allen Zimmerman, 75 anni, è uno dei cantautori più importanti della storia del rock. Nel 1962 ha pubblicato il suo primo album intitolato “Bob Dylan”. Negli anni sessanta i suoi testi hanno veicolato la voce del movimento dei diritti civili negli Stati Uniti.
Nel 2008 è stato insignito del premio Pulitzer alla carriera.
Nel 2001 aveva vinto un premio Oscar e il Golden Globe per la miglior canzone originale ‘Things have changed’ dal film ‘Wonder boys’” da Euronews
Sono già iniziate da qualche giorno, ma sinceramente non mi sono sembrate l’evento prioritario.
Però è bello potere parlare ogni tanto di cose positive, ed i giochi olimpici, doping permettendo, sono senza dubbio un evento che ancora ci conquista.
Alla porta i barbari, nascondi provviste e spiccioli
sotto la coda, sotto la coda, sotto la coda.
E i trafficanti d’organi, e le razzie dei vandali
sono di moda, sono di moda, sono di moda.
Un visionario mistico all’università
mi disse l’utopia ci salverà.
Astemi in coma etilico per l’infelicità
la messa ormai é finita figli, andate in pace
cala il vento, nessun dissenso, di nuovo tutto tace.
E allora avanti popolo
che spera in un miracolo
elaboriamo il lutto con un Amen.
Dal ricco in look ascetico, al povero di spirito
dimentichiamo tutto con un Amen.
Il portamento atletico, il trattamento estetico
sono di moda, sono di moda, sempre di moda.
Ho l’abito del monaco, la barba del filosofo
muovo la coda, muovo la coda, colpo di coda.
Gesù s’é fatto agnostico, i killer si convertono
qualcuno è già in odor di santità.
La folla in coda negli store dell’inutilità
l’offerta è già finita amici andate in pace
cala il vento, nessun dissenso, di nuovo tutto tace
E allora avanti popolo
che spera in un miracolo
elaboriamo il lutto con un Amen.
Dal ricco in look ascetico, al povero di spirito
dimentichiamo tutto con un Amen.
E l’uomo si addormentò e nel sogno creò il mondo
lì viveva in armonia con gli uccelli del cielo e i pesci del mare
la terra spontanea donava i suoi frutti in abbondanza
non v’era la guerra, la morte, la malattia, la sofferenza
poi si svegliò…
E allora avanti popolo
che spera in un miracolo
elaboriamo il lutto con un Amen.
Dal ricco in look ascetico, al povero di spirito
dimentichiamo tutto con un Amen.
L’asilo bianco era un luogo dove Sabina Spielrein mise in pratica i suoi semplici quanto rivoluzionari principi pedagogici durante i terribili anni del nazismo stalinista.
Erano principi che si ispiravano all’educare nell’insegna dell’essere libero, libero di fare, libero di sperimentare, libero di scegliere, libero di scoprire tutte le diverse meraviglie della vita, non escluse quelle sessuali legate alla elementare conoscenza del corpo umano.
I suoi orientamenti di pensiero si legavano a Freud e Jung, con cui ebbe anche una travagliata relazione affettiva, legando il suo credo pedagogico all’importanza della psicanalisi.
Lei stessa ex malata, lei stessa futuro medico, lei stessa perdutamente innamorata dell’amore e della sua incommensurabile forza trasformativa.
Accanto alla psicanalisi riteneva fondamentale la capacità di curare e l’amore per la musica. Le sue lezioni erano una mescolanza di giochi, canti e poesie, dove attraverso la leggerezza si arrivava a toccare gli spiriti profondi dei comportamenti complessi.
Tra i suoi alunni ebbe il privilegio di crescere e formarsi un bambino tra i tanti con problemi di relazione, chiuso in un ostinato mutismo, che divenuto adulto e ottuagenario, all’età di ottantaquattro anni avrà modo di testimoniare al mondo civile e moderno quegli anni oscuri, quei giorni lontani, quegli indimenticabili momenti conservati nel cuore.
Sabina era una donna speciale, geniale, profondamente intelligente, e purtroppo per lei anche ebrea.
Finì fucilata dall’armata del regime in una sinagoga , insieme alle sue due figlie e a molti altri ebrei che invano avevano cercato la fuga.
Prima di venire trucidata, solo per non avere voluto abiurare al suo pensiero, nascose un suo libro pieno di sue poesie dentro gli scaffali di un inginocchiatoio, per sottrarlo alla inevitabile dispersione.
Sapeva perfettamente che il suo principio educativo sarebbe sopravvissuto al suo sacrificio.
Quello che ancora non immaginava nel momento della fine era che sarebbe stata celebrata come insegnante nei posteri, proprio e soprattutto grazie all’amore e alla riconoscenza di questo suo piccolo allievo che lei aveva saputo strappare al buio della solitudine e del silenzio.
Si chiamava Ivan Ionov la cui scena di toccante umanità è stata oscurata sui video che erano presenti sulla rete per diritti d’autore.
Bello, dopo 60 anni di edizioni sembra un prodotto fresco, appena nato.
Un modo di sentire e fare musica giovane, elettrizzante, internazionale, sportivo e coinvolgente, dove tutti i paesi dell’Europa partecipano e dove tutti hanno la possibilità di votare tutto tranne il proprio Paese…Direi molto democratico…
Ecco 27 canzoni, 27 speranze di farcela, 27 nazioni che si trovano dentro una bellissima vetrina, sopra un meraviglioso palco illuminato a giorno, dove per una notte conta solo la musica.
Le scenografie e i costumi sono a dir poco spettacolari. Il voto degli spettatori da casa è in tempo reale, trasparente e molto partecipato. Fino all’ultimo i cantanti con i loro Popoli di appartenenza si vedono rincorrersi in una girandola di possibili colpi di scena, ed alla fine naturalmente vince il migliore 🙂
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