
“La grande bellezza” ha vinto, ci riempie di orgoglio nazionale, se ce ne è rimasto un poco, ma apre anche una serie infinita di domande.
Come vedono l’Italia, gli altri? Cosa siamo noi per loro? Cos’è Roma, la bellissima città eterna? Possiamo accontentarci di un oscar meritatissimo, ma che ci lascia più tristi che felici? Più incupiti che rasserenati? Più perplessi che soddisfatti?
Ma poi, noi che siamo italiani, noi sappiamo che Roma è Roma ma che l’Italia è molto molto molto di più.
Come diceva Dostoevskiij “la bellezza salverà il mondo”, purchè faccia in fretta a tornare tra di noi.
Tra di noi che siamo stanchi, delusi, afflitti.
Noi gente vera, che non sa nulla o quasi di mondanità annoiata e posticcia, dove nulla è spontaneo, gioioso, costruttivo e pensato per costruire qualcosa di buono.
Una mondanità ci si trascina tra una festa e un’altra festa, tra una sbornia e un’altra sbornia, tra una sniffata e la sniffata successiva, tra un botulino e quello seguente…
Una fauna di umanoidi pletoranti, grotteschi, squallidi, ripugnanti, orridi, dove la persona più normale ed umana emerge essere proprio quella non destinata ad esserlo per costituzione e sostanza, la speciale Dadina.
Un mondo dove persino il santo risulta essere falso o degno di sospetto obbligato, dove persino le cose sacre vengono gestite con estrema leggerezza e superficialità, dove anche la morte non è che una scena di teatro, da vivere più in recita che in composto dolore, e dove ci si salva solo scappando, fuggendo dal meccanismo infernale che ci intrappola giorno dopo giorno, alba dopo alba.
Esiste senz’altro una Roma diversa, quella della gente comune, quella della gente normale, quella della gente che lavora. Ma perchè non è stata raccontata? Ma poi questa Roma della normalità avrebbe vinto l’oscar? E perchè il bravo Jep Gambardella ha saputo scrivere un solo libro buono in tutta la sua inutile vita?
E’ stata Roma e la sua mondanità a rovinarlo, o sono persone come lui, poco tenaci e prive di sogni, che fanno di Roma la meravigliosa scatola vuota che si mostra al mondo?
E’ proprio l’assenza di sogni che fanno della realtà un incubo, o una condanna; la nostra incapacità a viverli, a renderli realizzati, condannandoci a vivere nel rimpianto, nella nostalgia, nella disperazione del niente.
Accontentiamoci per ora; Paolo Sorrentino ha realizzato il suo, di sogno.
Godiamocelo insieme a lui….
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