Potere toccare le nuvole senza bisogno di andare in montagna?
Si può, basta andare sulla torre Isozachi, dove regnano imperiali le nostre antenne.
Potere toccare le nuvole senza bisogno di andare in montagna?
Si può, basta andare sulla torre Isozachi, dove regnano imperiali le nostre antenne.
E’ accaduto in Turchia, e la gente questa volta ha risposto, scendendo in piazza in maniera singolare
in diretta dalla notte degli Oscar
però io sto così bene sulla terra…meglio che ci vada lui…poi ci verrà a raccontare dei marziani
Ciao Aida Ci credo che non puoi togliertelo dalla testa, e dal cuore.
L’avessi conosciuto io, mi sarei follemente innamorata del suo stile 🙂
Ci sono i conti che non tornano.
Mi sono messa a ripercorrere gli ultimi siti che hanno avuto la ventura di incrociare il mio, e dunque di riflesso quelli che io ho avuto la ventura di incontrare.
Aspettate che me li riprendo per descriverveli in breve: sono tutti bellissimi, in sostanza ognuno racconta le sue passioni, i suoi interessi, i suoi amori, le cose belle che stanno loro capitando. A volte anche le cose meno belle.
C’è chi ci dice che è innamorata e che sta aspettando un bambino; chi commenta ed illustra famosi ed insuperati pezzi cinematografici, di cui esalta la incomparabilità e la indubbia verità storica e sociale; chi si occupa di volontariato in maniera attiva e responsabile, preoccupandosi in continuazione di darsi una formazione specifica; chi si interessa di fotografia in maniera professionale, o quasi, esaltandone i colori come le sfumature di grigio; chi impazzisce per il cinema, e pressochè maniacalmente ne insegue le pellicole, le recensioni, le immagini e le novità…; molti degli amici che ho incontrato e che incontro sono insegnanti, o formatori, o spiccati lettori, o appassionati del web per le sue opportunità didattiche; qualcun’altro è appassionato d’arte, e dell’arte ci sa dire tutto, retroscena ed aneddoti, particolari che non troviamo sui libri di scuola arricchiti da riflessioni personali; altri ancora scrivono spacciandosi per insicuri ed incapaci, ma poi a giudicare dai followers e dalle visite del blog tanto principianti non devono essere…
Siete tutti meravigliosi, e non lo dico per cerimonia.
Sarà che quando si va a guardare il singolo, riusciamo a vedere tutte quelle cose che l’ordida massa nasconde, annerisce, annebbia…
Ed è per questo che i conti non tornano tanto; che ci stanno a fare tante persone in gamba e piene di interessi, che praticamente non si contano, dentro una società come la nostra che sbarcolla, annaspa, non sa darci lavoro, sicurezza, sogni ed ispirazioni?
Forse sta proprio in questo il segreto dell’enigma.
La divina famiglia siamo noi, noi che non ci perdiamo d’animo, noi che pensiamo al nostro fare come a un possibile costruire collettivo. Magari lo facciamo a piccoli passi, spesso forse non ci rendiamo nemmeno conto di fare qualcosa per gli altri e non solo per noi stessi.
Io stessa più di una volta mi sono imbattuta nel pensiero “Adesso smetto di scrivere, tanto siamo milioni, e tutti che pensiamo d’avere qualcosa da dire di interessante, ma poi non ci guarda nessuno, diciamo la verità, o comunque, ci guardiamo in pochi, come dire, un pugno di mosche che combattono contro un oceano di moscerini, contro dei giganti insuperabili ed irraggiungibili…”
Forse continuiamo a farlo perchè semplicemente scrivere aiuta noi stessi ancora prima che qualcun’altro, e allora che crepi l’avarizia, o il senso di smarrimento momentaneo, io sono qui, rimango qui, insieme a voi, con tutta me stessa, ossia due gambe due braccia una pancia un addome ed una testa.
E voglio chiudere per ora con un piccolo video ripescato in rete, proprio dentro uno dei vostri siti.
Sì, la vita è proprio bella, nonostante le apparenze.
NB: scusate mi dimenticavo della cosa più importante: Grazie grazie grazie a tutti
L’avevamo appena restaurata ed era tornata al suo antico splendore, ma è durata poco; è bastata una giornata di idiozia per rovinarla irrimediabilmente.
E adesso chi paga?
Sto andando a farmi la solita terapia giornaliera, o quasi; nulla di preoccupante, solo un fastidiosissimo catarro che mi ha occluso l’orecchio sinistro con tutte le debite conseguenze (colpa di questa influenza devastante).
Mi siedo in metropolitana, che alle sette del mattino è ancora molto scorrevole, per lo meno da dove la devo prendere io.
Ce ne sono di fermate e quindi mi metto tranquilla a guardarmi in giro i miei compagni di viaggio.
Nulla di particolare attira la mia attenzione, fino a che non sale sul vagone un giovane di colore, forse proveniente dall’Africa centrale, a giudicare dalla pelle molto scura.
E’ normalmente vestito, direi all’occidentale, potrebbe sembrare uno dei nostri studenti come ce ne sono centinaia, che vediamo tutti i giorni, e fin qui tutto ok; ma appena si sistema nell’angolo che si sceglie per il suo tragitto, estrae dallo zaino un piccolo libretto rivestito di pelle di cuoio marrone, con davanti incastrata come una stella, o qualcosa del genere.
Capisco subito che deve essere il suo libro delle preghiere.
Dunque è un giovane musulmano che sta per adempiere al dovere della preghiera quotidiana, rito che ogni islamico ripete per cinque volte durante la sua giornata.
Se a fare quel gesto fosse un giovane dei nostri, non ci si potrebbe credere, ovviamente; subito penseremmo a uno squilibrato, a un pervertito, o quanto meno a uno che vive fuori dal mondo, con qualche problema di socializzazione.
Ma siccome sappiamo che per loro è un dovere, e sappiamo che per loro è una abitudine, e sappiamo che per loro è una cosa del tutto ordinaria, allora nessuno dei presenti si stupisce più di tanto.
Mi viene però da osservarlo; lui non sa che lo sto guardando, o sembra non volerlo sapere, perchè nonostante sta davanti a me, non alza lo sguardo dal suo libretto dove con lo sguardo fa scorrere le pagine, una dopo l’altra.
Mentre che legge le sue labbra si muovono alla recita dei versi, come facevano le nostre nonne che recitavano il rosario a bassa voce, senza disturbare il silenzio delle stanze che le avvolgeva e le custodiva.
Lui invece sta pregando in mezzo a un mare di estranei, in pieno giorno, anzi, di mattina appena inoltrata, senza preoccuparsi di nulla, nè di chi lo guarda, nè di chi gli sta accanto.
Ad un certo punto si libera un posto, allora smette un attimo di pregare, si allontana per sedersi, il tempo di risistemarsi e riprendere la recita della sue preghiere.
Mi rendo conto della sua fortuna, o meglio, del suo privilegio condiviso e concesso, ossia di potere manifestare il proprio credo religioso senza preoccupazione, cosa che noi non possiamo fare nei loro paesi, non senza qualche complicazione.
Accanto a lui sta una giovane donna che probabilmente sta per recarsi al lavoro; lei non sta leggendo nessuna preghiera, ma naturalmente il giornale, quello appena ricevuto o ritirato all’ingresso della metro. Ne approfitto per fotografarlo, in modo da non essere notata, perchè non vorrei che poi lui se ne abbia a male, visto che non ho cattive intenzioni su come utilizzerò la sua immagine (una volta feci lo stesso in Giordania ma con conseguenze non esattamente pacifiche).
A questo punto mi viene spontaneo fare questa riflessione: ma noi siamo mai stati in un tempo remoto, quando la modernità non era ancora imperante come ora, in qualcosa simili a questa gente, che nonostante la modernità dominante si occupa normalmente delle faccende di Dio tra gli obblighi e le necessità quotidiane?
Certo, abbiamo subìto un periodo in cui ci veniva imposto di essere credenti, e di essere osservanti, e di essere come una certa etichetta ben pensante ci obbligava a mascherarci.
Non voglio nemmeno entrare nel triste ed obsoleto capitolo della Chiesa che addirittura ha commesso delitti orribili nel nome della stessa fede, o infangando la tonaca che in modo indegno certi preti hanno indossato e a volte continuano ad indossare.
Non è di questo che ora vorrei discutere con voi.
Quello che io mi chiedo, e vi chiedo, cari amici che mi leggete, è perchè abbiamo smesso di pregare.
Certo, mi si risponderà che non è vero che abbiamo smesso di farlo; che lo facciamo quando nessuno ci vede e nel privato della nostra vita. Che andiamo in Chiesa solo quando ne sentiamo il bisogno e che comunque anche se non lo facciamo vedere, noi sappiamo che dentro di noi un pò di fede c’è, un pò di fede è rimasta (ma quanto un pò? cosa vuol dire che ci è rimasta un pò di fede? forse che la fede si può misurare in grammi? facciamo ricette del tipo “Mi dia un etto di misericordia e due etti di coraggio, mescolati a centocinquanta grammi di speranza, per favore…)
E mi si risponderebbe che loro sono antiquati a continuare a fare quello che noi abbiamo capito non essere più necessario (ma che cosa non sarebbe più necessario? pregare o pregare in quel modo?? ma poi che ognuno preghi pure come meglio crede, magari anche bestemmiando, se è la sola preghiera che la vita gli ha dato di conoscere)
Qualcuno potrebbe osservare: ” Abbiamo visto quanto serve questo rito ripetuto e ostentato a conservare queste persone migliori di noi, visto che l’unica vera preoccupante paura terroristica attuale proviene proprio da questa religione.”
Ma ne siamo proprio sicuri?
Premesso che loro non stanno ostentando nulla, ma solo ricordando a se stessi quello che sono, mentre noi ce lo siamo dimenticato, non è forse proprio l’esercito terroristico islamico che tutto ampiamente mostra di sè, armi e terrore, ben guardandosi dal mostrarsi inerme ed intento alla preghiera?
E’ solo la sua bocca piena di farneticanti esclamazioni ad evocare la figura di Dio, mentre che non si cura di conservare nulla di umano, e di conseguenza nulla di divino (ed infatti questo presunto esercito jihadistico non ha nulla a che spartire con l’Islam).
Nulla da paragonare con quanto sto vedendo: davanti ai miei occhi c’è solo un giovane uomo, del tutto pacifico, del tutto perfettamente inserito nel contesto che lo circonda.
Nulla di lui mi fa pensare ad una presenza pericolosa, o ad un individuo fuori dal mondo, o ad un giovane che potrebbe andare ad arruolarsi domani con quei folli che si mascherano di nero, kalashnikov in spalla.
Sono certa che se mi mettessi a ragionare con lui, potrei scoprire una bella persona, con le sue credenze e le sue aspirazioni del tutto simili alle mie.
Allora mi chiedo dove stiamo sbagliando, nessuno escluso, in questa faccenda dello scontro tra civiltà, che invece il terrore vuole farci temere.
Io credo piuttosto che qualche cosa abbiamo perso che invece merita d’essere recuperato; e credo che c’è qualcosa in questa gente che merita d’essere condiviso, a condizione che si possa incontrare in essa quella stessa curiosità verso l’altro che fa abbattere ogni diversità.
Vuote e retoriche parole? Non credo proprio. Non sto parlando di come meglio apparire o di come aumentare il nostro giro d’affari (pratiche oltremodo nobili se ben finalizzate); sto banalmente dicendo di come dovremmo preoccuparci di tenere il cervello acceso, ed insieme al cervello, anche il cuore.
Sono già tre gli stati arabi che hanno chiaramente preso una posizione militare contro l’ISIS, ossia contro il fanatismo islamico che vorrebbe uno stato islamico indipendente dove la sharia possa diventare l’ unica ed incontrastata legge dello Stato, messa in pratica nel suo senso più nefasto e distruttivo.
Dopo il decadimento progressivo dello stato siriano, che è diventato un unico campo di battaglia senza più passato e senza un visibile futuro ( ma dove rimane in corso una significativa capacità di resistere da parte della minoranza curda), dopo il terribile rogo del pilota giordano, dopo l’ennesimo sgozzamento degli oltre venti copti egiziani in terra di Libia, sembrerebbe che i paesi islamici coinvolti non hanno molta intenzione di subire la tracotanza e la ferocia terroristica di questo esercito spietato in sensibile crescita, senza reagire.
Anche il mondo occidentale, dopo lo storico assalto alle torri gemelle di New York, dopo il recente assalto a Parigi e dopo il recentissimo assalto a Copenaghen ( ma non si contano gli eventi degli ultimi anni che forse hanno avuto meno clamore, ma non certo minori conseguenze) sembra mobilitarsi in modo globale ed unitario avverso questi scellerati che di sicuro non hanno nessuna intenzione di fermarsi, per il momento in un senso assolutamente diplomatico che di certo non deve mancare in uno scenario di guerra e di tensioni così complesso e così in perpetua evoluzione.
Anzi, è proprio di questo armarsi intellettuale che l’Europa e non solo ha un assoluto bisogno.
Uno stato musulmano che si dovesse formare con le premesse del terrore si prefigura come qualcosa di terribile, di allucinante, di assolutamente folle. Eppure questa presunta follia sembra reclutare giovani appassionati che si votano al martirio, posseduti dall’idea che è meglio morire in gloria che vivere nella mediocrità e nell’ipocrisia.
La colpa del vecchio mondo cristiano o normalmente islamico sarebbe quella di non convincere più, di non risultare più affascinante o degno di attenzione e rispetto.
Da occidentale non certo corrotta e non certo entusiasta della nostra assai debole e fragile democrazia, vorrei dire a questi giovani soldati pronti a morire che si stanno semplicemente sbagliando.
Vorrei dire loro che si stanno offrendo ad una regia altrettanto falsa e mascherata, che nasconde secondi fini affatto nobili.
Vorrei dire loro che il loro odio per la vita e per l’umanità non può essere giustificato da nulla, nemmeno da presunti possibili e reali crimini.
Vorrei dire loro che se di violenza si fanno portavoce, solo di violenza si fanno espressione, e nulla più.
Poi che facciano pure quello che credono.
Da soli troveranno le loro risposte, così come da soli o in cattiva compagnia non hanno saputo farsi le giuste domande.
Come se non bastasse, c’è la questione ucraina a preoccupare gli equilibri mondiali; e persiste una profonda crisi economica che ha come protagonista da diverso tempo una sorvegliata speciale, la Grecia, nella quale più o meno (alcuni molto meno, altri molto più) tutti i paesi dell’Unione temono di doversi identificare.
Ragazzi, c’è da farsi venire il giramento di testa…
Qui ci vuole davvero molto sangue freddo, molta capacità di ponderare, ma soprattutto la sincera e determinata voglia di cercare soluzioni, da parte di chi è preposto a trovarle.
Per fortuna qualcuno che sa farlo io voglio credere, rimane ancora in circolazione.
un esempio di donna ok
per una società più giusta
il diritto di guarire
Lui è stato un grande, in tutti i sensi, ed ha saputo fare cose grandi nella loro semplicità.
Un esempio di imprenditore ok!
loro la presenza più garbata
lei è stata invece la presenza più singolare
a teatro con un clic
A seguito del rogo perpetrato sul povero prigioniero giordano da parte dell’Isis, anche il mondo arabo comincia a fare sentire la sua voce ed il suo chiaro dissenso.
Nemmeno il Medioevo aveva osato tanto, ossia manifestare la propria assoluta capacità distruttrice con totale disprezzo della legge umanitaria, del condannato che rimane pur sempre un uomo, e del mondo tutto con le sue elementari regole di convivenza civile.
Ma dove vuole arrivare questo orribile disegno, di questo passo? Perchè non ci fanno vedere le loro facce, se sanno (come dicono) di fare cose sante e benedette?
Qui di benedetto c’è solo l’orribile morte di un uomo che attende senza dubbio la sua rinascita, non perchè vittima di una guerra santa (che non esiste), ma perchè vittima di un assassinio.
Lo stagismo è il primo passo per la conquista del mondo.
Non amo che le rose che non coglietti
There is always something to be thankful for in your life. Being alive is absolutely one of them!
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