
Cosa si può ritenere importante?
Molte cose, immagino, come si può ben capire, ma una volta messe da parte le questioni della sopravvivenza, allora il gioco si fa più duro e complesso.
E’ quando si esce dalle emergenze che tutto diventa difficile e traballante, dove nel superfluo si insinua la tragedia.
Facilmente si può diventare bersaglio del pericoloso che non si vede, del nocivo che sembra promettente, e si può diventare fomentatori di cose pericolose o nocive.
C’è una parte di mondo che lotta per arrivare a sera, e non ha tempo d’occuparsi di ghirigori e di ricami.
L’altra parte è quella che potremmo ritenere privilegiata, protetta dall’indigenza e dalle priorità, ma esposta a un’infinita altra serie di sventure sibilline e sconcertabili.
Quali? Per esempio l’essere anaffettivi, l’essere troppo polemici e rissosi, l’essere troppo opportunisti, l’essere dei lavativi senza arte né parte, l’essere degli inconcludenti, l’essere dei confusi prigionieri di qualcosa, ed alla peggio, l’essere dei violenti disposti a qualunque compromesso od a qualunque eccesso, senza principi morali, dei depravati, degli psicotici ben mascherati ed assolutamente liberi di operare orribili disegni.
Come ben vediamo, un uomo che non ha da mangiare rimane per lo più un uomo a stomaco vuoto, o un uomo che deve chiedere ingiustamente soccorso a strutture che lo possano sostenere, o un uomo che può decidere di lottare per i propri diritti e per i propri sogni negati, mentre un uomo con la pancia piena ma il cervello bacato, rappresenta un problema enorme che non si vede ma c’è.
Ci sono due forme di responsabilità da prendere in considerazione: la responsabilità civile di una società che non sa mantenere se stessa, e la responsabilità personale di ognuno di noi per cui siamo chiamati a rispondere delle nostre specifiche azioni ( o non azioni).
La responsabilità civile dipende in piccola parte dal singolo ma in gran parte dal gruppo; è legata a sistemi fuori dal nostro diretto controllo e dunque non facilmente modificabili, non in tempi brevi.
La responsabilità personale invece è immediata ed eclatante, diretta e precisa.
Io non avrei fatto, io non avrei detto, io non ci sarei stato, io non avrei pensato quello che avrei dovuto pensare, e così via.
E quindi cosa rimane la cosa più importante?
Non perdere la propria dignità, io credo.
Si può perdere un qualcosa, si può perdere molto più di qualcosa, ma quando si è perso il rispetto di se stessi, rimane ben poco per farsi coraggio ed andare avanti.
Così che si possono trovare persone non privilegiate, non brillanti, anzi, quasi più che modeste, eppure estremamente serene e soddisfatte di sé stesse e della propria vita. Potremmo definirle buone e provvide compagnie.
In un quadro collettivo serio e pericolante come quello del nostro tempo attuale, le virtù dei singoli non fanno grande clamore, anzi, possono passare per banali ed irrilevanti.
Ma io non lo credo, rimangono il tessuto sano su cui e per cui si può continuare ad avere fiducia.
E’ la responsabilità civile che piuttosto potrebbe e dovrebbe avere oggi l’ultima parola.
Abbiamo bisogno di uomini di un certo livello, di una certa affidabilità, capaci di rigore e di serietà, giovani, facce nuove, capaci di entusiasmi; abbiamo bisogno di uomini nuovi.
Non mi interessano i partiti; mi interessano le persone.
Le persone capaci di non perdersi nel marasma della politica, una volta scesi nell’arena.
Ecce Homo, diceva un noto filosofo. Bisognerebbe ripartire da qui.
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