Dove la gente può vivere a misura di se stessa, dove si sente ancora il tempo che scorre, dove c’è vita piena anche nell’assoluto silenzio, dove le cose aiutano e stanno per gli uomini e non gli uomini per le cose…
Belle donne, bella gente, gran Galà, cerimonie e musica, ma il vero protagonista del momento è stato solo lui, il teatro Bolshoi rimesso a nuovo, proiettato nella modernità e tornato al suo antico splendore.
La Scala di Milano mette in mostra i questi giorni i suoi storici costumi.
Mentre tutto è pronto ad accogliere i suoi nuovi spettacoli, le sue nuove danze, i suoi quanto nostri mille fantasmagorici suoni…
SI al ritenere il bene la cosa più preziosa
SI al dire quello che si pensa e si sente quando è necessario farlo
SI al benedire la vita perchè ci è stata donata
SI al sapere stare da soli quando è inevitabile sopportarlo
SI al pensare che prima o poi la verità verrà a galla
SI al non temere il futuro quando sai che non hai mai fatto male a nessuno
SI al cercare di stare allegri conservando la propria salute
SI all’impegnarsi per non lasciare nulla di intentato
SI alla ricerca di quello che ancora deve essere compreso
SI al sapersi dichiarare perchè nessuno può farlo per te
SI al sapere riconoscere le proprie colpe volendoci mettere rimedio
SI al saper perdonare chi ha sbagliato perchè così sarai ricordato per il tuo equilibrio
SI all’avere coraggio perchè non siamo pecore
SI al pensare sempre costruttivamente anche nei momenti più bui
SI al mondo per quello che è e per quello che puoi farlo diventare
SI all’arte che ci permette di renderci migliori
SI alla nostra capacità di metterci in discussione coi fatti e non con le parole
SI alla nostra capacità di camminare autonomamente senza strumentalizzare nessuno
SI alla nostra capacità di cambiare cambiare cambiare
SI alla nostra capacità di saperci mettere da parte quando è il momento di farlo
Si alla nostra capacità di riflettere, riflettere, riflettere, per poi decidere, decidere, decidere
SI all’amore che un giorno ci apre gli occhi e ci fa vedere quello che possiamo riuscire a costruire
E dunque sì sì sì…
NO alla stupidità
NO a dire sempre di sì perchè così fan tutti
NO a guardare i soprusi senza fare niente
NO al pensare che si è soli
NO al vivere nel rimpianto
NO a smettere di lottare
NO al non avere sogni da realizzare
NO al fingere quando puoi smettere di farlo
NO al diventare complici degli errori degli altri
NO al lasciare le persone che ti amano in difficoltà
NO al permettere di venire aggrediti senza replicare
NO al rinuciare a comprendere
NO alle scelte più facili e più comode
NO alla menzogna detta per coprire le proprie colpe
NO a chi strumentalizza gli altri
NO a chi mette l’interesse sopra tutto
NO a chi si costruisce un’immagine di brava persona senza esserlo
NO ad ogni genere di mafia
NO alle cose bislacche che non portano a nulla
NO e ancora NO e ancora NO
Le immagini potrebbero moltiplicarsi all’infinito.
Non siamo soli nell’universo, ormai non ci sono più dubbi…
E non è più una questione di vedere, ma una questione di come ripensare il nostro pensiero, il nostro sentire, il nostro credere.
Non più soli ma da sempre insieme ad altri sconosciuti.
E il sapere sapeva, ha sempre saputo. Sia il sapere della chiesa che il sapere della scienza, che certe verità trapelate da alcune menti ricercatrici sono sempre state (e ancora lo sono) tenute segrete ed ostacolate…
Mentre che il potere ha cercato fino che ha potuto di fare i propri comodi, l’amore delle verità o se si vuole della scienza, ha operato ed opera alacremente ed incessantemente, senza scoraggiarsi, nel silenzio del proprio quotidiano.
Un esempio a caso: Mauro Biglino
E poi ci sono gli amici che aiutano, che hanno voglia di capire, di crescere, di andare avanti, di fare Vera scienza, di fare Vera Spiritualità.
Siamo stati solo poveri stupidi ingenui? Cosa cambia e cosa rimane del vecchio mondo?
E come cambia allora l’idea di Dio e l’idea di umanità e l’idea di resurrezione e l’idea di amore dentro questo nuovo quadro d’ insieme?
Questa ragazzi, sì che è una bel compito al quale attendere, non vi pare?
Altro che neutrini più veloci della luce.
Adesso si balla sul serio! e non siamo mai stati tanto attenti in classe…
In questa scuola le porte sono aperte a tutti, sono tutti i benvenuti, nessuno viene escluso, e le persone ci arrivano spinte dalla curiosità e dal bisogno di conoscere. Se invece ci vengono per altre ragioni, non saranno le loro idee ed i loro pregiudizi che li aiuteranno ad evolversi.
In quanto alla fede, quella è e rimane quella di sempre, perchè Dio è ed è sempre stato e sempre rimarrà il Dio dell’immortalità, dell’amore assoluto e dell’universalità.
Un Dio di pace, di fratellanza e di resurrezione. Ma questa volta, senza più sorprese finali.
Tutte le immagini dei Promessi Sposi
Quando un libro senza tempo diventa leggenda e si trasforma nell’ epopea di una coppia, nel sogno vissuto di una felicità irrinunciabile, nella tenacia di uno sposo promesso e di una sposa precipitata dal caso in mille traversie che avranno il loro sacrosanto lieto fine.
Altro che la beceraggine di un certo nostro mondo che si è ridotta ad esibirsi come una insignificante marionetta.
Non solo allora parole, non solo racconto, ma esposizione magistrale di un sentimento ordinario quanto sublime e misterioso, unico e condiviso, antico e sempre nuovo, appassionato e consolatorio, che parla ai giovani ed ai meno giovani con lo stesso incisivo talento.
Dall’amore fermo e preciso di due persone qualsiasi elevate ad “eroi della ragion di vivere”, il mosaico si snoda verso tutte le altre manifestazioni che toccano il genere umano, e così vediamo prendere forma l’espressioni della vigliaccheria, dell’invidia, della spavalderia, dell’onestà, della lungimiranza, della spontaneità, della ragion di stato, della furbizia, della tirannia, della pazienza, del perdono, dell’amicizia, della rabbia, della confusione, della disperazione, della solitudine, dell’inganno, dell’offesa, della pietà, della nostalgia, del pentimento…; davvero nulla viene fatto tacere in queste belle pagine così ben conosciute e celebrate, assolutamente ancora contemporanee e moderne.
Grazie Alessandro.
E’ morto Marco Simoncelli.
Quando li guardiamo sfrecciare sui loro bolidi, pensiamo a tutto tranne che al fatto che possono succedere incidenti e fatalità che possono portare alla morte.
Però succede, e quando meno te lo aspetti.
Rimane il dolore dei suoi familiari, di tutti quelli che lo conoscevano, come il pensiero di vicinanza di tutto un paese che si identifica in questi campioni, che li vede nascere e crescere, che a loro si abitua e che con loro vede evolvere la storia, le storie di tutti noi.
Non ci sono molte parole da aggiungere.
Ciao Marco, grazie per quello che hai saputo donarci, e basta.
meraviglie di una stagione qualunque
Forse lui non lo sa, ma noi sì…
Le dittature uccidono ma poi muoiono uccise. E’ successo anche a Muammar Gheddafi
Da vivo, da giovane e nel pieno del suo potere poteva sembrare un uomo normale.
Con il tempo è diventato Gheddafi il dittatore, Gheddafi il corruttore, Gheddafi il folle, Gheddafi il tiranno.
Sempre il tempo ha scritto la parola fine di questa ennesima storia infelice, di questa ennesima storia corrotta, dove la menzogna malvagia, l’inganno diabolico e l’odio gratuito hanno sempre dettato scelte sbagliate.
Non mostrerò le immagini della sua morte, non mi interessano, sono terribili, come tutte le esecuzioni di popolo, e per pietà preferisco evitarle.
Vedere morire giustiziato un uomo, per quanto colpevole, è sempre una cosa molto triste, ed oggi non c’è davvero posto per la tristezza.
Oggi è un giorno di luce, di vittoria, di liberazione, di contentezza, non solo per la Libia di ieri, non solo per il mondo.
Si volta pagina, un capitolo finisce per sempre.
Apriamo le finestre all’alba nuova.
Apriamo il cuore alla vita che risorge.
Il fiore pungente
Casa editrice Caroggio – 2001
…Don Andrea Gallo è un “Fiore pungente” che sa riconoscere i “Fiori pungenti” che si muovono nel cielo dei suoi sentieri. Alla luce del giorno quando i suoi passi lo portano a muoversi dove il bisogno chiama; nel buio della notte, by night nel gergo affettuoso della Comunità di San Benedetto, quando i pensieri vorticano nella testa e si avvitano nella ricerca di soluzioni a volte impossibili e non lasciano agli occhi, ancora incollati come l’anima a quella realtà che si vuole vedere, la libertà di chiudersi e riposare. E a questi “Fiori pungenti” dona continuamente riconoscenza e gratitudine; abbiano essi la consistenza della Carta Costituzionale del nostro civile convivere o del Vangelo di Cristo, o formino la lunga schiera dei suoi maestri e formatori a partire da Don Bosco; siano gli uomini che hanno segnato in modo indimenticabile il loro ministero ecclesiale nel nome di Cristo, come Dom Helder Camara o Papa Giovanni XXIII, o si affermino a noi come memoria vivente degli uomini che hanno speso la loro vita per renderla per tutti più degna di essere vissuta come il monaco Dossetti, o Giorgio La Pira, o, il altre latitudini non solo geografiche, Ernesto Che Guevara e Gandhi…
…Io sono certo che le persone che hanno incontrato Don Andrea Gallo si sono sentite amate su questa terra; alcuni forse per un attimo, altri per un periodo più lungo, alcuni per tutta la vita. Tutti lo sentono affiorare dagli angoli più reconditi della memoria ogni tanto. E anche Andrea, può esserne certo, è e sarà amato su questa terra”. Dalla presentazione di Angelo Guarnieri.
Bruni Viani
Don Gallo. Un Prete da Marciapiede
De Ferrari editore 2002, 116 p
La vicenda pubblica di Don Andrea Gallo inizia nel 1970 nel quartiere genovese del Carmine quando le sue prediche (“una mano al Vangelo e l’ altra al giornale, un piede in chiesa e uno nella strada”) scuotono la Curia, al punto che il Cardinale Siri decide di mandarlo in esilio in una parrocchia di periferia. Trent’anni dopo lo stesso Don Gallo è ancora alla guida di una comunità, San Benedetto al Porto, al centro di battaglie sempre nuove. La storia di questo prete, già salesiano e missionario in Brasile, è un percorso a volte tortuoso e accidentato. Con un solo punto fermo: Don Gallo vuole essere sacerdote fino in fondo, fedele alla Chiesa e alla sua missione tra i poveri.
L’inganno della droga nella società delle dipendenze
di Andrea Gallo
Edizioni Sensibili alle Foglie
Don Andrea Gallo, partendo dalle sue esperienze sulla strada, ci offre uno strumento essenziale per affrontare le attuali politiche sociali proibizioniste. A. Rodriguez, docente di neurofisiopatologia, esamina le più importanti droghe sul mercato. A. Amendola, docente di sociologia del diritto, mostra le implicazioni pericolose della legislazione proibizionista.
Angelicamente Anarchico
ed. Mondadori – 2005
AUTOBIOGRAFIA – Prefazione di Vasco Rossi
Il prete rosso, il prete di strada, il prete no-global. Don Andrea Gallo è il fondatore della Comunità di San Benedetto al porto di Genova, un’isola di solidarietà nel cuore di una città con mille problemi, che accoglie tossicodipendenti ma più in generale persone in difficoltà: ex prostitute, ex ladri, uomini e donne in transito da un sesso all’altro.
Figura carismatica, don Andrea Gallo rivela in questo libro il suo pensiero su temi complessi come la lotta alla droga, la liberalizzazione, il new globalismo, la politica, ma lo fa proclamando il suo sentirsi pienamente dentro il solco della Chiesa cattolica e romana. Una vita raccontata per immagini attraverso dei flash su fatti grandi e piccoli che ha vissuto e attraverso le storie delle tante persone che ha incontrato: ex prostitute, ex ladri, uomini e donne in transito da un sesso all’altro come Stella, la cui “piccola storia” apre il libro.
La storia di Stella, un transessuale brasiliano sbarcato a Genova con il sogno di diventare ballerina e il destino di sprecare la sua vita sui marciapiedi.
Io cammino con gli ultimi Chinaski Edizioni 2007
Il Libro
In questo suo nuovo libro, Don Andrea Gallo parla delle tematiche a lui più più care: libertà, autodeterminazione dei popoli, uguaglianza, problema droga, immigrazione e lotta al capitalismo selvaggio, focalizzando l’attenzione sul disagio profondo che affligge la società moderna rendendola sempre meno a misura d’uomo.
Pagina dopo pagina si materializza il percorso di un uomo che da sempre “cammina con gli ultimi”, un messaggio di solidarietà totalmente cristiano e per questo pervaso da un forte sentimento rivoluzionario.
Il “prete da marciapiede”, come lo hanno definito in molti, attraverso i ricordi dei suoi 36 anni d’attività sulle strade, narra a cuore aperto questo suo “camminare domandando” che ancora non si ferma nonostante i 79 anni compiuti.
Da Fabrizio De André a Moni Ovadia, da Manu Chao a Vasco Rossi e Piero Pelù, passando per i Modena City Ramblers e qualche emarginato che ha in sè un messagio importante, il libro si trasforma in una sorta di autentico diario di viaggio di chi ha vissuto l’esistenza non cercando un principio ideologico ma un cammino al fianco di chi non ha voce.
L’autore
Don Andra Gallo nasce a Genova nel 1928.
Sacerdote dal 1959, fonda la Comunità di San Benedetto al Porto nel 1970.
Come tutte le persone veramente eccezionali, crede di essere e comportarsi come chiunque altro.
Se fosse vero il mondo sarebbe un posto migliore.
Federico Traversa nasce a Genova nel 1975.
Nel 2003 è ideatore e conduttore del programma radiofonico “Città delle Luci” che andrà avanti per due anni.
Nel 2004 dà alle stampe il suo primo romanzo, “Il Contorno del Camaleonte“, a cui fa seguito “Il Maestro dell’ora Brava” scritto insieme al musicista basco Tonino Carotone.
Attualmente ricopre la carica di responsabile editoriale presso la Chinaski Edizioni.
Cosi’ in terra come in cielo
Il nuovo libro di don Andrea Gallo con Simona Orlando
Descrizione
Nel 1500, nella zona di via del Campo, da cui partono carruggi e varie intersezioni, erano confinati gli ebrei. Il termine Ghetto continua da allora a designare l’area. Lì De André e altri tiratardi facevano frequenti incursioni. E’ uno spazio meraviglioso. Se nel dopoguerra avessero iniziato a risanare dal colle di Sarzano a Principe, oggi avremmo il centro storico più bello d’Europa, invece due sestrieri sono andati addirittura distrutti, restano macerie e speculazioni edilizie. Le ruspe spianarono via Madre di Dio e la gente del quartiere fu deportata in collina, quella vena pulsante divenne ferita. Lo stesso accadde con la zona di Piccapietra, un angolo significativo abbattuto per costruire il palazzo della Regione. Buttarono giù anche la casa natale di Raffaele Paganini, gli lasciarono una lapide e i giardini di plastica. Ho avuto il piacere di rivedere quei posti nel film Il Generale Della Rovere del 1959, quando ancora le scene si giravano all’esterno. Si trattava di punti di incontro e scambio, la fontana dove si abbeveravano i cavalli, i truogoli dove le popolane andavano a lavare i panni. Negli anni ’70, vicino la chiesa di San Donato, iniziarono i lavori. Fu alzata una staccionata che ogni mattina operai e ingegneri trovavano puntualmente a terra. Indissero una vera e propria caccia all’uomo e alla fine beccarono il parroco col suo chierichetto. Chi aveva vissuto per quelle strade non digerì mai lo scempio.
Quando ero ragazzo ogni mese arrivava la sesta flotta americana, la portaerei lasciava in franchigia migliaia di marines che per prima cosa si dirigevano coi dollari in tasca nei bordelli. Era un periodo aureo per i bottegai, i negozi della Maddalena vendevano delizie di tutti i tipi. La prostituzione era fonte di commercio, quindi le puttane e gli ubriachi non davano fastidio a nessuno.
Appena la flotta non arrivò più, le famiglie cominciarono a preoccuparsi di morale e decoro. E le risposte istituzionali alle lamentele da allora sono sempre imperniate sulla rimozione, o dalla coscienza o dal luogo.
Io invece credo che ci sia bisogno di governarla, la realtà. La prostituzione, soprattutto in una città con il porto, è inestirpabile. E’ un dato di fatto, come la movida dove ci sono locali per i giovani. Accade a Genova come a Barcellona e Rio.
L’esodo di portuali e pescatori svuotò completamente il ghetto. Per primi lo occuparono i ragazzi che tentarono l’esperienza delle comuni, poi i migranti del Magreb. In zona Maddalena, dove la prostituzione è sudamericana e nordafricana, oggi domina il racket. In via del Campo ci sono le trans, autonome, proprietarie dei fondi in cui lavorano, alle quali va il mio totale rispetto. Siccome il vero pericolo è abbandonare le strade e le piazze, rintanarsi in casa vittime della paura e del pregiudizio, finendo così per scucire il tessuto sociale, io e la comunità abbiamo cercato un dialogo con gli abitanti del ghetto. Al principio abbiamo fissato appuntamenti in canonica, poi con un amico grafico è nata l’idea di fare il calendario 2009 delle trans. Difficile designarne dodici perché in molte ambivano ad apparire, alla fine lo abbiamo finanziato, realizzato, e le mille copie sono volate via, vendute tra i loro clienti e la biglietteria della mostra di De André. Poi abbiamo organizzato l’evento Faber e la città vecchia – dove il sole del buon dio non dà i suoi raggi”, portando cittadini, turisti, residenti di ogni razza e colore, nel ventre del quartiere meno frequentato, attraverso le note e le parole dell’artista che ne fu il cantore e l’interprete, per avviare un processo di tolleranza e convivenza, lì dove “la graziosa con gli occhi color di foglia” passava la notte sulla soglia a vendere “a tutti la stessa rosa”, nel luogo delle “princese” e delle bocche di rosa, i bassifondi in cui è rintanata l’umanità che ispirava De André, il bacino delle cronache nere a cui attingeva per ricavarne fiabe.
Conversando con Fabrizio eravamo concordi sul fatto che l’emarginazione può essere stato di grazia, perché sottrae al potere, quindi al fango, e ti avvicina al punto di Dio. Quelle vite perdute sono anime salve.
++++
Ho riportato tutti i libri di quest’uomo originale; originale come essere umano, originale come prete fuori dal coro.
E’ banalmente il mio personale omaggio al pensiero libero.
Purtroppo quello che nemmeno tanto tacitamente si temeva è accaduto.
Il gruppo dei Black bloc si è infiltrato nel corteo romano ed ha fatto scempio di edifici, cose e persone; 70 feriti, un milione di euro di danni; peccato, perchè il peggio ha avuto la meglio. La partita è ancora tutta aperta. La gente autentica scesa in piazza per protestare pacificamente non si fermerà certo a questa sconfitta, perchè ci vuole ben altro per scoraggiare ottime e sacrosante ragioni che invece nelle altre città del mondo (900 città su tutto il pianeta…) non sono capitolate a causa della solita faziosa minoranza disturbatrice e manovrata.
Perchè proprio Roma? Perchè sempre l’Italia? Sembra che qui le piazze siano più facilmente preda di questi orribili e assurdi episodi.
Abbiamo ancora negli occhi gli orrori accaduti al G8 di Genova nel 2001 (in quel contesto ci furono purtroppo una serie di errori commessi anche dalle forze dell’Ordine); abbiamo ancora nella memoria gli anni tristi e bui del terrorismo politico e dell’odio di classe.
NO, bisogna stare lontani da quei vortici, da quei meccanismi insani e malati, deviati e devianti. I violenti sono solo violenti e basta; è gente assoldata da regie occulte, è gente che non ha cervello perchè così dimostra, che si droga di eresie e falsità (quando non lo fa anche con altro…), che non ha credi (che non sia quello della distruzione gratuita e assoluta), che non ha coraggio di nulla, nemmeno dell’andare in piazza a volto scoperto per far vedere chi sono, sapendo d’essere nel torto, come dei meschini vigliacchi della peggior specie che non vogliono farsi riconoscere per le loro ovvie responsabilità.
E’ gente che è andata a prendersela con i simboli religiosi (che sono sopratutto simboli di pace) e che ha devastato persino una casa privata e le macchine dei poveri cittadini indifesi che si sono trovati in mezzo, dal nulla, ad una vera e propria guerriglia urbana.
Sono giovanissimi e meno giovani senza una storia culturale che odiano le forze dell’ordine che stanno nelle piazze come espressione dello stato, mentre sono solo padri di famiglia che magari nello stato ci credono e che magari semplicemente stanno lì a svolgere il loro lavoro (e ci può stare il dissenso politico ma che andrebbe espresso con altri mezzi laddove la guerra cosìffatta porta solo alla dura reazione)
Qualcuno ha perso (lo scopriremo più tardi) la sola cosa che aveva e che ancora gli dava la gioia di vivere…(la sua bicicletta), anche se può sembrare poca cosa di fronte a sfasci ed attacchi di estrema gravità.
Mettiamo questi esaltati/squilibrati/sconnessi in grado di non potere più nuocere. Come? Ovviamente con gli strumenti della legge, rimanendo nella legge, perchè solo la legge ci può salvaguardare dal caos e dalla devastazione. Ovviamente la legge praticata in un paese democratico e nel nome della democrazia. Democrazia, sempre e solo democrazia e non totalitarismi, e non demagogie, e non partitismi, e non provocazioni minacciose, e non cedimenti alla violenza. Potrebbe essere quella l’occasione di un confronto che per scelta viene invece rifiutato dai leader del “blocco nero”.
In tal modo il movimento degli indignados avrà anche nel nostro paese la propria prossima occasione di farsi valere e di esprimersi pacificamente.
Non mollate, non molliamo. Così come non molleranno tutti gli altri che altrove sono riusciti a manifestare senza incidenti e senza catastrofi (vedi Spagna, Inghilterra, Stati Uniti, Francia…)
Ci sono buone ragioni per pensare e sperare che questo grande gruppo vestito di un abito universale e globale (e non mascherato) possa dimostrare di avere qualche più che buona idea, qualche più che buona progettazione, qualche più che buona energia da spendere.
Chi sono gli indignati?
Sono un fenomeno del nostro attuale momento storico.
Cosa vogliono? come si muovono? da dove vengono? come si organizzano? cosa esprimono? chi o cosa li unisce?
In parte si può rispondere a tutti questi interrogativi: hanno persino steso un loro manifesto partecipato da ottantadue paesi del mondo e nel contesto italiano i suoi membri hanno rivolto una lettera aperta al Presidente Napolitano. Esiste un video sul web che ne illustra gli scopi, gli aneliti, i contenuti. L’interrogativo che rimarrebbe senza facile risposta sarebbe invece : “Cosa otterranno? cosa sapranno costruire? come saranno tenuti a trasformarsi? cos’ hanno in comune con il movimento della rivoluzione giovanile del 68? che cosa li differenzia radicalmente?”
Quello che otterranno e costruiranno, ma ci piace dire otterremo e costruiremo, è troppo presto per dirlo. Dipenderà e dipende da come si muove la grande scena politica ed economica nella quale tutti questi fenomeni singoli e partecipati si muovono. Dipenderà e dipende dall’originalità e dalla forza vera ed interiore che questi protestatori del mondo sapranno mettere in campo. Dipenderà dalle risposte che la società civile tutta saprà elaborare e progettare nei singoli contesti locali.
Intanto i giovani scendono in piazza da Wall street a Bankitalia, da nord a sud, da est a ovest… e vogliono andarci sotto nessuna bandiera, perchè ce l’hanno con tutti e con tutto perchè il loro ( e dunque il nostro futuro) è stato buttato a mare; cestinato, bocciato, bruciato.
Intanto il popolo dei protestatori si trova sulla rete e comunica con dei mezzi che lo portano in un attimo nel centro della scena. Usano un linguaggio che non bada da tempo alle formalità, che conosce molto bene le ragioni del dissenso ma che non conosce, perchè nessuno glie ne ha dato occasione, le ragioni dell’assenso reale all’essere collettivi.
Riflettiamo: al di là di ogni considerazione , dal caos della movida protestataria bisognerà comunque tirare fuori dei progetti, degli intenti, e cos’è tutto questo se non “Il fare banale della politica”? proprio quella stessa politica che gli indignati aprioristicamente rifiutano, condannano e rigettano?
Non conosco un modo di fare progettazione che non sia quello di mettersi seduti intorno a un tavolo.
Il fatto è che i tavoli intorno ai quali sedersi si sono fatti davvero un po’ troppo imbarazzanti, e non per colpa di chi ci va a sedersi con le miglior intenzioni, ma per colpa di chi ha fatto da tempo dello Stato un luogo vergognoso di cui non andare fieri.
Tornare ad amare il proprio paese, tornare ad amare la propria città, tornare a sperare di potere costruire una propria famiglia con delle possibilità minime di sviluppo, tornare a riconoscere i bisogni elementari delle persone, tornare a sentirsi investiti di responsabilità e di doveri che non possono essere derogati o delegati a chicchessia.
Tornare a essere uomini seri che non rinunciano per questo alla leggerezza della vita, al suo naturale bisogno di allegria e di provvidenziale follia…
Stiamo per questo ad osservare e non con le mani in mano; riempiamo allora la nostra agenda di scadenze e di possibilità, senza chiudere alcuna porta che non si sia rivelata, con nostra grande soddisfazione, irrecuperabile.
Ancora il nord Africa torna a colpire il mondo cristiano ( circa 25 morti e oltre 200 feriti..) che preoccupato della propria sicurezza sembra avere scelto l’esodo in massa da queste terre ostili ed ingrate. Eppure l’Egitto ha una lunga e gloriosa storia che racconta la capacità di convivenza tra le religioni differenti.
E’ ovvio che il momento è sempre tutto politico: non centra nulla la religione, non centrano nulla le diversità che sembrerebbero albergare tra i diversi credi; è solo una questione di disegni occulti, di strategie della tensione che hanno il preciso scopo di veder consegnato il futuro dell’Egitto all’integralismo islamico e quindi a una certa fetta del paese che certo non gioverebbe allo sviluppo degli egiziani.
Si invita il popolo egiziano pieno di buona volontà a far sentire il proprio dissenso; si invitano le autorità locali sia religiose che politiche a far sentire la propria voce di condanna; si invitano le autorità internazionali a prendere iniziative concrete ed immediate che possano agevolare in terre musulmane la costruzione di un clima condiviso di dialogo e di collaborazione.
Non vogliamo assistere a nuove catastrofi, non vogliamo pensare che l’accogliere ogni giorno nei nostri paesi decine di stranieri provenienti dall’Africa possa rimanere un segno concreto di amicizia e di apertura del tutto ignorato.
Amici musulmani, aiutateci a pensare un Egitto che non soccomberà alle provocazioni manovrate e corrotte di ignobili minoranze e che non vuole assistere indifferente di fronte l’egida della violenza e del non senso.
Si uniscano a queste piccole voci tutte le autorità religiose e politiche locali e straniere che possono fare molto facendo quasi nulla con la loro autorevole parola e con il loro illuminante esempio. Reagite. Non state in silenzio.
Oggi sono loro
Ellen Johnson Sirleaf è stato il primo presidente africano donna eletto democraticamente. Sin dal suo insediamento nel 2006, ha contribuito a garantire la pace in Liberia, a promuovere lo sviluppo economico e sociale, a rafforzare la posizione delle donne.
Leymah Gbowee ha mobilitato e organizzato le donne attraverso linee di divisione etniche e religiose per porre fine alla lunga guerra in Liberia e per garantire la partecipazione delle donne alle elezioni. Da allora ha lavorato per aumentare l’influenza delle donne in Africa occidentale durante e dopo la guerra.
Nelle circostanze più difficili, sia prima che durante la “primavera araba“, Tawakkul Karman ha svolto un ruolo di primo piano nella lotta per i diritti delle donne e per la democrazia e la pace nello Yemen
Solo ieri era lui, Liu Xiaobo,
che però è ancora in cella
Loro seminano con semplice coraggio “democrazia” in un mondo fatto di altro.
Non era un tecnico, non era un laureato, non era un manager, non era uno che ha trovato la strada facile, nessuno gli avrebbe dato un soldo bucato nei suoi primi anni di lavoro…ma è diventato Steve Jobs, il numero uno della comunicazione, perchè era un creativo, perchè era un pensatore/ideatore/ricercatore della tecnologia, perchè era un uomo normale che voleva rendere il mondo di tutti noi più colorato e vivo…Ci è riuscito alla grande!
Ha avuto anche per il suo grande merito le migliori testate giornalistiche, incontrato i grandi della terra, trasformato per sempre il nostro quotidiano. Poi potrà essere contestato per altre valevoli ragioni, perchè certo non era un uomo perfetto, ma ricordiamolo soprattutto per il suo motto alquanto inquietante:
“Dovete credere in qualcosa, il vostro intuito, il destino, la vita, il karma, qualsiasi cosa”.
Che vuol dire “Dovete avere un sogno da portare a conclusione.” Non c’è niente di più reale e serio dei sogni.
Ciao Steve…
I pastori nella metropoli urbana
La settimana della moda
Il grattacielo della regione
Palazzo Reale
Teatro alla Scala
Il piccolo teatro tra circo, novità e classici…
Lo stagismo è il primo passo per la conquista del mondo.
Non amo che le rose che non coglietti
There is always something to be thankful for in your life. Being alive is absolutely one of them!
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C'è poco da spiegare...basta leggere.
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"Anche nei tempi bui si canterà? Anche si canterà. Dei tempi bui" B. Brecht
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