Domani è il giorno di San Valentino, ma chi se ne frega, io amo un morto, ucciso dalla mafia e dall’avversione dello Stato. Il suo nome immortale è Giovanni Falcone.

Domani è il giorno di San Valentino, ma chi se ne frega, io amo un morto, ucciso dalla mafia e dall’avversione dello Stato. Il suo nome immortale è Giovanni Falcone.
E’ stato definito bello, e in un certo senso lo è.
Ma è anche SCONOSCIUTO, e questo lo rende anche tenebrosamente affascinante.
Si chiama COVID19
Ha cambiato le nostri abitudini sociali
L’ex Padre benedettino Franzoni
Personaggio discusso, controcorrente, discutibile, non condivisibile ma interessante.
Aldilà dell’area di appartenenza, cerchiamo uomini che usano la propria testa per fare del bene alla propria comunità.
Per questo cerco personaggi scomodi, ovunque debbano essere stanati…
Si faccia avanti il prossimo 🙂
Sveva Modignani e Andrea Vitali sono venuti in città a presentare i loro ultimi libri.
Non li avevo mai visti nè li ho mai letti, in sincerità. Nessuna opera di questi due autori nemmeno tanto giovani. E invece sono due belle penne della nostra bella Italia, che vendono bene, ma che a quanto pare scrivono anche in maniera davvero accattivante.
Se scrivono come si sanno presentare, dovrebbero essere dei geni.
Ma non troppo.
Perchè Papa Francesco ci ha abituato alla sua modestia, e dunque è come se in lui ci fosse veramente il parroco della chiesa di quartiere…
Qualcuno ne parla benissimo, affascinato da tanta semplicità.
Qualcun’altro non gradisce, perchè disorienta, non si sa più il peso da doverci assegnare, e poi due Papi contemporaneamente presenti. non si era mai visto, e ci si chiede quanto veramente la Chiesa stia cambiando, o voglia fare pulizia dentro di sè…
Pedofilia, soldi delle casse Vaticane, tesori della chiesa ed gli interessi occulti mal si conciliano con la spiritualità del cristianesimo e dei monasteri.
Che la Voce della fede abbia saputo farsi da parte più obbligata che volente, non aiuta i vescovi a farsi espressione di santità piuttosto che di venerazione o prestigio.
Ma un Papa come Francesco che ha iniziato il suo pontificato proprio all’insegna della vocazione povera e sacerdotale, quanto può ancora fare veramente per le sue tante e agguerrite pecorelle tonacate e smarrite?
La voce agli storici…
Grazie Francesco, grazie…
Anche quest’anno è tempo di Natale, tempo di feste, di auguri, di ….voglia di famiglia.
Auguri a tutte le famiglie allora, a chi la famiglia non ce l’ha o ce l’ha lontana, a chi la cerca, a chi l’ha persa, a chi la ritrova, a chi se la sceglie a propria misura, a chi si dedica a lei tutti i giorni chiedendo poco in cambio, a chi riconosce e sa che le famiglie sono preziose, a chi le famiglie le supporta e le sostiene, …e a chi ha avuto il coraggio di rinnegarla, la propria famiglia sbagliata… in cambio di una giusta.
BUON NATALE A TUTTI, BUONE FESTE AL MONDO…
E’ stato ucciso il folle terrorista del momento.
A Sesto San Giovanni, là da dove il tir era partito prima di finire a Berlino per la terribile strage pianificata.
Un viaggio di morte andata e ritorno.
Questa volta i controlli hanno funzionato, le forze dell’ordine hanno fatto il loro lavoro con grande responsabilità e coraggio.
E la Germania ci ringrazia.
Nel bene e nel male ha fatto la storia di Cuba, è stato fino alla fine capace di rimanere fedele a se stesso e alla sua storia, alla storia della sua Isola: Cuba lo ha più amato che odiato, e per essere stato un dittatore, il mondo ha potuto vedere di molto molto molto peggio di lui…
E’ stata di certo la forma di comunismo di Stato più a misura d’uomo che si sia vista sul pianeta Terra.
Rimane di certo una realtà alla quale fare riferimento e sulla quale volgere studi e riflessioni, osservazioni, critiche e possibili cambiamenti per il futuro, soprattutto dopo la fine dell’embargo americano.
Figura eccezionale che è entrata nell’immaginario collettivo accanto all’altro grandissimo lider, rimasto amatissimo ai giovani rivoluzionari di ogni tempo, il leggendario Che Guevara.
In vita ha dovuto combattere feroci lotte e guerre fredde senza risparmi di colpi da parte dei suoi potentissimi avversari, senza mai arrendersi.
A 90 anni si è lasciato piegare dal tempo, che non risparmia nessuno, che arriva nel momento che deve essere per tutti…
Una rivoluzione autonoma, quella cubana; mai esportata, non esportabile, unica.
Ma il suo futuro?
Meraviglioso, non solo brutte notizie, non solo orrore, ma anche tante ragioni per essere fieri di noi stessi….
Ecco 40 bravi cittadini che si sono distinti per qualcosa…
Ma chissà quanti ce ne sono in giro ancora di sconosciuti…che probabilmente tali rimarranno…
Premiati i gesti che ci rendono migliori
Per lui c’era prima la persona e poi la malattia. Perchè siamo un tutt’uno.
Laico, coraggioso, rivoluzionario, sensibile, intelligente, ricercatore, affascinante, innamorato della vita, idealista… guaritore della più terribile malattia…
E’ una notizia già di qualche giorno, ma merita d’essere ripresa per gli sviluppi in corso.
Mi riferisco a quel pasticciaccio di Radio Maria che ha dichiarato per bocca di un suo ospite, un certo padre Giovanni Cavalcoli, che il terremoto di questi tempi sarebbe il castigo di Dio per le unioni civili gay approvate in Parlamento.
Subito il Vaticano e i massimi organi informativi cattolici come la Cei o l’Osservatore Romano hanno preso le debite distanze, nonchè la stessa Radio Maria, sospendendo il colpevole dal diritto di partecipazione e ribadendo che il Dio del nostro Vangelo non è un Dio vendicativo e feroce, che se la può prendere con gli innocenti e che pianifica sciagure a causa della libera e legittima scelta di certa parte dell’umanità.
Si replica che le parole del teologo sprovveduto sono state pagane, offensive, fuori luogo.
Certo che la frittata è stata fatta, ed il bigottismo non ha saputo esercitare la doverosa facoltà di sapere riflettere prima di blaterare.
Radio Maria = Massa di bigotti ? Non credo, questa emittente radiofonica si merita certo di meglio e l’episodio può essere ritenuto un caso isolabile e cestinabile.
Piuttosto è il mondo dei bigotti che viene messo sotto accusa, e sappiamo che è folto e diffuso, persino qualificato e preparato teologicamente, ma radicato in una educazione secolare chiusa, perpetrata ed inculcata anche per opera della stessa Chiesa che per molto molto tempo si è solo preoccupata di indottrinare e di fare catechesi a buon mercato.
Per fortuna che il cristianesimo ed il sentimento religioso autentico del mondo evoluto occidentale ed orientale vanno oltre ogni possibile pregiudizio e becero sproloquio.
Incontro attesissimo e felice tra la più alta religione non monoteistica e il nostro mondo cattolico.
Giovani e meno giovani, persone famose e qualunque, tutti sono stati attratti da questa personalità solare, gioiosa, giovane e piena di compassione per l’umanità.
Viva il Dalai Lama!
Lei è una eccellenza della ricerca in campo medico.
Dava fastidio in Parlamento e quindi viene ingiustamente accusata di un fatto gravissimo e infamante.
Ci vogliono dieci anni di processo prima di arrivare alla assoluzione definitiva.
Alla fine la nostra eccellenza italiana non più motivata a rimanere in patria, ci dice addio a testa alta, si dimette da quel Parlamento che ha rappresentato per lei solo un incubo infinito (le sue testuali parole), e fugge in America.
Questo è uno spaccato del nostro Paese, purtroppo.
E’ morto Dario Fò, un gigantee, un genio, un… adorabile Giullare del pensiero.
Era un casinista, un sovvertitore, imprevedibile, intelligente, colto, irriverente, provocatore, uomo libero del nostro tempo, giovane nello spirito, rivoluzionario, eclettico, …come lui nessuno.
Ciao Dario, rideremo per molto molto tempo ancora con te….garantito, e spero anche non solo ridere. Perchè è il momento di essere seri.
Musulmano che prega davanti alla Chiesa dove l’anziano prete cattolico di Rouen è stato sgozzato.
negati i funerali ai terroristi
le ultime sull’attentato a Nizza
Mettiamoci nella testa che ovunque potremmo essere in pericolo.
E l’Unione europea cosa sta facendo a livello di interventi unitari e di strategie coordinate?
Ma il business legato all’immigrazione, a chi sta giovando? Forse le maggiori responsabilità di questo cataclisma in atto stanno proprio lì dentro.
L’ Isis ha rivendicato la paternità del gesto, e dimostra quello che è, cioè che la religione non conta nulla (il terrorista in questione era tutto tranne che un religioso) ma è solo una manovra per destabilizzare l’Europa, da noi; il mondo, altrove.
Si vuole una globale sottomissione all’Islam e alle sue regole; si vuole la rivalsa su quello che viene vista come una colpa dell’Occidente (di andare a fare guerre a casa degli altri, ma anche altre molte ragioni meno evidenti, più meschine e più sotterranee).
La Francia è nel mirino, ma nessuno è fuori dal gioco, abbiamo visto Bruxelles, ma poi il Bangladesh, lo stesso Pakistan, il recente tentativo di rivolta della Turchia dove una minoranza vorrebbe un potere laico ed uscire dalla teocrazia islamica.
Sappiamo che l’Inghilterra sta investendo moltissimo sulla sicurezza (forse per questo rimane ancora illesa?)
Sappiamo che Roma per il Vaticano è un bersaglio sensibile, anzi, ultrasensibile.
Ogni tanto anche negli Stati Uniti c’è qualche lupo solitario che agisce con la stessa strategia con cui ha agito il terrorista di Nizza, franco tunisino d’origine.
Gli Stati Uniti hanno già pagato un prezzo altissimo (anche per le loro scelte militari e di politica estera) a questa guerra sbagliata (come se ce ne fossero di giuste) e bisogna risalire al 2001; ormai si parla di quindici anni nei quali si sarebbe potuto fare di più per garantire/sviluppare/avviare un dialogo diplomatico tra le parti.
Nei territori in Medio Oriente tra l’Iraq e l’Afghanistan quotidianamente accadono atti criminali contro i cristiani o contro i musulmani appartenenti alla maggioranza sunnita che non viene riconosciuta legittimata a governare dalla minoranza sciita, la più fanatica dello jihadismo.. Prima era Al Qaeda, oggi è il sedicente stato islamico. Domani?
La Siria non esiste più, è stata spazzata via dal piano del gruppo di conquista, ed era il paese più tollerante in assoluto, dove convivevano diversi gruppi religiosi in assoluta tranquillità, tra ebrei, cristiani e musulmani (proprio per questo era da eliminarsi? perchè era di cattivo esempio?).
Per non parlare di quello che accade nella grande Africa, dove ieri gruppi militanti appartenenti a Boko Haram (una delle frange di questo organismo estremo) hanno rapito le studentesse frequentanti una scuola ad indirizzo occidentale, per impedire che il nostro stile di vita intacchi le loro donne e le loro ideologie; ma domani sentiremo di altri attentati contro il libero pensiero e contro le realtà diverse da quella islamica.
Dove attaccheranno la prossima volta? E chi sarà il terrorista? Un lucido squilibrato che decide di suicidarsi in maniera “onorevole e gloriosa”, o un lucido commando di studenti borghesi che si saranno votati alle ragioni di non so quale ideologia?
Ex detenuti in cerca dei loro cinque minuti di gloria, o sedicenti uomini in apparenza pacifici e ben formati, che anzichè seguire ideali pacifisti, liberali e tolleranti faranno della violenza, dell’odio, della vendetta, dell’arroganza, della rabbia e della follia il loro campo (inglorioso) di battaglia?
Ma del resto loro sono più forti, ragazzi: più forti in numero, più forti in determinazione, più forti nel non avere nulla da perdere, più forti nell’avere ancora salda la loro identità culturale mentre noi abbiamo smarrito la nostra.
Ma il popolo islamico non comprende che se non comincia a fare sentire una voce corale di dissenso, inevitabilmente uscirà fuori il razzismo nei loro confronti? E che è proprio quello che lo Stato islamico vuole, metterci l’uno contro l’altro? Destabilizzare? Generare il caos?
Anche se non è una guerra di religione, e nemmeno culturale, ma solo una strategia di assalto ben pianificata che si avvale anche di libere e spontanee iniziative dove l’agire non richiede avere a disposizione un esercito: basta un uomo, un mezzo, qualche arma, un piano (e un lauto compenso magari, per essere più convincenti).
Ci stanno sbranando, assalendo, come farebbe un branco di iene o di avvoltoi che avendo avvistato un animale ferito decidono di farne carne per il loro pasto.
Come dunque uscirne con il minor danno possibile? Non saranno le ennesime manifestazioni di canto e di musica a salvarci. Non saranno le ennesime proclamazioni di sdegno.
Ci vuole una risposta chiara, unitaria e capace, disposta a fare scelte importanti, anche poco popolari, o di disturbo alle elites che manovrano nell’ombra indisturbate.
Altrimenti questa guerra andrà avanti ancora per molto molto molto tempo.
l’opera completa
Buon Natale, a tutti, ovunque, nel cuore.
Notizia che non può passare sotto silenzio.
E’ il primo vescovo e oltretutto teologo che dichiara apertamente d’essere gay e di sentirsi in tutto un buon cristiano.
Di sentirsi cioè parte della Chiesa.
Immediata la risposta del Vaticano che lo ha già dichiarato sospeso dai suoi incarichi.
Questa Chiesa aperta e democratica non fa certo marcia indietro su quello che sono i principi secolari della dottrina ufficiale; la famiglia deve essere composta di un uomo e di una donna, le unioni omosessuali sono tollerate ma non possono pretendere il riconoscimento paritario con le altre.
E poi in questo caso c’è di mezzo il voto al celibato che è stato rigettato.
E questo è un altro spinosissimo capitolo; può un prete sposarsi o deve rimanere fedele al suo voto di castità? e se poi volesse sposarsi, che lo possa fare con un altro uomo è un problema aggiuntivo che decisamente complica enormemente la questione.
Ci piaceva di più il Papa che diceva “Chi sono per giudicare”, mentre quando ci dice “Sei licenziato, hai disubbidito, non rispetti la regola”, ci mette un poco più in difficoltà.
Il punto centrale di queste due figure, di questa presa di posizione, la prima morbida e la seconda rigida, sono probabilmente le due facce della stessa medaglia.
Se si tratta di ragionare di persone laiche e non consacrate, il giudizio deve essere e può essere di per sè concessivo; ma se si tratta di giudicare per lo stesso reato una persona non qualunque, non esterna, ma interna alla Chiesa, e per di più consacrata, allora il giudizio non può che diventare irremovibile.
Di sicuro diventa più complesso.
Cosa accadrà adesso a questo vescovo che ha deciso di fare coming out con la sua in parte felice omosessualità? Lo stravolgimento che gli cadrà addosso lo porterà verso quale via di risoluzione? E’ ovvio che non è il semplice destino di un singolo uomo in discussione, ma il destino di molti come lui che per convenienza rimangono nell’anonimato, che per onestà e coraggio dovrebbero fare la stessa confessione del loro collega, e che per numerosità obbligherebbero la Chiesa a risposte meno lapidarie e più riflessive.
Io credo che non c’è molto di scandaloso in un prete che dichiara d’essere omosessuale. Non si può certo mettere sullo stesso piano di un prete che nell’oscurità del male opera contro l’innocenza dei bambini…
Qui la capisco di più la severità del sommo Vescovo, Papa Francesco. Anzi, non c’è severità e parole e azioni e nulla di nulla che possa lenire lo squarcio di una Chiesa caduta così in basso…
Di fronte invece a questo Vescovo qualunque che ha voluto proclamare il suo amore davanti al mondo, piuttosto mi viene di tacere. Ne parlo solo per riflettere. E vorrei che ogni vescovo lo facesse, lo sapesse dire, sapesse venire fuori anzichè rimanere nel buio.
Ci aiuterebbero a riflettere meglio. Aiuterebbero la Chiesa a riflettere ancora più severamente su se stessa. Aiuterebbero il sommo Vescovo a cercare e trovare risposte difficili alla attualissima funzione religiosa dell’essere una Istituzione spirituale nel mondo temporale.
Non so se sono riuscita a farmi capire.
Trovo che parlare di Chiesa in un mondo così ormai dissacrato in tutte le sue più importanti componenti ci permette di non diementicarci della nostra innata sacralità.
Noi tutti siamo nati per la felicità, e non c’è giorno che debba passare sul calendario che noi si possa pensare di ritenerlo inutile a tale ricerca.
La felicità non è lo stato d’animo di un giorno che passa e poi ce ne dimentiachiamo.
Essa è una vocazione appartenente al genere umano; essa è un progetto che dura tutta la nostra personale esistenza; è l’insieme di atti e pensieri e situazioni che ci attraversano, che ci cambiano, ma che non ci devono possedere. Siamo sempre noi a dovere possedere loro. Possedere nel senso di governarle, ma anche nel senso di lasciarsene governare.
Questo vescovo forse ci ha detto d’essere gay come per chiederci aiuto, o per dare aiuto a persone come lui, o entrambe le cose. Il raggiungimento da parte di se stesso della propria felicità, evidentemente mai raggiunta o mai al sicuro (di sicuro nella vita c’è solo la morte), è il progetto che in quanto uomo come tutti noi lo obbliga a delle scelte, ma che in quanto vescovo lo abbliga a delle posizioni e responsabilità.
Ritorneremo sul tema con calma.
Ma signor Papa, lei è cattolico?
Certo, se vuole posso recitarle un credo….
“2 GIUGNO”
L’anno internazionale della luce così nominato dall’Unesco
dove tutto è luce, lo è la fibra ottica, lo è il giorno, lo è la notte, lo è la vita….
L’evento è già accaduto, ma non per questo scaduto.
Potere toccare le nuvole senza bisogno di andare in montagna?
Si può, basta andare sulla torre Isozachi, dove regnano imperiali le nostre antenne.
Sto andando a farmi la solita terapia giornaliera, o quasi; nulla di preoccupante, solo un fastidiosissimo catarro che mi ha occluso l’orecchio sinistro con tutte le debite conseguenze (colpa di questa influenza devastante).
Mi siedo in metropolitana, che alle sette del mattino è ancora molto scorrevole, per lo meno da dove la devo prendere io.
Ce ne sono di fermate e quindi mi metto tranquilla a guardarmi in giro i miei compagni di viaggio.
Nulla di particolare attira la mia attenzione, fino a che non sale sul vagone un giovane di colore, forse proveniente dall’Africa centrale, a giudicare dalla pelle molto scura.
E’ normalmente vestito, direi all’occidentale, potrebbe sembrare uno dei nostri studenti come ce ne sono centinaia, che vediamo tutti i giorni, e fin qui tutto ok; ma appena si sistema nell’angolo che si sceglie per il suo tragitto, estrae dallo zaino un piccolo libretto rivestito di pelle di cuoio marrone, con davanti incastrata come una stella, o qualcosa del genere.
Capisco subito che deve essere il suo libro delle preghiere.
Dunque è un giovane musulmano che sta per adempiere al dovere della preghiera quotidiana, rito che ogni islamico ripete per cinque volte durante la sua giornata.
Se a fare quel gesto fosse un giovane dei nostri, non ci si potrebbe credere, ovviamente; subito penseremmo a uno squilibrato, a un pervertito, o quanto meno a uno che vive fuori dal mondo, con qualche problema di socializzazione.
Ma siccome sappiamo che per loro è un dovere, e sappiamo che per loro è una abitudine, e sappiamo che per loro è una cosa del tutto ordinaria, allora nessuno dei presenti si stupisce più di tanto.
Mi viene però da osservarlo; lui non sa che lo sto guardando, o sembra non volerlo sapere, perchè nonostante sta davanti a me, non alza lo sguardo dal suo libretto dove con lo sguardo fa scorrere le pagine, una dopo l’altra.
Mentre che legge le sue labbra si muovono alla recita dei versi, come facevano le nostre nonne che recitavano il rosario a bassa voce, senza disturbare il silenzio delle stanze che le avvolgeva e le custodiva.
Lui invece sta pregando in mezzo a un mare di estranei, in pieno giorno, anzi, di mattina appena inoltrata, senza preoccuparsi di nulla, nè di chi lo guarda, nè di chi gli sta accanto.
Ad un certo punto si libera un posto, allora smette un attimo di pregare, si allontana per sedersi, il tempo di risistemarsi e riprendere la recita della sue preghiere.
Mi rendo conto della sua fortuna, o meglio, del suo privilegio condiviso e concesso, ossia di potere manifestare il proprio credo religioso senza preoccupazione, cosa che noi non possiamo fare nei loro paesi, non senza qualche complicazione.
Accanto a lui sta una giovane donna che probabilmente sta per recarsi al lavoro; lei non sta leggendo nessuna preghiera, ma naturalmente il giornale, quello appena ricevuto o ritirato all’ingresso della metro. Ne approfitto per fotografarlo, in modo da non essere notata, perchè non vorrei che poi lui se ne abbia a male, visto che non ho cattive intenzioni su come utilizzerò la sua immagine (una volta feci lo stesso in Giordania ma con conseguenze non esattamente pacifiche).
A questo punto mi viene spontaneo fare questa riflessione: ma noi siamo mai stati in un tempo remoto, quando la modernità non era ancora imperante come ora, in qualcosa simili a questa gente, che nonostante la modernità dominante si occupa normalmente delle faccende di Dio tra gli obblighi e le necessità quotidiane?
Certo, abbiamo subìto un periodo in cui ci veniva imposto di essere credenti, e di essere osservanti, e di essere come una certa etichetta ben pensante ci obbligava a mascherarci.
Non voglio nemmeno entrare nel triste ed obsoleto capitolo della Chiesa che addirittura ha commesso delitti orribili nel nome della stessa fede, o infangando la tonaca che in modo indegno certi preti hanno indossato e a volte continuano ad indossare.
Non è di questo che ora vorrei discutere con voi.
Quello che io mi chiedo, e vi chiedo, cari amici che mi leggete, è perchè abbiamo smesso di pregare.
Certo, mi si risponderà che non è vero che abbiamo smesso di farlo; che lo facciamo quando nessuno ci vede e nel privato della nostra vita. Che andiamo in Chiesa solo quando ne sentiamo il bisogno e che comunque anche se non lo facciamo vedere, noi sappiamo che dentro di noi un pò di fede c’è, un pò di fede è rimasta (ma quanto un pò? cosa vuol dire che ci è rimasta un pò di fede? forse che la fede si può misurare in grammi? facciamo ricette del tipo “Mi dia un etto di misericordia e due etti di coraggio, mescolati a centocinquanta grammi di speranza, per favore…)
E mi si risponderebbe che loro sono antiquati a continuare a fare quello che noi abbiamo capito non essere più necessario (ma che cosa non sarebbe più necessario? pregare o pregare in quel modo?? ma poi che ognuno preghi pure come meglio crede, magari anche bestemmiando, se è la sola preghiera che la vita gli ha dato di conoscere)
Qualcuno potrebbe osservare: ” Abbiamo visto quanto serve questo rito ripetuto e ostentato a conservare queste persone migliori di noi, visto che l’unica vera preoccupante paura terroristica attuale proviene proprio da questa religione.”
Ma ne siamo proprio sicuri?
Premesso che loro non stanno ostentando nulla, ma solo ricordando a se stessi quello che sono, mentre noi ce lo siamo dimenticato, non è forse proprio l’esercito terroristico islamico che tutto ampiamente mostra di sè, armi e terrore, ben guardandosi dal mostrarsi inerme ed intento alla preghiera?
E’ solo la sua bocca piena di farneticanti esclamazioni ad evocare la figura di Dio, mentre che non si cura di conservare nulla di umano, e di conseguenza nulla di divino (ed infatti questo presunto esercito jihadistico non ha nulla a che spartire con l’Islam).
Nulla da paragonare con quanto sto vedendo: davanti ai miei occhi c’è solo un giovane uomo, del tutto pacifico, del tutto perfettamente inserito nel contesto che lo circonda.
Nulla di lui mi fa pensare ad una presenza pericolosa, o ad un individuo fuori dal mondo, o ad un giovane che potrebbe andare ad arruolarsi domani con quei folli che si mascherano di nero, kalashnikov in spalla.
Sono certa che se mi mettessi a ragionare con lui, potrei scoprire una bella persona, con le sue credenze e le sue aspirazioni del tutto simili alle mie.
Allora mi chiedo dove stiamo sbagliando, nessuno escluso, in questa faccenda dello scontro tra civiltà, che invece il terrore vuole farci temere.
Io credo piuttosto che qualche cosa abbiamo perso che invece merita d’essere recuperato; e credo che c’è qualcosa in questa gente che merita d’essere condiviso, a condizione che si possa incontrare in essa quella stessa curiosità verso l’altro che fa abbattere ogni diversità.
Vuote e retoriche parole? Non credo proprio. Non sto parlando di come meglio apparire o di come aumentare il nostro giro d’affari (pratiche oltremodo nobili se ben finalizzate); sto banalmente dicendo di come dovremmo preoccuparci di tenere il cervello acceso, ed insieme al cervello, anche il cuore.
Un modo straordinario e molto semplice di aiutare il prossimo, da parte di chi lo può fare, decide di farlo, sa di doverlo fare, e non si spreca in parole o in ipocrisie…
Un esempio di imprenditore ok
Cari musulmani
Il mondo non parla d’altro; ossia tutti stiamo riflettendo su quello che è appena accaduto a Parigi ( 12 cronisti uccisi per avere pubblicato vignette irriverenti contro la figura di Maometto) nella patria della rivoluzione francese che è stata poi la nostra stessa comune porta aperta sulla libertà che noi chiamiamo democrazia.
Dunque tutto sarebbe nato da un sentimento di offesa.
Ma offendere qualcuno o qualcosa non equivale a uccidere qualcuno o qualcosa.
Offendere qualcuno con la satira significa potere mancargli di rispetto in maniera intellettualmente possibile; e non si mette in dubbio che dal punto di vista musulmano le vignette in questione offendono la religione.
Ma c’è di peggio dell’offesa data che non toglie la vita; c’è l’offesa ricevuta di musulmani che intervistati sulla questione ti ridono in faccia quando si parla delle disgrazie che ci stanno capitando, quasi a dirci “E’ anche colpa vostra”.
Il vero punto centrale è che ad una vignetta satirica si potrebbe solo equamente rispondere con un’altra vignetta satirica.
Se il popolo musulmano o qualcuno di esso avesse ritenuto offensive tali vignette, avrebbe dovuto rispondere a detta offesa con un’ altrettanta capacità satirica, cioè con la stessa arma.
Invece il mondo islamico radicale passa subito alle spicce e se ne esce con proclami di minacce di morte.
Esecuzioni che arrivano nel tempo per opera di due poveri dementi che si sono resi disponibili a questo sfacelo.
Il fatto è che il mondo islamico non possiede l’arte della satira. E non possiede l’arte della satira perchè non conosce dentro i suoi stati, da molto e molto tempo, quello che il mondo occidentale pratica da molto con grande sudore e fatica, e non senza inciampi: la democrazia.
E democrazia significa anche sapere ridere di se stessi; sapere che si vive anche ANZI SOPRATTUTTO di debolezze e di ordinarietà, nonostante Dio ci vorrebbe sempre tutti belli e santi.
Non solo il mondo musulmano non possiede la satira ma non possiede nemmeno il principio del laicismo, essendo una teocrazia. Ossia un arabo non è libero di essere intellettualmente se stesso.
Bene. Cari musulmani che venite nei nostri paesi dove siete democraticamente accolti ed integrati , ci sembra di constatare che la nostra democrazia vi piace assai, nonostante tutte le sue pecche, visto che vi permette di fare quello che fate nei nostri territori, ossia di avere la vostra seconda vita che venite a cercare da noi fuggendo dalle vostre realtà.
E ci ringraziate in questo modo? E’ questo il vostro modo di dimostrarci la vostra gratitudine?
Passi che da sempre a noi non è permesso venire da voi pensando di potere stare tranquilli così come a voi noi permettiamo di essere. Passi che c’è chi nasce con qualche carta migliore e chi invece si trova a giocare con carte ridotte, quindi deve farsi ragione da sè di queste disparità che fanno parte di tutto il globo da che il mondo esiste e respira.
Ma che il mondo musulmano taccia di fronte a questi atti criminali dei loro connazionali, o che il mondo musulmano non si metta in movimento con iniziative significative contro tutti questi suoi figli fuori controllo, noi occidentali non possiamo più accettarlo.
Aiutateci a capire e a trovare soluzioni per tutti.
Ce lo dovete.
Ebola può essere sconfitto
E’ guarito dall’Ebola e presto tornerà in Africa dai suoi ammalati-
è un medico italiano e si chiama Fabrizio Pulvirenti-
un medico ok
Padre Francesco è il nostro parroco, il parroco di tutti che sempre ci stupisce nelle sue parole e nei sui gesti.
Ho ascoltato per poco e per caso qualche tratto della sua omelia sul santo natale, ed il Papa usava queste parole su cui indurci a riflettere; parlava di pazienza di Dio, di vicinanza di Dio, di tenerezza di Dio.
Dio il sommo ed unico e sconosciuto perchè nessuno lo avrebbe mai visto nelle sue vere fattezze, non sarebbe altro che un amorevole nonno senza età determinato a volere che noi uomini e suoi figli ci decidessimo a lasciare che il suo Bene ci possa cambiare la vita.
Perchè poi si tratta solo di questo; non tanto che siamo noi a trovare Lui, ma almeno permettere che possa Lui essere l’Essere che trova noi.
Bene, da oggi è ancora un poco più Natale anche a Cuba, dove i cristiani possono liberamente esibire i loro presepi che solo fino a ieri erano ancora proibiti.
Quando ho visto il film che ci racconta la vita e la morte di Peppino Impastato, oltre essermi commossa per la bellezza di questa persona che ha vissuto in maniera coerente e coraggiosa, mi sono sentita catturare da una scena specifica, che tutto dice del personaggio e del suo modo di pensare e di sentire.
Saremmo naturalmente portati a immaginare che sia quando viene ucciso, o quando mette la sua vita in serio pericolo, con le sue incontenibili e straordinarie provocazioni che non conoscevano pudore e paura di sorta…(in apparenza).
E invece no.
Mi colpì moltissimo, come continua a colpirmi ogni volta che la rivedo, la scena di quando si mette a litigare con il fratello più piccolo, più normale, più discreto, più rispettoso delle regole e del quieto vivere…(che così faceva per non fare soffrire troppo i genitori, che per quanto criticabili, sono sempre e sempre rimangono carne della nostra carne).
Si mette a urlare, a urlare, a urlare tutta la sua rabbia, la sua voglia di ribellarsi, di rompere uno schema sempriterno, mentre che il povero miserrimo cercava di calmarlo e avrebbe voluto sparire sessanta metri sotto terra.
Peppino Impastato dichiara al mondo, in una maniera che non dà possibilità di ritorno, il suo essere diverso, il suo essere contro la mafia, contro la società dell’omertà e della condiscendenza, e lo fa contando i cento passi che separano la sua casa dalla casa di chi tiene soggiogato un intero paese, un intero popolo, con tutte le miriadi di vite che contiene, le vite delle sue donne, dei suoi uomini, dei loro figli e dei figli dei loro figli…
Questo giullare della verità probabilmente aveva messo in conto di venire ucciso, prima o poi, probabilmente in cuor suo se n’era fatto un’idea, sull’eventualità; ma mai se lo sarebbe immaginato così presto, così improvvisamente, così vigliaccamente, con tutta quella inaudita e bestiale violenza.
Non è violento che Peppino muoia; non è violento che Peppino venga trucidato, preso a sassate come un porco che deve essere scuoiato; è violento e inaccettabile che Peppino muoia nel momento che aveva scelto non per morire, ma per vivere. Vivere per urlare, sbraitare, correre, fottere, ridere, bersi qualche birra, scrivere, raccontare il mondo…
e Morendo in quel modo viene consegnato all’eternità, non l’eternità che il mondo disprezza a cui rivolge sono fragorose pernacchie, ma l’eternità di chi se ne frega della morte perchè sa che tanto solo i porci muoiono.
Di sicuro i codardi e i malavitosi che uccidono come bestie, come sciacalli, peggio delle bestie, peggio degli sciacalli, perdendo nell’atto dell’uccidere la loro dignità di uomini, loro non sono mai nati, sono zombi viventi, sono morti che camminano, loro sì morti che camminano perchè quando moriranno nessuno si accorgerà della loro scomparsa, se non per gioirne…
Questo giovane che per me rappresenta il meglio di ogni possibile gioventù, l’indomani della suo morte, anzichè trovare lacrime e riconoscimenti, si trova a dovere competere contro un fatto di cronaca estremamente ridondante sotto il profilo politico ed internazionale; il ritrovamento del cadavere dell’onorevole Aldo Moro che viene fatto scoprire dentro il bagagliaio di una macchina.
In quel frangente, del suo assassinio si parla pochissimo, in sordina. Si dice che Peppino si sia suicidato. Si cerca di archiviare il fatto come un incidente legato alla depressione.
Sarà poi la forza della madre e di chi l’aveva conosciuto ed amato, del suo stesso paese e dei suoi stessi amici, la forza della verità, a rendergli giustizia, a portare all’onore della cronaca e della storia questo semplice esempio di umanità e di poderosa civile testimonianza.
Da tanto tempo non si sentiva più parlare di scomuniche; da quando la Chiesa orribile e indegna perchè corrotta era quella cosa che ti faceva rigare dritto (nel senso ovviamente da lei inteso), che altrimenti erano guai…
Con i divorziati ci fu un atteggiamento rigido, del tipo “Togliamo loro il diritto della comunione”, che era sempre un fatto pesante per chi frequenta l’ambiente con abitudine; però questa della scomunica è un’altra cosa.
E’ il Capo della Chiesa cattolica che dice al mondo:”Tu sei sgradito, o ti penti o non considerarti dei nostri”.
E’ un messaggio forte, incisivo, chiaro ed inequivocabile.
E i mafiosi in carcere disertano la messa.
Giusto. Mi sembra giusto.
Che rimangano pure nelle loro celle impentiti e fieri di essere quello che sono.
Coerenza per coerenza.
Se poi qualcuno di loro si volesse pentire, che lo facesse sapere; la chiesa sarà felice di riabbracciarlo tra i peccatori consapevoli del loro stato.
Ma poi in processione in un bel paesino di terra di ndrangheta, il corteo che porta in giubilo la Madonna si ferma davanti alla casa del boss per onorarlo e dirgli ” Ave Cesare di questo nostro paese, che senza di te noi non saremmo…”
Gia, una volta i Cesari erano i Cesari, potenti, unici e indiscussi come la Storia li ha fatti; in questi paesi sottosviluppati i Cesari sono solo mafiosi, cioè malavitosi, cioè seminatori di morte, cioè feudatari moderni che non solo ti tolgono la terra ma anche il sangue e tutto il resto, se ti permetti di fare di testa tua e di crederti un cittadino di un Paese normale che si chiama Italia.
In parte questo è ancora il nostro sud.
E anche per questo la mafia resiste e trionfa.
Dico anche perchè ovviamente non è solo colpa di chi sta in basso, ma soprattutto di chi sta dentro i Palazzi e protegge questo stato di cose.
Forse il Papa dovrebbe chiaramente passare alla scomunica anche i colletti bianchi di questa politica malsana.
I 2 CAVALLI
Due cavalli tiravano ognuno il proprio carro.
Certo, valutare un cavallo non è difficile; valutare un uomo è un poco più complicato…
ribloggato da memoriedalsottosuolo
Cercavo un articolo speciale da ribloggare ed ho trovato questa meraviglia!
Ve la regalo… 🙂
Tra voi non sarà così, ma chi vuole diventare grande tra voi, sarà vostro servitore e chi vuole essere il primo tra voi, sarà vostro schiavo» (Mt 20,25-27) anno zero
“Voi mi dite: “Ma tu sei il Papa” come per dire che sono diverso da voi. Non è vero. Io sono come voi, uno di voi” ( Papa Francesco giugno 2013)
Sulla liturgia dei potenti si è sempre consumata la storia della Chiesa e dello Stato; con la statalizzazione del cristianesimo (inizio dell’pera Costantiniana) è anche iniziata la corruzione e la conseguente parabola discensionale dello stesso.
Si sa, potere e verità non vanno mai troppo d’accordo; ma proprio grazie al potere la verità gestita dagli uomini ha avuto la pretesa di rendersi immortale.
Senza il potere, cioè senza l’abuso e il ricorso alla violenza, la Chiesa sarebbe durata duemila anni? Certo, mi si potrebbe obiettare che 2000 anni sono ancora nulla se paragonati al tempo di certi altri sistemi intergalattici, non sono che lo sputo di un rospo, ma se invece consideriamo che ogni grande civiltà è durata la media di qualche secolo, mi sembra di potere concludere che venti secoli sono un tempo di tutto rispetto.
Tuttavia io mi chiedo anche: “Ma il cristianesimo vale solo perché sembra che nulla riesca a delegittimarlo? Ma poi perché questo non è accaduto? Solo perché il potere sta alla Chiesa come il satanismo sta al male? E se invece dovessimo cominciare a volere, desiderare, progettare e sentire con determinazione una chiesa non potente? non persecutrice? non arrogante? non accentratrice? non ammantata di segreti inconfessabili? non dispensatrice di privilegi? non sorda e muta e ceca alla realtà degli uomini?
Fantascienza? Forse.
Però qualcosa sta cambiando: abbiamo per la prima volta nella storia un Papa gesuita, un Papa nemico della mondanità, un Papa semplice che rifugge il già conosciuto e il fuori discussione, un Papa fuori dalla curia malata e corrotta, un Papa che si privilegia di cose ordinarie e comuni come se fossero i soli tesori da perseguire aldilà dei lussi, delle cose esclusive e pretestuose.
Staremo a vedere come procede questo treno, quali saranno le prossime destinazioni e scelte che si avrà il coraggio di incoraggiare.
Per il momento sto leggendo con grande gusto Versetti pericolosi di Alberto Maggi edito da Campo dei fiori e poi ci risentiremo su quanto questo linguaggio avrà messo in movimento nel mio piccolo cuore…
Una terrazza marina sopra la valle
muri rosa
una tenda gialla che veleggia
contro il cielo;
è grande il silenzio cristallino
interrotto qui e là
dai viandanti,
e nello scrigno delle stanze dipinte,
nulla disturba il nostro pacifico lavoro.
Dimora dolce dimora
che ci abbracci senza farci male
dove tutto ride
di rosso vestito
anche i passeri sotto le grondaie e le formiche in fila su per l’albero d’arancio;
domina nel mezzo della corte il verde oleandro dopo la fioritura
e i nostri pensieri trasparenti
volano non molto lontano
verso il mare
blu.
Sento il rumore delle onde attraverso le conchiglie
le mie dita accarezzano la sabbia bianca
non certo tropicale ma che sa di
vita quotidiana
e quando accenderemo il forno e faremo il pane
ci sarà il profumo del grano e del sale.
Ruscelli fragorosi
cantano l’acqua
che ci nutre
ed anche quando sarà inverno e ci sarà la nebbia,
per noi sarà sempre estate
dentro il sole.
Un paese che non si cura dei suoi cittadini
che ruba rubando al suo prossimo
che mente mentendo a se stesso
che tace quando dovrebbe urlare
che giudica quando dovrebbe cercare di capire
che assolve quando dovrebbe condannare senza mezzi termini
che non offre lavoro ai suoi giovani
che non offre garanzie nemmeno sulle cose più sacre
che detiene i suoi detenuti come nemmeno gli animali andrebbero gestiti
che lascia soli quando dovrebbe fare quadrato
che si mercifica quando dovrebbe prendere le distanze
che insozza il nemico perchè viene facile
che convive allegramente con la corruzione
che scarica di prassi le proprie colpe addosso agli altri
che parla parla parla senza mai fare i fatti,
io lo chiamo
un paese colpevole
Questo paese siamo noi.
Io ho un sogno, anzi tanti piccoli sogni.
Sogno di vedere chi ha fatto tanto per me un poco sereno, se non addirittura felice.
Sogno di vedere chi non ha fatto ancora nulla per me ma che credo che un giorno potrebbe farlo, felice, se non addirittura felicissimo.
La scuola che amo è un luogo allegro, dove la gente si reca ogni mattina contenta di andarci, tutta indaffarata nelle proprie occupazioni, senza l’affanno del dovere a tutti i costi portare a casa un obiettivo irraggiungibile o fuori luogo.
Lo stagismo è il primo passo per la conquista del mondo.
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