per chi è già pronto con lo spumante in mano

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A tutti BUON ANNO e figli femmine…

un capitano ok

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ci fa dimenticare il capitano degli errori Capitan Schettino

qui la cronistoria del salvataggio

l’anima mia, solo mia, stupendamente mia

angeli nel cielo

il dio è donna di nannini…

luce del mondo

In una stanza silenziosa c’erano quattro candele accese. La prima si lamentava: “Io sono la pace. Ma gli Uomini  preferiscono la guerra: non mi resta che lasciarmi spegnere” e cosi accadde. La seconda disse: “Io sono la Fede. Ma gli Uomini preferiscono le favole. Non mi resta che lasciarmi spegnere” e cosi accadde. La terza candela confessò: “Io sono l’amore. Ma gli Uomini sono cattivi e incapaci di amare. Non mi resta che lasciarmi spegnere“.  All’ improvviso nella stanza comparve un bambino che, piangendo, disse: “Ho paura del buio“. Allora la quarta candela disse: “Non piangere. Io resterò accesa e ti permetterò di riaccendere con la mia luce le altre candele. Io sono la speranza

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le cose che non ho

e che vorrei avere sono tante.

Vorrei avere tanta più energia, e tanto più tempo, per fare le cose che non riesco a fare,  come  leggere tanti libri che mi sarebbero molto utili a capire cose che non conosco o che conosco male; oppure guardare molti film d’autore che mi darebbero molte idee per insegnare a vivere; oppure  stare dentro tanti progetti,  dove la gente si conosce e si rispetta,  e si lavora in  squadra,  e la parola competizione è sostituita alla grande dalla parola collaborazione.

Vorrei avere un elicottero personale per andare dove voglio quando voglio, per essere in tempo pressochè reale là dove il mondo pulsa e mi chiama.  In alternativa dovrei desiderare d’essere un uccello,  che invece non mi andrebbe molto, visto che del mondo animale trovo l’uomo di gran lunga  l’essere vivente  più affascinante.

Vorrei conoscere molte persone in gamba, molto più di quelle che già conosco,  perchè  le persone  di questo genere sono il sale della terra e bisogna essere grati a chi non si piange addosso e si rimbocca sempre le maniche.

Vorrei  realizzare buone cose per cui essere soddisfatti per sè e per gli altri, oltre quelle che già probabilmente già riesco a fare, ma che è sempre così poco, in fondo.

E poi basta.  Che volere di più?

(tratto da un libro  “Quello che vorrei…”

 

 

propositi per il nuovo anno

Per il  nuovo anno mi sto preparando con tanti buoni propositi.

So che il pensiero positivo aiuta e dunque non serve ripetere all’infinito le cose che non vanno bene, quanto piuttosto sottolineare nella testa le cose che stanno già funzionando e che possono, anzi, devono, migliorare.

La prima tra tutte ci può stare l’avere cura di noi stessi. Se dovessimo ammalarci o se ci dovesse accadere qualcosa, addio buoni propositi, tutto finirebbe in ramenga in un batter di ciglio…

La seconda cosa, ci può stare un pensiero per il lavoro. Se lavorare stanca, non avere un lavoro uccide, e quindi qualunque sforzo faremo per migliorarlo, sarà certo ben fatto. Non solo per migliorarlo, ovviamente, ma anche per proteggerlo e per non farcelo portare via da una classe politica che sa fare solo tre cose molto bene: rubare, rubare e rubare, creando povertà sociale.

La terza cosa  che non può mancare è la serenità in famiglia.  Le nostre famiglie sono il nostro treno viaggiatore. Ci sono tanti vagoni, ogni vagone è una famiglia, un insieme di famiglie; se il treno si ferma, ci fermiamo tutti.

Sul treno, viaggiando, passiamo di vagone in vagone, facciamo conoscenze, ma poi ognuno torna al proprio posto, a sedere, a ristorarsi, aspettando il momento di scendere.

La nostra famiglia in un certo senso è la nostra carta di identità. Lo so che lo è sempre di meno in un mondo dove i legami sono diventati fragili e solo pura formalità, lo so che non si può chiamare famiglia chi ci uccide, ci violenta, ci minaccia, ci ignora, e non ci ama affatto, verso la cui violenza ognuno di noi deve sapersi ribellare e sapere chiedere aiuto; ma le vere famiglie, quelle che ci mettiamo sulle spalle  e che sappiamo perchè vogliamo e perchè dobbiamo sostenere, quelle sì che sono i nostri occhi, il nostro naso, la nostra bocca, le nostre mani…

Al quarto posto  metto senz’altro il tempo libero.

Il tempo libero  è un  poco il sabato della settimana, o la domenica, per chi il sabato lavora.

E’  quel giorno che possiamo dedicare non dico solo a noi stessi, che sarebbe triste, a pensarci un pò bene;  lo possiamo dedicare al fuori programma, a quel che capita capita, e così sia, e così accada, e possa il sole illuminare e creare l’ombra che creerà giochi di luce che ispireranno l’artista che ne farà disegni e colori che produrranno sogni che diventeranno farfalle  che si poseranno di fiore in fiore, sempre più in alto, lassù, fino a toccare le nuvole, per poi finire nella valle, sulle rive del mare, e decidere di prendere una barca, e di andare a remare…

Insomma, il giorno del non so che, del quasi nulla, dell’imprevisto.

Infine, nel nuovo anno ci dobbiamo portare il  silenzio.

Sì, ragazzi, è così bello il silenzio.

E’ una pagina vuota senza parole, che vuol dire che può contenere di tutto, anche quello che non c’è.

E’ una pagina bianca, che in ogni momento potrebbe diventare colorata.

E’ una pagina democratica, perchè non dà sentenze irremovibili e perentorie.

Dice a ognuno di noi: ” Tu chi sei? Come ti chiami? Cosa vuoi? Cosa hai fatto per averlo?…”  E ci lascia parlare, raccontare, sproloquiare, a volte.

E la pagina bianca, saggiamente e con grande umiltà, rimane in silenzio, e raccoglie tutti i nostri pensieri  segreti e privati, solo nostri,  perchè solo  noi potremmo capirli, apprezzarli, accoglierli.

Ecco,  questi mi sembrano dei buoni propositi, per l’anno nuovo che arriva.  Non vi pare, amici carissimi?

 

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pensare ed essere in coerenza

E’ l’ultimo monito   del Papa.

Non dovremmo essere cristiani solo nell’etichetta per fare come se non lo fossimo.

E’   da preferirsi le chiese vuote ma  le case vivibili,  alle  chiese piene il giorno della messa ma con le case  deserte e morte.

ogni maledetto natale

locandina

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in attesa del bilancio di fine anno…

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la tenerezza di Dio

Padre Francesco è il nostro parroco, il parroco di tutti che sempre ci stupisce nelle sue parole e nei sui gesti.

Ho ascoltato per poco e per caso qualche tratto della sua  omelia  sul santo natale, ed il Papa usava queste parole su cui indurci a riflettere; parlava di pazienza di Dio, di vicinanza di Dio, di tenerezza di Dio.

Dio il sommo ed unico e sconosciuto perchè nessuno lo avrebbe mai visto nelle sue vere fattezze,  non sarebbe altro che un amorevole nonno senza età determinato a volere che noi  uomini e suoi figli  ci decidessimo a lasciare che il suo Bene ci possa cambiare la vita.

Perchè poi si tratta solo di questo; non tanto che siamo noi   a trovare Lui, ma almeno permettere che possa Lui essere l’Essere che trova noi.

Bene, da oggi è ancora un poco più Natale anche a Cuba, dove i cristiani possono liberamente esibire i loro presepi che solo  fino a ieri erano ancora proibiti.

 

 

un bambino è nato in una grotta

In quei giorni un decreto di Cesare Augusto ordinò che si facesse il censimento di tutta la terra. Questo primo censimento fu fatto quando Quirinio era governatore della Siria. Tutti andavano a farsi censire, ciascuno nella propria città.
Anche Giuseppe, dalla Galilea, dalla città di Nàzaret, salì in Giudea alla città di Davide chiamata Betlemme: egli apparteneva infatti alla casa e alla famiglia di Davide. Doveva farsi censire insieme a Maria, sua sposa, che era incinta.
Mentre si trovavano in quel luogo, si compirono per lei i giorni del parto. Diede alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo pose in una mangiatoia, perché per loro non c’era posto nell’alloggio.
C’erano in quella regione alcuni pastori che, pernottando all’aperto, vegliavano tutta la notte facendo la guardia al loro gregge. Un angelo del Signore si presentò a loro e la gloria del Signore li avvolse di luce. Essi furono presi da grande timore, ma l’angelo disse loro: «Non temete: ecco, vi annuncio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: oggi, nella città di Davide, è nato per voi un Salvatore, che è Cristo Signore. Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, adagiato in una mangiatoia».
E subito apparve con l’angelo una moltitudine dell’esercito celeste, che lodava Dio e diceva:
«Gloria a Dio nel più alto dei cieli
e sulla terra pace agli uomini, che egli ama».

ma cosa vuole la gente?

Mi chiedevo in questi giorni che cosa determina il nostro successo, e cosa invece piuttosto lo compromette.

Partendo da questa prerogativa e volendola salvaguardare, la nostra giornata verrebbe dettata per lo più dalle esigenze della maggioranza,  che come ben sappiamo a volte non sono quelle migliori.

Piacere è bello, ci può stare, ma poi alla fine sarebbe un supplizio il rimanere condizionati da questo unico scopo.

E poi  cioò che conta è lo stare bene con se stessi, ancor prima che con chi ci circonda.

Dunque ognuno di noi è   questa mescolanza  di  espressioni personali che si intercalano alle espressioni più socializzabili e più socializzanti.

Non che  nel cercare di piacere al prossimo si smetti di essere noi stessi,  ci mancherebbe, non è che siamo due in uno, perchè siamo e rimaniamo sempre unici, individibili, assoluti.

Ma i ragazzi lo sanno?  e in che maniera  viene insegnato loro  che  per riuscire nella vita occorre  essere se stessi,  piacersi,  ancor prima che piacere?

Un modo potrebbe essere quando ci raccomandiamo   di  non dare mai nulla per scontato  o per  risaputo.

Un altro modo potrebbe essere quando suggeriamo loro  di trovare la propria  strada   senza avere paura di   fare qualcosa  di  sbagliato.

Io per esempio,  ho sempre cercato di perseguire quelle poche cose che mi sembravano sostanziali,  senza preoccuparmi delle altre.

Garantisco che se percepiamo qualcosa di prioritario, questo qualcosa si rivela tale nel tempo.  Garantisco che non sempre tutto accade senza imprevisti, e che l’imprevisto è la sola cosa che ci tocca di accettare  senza tanta storie, che non dipende da noi e nulla possiamo fare per impedirlo.

Garantisco che   se ci si impegna in qualcosa senza  barare,  questo qualcosa porta con calma i suoi  risultati.

E  garantisco che le regole servono per essere trasgredite e che   le trasgressioni servono per capire la fondatezza delle regole.

Insomma, alla fine è sempre il breve ma  insuperabile motto di san Agostino che mi mette a tacere contenta:  “Ama e fa quel che vuoi” è la sola  verità che mi piace raccontare,  poichè se agisci per amore ( e non per vendetta, e non per  interesse,  e non per noia…), di certo sarai compreso,  di certo  non avrai  buttato  via il tempo,  di certo   avrai  fatto in modo di  aggiungere  contenuti    al senso della vita.

 

 

 

la chiesa anglicana apre ai gay

le nozze in chiesa

è arrivato l’inverno

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l’elemosina

Ieri mattina ero in casa, nella mia bella casuccia calda, in assoluto relax.
Suona il citofono ed io apro la porta finestra del terrazzo e lancio un urlo nel vuoto..”Chi è?”
Nessuno risponde allora mi avvicino alla balconata e intravedo una mendicante, una signora anziana, che in genere sotto le feste viene sempre a bussare in giro in cerca di arrotondare la sua povertà.
Accidenti, come faccio a scendere così in disordine? Allora cerco di rendermi un poco presentabile, e quindi prendo il mio piccolo obolo e scendo le scale.
Arrivata al cancello, la mendicante non c’è più.
Ma no, non può essere andata via.
Allora guardo meglio, se poi corro sulla strada forse la vedo allontanarsi e la posso richiamare.
Nulla, di lei è rimasto solo il suo fantasma.
Dispiaciuta torno in casa.
Ma che razza di cristiana sono, penso tra me.
Hai esitato troppo a renderti presentabile, mia cara, e l’occasione di fare il tuo dovere te lo sei lasciato scappare.

Poco male, ripenso. Devo uscire e forse la ritroverò per strada.

Nella tarda mattina decido di andare al mercato. Siamo sotto le feste e devo fare delle spesucce.
Arrivo nel solito angolo della via Cavour.
Tutti i giorni sta un ragazzo di colore, sempre nello stesso punto, come se si fosse incollato a quella mattonella della strada, a chiedere un poco della nostra generosità.
Come lo vedo giro l’angolo, per istinto.
Mi inquieta vederlo sempre lì, con il suo sguardo implorante, e la gente che gli passa davanti facendo finta di non vederlo.
Ma subito dopo mi si accende il ricordo della mia povera vecchietta dimenticata e ritorno indietro decisa.
Mi giro verso il mio amico e vedo che lui già mi sta guardando.
Ha già capito tutto anche lui.
Lo raggiungo, e gli metto nelle mani il mio dovere di buona cristiana.
Lo guardo negli occhi e gli dico “Buon Natale”.
Lui mi ricambia risollevato lo sguardo.
Poi mi allontano, tra il soddisfatto e l’imbarazzata.
Mi imbarazza incontrare la povertà.
So che dentro ogni povero c’è Gesù, ma io non sono stata educata ad averne autentica compassione. Io non ho il dono di amare i poveri come me stessa. Io della povertà ho paura, e in genere paura ed amore non vanno molto d’accordo.
Però mi vergogno. Mi vergogno della mia piccola fortuna che so di non avere fatto nulla per meritarla. So che c’è un muro invisibile tra quello che sono io e quello che sono loro, i poveri.
Il mio terrore di stare dalla parte sbagliata è tale che la povertà preferisco gestirla così, con questi piccoli quanto sporadici gesti.
E questo fanno di me una cristiana come tutti, un poco smunta.

Camminando decisa verso il mercato, trovo un altro giovane, questa volta non di colore, che altrettanto mi chiede qualcosa, implorando.
Io rispondo decisa: “Ho già dato dall’altra parte, non ho nulla…”
Mento spudoratamente.
Non è vero che non ho nulla.
Ho semplicemente ritenuto esaurito il mio dovere di assistere il prossimo.
Subito mi ripento della mia indifferenza.
Decido tra me di rimediare al ritorno.

Tornando dal mercato piena di piccole borse, m’ incammino decisa verso quell’angolo dove avevo lasciato deluso il mio povero.
Ma ecco che mi cade lo sguardo su un uomo che sta inginocchiato sul ciglio della strada. Ha davanti a sè un cartello con scritto. “Sono povero, per favore aiutatemi”

Lo so che ci sono i falsi poveri. Lo so che tra questi si nascondono dei mezzi omuncoli che vivono di espedienti e che stanno soltanto recitando una parte. Lo so che se dovessi incontrarli di notte, da sola, in una strada solitaria, forse sarebbero loro a farmi la festa.
Ma ora è giorno, siamo in una via piena di gente e di luce, ed io sono propensa a fare bene, a vedere solo le cose positive.
E dunque mi dico pari pari. “E perchè non darli a lui, i miei piccoli denari?”

L’uomo sta con la testa girata dalla parte opposta, come se avesse vergogna di farsi vedere, o come se attendesse la sua fortuna altrove.
Però mi sente avvicinare e si gira verso di me.
Intravede l’obolo tra le mie mani e non faccio in tempo a dirgli “Auguri” che già le sue mani hanno afferrato le mie, pronte ad acciuffare il cinque euro prima di vederselo volare via.
Anche lui si stupisce di tale immediatezza inconsulta ed inattesa.
Io lo saluto con lo sguardo pensoso.
Un fugace incrocio di sguardi, e poi il povero ritorna sommerso nella sua povertà mentre io ritorno a far parte della mia vita ordinaria.

Quanti poveri, ragazzi. Se abbiamo bisogno di toglierci il nostro senso di colpa per avere una vita normale mentre altri non ce l’hanno, davvero non ci mancano le occasioni.

Se ci fossero tanti uomini buoni quanti sono i poveri del mondo, il mondo non sarebbe poi così povero.

E pensare che i poveri esistono solo perchè esistono i ladri, non ci fa davvero sentire meglio.

In quanto alla mia vecchietta, non l’ho rivista, ma so che tornerà a suonare alla porta.

Ecco, quello che volevo dire con questo piccolo articolo è che noi siamo soprattutto la nostra quotidianità, dietro l’apparenza e i momenti di euforia che lasciano il tempo che trovano.

E che se avessimo una quotidianità di cui non vergognarci, saremmo senz’altro come gli alberi di natale, tutti splendidamente illuminati.

e Dio fece il mondo

Vi avevo già detto di non avere assistito alla prima parte dello show di Benigni.
Me lo sono appena visto su youtube, e le mie aspettative sono state tutte confermate.

In breve, Roberto ci racconta di un Dio che è innanzitutto liberatore, poi innamorato, e quindi infinito.
L’importanza di queste tre parole non sta nella loro presenza, ma nel loro ordine.
Prima la libertà perchè Dio venendo a noi ha la precisa intenzione di liberarci dal male (e come lui mai nessuno più lo farà)
Poi l’amore, perchè Dio ci dice “Tu sei mio, e non devi desiderare nessun’altro Dio che non possa essere io stesso” (e come lui mai più nessuno lo farà)
Infine l’infinito, perchè Dio dichiarando questo stato di cose non condanna il mondo all’immobilismo e alla noia, alla presunzione e alla banalità, ma bensì lo innalza al non fatto , al non detto, al non visto, a quello che è la vita ogni giorno che si rinnova…(e come lui mai più nessuno lo farà)
Insomma, Dio ha tutti i requisiti per piacere a tutti, ai giovani come ai vecchi, alle donne come agli uomini, ai bambini come agli animali, alla natura come alle cose inanimate, ai colti come agli ignoranti, ai credenti come agli atei, perchè Dio è Tutto il Bene Possibile, e conosce tutte le lingue, nessuna esclusa.

Non posso tralasciare la sua sferzata contro tutti coloro che usano il suo nome invano; prima lo ha fatto per molto tempo la nostra Chiesa (per le cui colpe mai finirà di dovere chiedere scusa…);  ora lo sta facendo un certo mondo islamico che nel nome di Dio tortura, distrugge, umilia e terrorizza uomini, donne, anziani e bambini.

Non c’è Nulla di santo in tutto questo, lo sappiano tutti coloro che facendo questo credono di fare una cosa buona, approvata dal Signore Nostro.

Detto tutto questo, credevo di avere sentito con ciò il meglio di quello che il nostro eccezionale compaesano avrebbe potuto dire sui primi tre santissimi comandamenti, ed invece il meglio doveva ancora venire verso gli ultimi venti minuti di spettacolo.

E’ stato quando il comico ( un comico dalle mille facce) si è soffermato sull’elogio del Sabato.
E’ chiaro che per Sabato si deve intendere il giorno del riposo, che quindi sarebbe la Domenica per i cristiani ed il venerdì per i mussulmani.

Lo showman ci dice: ” Dio non è carino a ricordarsi di farci riposare; non è gentile a metterci anche gli animali nel giorno del riposo; Dio è semplicemente profondo, rivoluzionario e poetico; Dio ci raccomanda di farlo, questo riposo, con tutto il cuore, con tutta l’anima, e con tutta la mente; Dio si preoccupa per noi, per le nostre fatiche accumulate, e vuole che nel giorno dedicato al riposo si possa con la necessaria libertà Ricordarsi di Lui, cioè Ricordarci del nostro Patto con Lui, del perchè si vive, del perchè si lavora, del perchè si crea e ci si affanna; non per asservirci a falsi idoli, come il denaro, ma per avere il tempo, nel giorno della Festa, di pensare all’Amore, al senso di quello che ci circonda, in modo che noi si possa guardarlo e rimirarlo, accorgerci di quanto è bello, il mondo, di quanto è proprio bello quello che è ciò di cui ci serviamo”

Benigni mi commuove. Mi commuove perchè racconta con parole elementari concetti complicati e misteriosi, rivelando il suo desiderio di aiutare a capire; mi commuove la sua sincerità; mi commuove il suo stesso amore per le cose, la vita e le persone.

Mi commuove il suo elogio del silenzio, dell’incanto del creato, dello stare fermi dopo avere tanto dimenato, del sapersi ritrovare e del sapersi perdere per sapersi rinnovare.

Mi commuove l’amore, che c’è nelle sue parole, che sono anche le nostre parole.

Mi commuove la forza di pensare che se uno di noi può averlo capito e quindi condiviso, allora molti di noi possiamo altrettanto capirlo e condividerlo. Concretamente.

Per tutti i giorni della nostra vita.

per rinfrescare la memoria


tanti auguri, mondo

perchè la vita è un albero che vive

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Auguri di Buon Natale

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E’ morta la donna più bella del mondo

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Ho assistito per curiosità e interesse alla seconda puntata di Roberto Benigni sul tema dei 10 comandamenti (mi sono persa la prima).
Devo dire che all’inizio ho fatto un poco di fatica a resistere sullo spettacolo, ma non ho ceduto al tentativo di cambiare canale.
Benigni si è confermato essere quello che credo sia: un mattatore dello schermo, un uomo pieno di talento e di risorse, sia comiche quanto drammatiche; una persona colta ed attenta alle problematiche legate allo spirituale dell’essere, ben celate dietro il suo aspetto di ometto che ama la satira, la provocazione e lo scherzo (del resto cosa aspettarsi di meno da un toscanaccio???)
Un attore e quindi uomo di mondo, che improvvisamente si trasforma in pensatore, in lettore attento della Sacra Scrittura, e che senza paura propone un testo così antico ed intoccabile ad una platea altrettanto moderna ed antisacrale quale può essere il pubblico della Rai, il pubblico di noi italiani, che da tempo abbiamo fortunatamente abbandonato la frequentazione passiva della Chiesa ed il timorato ma non consapevole rispetto dei santi comandamenti.
Benigni stupisce, come sempre. Stupisce perchè è l’insieme di tutte queste contraddizioni, e ancora un pezzettino di più.
Benigni viene amato e rispettato perchè è uno che si impegna, nel senso vero della parola. Ci mette molto del suo.
E’ uno che credo pensi di se stesso: “Questa cosa non l’ho ancora fatta, vediamo se mi viene? vediamo se ne sono capace, vediamo se ho da imparare cose che non sapevo nemmeno esistessero…
Insomma, è un bravo maestro poichè è un bravo scolaro.
E’ uno che si mette a testa bassa e studia, arrivando al risultato.
La cosa che più ho apprezzato del suo lungo monologo, dove praticamente senza testo, ma solo con il canovaccio dei dieci comandamenti messi in fila, Roberto ha saputo tenere le fila dell’attenzione, senza battito ferire, è stata l’intelligenza e la profondità delle sue osservazioni.
Insomma, forse un Benigni filosofo ancora un poco ci mancava.
Dovrei ripercorrere passo a passo le sue riflessioni, partite dai tre/quattro santissimi comandamenti verticali, fino ad arrivare agli altri sei cosiddetti orizzontali, ma lo farò in un altro post, che adesso devo staccare.
Di sicuro tra i più belli è stato quando ha citato il fondamento della verità come pilastro del nostro vivere sociale, e quando ha citato la meraviglia della libertà, onde per cui Dio ci ha voluto liberi nella maniera più assoluta; e poi quando infine ha citato l’incanto del comandamento più amato da Gesù, ossia l’amare il prossimo nostro come noi stessi.
Che altro dire, amici carissimi? La bellezza della Bibbia è tale che dopo tremila e passa anni ancora ci stupisce, ci ammalia, ci azzittisce, ci fa abbassare la testa…
Alla prossima, dunque 🙂

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ARTE: GLI SCATTI PIU' CELEBRI DI CARTIER-BRESSON IN VENDITA DA CHRISTIE'S A PARIGI

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Foto di Paul Nicklen

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il silenzio

Per chi non ama il frastuono continuo

per chi sa che il silenzio è un meraviglioso suono

per te che mi senti anche quando non parlo

e per chi vorrebbe qualche volta diventare sordo

ecco il sovrano silenzio

delle stanze raccolte

dei viottoli di montagna ma anche di città

di chi non ha  fretta sempre d’arrivare

e di chi si stanca ogni tanto di ascoltare.

Viva il silenzio

dunque

che è un libro infinito

pieno di parole chiare e solari

ma anche chete o  arrabbiate

e  nuove o  sconosciute.

Il silenzio è l’occasione persa per non avere saputo tacere

ma è anche la magica veste colorata

che metteremo il giorno della festa.

 

 

la strana morte di un cantautore

Ciao Mango

la felicità è un dettaglio

che fa la differenza

noi non dimentichiamo

Enzo Camerino

un uomo che è vissuto perchè noi non potessimo dimenticare