Francesco: un uomo, un mistico, un rivoluzionario

Rivedere il film “Fratello sole Sorella luna” mi lascia sempre profondamente scossa.

Di questa storia mi piace tutto, perchè è una storia vera, perchè è una storia coraggiosa, perchè è forte, sconvolgente, radicale, e perchè è servita a portare un profondo rinnovamento nella Chiesa secolare e ancor più nella Chiesa spirituale.

Zeffirelli sceglie attori, inquadrature, musiche, paesaggi, espressioni, episodi e intrecci con grande maestria, e lo spettatore segue la vicenda come rapito dagli eventi che in sostanza trasformano un giovane ricco e destinato al potere in un giovane emarginato e destinato alla povertà.

Sarebbe la fine per Francesco e per il suo sogno di farsi servo di Dio, se non fosse per l’opera di una serie di amici che circondano,  senza mai abbandonarlo  nella sua metamorfosi, il menestrello d’Assisi. Certo, non senza difficoltà.

Ricordiamoci che davanti a noi sta forse il santo più famoso del mondo, quello che per fama e per leggenda ha raggiunto ogni angolo dei paesi, quello che con la sua estrema semplicità ha umiliato l’opulenza e la tracotanza di una curia incancrenita sotto le sue vesti lussuose e dorate…

Detto così sembra una favola, e lo sarebbe se non fosse una favola al contrario, dove il protagonista  non persegue il successo personale, ma insegue   la propria autodistruzione per la propria elevazione.

Il figlio di Pietro di Bernardone non avrebbe mai immaginato di farsi frate, di farsi strumento di pace, di farsi icona di santità e di misericordia, lui credeva di andare in guerra, di tornare vincitore, di sposarsi, di fare lo stesso mestiere della sua famiglia…, e invece dalla guerra che aveva abbracciato con entusiasmo torna stravolto, quasi mutilato,  come fosse diventato  una persona diversa.

Quello che accade nella sua testa, nel suo cuore, nella sua anima, in questo periodo precedente la scelta di cambiamento, non viene  raccontato dal regista, che invece si concentra su quello che Francesco decide di fare per cambiare in modo insolito e decisivo  la sua vita.

Prima osserva, poi esplora, poi riflette, poi prega, e infine agisce.

Osserva gli uccelli che volano nel cielo felici senza che nessun lavoro li incateni, osserva i gigli che splendono nei campi senza che nessun sarto li abbia vestiti, osserva il creato nella sua incredibile bellezza e maestosità senza che nessun mercante lo possa comprare.

Esplora i mendicanti, andando a vedere come vivono, obbligati a una serie infinita di umiliazioni e privazioni.

Riflette su questi squilibri che fanno del mondo un luogo ingiusto e afflitto da cecità e prevaricazioni senza senso.

Prega, prega Dio che queste cose possano cambiare, sparire, attraverso la presa di coscienza degli uomini che devono pensare a cambiare le visioni delle priorità. E chiede a Dio la propria stessa preparazione al grande passo, i segni, gli indizi, le risposte necessarie nel travaglio della propria  solitudine angosciosa.

Alla fine agisce;  prende tutte le vesti della bottega paterna e le getta dalla torre, in pasto ai passanti; il padre lo rincorre per il palazzo e pieno di rabbia lo porta in giudizio davanti al sommo sacerdote; il sommo sacerdote lo interroga contrariato e gli chiede cosa avesse deciso di fare, dal momento che aveva dato scandalo con il suo comportamento così folle;   e Francesco si dichiara.

Dopo questa solenne quanto stupefacente  dichiarazione di voto di povertà,  Francesco riconsegna al padre le sue vesti, il suo nome, le sue cose, e se ne esce dalla città nudo,  nuovo, solo, perso. Solo alcuni poveri e semplici,  come lui ora,  lo seguono nella sua nuova dimora, una porziuncola religiosa che distrutta forse da un terremoto o da chissà quale sventura, aspettava d’essere ricostruita.

Il segno simbolico di una Chiesa che andava macera e miserrima in cerca di luce e rinascita.

Francesco, se fosse rimasto solo Francesco, non ce l’avrebbe fatta a fare quallo che poi riuscirà   a costruire, cioè un nuovo Ordine religioso che ancora oggi resiste, che ancora oggi cresce, che ancora oggi è quello che noi tutti sappiamo essere, cioè  un gruppo di frati  che come il loro maestro fanno  solenne voto di povertà, castità e obbedienza.

Un ordine prima tutto maschile e poi anche femminile.

Non dei preti/suore normali, non dei mistici, non dei religiosi votati alla carriera ecclesiastica, ma solo degli uomini/donne   di Chiesa votati al servizio dei più poveri e alla forza trasformatrice  della preghiera.

Francesco è talmente rapito   dalla voce di Dio che gli parla dalla croce,  da cadere in estasi, da portare ad ad uno ad  uno con sè tutti i suoi amici di gioventù, giovani  scapestrati e benestanti, che nel frattempo  si erano ricoperti di gloria secolare, votati a carriere magnifiche, e  che fanno di tutto per non cadere nella rete  della sua pericolosa forza persuasiva.

Ci cade dentro  Bernardo di Quintavalle, ci cade a suo modo Giocondo, ci cade Egidio, ci cade Chiara,  che  per prima aveva indicato al compagno  la sua via, e infine ci cade Paolo, il più avveduto,  quello che riesce a far ricevere in udienza  l’antico amico  dal Santo Pontefice.

Francesco aveva deciso   di chiedere udienza al Papa perchè la comunità  dove lui si era  insediato continuava a fronteggiarlo, a non riconoscerlo, persino a combatterlo. Intende  chiedere un consiglio, chiedere  chiarimenti sui suoi possibili errori, chiedere la risposta del Sommo Padre della Chiesa in merito la sua scelta, la sua regola,  il suo operato, convinto d’avere forse sbagliato in qualcosa…

E proprio quando tutto sembra essere perso, con Francesco ed i suoi compagni  gettati fuori dalla Santa sede come degli eretici qualunque, la situazione si capovolge;   il Papa ha una specie di visione, comprende le potenzialità e la missione del giovane d’Assisi, e lo fa richiamare, lo benedice, lo abbraccia.

Originaria innocenza, così lo apostrofa Innocenzo III, e lo invita a uscire nel mondo proliferando nel suo esempio.

Così è stato. Il mondo ha acquisito la gloria di questa piccola giovane comunità, oggi un esercito di religiosi che operano nel segno della pace senza che se ne senta mai parlare, ma basta andare presso le loro comunità per scoprirne l’esistenza.

Nel nome di Francesco, nel nome di Gesù.

 

 

 

 

Una visita speciale

Ma non troppo.

Perchè Papa Francesco ci ha abituato alla sua modestia, e dunque è come se in lui ci fosse veramente il parroco della chiesa di quartiere…

Qualcuno ne parla benissimo, affascinato da tanta semplicità.

Qualcun’altro non gradisce, perchè disorienta, non si sa più il peso da doverci assegnare, e poi due Papi contemporaneamente presenti. non si era mai visto, e ci si chiede quanto veramente la Chiesa stia cambiando, o voglia fare pulizia dentro di sè…

Pedofilia, soldi delle casse Vaticane, tesori della chiesa  ed  gli interessi occulti   mal si conciliano con la spiritualità del cristianesimo  e dei monasteri.

Che la  Voce della fede abbia saputo  farsi  da parte  più obbligata   che volente,  non aiuta  i vescovi   a farsi espressione di santità  piuttosto che di venerazione o prestigio.

Ma un Papa come Francesco  che ha iniziato il suo pontificato proprio all’insegna della vocazione povera e sacerdotale,  quanto può ancora fare veramente per le sue tante e agguerrite pecorelle tonacate e  smarrite?

La voce agli storici…

 

 

Grazie Francesco, grazie…

Il mulino di Ofelia

Ho letto anche questo, dopo il Gesù di Nazaret di Ida Magli.

L’autrice, sempre la stessa e  deceduta  da poco, come sempre non usa un linguaggio confortevole  e  compiacente,  verso nulla e verso nessuno.

Dall’alto della sua lunga esperienza  antropologica e sociale, analizza con la lucidità ed il  disincanto che la contraddistingue,  l’evoluzione (o meglio la dissoluzione)  del nostro sistema  di vita occidentale, ormai giunto al capolinea di una nuova era in cui non ci sarà più spazio per i miti e per i credi  che hanno contraddistinto  oltre duemila anni  di  storia  romana  e comunque latina.

L’Europa si sta consegnando come un agnello sacrificale all’invasione del barbaro, in questo caso rappresentato dalla civiltà araba e islamica,  che nel giro di qualche mezzo secolo  andrà a sostituire  senza nemmeno averci dichiarato  guerra,   il nostro  mondo incapace di reagire,   fatto di  laicismo  e democrazia   conquistati al prezzo del sangue di migliaia di migliaia di persone,  evidentemente morte per  quasi nulla.

In Oriente   ci sono altri problemi,  altri popoli  combattuti tra il mantenere la tradizione ed il proiettarsi  verso il futuro  fatto di  espansione e di conquista spasmodica del potere, in linea  al  più  classico dei modelli  occidentali .

L’Africa  si sta spostando pezzo dopo pezzo dentro i nostri confini, dentro le nostre  piccole terre di mezzo,  destinate a venire soffocate  da un’orda gigantesca di umanità   che a tutti gli effetti reclama giustizia, pace, lavoro, una vita migliore, incapace di averla costruita  a casa propria.

L’Europa crede di dovere pagare questo prezzo disumano che non ha proporzioni con nessun  altro evento storico accaduto nel passato ad altre civiltà.

Il passato ci racconta di popoli  che hanno invaso altri paesi  per  devastarli ma anche nel contempo per migliorarli, per assimilarli  dentro un discorso di scambio e di riconoscimento  reciproco che alla fine  faceva   tornare tutto alla normalità.

Oggi è diverso. Da parte degli islamici non c’è e non ci sarà nessuna volontà di assimilazione  e  di scambio. Loro prendono e basta. Prendono quello che noi stiamo garantendo loro,  andando a  delegittimare  e  distruggere un nostro equilibrio di per se stesso  precario.

Queste parole possono sembrare razziste, e non c’è dubbio che in parte lo siano, perchè il pensiero razzista  è in parte un pensiero che cerca di proteggere il conosciuto contro il non conosciuto,  il proprio  diritto  di  suolo  contro  il pericolo  di trovarcelo portato via (e non solo  l’azione  dichiaratamente  invasiva  del razzista che invade il territorio altrui),   ma di fatto  questa è la realtà sotto i nostri occhi.  Si è mai visto un intero continente  che  diviene inospitale  per i suoi stessi cittadini di nascita, e che quindi decide di spostarsi  nel continente vicino, nel nome della disperazione e con l’avvallo  di leggi  che garantiscono e comunque non bloccano questo esodo  macroscopico  e fuori  controllo?

Qualcuno ci ha venduti,  ha decretato la fine delle nostre vite ordinarie senza neanche venire a dichiararcelo,  senza neanche venire a  interpellarci,  che magari avremmo dato i nostri pareri, i nostri suggerimenti, le nostre proposte…

La nostra democrazia la stiamo spendendo tutta a favore di chi la parola democrazia non solo non la conosce ma persino la disprezza.

Non si tratta di fare come Salvini  che sembra divertirsi ad andare nelle piazze difficili  dove già sa che non sarà accolto ed ascoltato, giusto per  far parlare di sè, del suo partito e del bisogno oggettivo   di un cambiamento di rotta.   E  nemmeno si tratta di andare in piazza a sfasciare  edicole, cassonetti e  poliziotti, solo perchè rappresentano l’ordine sociale che si vuole contestare.

Si tratta di esigere   una politica europea   concretamente ed alacremente attenta  alle dirompenti problematiche sociali che ci stanno travolgendo da tempo. Si tratta di migliorare la nostra stessa democrazia  che può portarci a fare il peggio  senza reagire e senza esserne stati preparati.

Si tratta   di  esigere che il Paese Africa  assuma da se stesso  l’arte di decidere il proprio destino in terra africana. Si tratta di esigere  che il popolo islamico  assuma  dentro di sè  il problema gravissimo della sua follia  interna,  senza andare a scaricarla  troppo facilmente  sulle nostre  presunte responsabilità,   che   senza dubbio ci possono essere state, ma che nel contempo  sono già state ampiamente ripagate  e  restituite al mittente.

E che comunque non possono essere portate in conto alle persone comuni, ignare di tutto, inconsapevoli, sprovvedute, tenute nell’ignoranza e nella disinformazione.

O si è veramente in parte tutti colpevoli, per la solo ragione che non ci preoccupiamo di informarci?

Il punto gravissimo  è che non c’è più nulla in cui sperare,  là dove la politica  del potere illecito  ci ha tradito, là dove la religione del  sacro  ci ha svuotato di libertà e quindi  di  responsabilità, là dove il trionfo apparente dell’uguaglianza  ci ha solo indebolito e disorientato mettendoci tutti contro tutto,   là dove  le professioni  della specializzazione  ci hanno frantumato in pezzi   spezzati  e sperduti  dentro un labirinto sempre più vasto e sconosciuto,  là dove  la natura  è stata dichiarata  inconsistente e relativa, nel nome della tecnica  e quindi del controllo stesso  sulla   natura.

La domanda  che mi sento di lanciare  nel  tempo  è questa: se non possiamo credere negli uomini  che dimostrano  di non avere   fedi di salvezza  e dunque ideali,  se non possiamo credere in spiritualismi    che  possano ispirare, consolare, illuminare e proteggere    le nostre intenzioni e necessità,  in che cosa  mai  potremmo    riconoscerci e dunque rispettarci?

In uno Spirito vero, credo. Lontano dalle manipolazioni degli umani, lontano dalle loro mendacità, lontano  dalle loro ipocrisie.

Ma come conciliare  il mondo che vuole il progresso con il mondo che  del progresso  potrebbe farne a meno (almeno a parole)?  Ci sono due umanità davvero così distanti  o ne esiste una sola  che saprebbe perfettamente intendersi se solo non si sentisse  condizionata  da strutture  obbligate  e  opprimenti?  Come fare emergere l’uomo e  la sua sana voglia di vivere  in pace con tutti,   dentro le logiche  degli ostruzionismi,  delle prevaricazioni,  degli attentati  terroristici  dilaganti   dentro nel cuore   della vita  civile?  Come conciliare   l’uomo che  arriverà su Marte  con  l’umanità  che   della vita conosce solo il proprio respiro sentendosi già per questo miracolato?

Come diventerà il nostro mondo? Cosa resterà della bellezza dei fiori, delle montagne, del mare… Chi è Dio, infine?  Dove abita?  A cosa serve?  Le mie risposte le avrei,  dentro di me. Ma vorrei anche  sentire quelle degli altri…

Credo  che dallo  scenario  previsto  dalla scrittrice  si possa  evidenziare la vocazione minoritaria del cristianesimo stesso, la vocazione  immobilistica  e  perdurante   dell’islamismo e la vocazione  iniziatica  dell’ebraismo, giusto per rimanere nell’alveo  delle religioni monoteistiche.   In qualche modo e in qualche maniera il pensiero di Gesù  sopravviverà   a qualunque  persecuzione o invasione straniera.  Anche la stessa struttura del Vaticano non sparirà mai del tutto, forse dovrà ridimensionarsi, o  decontestualizzarsi, come spesso accade nelle rivoluzioni di sistema,  ma conserverà la sua presenza e la sua voce dentro i paesi o luoghi   che si riveleranno  i più idonei   a questa sopravvivenza.

Nello stesso modo  anche gli ebrei non potranno mai sparire, nella logica del loro essere  ebrei cioè nati da madre ebrea.  Se così dovesse non essere, significa che  la politica di qualche folle  avrà messo in opera quel progetto nazista  che ad Hitler non è riuscito  e che tutti gli anni l’Europa cerca di ricordare come un pericolo possibile e sempre minaccioso.

In altre parole, o le tre religioni  continueranno a convivere, o si annienteranno reciprocamente.  Dobbiamo decidere se vogliamo una società dove contano i numeri  o dove contano le idee.   Se decidiamo che contano le idee,  saremo sempre dalla parte di chi  è in minoranza.  Ma questo è il male minore.

Gesù di Nazaret

da        Il Gesù di Nazaret  di Ida Magli

Nel    leggere questo  saggio su Gesù sapevo di andare a scoprire una visuale del cristianesimo che mi avrebbe sorpreso e  illuminato, oltre che confermato nel mio  pensiero,  ma non potevo immaginare  quanto.

Questa meravigliosa   scrittrice  che ci ha da poco lasciato dall’alto dei suoi  ottantasei anni suonati  si conferma  come un’antropologa profondissima e capace nell’analizzare i fatti storici  che accaddero nel tempo del Messia,  dando di questi una interpretazione  lucida, razionale  e nel contempo spirituale  su quello che fu il volere e il fallimento  inevitabile  dell’agire messianico.

In poche parole, che certo non possono rendere nella loro sinteticità la bellezza ed il dramma che sempre ci assale in ogni discorso intorno alla morte del nostro  Profeta (per chi è credente) ,  o di un grande rivoluzionario della storia (per chi non è credente) ,  Ida Magli ci direbbe (ma sono le mie parole che vanno ad interpretarla):

” Gesù ha cercato di far comprendere al suo popolo e non solo  che  la sola cosa che conta nella vita  è l’amore e il relativo sentirci figli di Dio   dal quale l’amore stesso  è reso  possibile.  Il suo modo di vivere, pensare, comportarsi  è stato   un radicale rifiuto della gerarchia ebraica, un radicale rifiuto della ritualità e della gestione del sacro così come inteso nella stessa Bibbia. Dentro questo agire quotidiano  Gesù comprende di non avere al suo seguito  veri seguaci che l’avessero saputo capire, se non forse in  minima  parte Giovanni.  Nella sua assoluta libertà e consapevolezza, Gesù ama l’umanità che a lui corre per essere assistita, e in particolare ama le donne in quanto parte stessa  e sofferente  dell’umanità, proprio  perchè  nella struttura ebraica  le donne sono relegate a esseri  inferiori e impuri, per la loro stessa costituzione fisica (l’essere soggette al ciclo mestruale).

Le sole persone che forse avrebbero saputo veramente trasmetterlo  al mondo   sarebbero state proprio le donne, ma siccome per la società stessa non contavano nulla,  è necessario che Gesù cerchi solo tra gli uomini  i mezzi   ed i testimoni  del suo passaggio e del  suo agire.

Di sicuro sono proprio le donne ad amarlo/capirlo   profondamente,  e Gesù accetta l’amore che da loro proviene senza cercare di impedirlo, perchè l’amore in quanto tale non può essere fermato, impedito, condannato, giudicato e offeso.

Tutto questo accade nella totale  disapprovazione  del sistema sociale e nella totale confusione e  imbarazzo  a cui ripetutamente gli apostoli non sanno dare una spiegazione  e necessaria comprensione.

Accade anche nella finale disperazione del figlio di Maria, la quale per tutti i trent’anni di vita in comune con lui avrà cercato di farne di lui un buon figlio della sua stirpe, senza riuscirci (secondo la sua visione),  Gesù stesso  si trova   nella totale  sconsolazione,   perchè senza possibilità d’avere  persone simili  a lui  al suo fianco.

Gli apostoli del Figlio di Dio sono tali più per necessità che per vocazione,  e saranno proprio   loro i destinatari inadeguati   di questo personaggio specialissimo ed unico  che mai più si potrà ripetere nella storia dei popoli.

La Chiesa che consegue alla vita e morte di Gesù non è in nulla la Chiesa che Gesù stesso avrebbe voluto, sempre che Gesù avesse mai voluto    cambiare una Chiesa sbagliata con un’altra altrettanto identica nello stile;   Gesù stesso  non  avrebbe mai   pensato di lasciarci  in eredità   il cristianesimo, proprio perchè Gesù è nel profondo contrario a qualunque forma di amore sacrale  istituzionalizzato.  In lui sacro e profano vengono a identificarsi.   In altre parole,  non si trattava di trasformare una religione ormai superata in un’altra religione che in quanto tale si sarebbe rivelata inadeguata al suo scopo liberatore e salvifico.  Gesù ci dice che Dio sta in ogni uomo e donna in quanto persone fatte a  immagine e somiglianza di Lui, e che è solo l’esercizio dell’amore che ci permette di far vivere l’amore  cioè Dio stesso dentro di noi.

Il fatto che dopo di Lui mandato a morire si sia voluti costruire la Chiesa con i suoi sacramenti e riti e dogmi tra cui il principale che è quello eucaristico,  significa che gli uomini non hanno capito nulla dell’insegnamento stesso del Messia, se non che dimostrare che forse  questo  valore o potere o sapienza o virtù  o necessità   dell’essere giusti  spetta a pochi uomini e non all’umanità in quanto tale, meno che meno alle sue gerarchie, comprese quelle sacre.

Pochi uomini illuminati che accettano di destinarsi ad una vita di solitudine ed emarginazione,  dove non esiste il potere, dove non esiste  il  prestigio, l’onorificenza,  l’elogio,  ma  il  contentarsi, possono semmai  arrivare ad avvicinarsi al suo  pensiero.

O ancora meglio,  saranno gli ultimi ad essere i primi nel regno dei cieli.  Eppure la nostra religiosità o  fede o volontà d’amare come sarebbe meglio chiamarla,  deve essere spesa qui nella vita della terra, e non riservata al mondo dei morti che poi sarà il mondo  implacabile del giudizio, o forse fin troppo accomodante  ed equivocabile    del perdono.”

 

Insomma,   Gesù lascia un interrogativo aperto.  E’ possibile  dare vita  al suo insegnamento  nello spazio e nel tempo della vita di ogni uomo e donna sulla terra?

Certo che rimane possibile,  che non possiamo negare la libertà dell’amore che agisce ovunque quando meno ce lo aspettiamo,  che  non può essere fermato da nessun potere dittatoriale   se non attraverso la forma distruttiva della violenza fisica e morale la quale può distruggere il corpo ma nulla può contro  la forza  dello spirito.

Ida Magli con maestria rigorosa   divide le vere parole di Gesù scritte nei Vangeli, dalle parole costruite dagli evangelisti ad interpretazione  e  illustrazione  del loro scopo, non certo  per volere dissacrare quello che rappresenta la nostra indiscussa tradizione, ma per dare come Gesù avrebbe voluto il giusto senso ad ogni cosa.

Ma come possiamo legare questa presenza totale d’amore con il mondo reale che ci circonda, il quale ha completamente   dichiarato  guerra  al legame dell’uomo con Dio, un  Dio che viene stupidamente   associato alle forme dittatoriali delle sue gerarchie, un Dio che viene dichiarato ideologicamente   ancora  un’idea  menzognera messa in circolo da regie  politiche  perverse?  O ancora peggio: un Dio che viene messo in conflitto con se stesso, là dove i tre grandi monoteismi nel nome dello stesso Dio hanno portato il mondo sull’orlo di un ennesimo conflitto di religione, che poi è solo conflitto di potere?

Come legare questo esercizio  perfetto e meraviglioso dell’amore  all’essere sessuato dell’uomo  che oggi giorno  ha sdoganato forme   confuse di sessualità, dove si dice di detta sessualità   il tutto e il contrario di tutto?   Come legare  questa scelta dell’amare senza un secondo fine, semplicemente nel donarsi  e nel farci  accoglienza,   con  le scelte perentorie    dell’uomo  che ricorrendo alla tecnica  ha  destabilizzato il confine  tra il naturale e l’artificiale?

Gesù, se fosse oggi tra noi,  come si comporterebbe?  Quali parole avrebbe da riservarci?

Io so solo che   Gesù  non è vissuto e morto per nulla.  So solo che  non ci possiamo affidare a nessuno se non al nostro senso  religioso  interiore che ci può ancora guidare nella selva sempre più oscura  e tenebrosa che è il dono  di vivere.

La forza di noi tutti

La ricerca di Yann Arthus Bertrand

perchè  si può e si deve  essere cinici, severi, critici, taglienti, obiettivi, razionalisti, storici, e tutto quello che si vuole, ma alla fine è solo quello che  sentiremo  primordiale dentro di noi  che farà di noi noi stessi.

Dopo l’occidente

Ho appena finito di leggere Dopo l’occidente di Ida Magli.

Libro interessantissimo, per acutezza, intelligenza, vastità di conoscenze e amore per la verità, o meglio, amore per la ricerca di un mondo più giusto e più a misura d’ uomo.

Ida Magli è una donna arguta, determinata nelle sue analisi che non si lasciano deviare dai pensieri dominanti e spesso superficiali e di comodo.

Fa un’analisi spietata dell’Europa di oggi, ormai volta al tramonto, destinata a diventare l’Africa del nord tra l’indifferenza di tutti, in primis dei sistema di potere occulti che ne hanno decretato la fine a suon di  guadagni predatori  operati dalla logica finanziaria e speculativa.

Fa un’analisi   spietata  degli americani e di quello che l’America ormai  rappresenta sempre più per tutti,  ossia un paese non più liberatore, non più portatore di pace e di democrazia (se mai è esistito un tempo in cui lo è stato), ma un paese violento, fagocitante e onnivoro, pronto a divorare anche se stesso se si dovesse trovare nel bisogno di farlo.

Fa un’analisi spietata della Chiesa, che da comunità  evangelica e perseguitata si è trasformata nel tempo in un contenitore ora crudele,   ora  corrotto, ora vuoto,   che ostinatamente continua  a dichiararsi, più per necessità che per convinzione,  portatore di luce e di salvezza.

Fa un’analisi  spietata  dell’Islam e di quello che rappresenta, ossia un’enorme agglomerato di persone pressochè primitive, insensibili a qualunque volontà di cambiamento e di apertura al mondo, convinte della propria attuale superiorità sia numerica che ideologica, e che  detteranno da qui a breve il loro predominio su una comunità europea e non solo, del tutto incapace a difendersi e a proteggere la propria bellezza, la propria storia, la propria civiltà,  la propria scienza, la propria arte, musica, e letteratura. Tutto quello che ha costruito in 2000 anni di vita.

E’ la fine dell’Occidente, è la fine della supremazia dei bianchi sui neri o sugli orientali.

E’ la fine del nostro mondo, delle nostre radici, della nostra passione per il progresso, le nostre scoperte,  le nostre incommensurabili battaglie che mentre che seminavano vittime andavano a celebrare il trionfo della libertà sull’oscurità dello stare prigionieri dei propri tabù.

Dopo l’occidente ci dice a chiare lettere che stiamo per finire, che verremo dominati da esseri inferiori in tutto ma non nel numero e non nell’ignoranza.

Si sa che l’ignoranza può fare enormi danni, persino maggiori dell’intelligenza criminale.

Infine la scrittrice  apre uno spiraglio:  chiude la sua  serie di analisi spietate, scomode ed indigeste,  con un’analisi generosa e portatrice  di possibilità di  ripresa da questa già decretata apocalisse.

Sarà la  grande  Russia il paese che erediterà i nostri tesori, che cercherà di fare opposizione alla conquista islamica, che non sarà mai assorbita dalla follia  americana, che non mollerà le proprie radici ortodosse e profondamente religiose, nonostante la  rivoluzione bolscevica, nonostante  lo sterminio assoluto  perpetrato  contro i monaci e contro il pensiero  religioso  e teologico. Se lo fece, fu per ottime  ragioni che Ida Magli non ha problemi    ad argomentare.

Una Russia che ci è sempre più assomigliata di quanto mai abbiamo saputo comprendere, che ci ha sempre amato e preso come modello, modello di vita, di cultura e di espressione, senza però  essere mai stata la stessa cosa, perchè la grande e sterminata  terra  degli zar   si è sempre contraddistinta  per il proprio ineguagliabile  ed  indomabile  carattere.

Dentro questo scenario globale non mancano considerazioni interessanti sul Giappone e sulla Cina, il  primo elogiato per la propria assoluta capacità  disciplinare, il secondo elogiato  per  la propria capacità di pesare sull’asse della bilancia, almeno in termini economici.

Non mancano nemmeno gli ebrei, che rimangono una presenza non presenza, nel senso che  se Israele  è stato capace   di regalarci  Gesù di Nazaret,   lo ha fatto senza volerlo, lo ha fatto senza riconoscerlo, lo ha fatto conducendolo a morte, tra   la repulsione dei romani   ed   il ludibrio  del popolo  perduto    osannante ed inconsapevole  della  sua fine.

Scrittrice dalle grandi passioni,  dunque, che credo abbia ancora molto da dirci.

 

 

 

 

 

 

 

Quel pasticciaccio di Radio Maria

E’ una notizia già di qualche giorno,  ma merita d’essere ripresa per gli sviluppi in corso.

Mi riferisco a quel pasticciaccio  di Radio Maria che ha dichiarato per bocca di un suo ospite, un certo  padre Giovanni  Cavalcoli,   che il terremoto di questi tempi  sarebbe il castigo di Dio per le unioni civili  gay approvate in Parlamento.

Subito il Vaticano e i massimi organi informativi cattolici come la Cei o l’Osservatore Romano  hanno preso le debite distanze, nonchè  la stessa Radio Maria,  sospendendo  il colpevole  dal diritto di partecipazione  e  ribadendo che il Dio del nostro Vangelo non è un Dio vendicativo e feroce, che se la può prendere con gli innocenti e che pianifica sciagure a causa della libera e legittima  scelta di certa parte dell’umanità.

Si replica   che le parole del teologo sprovveduto sono state  pagane, offensive, fuori  luogo.

Certo che la frittata è stata fatta, ed  il bigottismo non ha  saputo  esercitare  la  doverosa facoltà  di sapere riflettere prima di blaterare.

Radio Maria  = Massa di bigotti ?  Non credo,  questa emittente radiofonica si merita certo di meglio  e l’episodio può essere ritenuto un caso isolabile  e cestinabile.

Piuttosto è il mondo dei bigotti  che viene messo sotto accusa, e sappiamo che è folto e diffuso, persino qualificato e preparato teologicamente,  ma  radicato in una educazione secolare  chiusa, perpetrata ed inculcata   anche per opera della stessa Chiesa che per molto molto tempo si  è solo preoccupata  di indottrinare e di fare catechesi a buon mercato.

Per fortuna che il cristianesimo ed il sentimento religioso autentico del mondo evoluto occidentale ed orientale  vanno   oltre ogni possibile pregiudizio  e  becero sproloquio.

 

 

 

 

Il santo Dalai Lama a Milano

Incontro attesissimo e felice tra  la più alta religione non monoteistica  e il nostro mondo cattolico.

Giovani e meno giovani, persone famose e qualunque, tutti sono stati attratti da questa personalità solare, gioiosa, giovane e piena di compassione per l’umanità.

Viva  il Dalai Lama!

Qui la cronaca dal Corriere di Milano

Dio è amore o l’amore è Dio?

Ho appena terminato di leggere  il libro di Osho intitolato  “Amore, libertà e solitudine”.

Ero curiosa di approcciare  lo spirito buddhista che è profondamente diverso dal modo di pensare occidentale, anche se ovviamente rimangono dei punti di aggancio tra le due culture.

Mi sembra d’avere capito queste poche cose capitali:  noi Occidente abbiamo un approccio materialistico e consumistico della vita, tendiamo per la nostra nevrosi possessiva a ridurre le persone a cose e a considerarle quindi delle proprietà.

Nel nome dell’amore assoluto arriviamo a commettere atti terribili che nulla hanno a che fare con l’amore, perchè  la cultura sociale dominante non ci insegna il concetto di  rispetto dell’altro, il concetto di meditazione della vita, il concetto di  amore come  donazione e non come acquisto di qualcosa che può essere anche l’affetto di una persona scambiato per conquista.

Detto materialismo è assolutamente presente anche nella civiltà indù, ma totalmente assente nel pensiero buddista  che predica appunto l’ascesi, il distaccarsi dalle cose, il lasciarle fluire verso la loro naturale direzione.

Per Osho i legami matrimoniali non dovrebbero proprio esistere  perchè legano dentro un contratto due persone che si promettono amore eterno, senza considerare che l’amore non può essere messo dentro un contratto, in quanto per essenza impalpabile, etereo, non circoscrivibile, libero e mutevole come il vento.

In merito al problema  dei figli, Osho sostiene che una  società a misura d’uomo si prende cura dei bambini  in quanto tali, sapendoli   assistere e crescere durante tutte le tappe della vita con  qualunque cosa  possa  accadere ai loro genitori.

Una specie di comunità  stile hippy,  dove tutto è aperto, tutto è  ammesso,  se per tutto si intende  che le persone non si devono sentire in nessuna maniera obbligate a fingere quello che non pensano e non provano più.

Sul piano  della natura, critica il vivere dentro città  super popolate dove si è in tanti ma tutti condannati all’isolamento;  condanna anche le piccole comunità  dove vige la regola della castrazione,  del doversi auto-controllare, auto-reprimere. Distingue l’isolamento (pessimo) dalla solitudine ( utile e buona)  perchè  sapere stare da soli con se stessi è una vera virtù, è una cosa bella e preziosa,  da non vedersi come asocialità.

Sul piano dello Stato condanna ogni forma di politica, compresa quella gerarchica della Chiesa e dei suoi preti,  perchè intesi come  strutture padrone  e prevaricatrici che avrebbero la pretesa di dirci cosa fare, chi essere, come pensare…

Sul piano della Scienza condanna ogni forma di ricerca futile ed assurda, come l’andare su Marte a discapito della distruzione dell’ozono e quindi a discapito della salute  della Terra destinata di questo passo all’implosione e al surriscaldamento.

Sul piano della fede condanna ogni forma di credo disciplinato dentro una Chiesa, nessuna esclusa,  perchè dette chiese avrebbero tradito il vero mandato spirituale di Gesù e di Maometto, che era ed è un messaggio di amore puro.

Sul piano del lavoro, non comprende gli uomini che si dedicano anima e corpo alla carriera sacrificando ad essa tutto di se stessi, fino a diventare dei robot, assenti ai  veri bisogni   e ai loro cari.

Sul piano dell’economia la circolazione  del denaro   dovrebbe sparire e dovrebbe subentrare l’uso del baratto.

Che dire.  In linea di massima come si può essere contrari a queste belle  considerazioni?

Peccato che non sono attuabili,  non su scala mondiale, ma il tutto si può ridurre alla scelta di singoli uomini che scelgono per sè il cammino iniziatico  del diventare un Budda;   peccato che il mondo  rimane legato alle sue Nazioni ed ai suoi Nazionalismi,  al potere del denaro  che è l’unico  che non subisce mai crolli.

Comunque   è utile leggere di pensieri  così liberi e sganciati dalla nostra pesantissima   struttura   storica, fatta sempre di cause ed effetti,  di  obblighi  e  rispetto delle leggi, comprese quelle ingiuste.

Ma ecco che arrivo da dove  ero partita: per Osho non è che Dio è amore, ma è ovviamente  l’amore stesso ad essere Dio.

Lui dice che c’è una sostanziale differenza. Se si parte da Dio mettiamo Dio fuori di noi, e Dio ci dominerà; se si parte invece dall’amore, mettiamo  l’amore davanti a tutto  e quindi Dio stesso in noi,  noi stessi  diventiamo Dio grazie all’amore che è in noi  e fuori di noi.

Personalmente  concluderei così:  ognuno faccia come meglio crede, l’amore è sempre buono se è sganciato dall’idea di possesso.  Certo che  essendo e sentendomi figlia della mia cultura, della mia cultura accetto l’idea di un Dio che sta fuori di me e che non percepisco come il mio Padrone, ma come il mio Custode.

Del resto, so anche che Dio sta dentro di me, e non può stare solo fuori, e quindi io stessa sono Dio nel senso che partecipo della sua bellezza e forza.  Senza questo Dio esterno, secondo me si rischia di  perdere di vista  la trascendenza, riducendola ad estasi, ad ascesi, ad esperienza mistica  umana, temporanea e  fine a se stessa.

Non per nulla il buddismo prevede la reincarnazione, il ciclo metempsicotico della vita.

Con un Dio esterno si parla invece di resurrezione, di un ciclo che inizia, si evolve e si compie. Ognuno scelga quello che sente più proprio.

 

 

 

 

 

 

 

La Monaca di Monza

 

Apre la mostra  monzese dedicata alla Monaca di Monza,  un personaggio tristemente noto e realmente esistito  che fu protagonista di un fatto  terribile e scandaloso  risalente al  principio del 1600.

A questo personaggio Manzoni si è ispirato per la sua Gertrude, che nel celeberrimo romanzo riprende le vesti   della Signora che abitava nel Monastero ai tempi dei fatti accaduti a Renzo e Lucia.

Nella Mostra  si possono osservare quadri d’epoca, raffigurazioni della religiosa (quella vera)  prima e dopo la sua clausura, raffigurazioni della monaca che la ritraggono in alcuni dei più significativi episodi  narrati anche nel celebre racconto   dei Promessi Sposi, infine  incisioni del tempo ed oggetti storici.

Ci sono stampe del tempo, persino un diario  che fu  posseduto dalla stessa Monaca, e infine   dei  video che raccontano le fasi   del processo  ricostruite con sapienza,  che portò all’incriminazione della religiosa e alla condanna di venire murata viva dentro una stanza fino al giorno della sua morte (ci rimase di fatto per tredici anni e poi fu liberata)

Uniche  fessure  concesse: quella per fare entrare l’aria  e quella per fare entrare il cibo.

Conosciamo tutti, se siamo stati studenti italiani, la vicenda della poveretta: lei apparteneva ad una famiglia nobile, ma caduta in difficoltà. Per ragioni economiche e di calcolo  fu  stata destinata a prendere i voti, pur non avendo la vocazione e pur potendosi in qualche modo opporre prima di ridursi al  definitivo  internamento.

Finisce a far la reclusione, ma poi anche se reclusa, ha modo di fare conoscenza con un certo  personaggio maschile che  frequenta di tanto in tanto le mura del luogo religioso.

Da cosa nasce cosa, lei viene sedotta e messa in gravidanza per ben due volte: la prima volta partorisce un putto morto, ma la seconda  volta una bella bambina perfettamente sana, che viene portata a casa dallo stesso padre e lì fatta crescere.

Tutto potrebbe rimanere  nell’accettabile,  nonostante la violazione del voto di castità; se non fosse che le cose precipitano.

Ci si mette di mezzo una novizia che scoprendo la tresca tra la monaca ed il suo amante minaccia di far voce all’arcivescovo Federico  Borromeo. La novizia viene uccisa da chi possiamo immaginare, il suo cadavere viene portato via dal convento e poi fatto sparire sembrerebbe tagliato in tanti pezzi e sparsi in ogni dove.

Dopo il delitto della suora malcapitata, segue quello delle due pericolose testimoni dei fatti fin qui descritti: le due fedelissime di Gertrude, il nome di fantasia dato dal Manzoni alla più famosa Monaca malmonacata  della nostra letteratura.  Nella realtà  la suora di clausura si chiamava Virginia Maria.

Delle due povere consorelle,  la prima viene effettivamente   ferita in modo serio, e poi indotta a morte.

Alla seconda  riesce soltanto di  essere  gettata  in un pozzo, dove viene rinvenuta l’indomani da  passanti che di là traghettando ne sentono le urla di richiamo e la traggono in salvo.

Ormai dei terribili fatti non si può più conservare il segreto, che ben presto finisce sulla bocca di tutti  fino ad arrivare nelle mani della Magistratura del tempo.

La Monaca viene processata e come già detto condannata.

Marianna, il vero nome della Monaca storica,  cercherà fino alla fine di proclamarsi innocente, pur ammettendo tutti i fatti, giustificandoli col dire che all’epoca dei  eventi   fosse stata posseduta dal demonio e non in grado di intendere e di volere.

Gettata viva dentro la stanza della sua espiazione, di fatto vi  rimane fino a che riceverà dal  Borromeo  l’inaspettata   grazia.

Tornata libera, l’infelice  rinsavita o  acquistata a comportamenti più equilibrati,    continuerà a rimanere in vita per quasi trent’anni,  e  condurrà    questo suo secondo periodo di esistenza in maniera esemplare e devota.

Il fenomeno delle monache obbligate a prendere i voti purtroppo in passato non era un evento raro; sembrava che la Chiesa cercasse di ostacolarlo, non avendo bisogno di false devozioni e non necessitando di  vocazioni false   che entrassero   in convento solo per obbedire  ai voleri della famiglia.

Queste disgraziate  venivano  di fatto  obbligate  a consacrarsi a Dio, pur non avendo nessuna propensione  mistica; per loro il convento diventava un supplizio, una  vera e proprio condanna all’infelicità,  private di  tutti i loro naturali desideri, come potere innamorarsi, sposarsi, fare figli…

La Marianna  de Leyva, alla quale è stata dedicata l’intera mostra,    allestita  in uno spazio  della reggia reale monzese adiacente al giardino delle rose,  nelle stanze del Serrone,  è da considerarsi lei stessa vittima della sua condizione familiare, e vittima della propria debolezza ed incapacità a ribellarsi ad una  imposizione  inaccettabile.

Fu poi   il suo diabolico compagno a determinarne  i delitti.

La mostra ha appena aperto i battenti: chiuderà a febbraio prossimo,  è suggestiva e interessante anche  per le classi che volessero visitarla;  l’ unico difetto effettivo sarebbe la cattiva illuminazione di  alcune opere che si fa davvero fatica a vedere  anche a distanza ravvicinata. Hanno voluto   ricostruire un ambiente oscuro e  mediovaleggiante, ma forse hanno esagerato…

Magari sarebbe da dirlo agli organizzatori, che devono dare più luce…

Qui tutte le informazioni utili  Reggiarealemonza- la monaca di Monza

 

Uno strano modo di cantare…

Dopo le suore  cantanti, ecco l’ultimo esempio della Chiesa  che cerca forme di espressioni  moderne.

Lui è un prete, ex dj su  navi da crociera , e sta cercando di mettere  la religione in musica…

Uno strano modo di cantare…

L’Islam risponde

Musulmano che prega davanti alla Chiesa dove l’anziano  prete cattolico di Rouen   è stato sgozzato.

musulmani partecipi al dolore

cosa ne pensa la gente

negati i funerali ai terroristi

 

Torturato chi non conosceva il Corano

e chi, pur conoscendolo, ha pensato di fare l’eroe…

Strage in Bangladesh

oggi niente polemiche, niente parole

Immagine

Auguri a tutto il mondo

Buon Natale, a tutti, ovunque, nel cuore.

 

Le nozze di Laura

Le nozze di Laura  è una storia  al limite tra la realtà e  il sogno,  tra il passato e il futuro,  tra il moderno e l’antico, tra la tradizione e la capacità di cambiamento,   tra  il bisogno sociale di scoprire un’umanità diversa e il bisogno personale  di  crescere imparando a saperci difendere da chi ci vuole fare del male.

Continua a leggere

Il cambiamento del mondo è una questione di carte?

Il cambiamento del mondo   è una questione di carte?

Da poco tempo nella scuola le schede dei genitori che devono compilare all’atto dell’iscrizione di loro figlio non portano più  la voce genitore 1 e genitore 2, ma la voce Tutore 1 e Tutore 2.

Questo per non urtare la sensibilità delle coppie omosessuali che portano il loro bambino a scuola senza per questo esserne stati obbligatoriamente generatori.

L’idea  di una nuova maternità e di una nuova paternità ha sempre affascinato il mio intelletto e il mio cuore; credo profondamente nella famiglia, che è il luogo dove si forma all’umanesimo, ma che si sarebbe arrivati un giorno a concepire una società dove tra la normalità familiare venisse inclusa l’avere due padri o due madri, senza con questo passare da una rivoluzione di pensiero collettiva, da una collegialità di discussioni, da una serie di passaggi formativi che si appellassero  alla sapienza dei saggi, dei filosofi, degli antropologi e dei religiosi, non me lo sarei mai aspettato.

Il mondo della scuola, imponendo questa nuova modulistica, ha deciso per tutti, e anche sotto silenzio, perchè la società di fatto non ne parla, non fa cenno di questo pensiero Gender  che in due parole sostiene l’annullamento della propria sessualità fisica, nel nome di una libertà assoluta di comportamento sessuale.

Libertà intesa come identità transgenere, ossia che tu sia maschio o che tu sia femmina, potrai decidere quando vorrai chi essere, come essere, cosa fare, quale famiglia costruire.

Dunque le famiglie con due maschi o con due femmine diventeranno sempre più la normalità.

Il fenomeno delle madri in affitto  diventerà una pratica legalizzata e sempre più praticata.

L’inseminazione artificiale a confronto  è diventata come bere un bicchiere d’acqua, perchè non c’è neanche da parlarne.

Si diffonderà sempre più una letteratura già per altro in utilizzo in certe realtà estere ma anche nella nostra comunità italiana dove si parla appunto in termini di favolette di due pinguini maschi che si vogliono bene e che vanno  a prendersi l’uovo di una simpatica amica pinguino  che lo cede loro  per  senso di altruismo e per dare a tutti, nessuno escluso, la possibilità ed il diritto d’essere felice.

Favolette dove due   orsette si amano alla follia e decidono di farsi fecondare, una delle due su decisione condivisa,  grazie ad un semino fertile che un simpatico amico orso rende loro disponibile, ovviamente  per un sentimento di generosità, in modo che tutte, nessuna esclusa, abbia la possibilità d’essere felice.

Sembra che oltre alle favolette si arriverà ad un vero e proprio indottrinamento infantile dove si ricorrerà alla manipolazione del pensiero che in quella fascia di tempo che è la prescolarità,  è come un pongo che può assorbire di tutto (indottrinamento già in corso all’estero).

Insomma, tutto questo per garantire il diritto di tutti alla felicità.

Siamo tutti uguali, tutti abbiamo il diritto d’essere amati e di diventare padri o madri di una nostra creatura, concepita per questo scopo, per questo fine, per questo progetto.

Che poi venga fabbricata su commissione, o che venga  costruita grazie all’uso di una provetta, e non grazie all’incontro di due esseri che si incontrano e si accoppiano come madre natura avrebbe pensato e architettato,  è diventato  solo un dettaglio di nessuna rilevanza, perchè il trionfo dell’amore non ha prezzo, non ha limite, non ha freno, non ha giustificazione contraria  accettabile.

Insomma, la natura fisica non è più ciò che detta legge, come accadeva fino a ieri; per oltre duemila anni siamo stati educati al pensiero che la natura del corpo  avesse la sua importanza, avesse  la sua fondamentalità, addirittura la sua sacralità templare,  avesse   la sua ragion d’essere. Oggi ci si dice che il corpo è solo un dettaglio, perchè domina la mente e il cuore.

Ok,  non mi dispiace l’idea di questa superiorità del cuore e della mente.

Nessuno più di me abbraccerebbe l’idea dello scavalcamento puramente fisico della persona, per permettere la liberazione e la realizzazione di progetti spirituali e metafisici.

Messa in questo modo  chi non sarebbe favorevole alla felicità di ogni essere?

C’è solo un dubbio che mi rimane da districare, e non si può non concedermelo, se vogliamo essere  onesti e intellettualmente corretti.

Voglio meglio conoscere il fenomeno delle madri in affitto.

Voglio capire le vere ragioni del loro gesto.

Voglio meglio capire  se lo fanno per pura generosità.

Voglio meglio capire se rimangono indenni nel corpo e nella mente dopo avere fatto un bambino che poi cedono ad altri senza più vederlo.

Voglio meglio capire  se lo farebbero lo stesso senza dovere percepire un solo centesimo.

Voglio meglio capire  se hanno la libertà fino all’ultimo di cambiare idea e di retrocedere dal loro immagino contratto di compravendita.

Voglio meglio capire  se le coppie omosessuali che si commissionano un figlio, se lo farebbero commissionare da donne  di cui non conoscono la sanità fisica e mentale e dunque saprebbero accettare l’eventualità di un figlio che dovesse nascere invece diverso da come se lo siano immaginato (realtà che puntualmente può accadere nelle coppie etero).

Voglio capire come reagirà questa società quando cominceranno i primi divorzi tra coppie omosessuali detentrici di figli (possibilità del tutto legittima visto che accade normalmente nelle coppie etero).

Voglio capire come saranno i figli di queste nuove famiglie tra vent’anni o anche meno, quale opportunità di vita e realizzazione troveranno nella società che dovrà essere capace di accoglierli come figli assolutamente uguali a quelli di tutti (nei fatti e non solo nelle parole).

Voglio capire come sarà il loro modo di pensare, di amare, di volere, di progettare le loro famiglie.

Voglio che la stessa famiglia tradizionale si sappia mettere da subito  in discussione, e sappia tirare fuori il proprio relativo fallimento, ragionando sulla violenza sulle donne, ragionando sulla libertà di abortire, ragionando sulla libertà di divorziare, ragionando sulla libertà di cambiare se stessa, perchè o la famiglia è una sola e uguale, aldilà delle differenze, o avremo famiglie di serie A e famiglie di serie B, e questo non può essere accettabile.

Voglio che la famiglia della normalità si metta al tavolo con la famiglia della diversità,  e cominci a parlarsi e confrontarsi in una agorà che finirà nella notte  dei tempi.

E voglio una società che cominci a fare discussione pubblica a 360 gradi  su tutte queste grandi perplessità.

Che faccia vedere al mondo islamico così profondamente lontano e così profondamente vicino, che non siamo dei folli, che non siamo  privi di  valori,   che siamo oltre le conflittualità  semplicemente  la culla del ragionare e dell’incontrare, che proteggiamo  e amiamo quanto loro e forse più di loro  una certa idea  di vita, di onestà, di purezza, di solidarietà (senza nemmeno avere bisogno di dimostrarlo).

Certo Chiediamo loro (alla società civile) scusa se senza renderci conto li abbiamo offesi, abbiamo urtato il loro sentimento di rispetto. E senza dubbio lo abbiamo fatto.

Vogliamo dire loro  (alla società civile) che aldilà dei nostri errori noi simo fieri  d’essere liberi, liberi anche di cadere, liberi anche di fare confusione, di stravolgere noi stessi.

E vogliano dire loro (alla società civile) che se non sapranno da oggi  portarci rispetto per quello che abbiamo dato e diamo e daremo, allora noi il rispetto da oggi ce lo prenderemo.

Ce lo prenderemo, perchè troppo abbiamo dato e non solo molto abbiamo preso.

(capitoletto del libro in programmazione  Un  paese, una scuola)

(Dedicato ai giovani uccisi a Parigi dagli assassini  che si fanno chiamare terroristi dell’Isis  ma sono solo animali da abbattere.)

 

 

 

il papa Guevara

Ma signor Papa, lei è cattolico?

Certo, se vuole posso recitarle un credo….

Lo giuro, sono cattolico

 

 

Rinascere

p4891_p_v7_aa

Il mio legame con Francesco è qualcosa di speciale.

Quando ancora adolescente ebbi modo di vedere il film di  Franco Zeffirelli    “Fratello sole Sorella luna”, ne rimasi abbacinata.

Uscita dal cinema mi sentivo come frastornata,  come se fossi stata investita da un qualcosa che mi aveva travolto e stravolto.

Pensavo e ripensavo dentro la mia testa di ragazzina a questo’uomo semplice quanto complicato che aveva saputo in maniera del tutto pacifica entrare nella Chiesa fino alle soglie della sua alta Investitura, non solo in punta di piedi, ma addirittura a piedi scalzi.

Pensavo e ripensavo dentro la mia testa a questa coppia tutta speciale, Francesco e Chiara, che avevano saputo trasformare il loro incontro in una meravigliosa storia d’amore universale.

Pensavo ai tanti discendenti che questo grandissimo amore per Gesù  aveva saputo seminare e raccogliere  cammin facendo, andando a formare una grande famiglia ( le famiglie che ognuno di noi è, aspira, rappresenta o si presta a  modificare)

Pensavo  a quanto fosse almeno in apparenza, distante la chiesa reale da quell’idea di religiosità che si era fatta carne ed ossa del suo Signore.

Pensavo a me stessa, e mi chiedevo come e cosa dovessi fare per somigliare almeno in parte a quello stile di vita e di pensiero, così giusto, così bello, così alto.

Pensavo, pensavo e ripensavo  a quello stordimento buono  che non volevo se ne andasse e si cancellasse con l’andare del tempo.

Pensavo a come questo moto di stordimento potesse diventare un moto di cambiamento e rinascita.

Non mi sono mai arresa alla normalità; mai identificata in movimenti specifici, in dottrine chiuse e sigillate; mi sento uno spirito libero che però non vuole significare inconcludente.

Non dò mai nulla per scontato, e mai nulla  come  assoluto,  se non il sentimento della giustizia  che ognuno di noi possiede e dovrebbe coltivare.

Oggi non sono più una  ragazzetta, sono diventata una donna adulta, e non può non venirmi doverosa la domanda: “Hai mantenuto fede a quel movimento dello spirito che credevi così degno di considerazione”?

L’amore per la vita (e quindi per le cose viventi) e  per la bellezza  che dall’essere vivi   deriva (e dove c’è bellezza c’è bontà),   è la sola cosa che ci permette di rimanere nel solco  della felicità.

E che cos’è un uomo potente che fosse, se guardandosi allo specchio non potesse vedervi riflesso il suo vero io, il suo sogno, la parte migliore di sè?

La prima cosa da capire è che cosa significa essere nella Vita. Non è essere vivi.

Quanti vivi ci circondano ma che di fatto sono solo zombi nel senso che sono solo espressione di morte? Quanti vivi ci circondano ma che di fatto sono solo maschere, facciate, apparenze, muri indeformabili e impenetrabili, pareti di gesso asfissiante, melma fangosa che  sembra volere tutto inghiottire, uomini  nati  nella carne  ma mai rinati nella luce?

Ognuno  faccia la sua rinascita come meglio crede, secondo le proprie possibilità e desideri, occasioni e conoscenze, aspettative e fatiche; l’importante è farla, non dimenticarlo, non rinunciarci mai.

 

sulle orme di Compostela

RONCISVALLE

Roncevaux-Ibaneta

 

Prima tappa:  Roncisvalle

ladivinafamiglia

noeticexperience

Continua a leggere

lui prega, noi leggiamo il giornale

IMG_0569

Sto andando a farmi la solita terapia giornaliera, o quasi; nulla di preoccupante, solo un fastidiosissimo catarro che mi ha occluso l’orecchio sinistro con tutte le debite conseguenze (colpa di questa influenza devastante).

Mi siedo in metropolitana, che alle sette del mattino è ancora molto scorrevole, per lo meno da dove la devo prendere io.

Ce ne sono di fermate e quindi mi metto tranquilla a guardarmi in giro  i miei compagni di viaggio.

Nulla di particolare attira la mia attenzione, fino a  che non sale sul vagone un giovane di colore, forse proveniente  dall’Africa centrale, a giudicare dalla pelle molto scura.

E’  normalmente vestito, direi all’occidentale, potrebbe sembrare uno dei nostri studenti come ce ne sono centinaia, che vediamo tutti i giorni,  e fin qui tutto ok; ma appena si sistema nell’angolo che si sceglie per il suo tragitto, estrae dallo zaino un piccolo libretto rivestito di pelle di cuoio marrone, con davanti incastrata  come una stella, o qualcosa del genere.

Capisco subito che deve essere il suo libro delle preghiere.

Dunque è un giovane musulmano che sta per adempiere al dovere della preghiera quotidiana, rito che ogni islamico  ripete per cinque volte durante la sua giornata.

Se  a fare quel gesto fosse un giovane dei nostri, non ci si potrebbe credere, ovviamente; subito penseremmo a uno squilibrato, a un pervertito, o  quanto meno a uno che vive fuori dal mondo, con qualche problema di socializzazione.

Ma siccome sappiamo che per loro è un dovere, e sappiamo che per loro è una abitudine, e sappiamo che per loro è una cosa del  tutto ordinaria, allora nessuno dei presenti si stupisce più di tanto.

Mi viene però da osservarlo; lui non sa che lo sto guardando, o sembra non volerlo sapere, perchè nonostante sta davanti a me, non alza lo sguardo dal suo libretto dove con lo sguardo fa scorrere le pagine, una dopo l’altra.

Mentre che legge le sue labbra si muovono alla recita dei versi, come facevano le nostre nonne che recitavano il rosario a bassa voce, senza disturbare il silenzio delle stanze che le avvolgeva e le custodiva.

Lui invece  sta pregando in mezzo a un mare di estranei, in pieno giorno, anzi, di mattina appena inoltrata, senza preoccuparsi di nulla, nè di chi lo guarda, nè di chi gli sta accanto.

Ad un certo punto si libera un posto, allora smette un attimo di pregare, si allontana per sedersi, il tempo di risistemarsi e riprendere la recita della sue preghiere.

Mi rendo conto della sua fortuna, o meglio, del suo privilegio condiviso e concesso, ossia di potere manifestare il proprio credo religioso senza preoccupazione, cosa che noi non possiamo fare nei loro paesi, non senza qualche complicazione.

Accanto a lui sta una giovane donna che probabilmente sta  per recarsi al lavoro; lei non sta leggendo nessuna preghiera, ma naturalmente il giornale, quello appena ricevuto o ritirato all’ingresso della metro. Ne approfitto per fotografarlo, in modo da non essere notata, perchè  non vorrei che poi lui se ne abbia a male, visto che non ho cattive intenzioni su come utilizzerò la sua immagine (una volta feci lo stesso in Giordania ma con conseguenze non esattamente pacifiche).

A questo punto   mi viene spontaneo fare questa riflessione:  ma noi siamo mai stati in un tempo remoto, quando la modernità non era ancora imperante come ora,  in qualcosa simili a questa gente, che  nonostante la modernità dominante   si occupa normalmente  delle faccende di Dio tra gli obblighi e le necessità quotidiane?

Certo, abbiamo subìto un periodo in cui ci veniva imposto di essere credenti, e di essere osservanti, e di essere come una certa etichetta ben pensante ci obbligava a mascherarci.

Non voglio nemmeno entrare nel triste ed obsoleto capitolo della Chiesa che addirittura ha commesso delitti orribili nel nome della stessa fede, o infangando la tonaca che in modo indegno certi preti hanno indossato e a volte continuano ad indossare.

Non è di  questo che ora vorrei  discutere con voi.

Quello che io mi chiedo, e vi chiedo, cari amici che mi leggete,  è perchè abbiamo smesso di pregare.

Certo, mi si risponderà che non è vero che abbiamo smesso di farlo; che lo facciamo quando nessuno ci vede e nel privato della nostra vita. Che andiamo in Chiesa solo quando ne sentiamo il bisogno e che comunque anche se non lo facciamo vedere, noi sappiamo che dentro di noi un pò di fede c’è, un pò di fede è rimasta (ma quanto un pò? cosa vuol dire che ci è rimasta un pò di fede? forse che la fede si può misurare in grammi? facciamo ricette del tipo “Mi dia un etto di misericordia e due etti di coraggio, mescolati a centocinquanta grammi  di speranza, per favore…)

E mi si risponderebbe  che loro sono antiquati a continuare a fare  quello che noi abbiamo capito non essere più necessario (ma che cosa non sarebbe più necessario? pregare o pregare in quel modo??  ma poi che ognuno preghi pure come meglio crede, magari anche bestemmiando, se è la sola preghiera che la vita gli ha dato di conoscere)

Qualcuno potrebbe osservare:  ”  Abbiamo visto quanto serve questo rito ripetuto e ostentato  a conservare queste persone migliori di noi, visto che l’unica  vera preoccupante paura terroristica attuale proviene proprio da questa religione.”

Ma ne siamo proprio sicuri?

Premesso che loro non stanno ostentando nulla,  ma solo  ricordando a se stessi quello che sono, mentre noi ce lo siamo dimenticato,   non è forse  proprio  l’esercito terroristico islamico che  tutto ampiamente mostra di sè, armi e terrore,  ben  guardandosi    dal mostrarsi  inerme ed intento alla preghiera?

E’ solo la sua bocca piena di farneticanti esclamazioni ad evocare la figura di Dio,   mentre che non si cura di conservare nulla di umano, e di conseguenza nulla di divino (ed infatti questo presunto esercito jihadistico  non ha nulla a che spartire con l’Islam).

Nulla da paragonare con quanto sto vedendo:  davanti ai miei occhi c’è  solo un giovane uomo, del tutto pacifico, del tutto perfettamente inserito nel contesto che lo circonda.

Nulla di lui mi fa pensare ad una presenza  pericolosa, o ad un  individuo  fuori dal mondo, o ad un giovane che potrebbe andare ad arruolarsi domani  con quei folli che si mascherano   di nero,  kalashnikov  in  spalla.

Sono certa che se mi mettessi a ragionare con lui, potrei scoprire una bella persona, con le sue credenze e le sue aspirazioni del tutto simili alle mie.

Allora mi chiedo dove stiamo sbagliando, nessuno escluso, in questa faccenda dello scontro tra civiltà, che invece il terrore vuole farci temere.

Io credo piuttosto che qualche cosa abbiamo perso che invece merita d’essere recuperato; e credo che  c’è qualcosa in questa gente   che merita d’essere condiviso, a condizione che si possa incontrare in essa quella stessa curiosità verso l’altro che fa abbattere ogni diversità.

Vuote e retoriche parole?  Non credo proprio. Non sto parlando di come meglio apparire o di come aumentare il nostro giro d’affari (pratiche oltremodo nobili se ben finalizzate); sto banalmente dicendo di come dovremmo preoccuparci di tenere  il cervello acceso, ed insieme al cervello, anche il cuore.

siria, giordania, egitto ed occidente

Sono già tre gli stati arabi che hanno chiaramente preso una posizione militare contro l’ISIS, ossia contro il fanatismo islamico che vorrebbe uno stato islamico indipendente dove la sharia possa diventare l’ unica ed incontrastata legge dello Stato, messa in pratica nel suo senso più nefasto e distruttivo.
Dopo il decadimento progressivo dello stato siriano, che è diventato un unico campo di battaglia senza più passato e senza un visibile futuro ( ma dove rimane in corso una significativa capacità di resistere da parte della minoranza curda), dopo il terribile rogo del pilota giordano, dopo l’ennesimo sgozzamento degli oltre venti copti egiziani in terra di Libia, sembrerebbe che i paesi islamici coinvolti non hanno molta intenzione di subire la tracotanza e la ferocia terroristica di questo esercito spietato in sensibile crescita, senza reagire.

Anche il mondo occidentale, dopo lo storico assalto alle torri gemelle di New York, dopo il recente assalto a Parigi e dopo il recentissimo assalto a Copenaghen ( ma non si contano gli eventi degli ultimi anni che forse hanno avuto meno clamore, ma non certo minori conseguenze) sembra mobilitarsi in modo globale ed unitario avverso questi scellerati che di sicuro non hanno nessuna intenzione di fermarsi, per il momento in un senso assolutamente diplomatico che di certo non deve mancare in uno scenario di guerra e di tensioni così complesso e così in perpetua evoluzione.
Anzi, è proprio di questo armarsi intellettuale che l’Europa e non solo ha un assoluto bisogno.

Uno stato musulmano che si dovesse formare con le premesse del terrore si prefigura come qualcosa di terribile, di allucinante, di assolutamente folle. Eppure questa presunta follia sembra reclutare giovani appassionati che si votano al martirio, posseduti dall’idea che è meglio morire in gloria che vivere nella mediocrità e nell’ipocrisia.

La colpa del vecchio mondo cristiano o normalmente islamico sarebbe quella di non convincere più, di non risultare più affascinante o degno di attenzione e rispetto.

Da occidentale non certo corrotta e non certo entusiasta della nostra assai debole e fragile democrazia, vorrei dire a questi giovani soldati pronti a morire che si stanno semplicemente sbagliando.

Vorrei dire loro che si stanno offrendo ad una regia altrettanto falsa e mascherata, che nasconde secondi fini affatto nobili.
Vorrei dire loro che il loro odio per la vita e per l’umanità non può essere giustificato da nulla, nemmeno da presunti possibili e reali crimini.
Vorrei dire loro che se di violenza si fanno portavoce, solo di violenza si fanno espressione, e nulla più.

Poi che facciano pure quello che credono.
Da soli troveranno le loro risposte, così come da soli o in cattiva compagnia non hanno saputo farsi le giuste domande.

Come se non bastasse, c’è la questione ucraina a preoccupare gli equilibri mondiali; e persiste una profonda crisi economica che ha come protagonista da diverso tempo una sorvegliata speciale, la Grecia, nella quale più o meno (alcuni molto meno, altri molto più) tutti i paesi dell’Unione temono di doversi identificare.

Ragazzi, c’è da farsi venire il giramento di testa…

Qui ci vuole davvero molto sangue freddo, molta capacità di ponderare, ma soprattutto la sincera e determinata voglia di cercare soluzioni, da parte di chi è preposto a trovarle.

Per fortuna qualcuno che sa farlo io voglio credere, rimane ancora in circolazione.

70 anni dopo

Immagine

MAN-SHOAH-2014-ROCCA

Bibbia, Corano e Torah

Sull’onda dello sconcerto, giorni scorsi ho scritto un articolo provocatorio intitolato   Cari musulmani

Era provocatorio perchè in quel post mi rivolgevo a questo gruppo di nostri connazionali  come se fossero tutti idealmente chiamati a darci conto di quello che farebbero alcuni loro fratelli  causandoci grandi danni e dolori.

E’ chiaro che sappiamo che tra di loro ci sono per lo più persone normali che vorrebbero soltanto vivere con noi in pace.

E’ chiaro che il male da estirpare sono specificatamente queste cellule dormienti che aspettano solo il loro momento per diventare drammaticamente operative.

E’ chiaro che non possiamo metterci a dirci : “Mandiamoli tutti a casa, perchè non hanno diritto di stare da noi”

E’ chiaro che dopo essere stati orrendamente antisemiti  e oscurantisti  non abbiamo nessuna voglia di diventare antiislamici.

E’ chiaro che non abbiamo bisogni di intellettuali noti che ci vengono a dire: “Tutto questo dimostra che la religione non dovrebbe esistere perchè fa solo guai”

La religione è un bisogno della persona, e non della persona  costretta e incapace di intendere e di volere, nè della persona fanatica; è un bisogno che nasce con l’uomo comune inteso nella sua maestosità e sovranità, e morirà con esso.

Detto tutto questo,   deve essere  ANCHE chiaro che il problema che abbiamo davanti è COMUNE, e vorremmo poterlo risolvere INSIEME.

Chiamo all’appello tutte le forze islamiche ed ebraiche  migliori  che possano  mettersi al tavolo con noi per pianificare strategie antiterrore.

Tutto il resto sarebbero soltanto chiacchiere inutili.

Per vivere insieme pacificamente,  ci occorre poco;  il rispetto reciproco, l’accettazione dei valori del paese ospitante, il rispetto comune delle regole, la capacità comune di ragionare sui punti divergenti.

Scusate se ho detto poco;  sono proprio su questi punti cardini che dobbiamo lavorare per  sviluppare le nostre radici democratiche, condividerle con chi vive con noi, chiedere al diverso la capacità di riflettere, confermare  sempre a noi stessi la capacità  di  accogliere.

Il nostro comune nemico è il terrorismo, che sia sotto forma di singoli o di stato organizzato. E’ chiaro che ci fa maggiore timore  il suo essersi organizzato in Stato, o in sette  gerarchicamente concepite.

Questo evidente terrorismo  organizza eserciti di kamikaze,  manda a morire bambine di soli dieci anni imbottite di tritolo, usa le donne come merce priva di qualunque dignità, stermina interi villaggi  soltanto perchè non si convertono all’islam, mette in rete i suoi video di morte, semina ovunque il terrore ed il caos, innalza la sua bandiera nera annunciatrice di  eventi apocalittici  e di sventura.

Eppure è soltanto un’organizzazione criminale che ogni uomo sano di mente vorrebbe vedere sparire dalla faccia della terra.

Lo so, anche la mafia avremmo voluto vederla sparire dalla faccia del nostro bel paese, ed invece gode in apparenza  di ottima salute (ma questo non ci proibisce di sapere che se volessimo potremmo profondamente castrarla a se stessa).

La stessa mafia si alimenta e si arricchisce di questo movimento o di movimenti simili, che si innalzano al di sopra del vivere civile, pur rimanendo solo fango e merda  con cui  ci si insudicia le scarpe e si perde il diritto di essere ancora chiamati uomini.

Bene.  Care forze democratiche e  sane che avete voglia di rimboccarvi le maniche: c’è lavoro per tutti.

 

6 gennaio 2015

E’   la festa dei bambini che aspettano la Befana

E allora ecco un vagone di dolci  per tutti e qui  la sua leggenda

Continua a leggere

la chiesa anglicana apre ai gay

le nozze in chiesa

roberto benigni

Ho assistito per curiosità e interesse alla seconda puntata di Roberto Benigni sul tema dei 10 comandamenti (mi sono persa la prima).
Devo dire che all’inizio ho fatto un poco di fatica a resistere sullo spettacolo, ma non ho ceduto al tentativo di cambiare canale.
Benigni si è confermato essere quello che credo sia: un mattatore dello schermo, un uomo pieno di talento e di risorse, sia comiche quanto drammatiche; una persona colta ed attenta alle problematiche legate allo spirituale dell’essere, ben celate dietro il suo aspetto di ometto che ama la satira, la provocazione e lo scherzo (del resto cosa aspettarsi di meno da un toscanaccio???)
Un attore e quindi uomo di mondo, che improvvisamente si trasforma in pensatore, in lettore attento della Sacra Scrittura, e che senza paura propone un testo così antico ed intoccabile ad una platea altrettanto moderna ed antisacrale quale può essere il pubblico della Rai, il pubblico di noi italiani, che da tempo abbiamo fortunatamente abbandonato la frequentazione passiva della Chiesa ed il timorato ma non consapevole rispetto dei santi comandamenti.
Benigni stupisce, come sempre. Stupisce perchè è l’insieme di tutte queste contraddizioni, e ancora un pezzettino di più.
Benigni viene amato e rispettato perchè è uno che si impegna, nel senso vero della parola. Ci mette molto del suo.
E’ uno che credo pensi di se stesso: “Questa cosa non l’ho ancora fatta, vediamo se mi viene? vediamo se ne sono capace, vediamo se ho da imparare cose che non sapevo nemmeno esistessero…
Insomma, è un bravo maestro poichè è un bravo scolaro.
E’ uno che si mette a testa bassa e studia, arrivando al risultato.
La cosa che più ho apprezzato del suo lungo monologo, dove praticamente senza testo, ma solo con il canovaccio dei dieci comandamenti messi in fila, Roberto ha saputo tenere le fila dell’attenzione, senza battito ferire, è stata l’intelligenza e la profondità delle sue osservazioni.
Insomma, forse un Benigni filosofo ancora un poco ci mancava.
Dovrei ripercorrere passo a passo le sue riflessioni, partite dai tre/quattro santissimi comandamenti verticali, fino ad arrivare agli altri sei cosiddetti orizzontali, ma lo farò in un altro post, che adesso devo staccare.
Di sicuro tra i più belli è stato quando ha citato il fondamento della verità come pilastro del nostro vivere sociale, e quando ha citato la meraviglia della libertà, onde per cui Dio ci ha voluto liberi nella maniera più assoluta; e poi quando infine ha citato l’incanto del comandamento più amato da Gesù, ossia l’amare il prossimo nostro come noi stessi.
Che altro dire, amici carissimi? La bellezza della Bibbia è tale che dopo tremila e passa anni ancora ci stupisce, ci ammalia, ci azzittisce, ci fa abbassare la testa…
Alla prossima, dunque 🙂

oggi si parla di…

orrore dal Pakistan la dolce morte o la morte amara?

fabiola gianotti

tempo di scomuniche

Da tanto tempo non si sentiva più parlare di scomuniche; da quando la Chiesa orribile e indegna perchè corrotta era quella cosa che ti faceva rigare dritto (nel senso ovviamente da lei inteso), che altrimenti erano guai…
Con i divorziati ci fu un atteggiamento rigido, del tipo “Togliamo loro il diritto della comunione”, che era sempre un fatto pesante per chi frequenta l’ambiente con abitudine; però questa della scomunica è un’altra cosa.
E’ il Capo della Chiesa cattolica che dice al mondo:”Tu sei sgradito, o ti penti o non considerarti dei nostri”.

E’ un messaggio forte, incisivo, chiaro ed inequivocabile.

E i mafiosi in carcere disertano la messa.
Giusto. Mi sembra giusto.
Che rimangano pure nelle loro celle impentiti e fieri di essere quello che sono.
Coerenza per coerenza.
Se poi qualcuno di loro si volesse pentire, che lo facesse sapere; la chiesa sarà felice di riabbracciarlo tra i peccatori consapevoli del loro stato.

Ma poi in processione in un bel paesino di terra di ndrangheta, il corteo che porta in giubilo la Madonna si ferma davanti alla casa del boss per onorarlo e dirgli ” Ave Cesare di questo nostro paese, che senza di te noi non saremmo…”
Gia, una volta i Cesari erano i Cesari, potenti, unici e indiscussi come la Storia li ha fatti; in questi paesi sottosviluppati i Cesari sono solo mafiosi, cioè malavitosi, cioè seminatori di morte, cioè feudatari moderni che non solo ti tolgono la terra ma anche il sangue e tutto il resto, se ti permetti di fare di testa tua e di crederti un cittadino di un Paese normale che si chiama Italia.

In parte questo è ancora il nostro sud.
E anche per questo la mafia resiste e trionfa.
Dico anche perchè ovviamente non è solo colpa di chi sta in basso, ma soprattutto di chi sta dentro i Palazzi e protegge questo stato di cose.
Forse il Papa dovrebbe chiaramente passare alla scomunica anche i colletti bianchi di questa politica malsana.

storia di un amore che non muore

 

passione

battista

bambini

ilsapere

le acque

cieco

gliamici

 

passio1

pesci

tradimento

cena

passio

veronica


rinascita1

viso

ritorno

convertiti

resurrezione

la misericordina del Papa

Quotidiano.net

 

Ecco  un pontefice sempre in bilico tra la più assoluta banalità e la più straordinaria  delle innovazioni possibili, tra la più imbarazzante, scontata presenza  e la più indiscutibile capacità di stupire e sorprendere.

Oggi ci ha proposto la misericordina, ossia un farmaco spirituale.

ecco il video

Ognuno ne tragga i propri commenti.

Lui non si scandalizzerebbe per nessuno di essi, garantito, mentre alcuni di noi,  di lui forse molto…moltissimo.

Chi dunque è il più rock?

Questo vecchio superato e  fuori dal mondo eppure così dentro  e avanti le cose  della vita, o tanti  tra i giovani che credono di saperla lunga, anzi, lunghissima,  ma che invece alla resa dei conti  non sanno proprio un piffero?

 


					

Fenomeno santo o fenomeno da baraccone?

 

Ognuno pensi quel che vuole.

Qui le parole non servono.

E nemmeno i giudizi.

Io ci rinuncio.

un pastore con le sue pecore

Avvenire.it

Avvenire.it

Avvenire.it

Avvenire.it

Avvenire.it

Quello che è storicamente si distingue dalla metastoria.

Nella metastoria il non visibile si rende possibile e presente, il non storico si rende passeggero e ìntuìto.

Come dire:  o siamo fatti solo  di materia  e dunque finiremo  e non vedremo nessuna salvezza (nel pensiero e nella sostanza); o   siamo anche di spirito e  possiamo immaginare compiuto quello che ancora è solo frammento per pochi privilegiati e per i molti che  cercano  senza disperare.

Il popolo applaude il suo pastore.

Analisi di un salvatore…

Torno sul mio argomento preferito: la personalità di Gesù.

Dalla lettura molto accattivante di Alberto Maggi  sto rispolverando  un Cristo  che praticamente era:

  • irriverente ( non su cura dell’autorità, delle convenzioni, della tradizione, mettendosi a dire e fare cose assolutamente sconvenienti)
  • scomodo ( parlando nel nome del Padre suo, ossia nostro, mette in ridicolo la stessa autorità che aveva la presunzione di detenere  la verità assoluta  e andando predicando tutto il contrario di quello che i sacerdoti del Tempio  sostenevano)
  • rivoluzionario ( glorifica gli ultimi, la feccia della società, e anzichè circondarsi di dotti e religiosi, si circonda di miserabili pescatori, dopo avere  riscattato i pastori  e i ladri; parla  alle donne,  che era noto, non avevano diritto di occupare un posto di rilievo nella gerarchia sociale; addirittura perdona l’adultera,  compromettendo un equilibrio politico e giudiziario che si reggeva sulla condanna assoluta verso i peccatori e soprattutto verso certi generi di peccato; si accosta toccandoli ai lebbrosi, che per antonomasia erano intoccabili, senza volto e senza nome, chiamati ad espiare le colpe dei loro padri o le loro stesse colpe, indesiderati dal mondo e dallo stesso Dio; guarisce nel giorno del sabato, giorno assolutamente dedicato al Signore e dunque non profanabile; compie miracoli a costo zero, senza chiedere sacrifici alcuni da parte dei beneficiari, mentre i sacerdoti vanno avanti a suon di riti sacrificali che richiedono dei precisi tributi…
  • incomprensibile,     perchè parlava  di un regno che era giunto, che portava la salvezza,  e tuttavia  la stessa vita di Gesù,  cioè del suo stesso profeta, viene messa dai suoi comportamenti   in grave pericolo, e dunque quale doveva essere la salvezza che questo giovane un pò folle  andava  predicando?
  • blasfemo   perchè  si esprime con l’autorità stessa del Padre,  e non come un qualsiasi  profeta,  pretende l’identità padre-figlio, aggiunge il servizio dello spirito santo, andando a suggellare il mistero della Trinità in un contesto  culturale  profondamente  Teocentrico e monocentrico, dove l’umano era l’umano e il divino era il divino, assolutamente distinti e diversi, praticamente inconciliabili

Che altro aggiungere?

Io davvero non conosco rivoluzionario  storico che possa competere con questo profilo.

Di tutti i grandi rivoluzionari, ed ognuno potrebbe aggiungere e pensare al proprio o ai propri,  io non  individuo alcuno vagamente simile.

Mi si potrebbe replicare che come rivoluzionario, Gesù ha miseramente fallito.

Perchè,  conosciamo forse rivoluzioni che abbiano sconfitto concretamente   la povertà? le malattie? l’ingiustizia? la corruzione? infine la tortura e la stessa morte?

Forse qualcuna qualcosa ha fatto di buono; occorre valutare con parsimonia ed equilibrio, obiettività e giudizio.

A testimonianza del fatto che gli uomini quando si impegnano seriamente,  riescono, possono riuscire.

Magari non fanno miracoli, ma nessuno pretende miracoli da un uomo.

La  differenza tra le rivoluzioni umane e le rivoluzioni divine,  è che  il divino  sarebbe capace dell’impossibile.

Gesù può piacere solo ad inguaribili sognatori. A chi o vuole tutto, o non si accontenta.

“Neppure io ti condanno”

e9788864114897_cover.jpg

Tra voi non sarà così, ma chi vuole diventare grande tra voi, sarà vostro servitore e chi vuole essere il primo tra voi, sarà vostro schiavo» (Mt 20,25-27) anno zero

“Voi mi dite: “Ma tu sei il Papa” come per dire che sono diverso da voi. Non è vero. Io sono come voi, uno di voi”  ( Papa  Francesco giugno 2013)

Sulla liturgia dei potenti si è sempre consumata  la storia della Chiesa e dello Stato; con la statalizzazione del cristianesimo (inizio dell’pera Costantiniana)  è anche iniziata la corruzione e la conseguente parabola discensionale dello stesso.

Si sa, potere e verità non vanno mai troppo d’accordo;  ma proprio grazie al potere la verità gestita dagli uomini ha avuto la pretesa di rendersi immortale.

Senza il potere, cioè senza l’abuso e il ricorso alla violenza, la Chiesa sarebbe durata duemila anni? Certo, mi si potrebbe obiettare  che 2000 anni  sono ancora nulla se paragonati  al tempo di certi altri sistemi intergalattici, non sono che lo sputo di  un rospo,  ma se invece consideriamo che  ogni grande civiltà è durata la media di qualche secolo, mi sembra di potere concludere che venti secoli sono un tempo di tutto rispetto.

Tuttavia io mi chiedo anche: “Ma il cristianesimo vale solo perché sembra che nulla riesca a  delegittimarlo? Ma poi perché questo non è accaduto? Solo perché il potere sta alla Chiesa come il satanismo sta al male? E se invece dovessimo cominciare a volere, desiderare, progettare e  sentire con determinazione una chiesa non potente? non persecutrice? non arrogante? non accentratrice? non ammantata di segreti inconfessabili? non dispensatrice di privilegi? non sorda e muta e ceca alla realtà degli uomini?

Fantascienza?  Forse.

Però qualcosa sta cambiando: abbiamo per la prima volta nella storia  un Papa gesuita, un Papa nemico della mondanità, un Papa semplice che rifugge il già conosciuto e il fuori discussione,  un Papa fuori dalla curia malata e corrotta, un Papa  che  si privilegia di cose ordinarie e comuni come se fossero i soli tesori da perseguire aldilà dei lussi, delle cose esclusive e pretestuose.

Staremo a vedere come procede questo treno, quali saranno le prossime destinazioni e scelte che si avrà il coraggio di  incoraggiare.

Per il momento sto leggendo con grande gusto  Versetti pericolosi di Alberto Maggi edito da Campo dei fiori  e  poi ci risentiremo su quanto questo linguaggio avrà messo in movimento nel mio piccolo cuore…

27 GENNAIO 1945

Immagine2La mappa della morte

In questo giorno il mondo occidentale  scopriva alla luce   del mondo  uno degli orrori  assoluti  che un popolo abbia mai   commesso contro altri simili.

Odio pianificato, mistificato, perpetrato, banalizzato e negato.

Odio folle che incrocia l’incomprensibile e il non spiegabile.

Odio che non si lascia dimenticare, diversamente da    altri che invece possiamo confinare  dentro qualche vecchio scatolone.

Non ne voglio mostrare le sconcezze, che tutti noi già abbiamo ben veduto e continueremo a vedere,  perché  tutte le immagini dei crimini commessi non basterebbero a descriverlo.

Il dolore mai superabile  e mai vincibile  lo tiene in vita, lo tiene eterno, lo tiene nuovo e rinnovabile,  lo tiene talmente attuale e presente che si teme che un simile strazio  si possa ancora ripetere.

E purtroppo è una paura assolutamente vera e giustificata.

Perché gli uomini non imparano dagli errori degli altri?

Forse perché sono proprio degli altri. Ma se diventassero i nostri?

E  se solo avessimo  avuto qualcuno di questi mostri che fecero quel che fecero e che avessero  saputo ammettere e denunciare la propria personale colpa su quei terribili giorni…ci sono stati  al massimo solo suicidi, qualche processo, qualche patibolo, ma non  un barlume di ravvedimento.

Il male ha ucciso se stesso ma non è sparito. E’ rimasto vivo nelle sue ceneri.

Abbiamo potuto udire i lamenti dei sopravvissuti, degli spettatori inermi e inconsapevoli, dei testimoni,  ma loro, gli assassini?  Dov’è questo popolo di donne e uomini e a volte   anche bambini  che mentre gli altri venivano torturati, loro quasi   ridevano? Chi,  cosa, quale bestia feroce ha potuto  trasformare persone  normali in una macchina di tortura assoluta?

Questo popolo potrebbe tornare, in qualunque momento, in qualunque spazio.

Cominciare con piccole cose quasi impercettibili ma che nelle mani di qualche nuovo personaggio disturbato e indisturbabile  potrebbero trasformarsi in atrocità  assolute.

Questo popolo ieri è stato quello tedesco, ma oggi potrebbe essere quello …..ognuno ci metta il suo pensiero, la sua idea.

Io un’idea ce l’avrei; questo popolo siamo proprio noi stessi, che quando vediamo un’ingiustizia facciamo finta di non vederla per non avere problemi. Tutto comincia da questo. Dal far finta di non avere visto e di non sapere. Perché abbiamo paura. Siamo fondamentalmente  solo degli opportunisti.

Per questo è doveroso e utile ricordare, ricordare sempre, ricordare ovunque.

Ricordando quanto siamo fragili e imperfetti , a rischio di imbrattamento, a rischio di impudicizia, a rischio di disonore, a rischio di crudeltà.

Nel nome dei vivi, nel nome dell’umanità che è in noi  e   che per la nostra dignità   non può essere messa al silenzio.

Lo sapeva bene  Primo Levi,  che non ce l’ha fatta a superare la morte dell’anima, ma è rimasto vivo per sempre con il suo testamento d’amore.

Shema’

Voi che vivete sicuri
Nelle vostre tiepide case
Voi che trovate tornando a sera
Il cibo caldo e visi amici:
Considerate se questo è un uomo,
Che lavora nel fango
Che non conosce pace
Che lotta per mezzo pane
Che muore per un sì o per un no.
Considerate se questa è una donna,
Senza capelli e senza nome
Senza più forza di ricordare
Vuoti gli occhi e freddo il grembo
Come una rana d’inverno.
Meditate che questo è stato:
Vi comando queste parole.
Scolpitele nel vostro cuore
Stando in casa andando per via,
Coricandovi alzandovi:
Ripetetele ai vostri figli.
O vi si sfaccia la casa,
La malattia vi impedisca,
I vostri nati torcano il viso da voi.         (Primo Levi, 10 gennaio 1946)

TEMPI MODERNI

Femminista ucraina protesta in Piazza San Pietro

Quali sono i matrimoni ben riusciti?

Sappiamo quali sono i matrimoni che vorrebbe la Chiesa ed il senso comune, ma questo non risponde alla nostra domanda.

Io sono eterosessuale, mi piace il sesso opposto al mio, ma non per questo posso affermare che non possano esistere sentimenti contrari e diversi.

Sappiamo   anche che l’essere una coppia etero non è garanzia per rappresentare  anche una famiglia equilibrata.

La cronaca ci riporta fatti contrari e terribili   quotidianamente.

Quando penso ad una possibile coppia gay   come detentrice del diritto genitoriale, non penso di avvallare il desiderio dei genitori, ma penso di rendere possibile una  buona protezione  per il bimbo o la bimba che potrebbero trovarsi  a crescere dentro questa coppia omocostituita.

Poi mi immagino questa famiglia tanto  rivoluzionata   dentro la nostra attuale società, e qui effettivamente  mi compaiono evidenti tutte le possibile difficoltà e complicazioni del  caso.

Una famiglia per potere garantire il meglio ai suoi figli deve potersi sentire accettata  anche dal gruppo sociale.

E forse per potere comprendere che una società è pronta ad accogliere questo, occorrerebbe fare un referendum  che chiedesse l’opinione di tutti.

Come si è fatto per il divorzio e per l’aborto.

Siamo pronti ad andare a votare  per decidere se le coppie gay possono costituirsi un una famiglia ed educare figli?

In Francia  sembra che ci sia in questi giorni una forte contestazione in merito i diritti  avanzati dalla comunità omosessuale, ma accade   più per radicate credenze tradizionali o per contestare una sinistra troppo esigente in materia fiscale?;  l’Inghilterra insegna diversamente, nel  senso  che sembra essere molto più progredita ed evoluta; e la Spagna? gli americani? i russi? i cinesi? cosa ne pensano loro dei matrimoni gay?

E tu cosa ne pensi?

Oggi in piazza san Pietro durante il tradizionale Angelus impartito dal pontefice alla folla gremita e ossequiosa, un gruppo di contestatrici femministe ucraine  hanno voluto protestare il loro dissenso contro una posizione clericale storicamente   antifemminista e antitutto  quello che può sapere di vago rinnovamento.

Ieri era la caccia alle streghe, oggi è la caccia all’omosessuale  piuttosto che allo straniero,  omosessuale  che cerca di riscattare lunghi periodi di oscura persecuzione;    domani lo sarà a qualcos’altro…

Io penso che tutti abbiamo diritto ad essere felici, con la precisa natura con cui veniamo al mondo, che non è solo  quella del sesso, ma anche  quella della testa e del cuore.

Penso che ci possono essere affetti casti anche dentro le coppie gay, e perversioni anche dentro il più canonico ed ortodosso dei matrimoni.

E non dico questo privilegiando i sentimenti degli adulti, lo dico per privilegiare la buona crescita e protezione dei bambini stessi.

Un figlio cresce bene se ha dei genitori che si amano e si rispettano (o che cercano di amarsi e rispettarsi), e se ha una società che rispetta  o cerca di rispettare  tutti i propri membri.

Inutile sostenere   il contrario nel volere  separare le due facce della stessa mela; nella vita familiare il bimbo si ciba  dell’umanità  diretta ed immediata, quotidiana e carnale, fatta di contatti fisici, di sguardi, di emozioni profonde, di silenzi parlanti, di condivisioni totali…; nella vita sociale,  che  può cominciare  ben presto, spesso  fin dal proprio inserimento nel nido,  l’infante si ciba  di sostituti che vanno a replicare, integrare o sostituire  quello che la famiglia stessa non può offrire o garantire.

A  volte  il piccolo  si trova ad affezionarsi maggiormente a figure estranee al gruppo genitoriale o presunto tale; dipende dalla quantità di tempo che si trova a potere  passare in famiglia, e dipende dalla qualità della famiglia stessa.

Questo ci riporta alla premessa; solo la società intera può decidere sul presente e sul futuro di questa delicata e preziosa  questione.

Poi accadrà che anche nelle coppie gay succederanno crisi coniugali, e si andrà in separazione con la contesa dei relativi figli, ma questo non sarà da addebitarsi  in quanto coppia omosessuale, ma semplicemente in quanto coppia limitata e soggetta alle  difficoltà  della vita comuni a tutti  i matrimoni.

E così proseguiranno i tempi moderni.

QUANDO LA RELIGIONE PERDE SE STESSA

 

 

 

Gli ennesimi episodi di violenza religiosa accaduti  in Nigeria  ci dimostrano  un modo di fare culto   che si trasforma in occasione di odio.  Ogni atto che utilizza la fede  religiosa, ossia un pensiero  seppur irrazionale  ma pur sempre  raziocinante,  nato per costruire la pace,  a fini politici, ideologici, razzisti, di prevaricazione e di morte,  è da condannarsi come atto dell’ignoranza e dell’intolleranza.

Non voglio e non intendo arrivare al punto di dover concludere, come altri fanno,  che sarebbe   la religione in quanto fanatismo,  l’origine e la causa di tutto questo male.

Il credo in un Dio monoteista (le peggiori violenze sono sempre accadute dentro il monoteismo)  non è di per se fonte  di violenza e divisione;  al contrario, lo spirito  che dovrebbe ispirare  l’appartenere  ad una fede umanitaria, nata per l’uomo e per l’umanità,  non può che essere  conciliatore, votato all’integrazione  e alla convivenza pacifica.

Quando questo non accade, e spesso non accade,   è solo e sempre l’uomo il vero e l’unico colpevole.

Come dire, non è l’arma che uccide, è chi la impugna e la utilizza a  scopi di morte.

Il pericolo più grande che consegue  questi atti terroristici (tutti egualmente da condannare, da qualunque fonte provengano o siano mai provenuti nel passato)  è che appunto si associa  l’agente alla religione che lo ha armato in modo improprio.

Non bisogna cadere in questo errore.

Anche se di fatto crimini di questa natura forse non  avranno mai fine.

Il vivere in un mondo molto imperfetto  non è una buona scusante per fare di peggio e per assuefarci   a  pericolosissimi luoghi comuni.

Un uomo di fede faccia l’uomo di fede, porti questo spirito di tolleranza verso il prossimo   nel suo operato quotidiano, non abbia mai a dimenticare d’essere chiamato a rappresentare la pace,  e abbia a condannare  sempre qualunque atto di violenza.

I cristiani ennesimamente uccisi  questa volta hanno reagito. Non sono in grado di non  comprendere  la difesa di chi si trova  sempre  attaccato  e non riconosciuto,  però  i popoli  che assistono a questi eventi, la gente comune che vive direttamente queste tragedie,   dovrebbe aprire gli occhi ed il cervello, ammettendo  tutti le proprie responsabilità. Per chiedere di conseguenza giustizia.

 

 

Cos’è un muro

 

L’argomento di oggi  me lo ha suggerito come spesso accade in questo periodo, la rete.

Volevo parlare del che cos’è un muro, di cosa si possa intendere per stare dietro un muro, o dentro un muro, o  per conseguenza estrema,  senza muri di sorta.

Tra le   icone che più  prediligo è stata proprio la  caduta del muro di Berlino a colpire la mia immaginazione. E allora cominciamo a parlare dei muri più famosi:  potremmo citare il muro del pianto che  ricorda l’antica  persecuzione  ebraica costellata di continue distruzioni al loro tempio, o il muro stesso  che hanno recentemente  innalzato   gli ebrei in Israele contro gli attacchi terroristici  arabi,  o il muro costruito sul confine con il Messico, teatro di decine di migliaia   di morti tra cui giovani uomini e donne che nel tentativo di attraversarlo rimangono mutilati  o vengono  arrestati e rispediti  a destinazione;   possiamo  citare   il muro eretto a memoria dell’Olocausto, o il muro che divide i cattolici  dall’Irlanda del Nord  che si professa  anglicana; e ancora il muro eretto dopo l’11 settembre 2001  a memoria di quei morti e di quel giorno terribile che ha  cambiato la storia del mondo.

Dove c’è  un  muro     c’è un problema  che  ci si rifiuta di superare, o c’è un problema  che si crede di contenere dentro i confini di questa recinzione.

Dove c’è un muro  c’è una diversità, una separazione tra il dentro e il fuori,  tra chi viene privato della libertà  e chi  conserva il proprio  libero  arbitrio, tra il prima e il dopo;  dove c’è un muro c’è un segnale di  fermo, di avviso a non   scavalcare senza cognizione di causa   quella soglia  che viene segnalata  come una precisa  demarcazione.

Il primo grande muro è stato a ben vedere eretto proprio da Dio, sempre che si sia credenti e si voglia continuare credere.  Il primo muro assoluto  è stato rappresentato da un albero; non bisognava cogliervi le sue mele,  e così non è stato e siamo derivati tutti noi…Se dunque Eva  avesse lasciato  quella mela là dove stava, quel muro sarebbe  rimasto e noi non saremmo mai nati.

L’ultimo dei muri  che invece   mai nessuno ha pensato di ritenere inutile, è stato e continua ad essere   il muro che cinta un carcere.  Immaginiamo  le mura carcerarie    che hanno  la specifica  funzione  di  trattenere dentro certi confini  persone che hanno commesso  dei delitti,  a volte feroci e terribili, altre volte  molto meno imperdonabili…Il carcerato guarderà   ogni giorno  della sua  vita per un numero forse infinito di tempo  quel muro  più o meno fisico, più o meno reale e contingente  che lo separerà forse fino alla morte dal potere ritornare un uomo libero.

Lo sappiamo,  chi ha ferocemente sbagliato  deve ferocemente pagare il suo errore, e sappiamo che spesso questo non accade perchè questi muri della condanna non funzionano, non chiudono, non cancellano, non recuperano, in quanto    spesso falliscono nella  loro prioritaria  funzione.

E poi ci sono  mura detentive che invece funzionano benissimo,  forse anche fin troppo bene,  rimanendo ceche e sorde come la pietra  che  li configura e li rappresenta agli occhi del mondo.

Domanda: il muro, un muro in quanto tale,  serve più a proteggere o a  condannare?

Sarebbe facile la risposta  se dovessimo immaginare che da una parte di  detta separazione dovessero stare tutte le cose belle e giuste, mentre dall’altra parte potessimo buttarci e rinchiudere   tutte le questioni  brutte e  indegne…

Questo muro liberatorio  e  deresponsabilizzante   non esiste; e siccome non esiste  bisogna repentinamente   potere immaginare dei muri  che possano venire in qualche modo sempre  sconfitti, raggirati, vinti e superati.Proprio come è accaduto al famigerato muro di Berlino.

Ogni muro viene innalzato  per potere essere in qualche modo  distrutto.

Mi riferisco ovviamente e più precisamente ai muri mentali, ai muri  tutti invisibili  ma alquanto  massicci    che offendono e mortificano  la nostra intelligenza e la nostra capacità di comprensione.

Sarebbe importante    potere immaginare  dei muri  che avessero   tutti comunque delle finestre, delle feritoie aperte sul mondo accanto,  che sembrassero   poter dire a chi  li  guarda. “Io sono qui per dividere o per ricordarti che non sarà facile attraversarmi,  tuttavia tu sei libero di provarci, se ritieni  che questo tentativo   ne valga la pena, se ritieni che questo muro che ti  viene imposto   sia ingiusto, se ritieni  che il prezzo della tanto agognata libertà  stia proprio aldilà  del tuo stare dentro e non altrove…altrimenti questa è la mia funzione,  quella di tenerti qui  e non dove ti può portare il tuo pensiero  e il tuo desiderio…

Concludo per ora    nel dire   che  ci sono dei muri  che è bene che continuino  a rimanere in piedi: sono quelli che servono  molto banalmente  a farci sentire protetti, ma in nessuna maniera possono rappresentare  un limite illecito verso la libertà degli altri.

E poi bisogna ricordarlo,  la  pena a cui va sottoposto un essere non deve essere superiore  alla  sua colpa e nemmeno  alla sua capacità di  sopportazione.

Un  uomo può avere perso tutto  e   tuttavia conservare  la propria libertà,  ma un uomo che perde la propria  libertà di scegliere, deve potere conservare almeno la  propria libertà di  comprendere  d’avere sbagliato…

Se il suo crimine è tale  da non potere essere concepito nessun  recupero,  la cosa più  semplice sarebbe  intervenire  con la morte, ma tale   decisione  non è degna   di  società realmente    civili e ritenibili tali.

Non vorrei mai essere il carceriere di questi   delitti  senza possibilità  di soluzione.

E tanto meno il carceriere  di innocenti e di uomini giusti  che sono stati gettati  senza ragione   dentro una cella, oltre un muro.

Non si pensi  che questo non possa mai in alcun modo riguardarci; la nostra libertà e la libertà degli altri deve starci a cuore come la nostra stessa vita.   Per questo le centinaia di persone che sono testimoni di atti criminali verso perseguitati e che non fanno nulla  per aiutare questi infelici, ritenendoli una faccenda di cui stare alla larga,  sono  colpevoli come i  loro stessi  aguzzini, e saranno chiamati alle loro  responsabilità.

Mi è personalmente capitato  di assistere  ordinariamente   alle offese propagate dai diversi muri invisibili quanto feroci e distruttivi  che esistono nella nostra quotidianità; si chiamano il muro dell’indifferenza, il muro dell’ignoranza, dell’arroganza, della follia,  della bramosia di potere, il muro della codardia, il muro  della solitudine, dell’inedia, dello sconforto, il muro dell’invidia, dello stare in branco, del prostituirsi  per avere un beneficio…

Ho sempre avuto modo  di ritenere,  di pari passo,   che non  esistono comunque   muri che non possano venire  annientati, perchè  questo problema  dell’ostacolo  è solo  una prova  di cui  ci si deve  fare carico. Non mi stancherò mai di ripeterlo.

CONTRO un muro è possibile  lasciarci la vita,   ma  a memoria di questo evento  verrà eretto  un segno  come monito   di  risollevamento  e di continuazione della vita stessa.

Contro un muro  è possibile cadere e fallire,    ma quello che conta è solo  il perchè ci siamo andati addosso;  non ho mai visto uomini piangere per avere scelto e praticato la loro libertà,  ma ho sempre temuto  gli  uomini spenti e muti per aver vissuto invano.

“Cari fedeli, le tasse non sono sempre giuste…”

Lo dice una persona di buon senso, e che fa di mestiere il parroco onesto del comune di Villasanta.

Si chiama don Ferdinando Mazzoleni;   quando ero bambina  si occupava insieme  ad altri  preti della mia parrocchia,  ed il rivederlo in televisione dopo tanti anni,  solo un pò invecchiato  ma con lo stesso timbro di voce, con la stessa calorosa parlata brianzola, a  me, che non amo la Brianza velenosa denunciata  nelle melodie di Battisti, e che non amo  indiscutibilmente tutti i preti,    ha fatto un certo piacere.

Il buon Ferdinando  invita in tv e ai microfoni di Repubblica.it  i poveri e poverissimi  a non pagare le tasse ingiuste;  come del resto pagare oneri  che sono arrivati a livelli indegni,  a causa dello sperpero e della corruzione  di chi ci avrebbe governato?

In  quanto a lui, le tasse le paga, ovviamente, e le paga la sua parrocchia, e le paghiamo noi tutti che abbiamo le risorse di continuare a pagarle, e bisognerebbe pensare a creare fondi  di sostegno  per quei cittadini  che davvero si trovano  in situazioni ormai di grave precarietà.

Cosa potremmo fare nel nostro piccolo  per dare sollievo  a chi non  arriva  da molto tempo alla fine del mese?  Da sempre  ci sono i centri di raccolta  della Caritas,  e i centri di raccolta  di innumerevoli  associazionii  di volontariato, lo sappiamo.

I tempi non sono facili per nessuno, ma non bisogna cedere allo sconforto, nella maniera più assoluta.

E chi ha situazioni da denunciare, o situazioni  per cui  chiedere aiuto, non deve esitare  a farlo, una società degna e civile deve essere in grado di dare delle risposte, di  fornire il suo  minimo  sostegno,  di dare segnali di incoraggiamento. Quanto meno deve provarci, provarci e riprovarci.

Tra  la vergogna di mostrare il proprio  disagio  ed il coraggio  di sporcarsi le mani  per salvare chi ha bisogno di noi,  esistono  tanti piccoli semplici gesti  d’umanità e di soccorso.

La politica?  In questo momento naviga acque molto molto torbide;  meno se parla e forse più ne guadagna (che è quello  che  vogliamo).

Per il momento  BRAVO  don Ferdinando,  bravo  a tutti quelli che fanno indicano e sostengono  senza tante cerimonie  ed esitazioni.

Questo sacerdote  è un assoluto nessuno, è il buon vicino della porta accanto,  è il nostro compagno più  grande   di gioventù  con cui sognavamo un mondo diverso e migliore,  è il nostro maestro  che a scuola si prendeva cura di noi affinchè  potessimo crescere  con sani principi, un maestro serio e solido, non bacchettone,  non  interessato,  non superficiale  e nemmeno  corruttibile.

Sto parlando di un mondo passato che non esiste più?  Frignacciate,  non so che farmene   di gesti giovanili che di giovane hanno solo l’esteriorità;  io voglio gente  ferma  ed affidabile   che  cammina tra la  gente del suo paese; quando interrogata, sa offrire risposte; anche se non interrogata,  ha pensieri ed opinioni e propositi  da mettere in gioco.

E li gioca.

Io voglio un mondo dove la Caritas non avrà più ragione d’esistere, perchè ci saranno uomini  responsabili e degni della propria  condizione, che non ruberanno, che non mortificheranno, che non calunnieranno, che non si piangeranno addosso…

Nel nome di questo legittimo desiderio Chiedo una politica finalmente capace di assumersi i propri oneri e onori.

Faccio un appello a tutti i Sindaci d’Italia  che qualcosa di concreto e di significativo possono già da subito muovere.  Ce lo devono.  Devono  darci dei segnali  che possano farci ancora pensare che la politica non è tutta inutile e becera.

Il cuore

 

 

 

E’ il sole che ci scalda

quello che non tramonta mai

perchè  sappiamo tornerà a risorgere

che ci tiene vivi…

E’  l’acqua  che ci nutre

quella che riteniamo un bene naturale

ed inestinguibile

mentre invece va protetta

come noi stessi

che ci conserva  sani

E’ la terra dura e solida

sulla quale  costruiamo  le nostre case

dove ci ripariamo dai venti e dalle piogge

ma non dai nemici

che ci mantiene

E’  l’aria  che respiriamo

che permette  il buon funzionamento di tutti i nostri

ammennicoli vari

qualcuno più grande qualcuno più piccolo

che ci mantiene  funzionanti

Ma alla fine è  solo  il nostro cuore

che batte

e la nostra capacità d’esercitarlo bene

che ci fa uomini

 

 

Caro Gesù…

Questo articolo è stato scritto da Elfo Bruno. L’ho letto per caso, mi  è piaciuto, l’ho trovato congeniale a qualche mia recente riflessione. Così lo ripropongo qui, e faccio i miei auguri  di una vita  ben riuscita ad Elfo… (qui il suo articolo originale)

 

Caro Gesù, diciamo che oggi per te è un anniversario importante. Quasi duemila anni fa, infatti, cominciava il tuo calvario: ti avrebbero messo in croce, avresti assolto tutti i peccati del mondo e, secondo il mito, sarebbe cominciata la nuova era, la fine dei tempi, l’inizio del regno di Dio.

E invece.

Venti secoli dopo il mondo non è migliore rispetto a quello che avevi immaginato. La società non crede più in troppe divinità, ma in una sola. Il potere. E questo ci ha reso, tutti e tutte, molto meno liberi di un tempo. Poi qualcuno, quel potere, lo chiama Dio, qualcun altro denaro, altri ancora conciliano egregiamente tutte e tre le cose – hai presente il concetto di trinità, no? – ma la sostanza non cambia.

Il popolo che preferì Barabba a te è sempre lo stesso. D’altronde, discendiamo dai nostri antenati. Non si è ben capito perché dovremmo essere migliori di chi ci ha preceduto, soprattutto quando la psicoanalisi ci insegna che riproduciamo, in modo più o meno conforme, i modelli che ci hanno educato. Ognuno è ciò che mangia, se vogliamo usare una metafora.

Certo, qualcosa è cambiato: non schiavizziamo più i neri in tuo nome. Le donne possono sedere a consesso con gli uomini nonostante i divieti di san Paolo. Pensa, se studiano e cercano di essere libere pensatrici non le si brucia nemmeno! Ma tanto per non perdere il vizio, siamo ancora razzisti – dal Ku Klux Klan alla Lega Nord, sai quanto orrore, caro Gesù? – siamo sessisti (hai mai guardato un reality o la pubblicità delle mozzarelle?) e, soprattutto, della Bibbiaabbiamo dimenticato molte cose, a cominciare dal tuo invito alla povertà più pura – sei mai stato in Vaticano? – però Sodoma e Gomorra ce le teniamo ben strette e allora ce la prendiamo contro al frocio di turno. Di recente, nel Regno dei Cieli, avrai conosciuto persone come Matthew Shepard o Daniel Zamudio. Uccisi, entrambi, perché gay.

Ma se vogliamo, queste sono bazzecole, almeno di fronte ad altre chicche dell’umanità, come le guerre, la distruzione sistematica dell’ambiente in cui viviamo, il costante calpestare i diritti di miliardi di uomini e donne, con le dittature, il mercato, l’indifferenza…

Come facciamo a vivere, di fronte a tutto questo? Basta poco. Nel mio paese, ad esempio, è sufficiente appendere nelle scuole e negli uffici pubblici una statuetta di te, morente – dimmi tu se questo non è cattivo gusto – fare la comunione una volta l’anno e continuare a fottersene bellamente di tutto il resto. La coscienza ne vien fuori integra e pulita, almeno all’apparenza. Ma l’anima?

Per questo mi chiedo, io che non credo, ma che ho abbastanza stima di te da pensare che, anche qualora fossi solo un mito e non un personaggio realmente esistito, hai detto cose abbastanza fighe e rivoluzionarie per i tempi che hai vissuto, se ne è valsa la pena. Se ogni chiodo e ogni tortura che ti hanno attraversato il corpo non siano state un prezzo troppo oneroso, di fronte all’ipocrisia di chi oggi protegge criminali pedofili, va a braccetto con le dittature, vuol tenerci attaccati contro voglia a un respiratore e ci impedisce di amare al meglio delle nostre facoltà. E non sto parlando solo del tuo fan club. Se guardi bene, ho già scomodato tirannidi e distruzione di uomini e donne, animali, pianeti interi.

Era questo che volevi, quando hai deciso di affrontare il supplizio di una croce che ci assomiglia sempre di più? Perché a volte ho l’impressione di assomigliarti maggiormente io, gay, “peccatore” (se mai tale parola dovesse avere un significato qualsiasi), imperfettissimo e ferito dalle circostanze e da un’incontenibile bisogno di assoluto e di verità, che tutti coloro che dicono di parlare a nome tuo.

E allora, mi chiedo ancora: ma davvero sei morto e risorto e lasciare tutto in mano a certa gente, senza intrometterti più, senza dare un segno di disapprovazione, senza far capire che davvero da duemila anni a questa parte hanno sbagliato ogni cosa? No, perché davvero, io ci crederei pure in quella storia dell’amore e del suo abbraccio ad ogni creatura che c’è. Ma il tuo silenzio, in tutto questo tempo, e scusami se te lo dico, mi sa davvero di una prova troppo evidente per convincermi del fatto che forse sei una bella favola: dolce, tragica, senza speranza. E nulla più. Perché è questo il sapore che alla fine resta in bocca.

Per cui, anche se a me non piace, perché mi piace avere sempre ragione, se volessi smentirmi, ecco… per una volta non mi offenderei. Lo prometto. E ti prego di credermi.

Elfo Bruno

INNO ALLA VITA

Io amo mio padre

lui è paziente

dona tutto senza chiedere nulla

non si addormenta la sera

se non vede i suoi figli al sicuro;

quando sono ancora bambini

li immagina già uomini fatti

che affronteranno la vita,

non si risparmia nelle ore della fatica

indomabile come un guerriero

progetta ogni singolo spazio

del suo breve giorno.

Io amo mio padre

perchè è buono

e sa tutto di me

e non vuole vedermi infelice

è pronto a togliersi la sua mano sinistra

pur di sapere che io non perderò la mia destra

mi accompagna con lo sgaurdo

sulla via che conduce nel tempo

ed io cammino spedito

non ho nessun timore  di cadere

lui ha già asciugato tutte le mie lacrime

come un albero sempre verde

ha nutrito  tutti i miei   appetiti

come uno stupendo arcobaleno

ha colorato tutte le mie candide vesti

tra me e lui c’è un canto soave che ci tiene uniti

indissolubilmente

oltre le rovine degli uomini.

Io amo mio padre

che sa

che io non sono il mio lavoro

che io non sono quello che faccio vedere

che io non sono il mio presente

ma  che sono solo quello che

il giorno giusto

deciderò di essere.

Possa il tuo cuore

essere degno del suo

possa la tua vista

divenire capace quanto la sua

possa il tuo tempo

accompagnarmi tra i sentieri

oscuri del mondo

che renderemo insieme    pieni di luce.

Il buon senso ha vinto

Il crocifisso di San Damiano

Hanno capito che non faceva del male a nessuno,  era odiato da vivo, è ancora odiato di più da morto…E pensare che quando era nel mondo  era per gli uomini  solo nessuno…perchè allora  lo si celebra  ancora? per quale ipocrisia o per quale  disperato bisogno?  perchè si odia   il bene? qual’è l’origine prima che porta all’odio  per l’innocenza?

Le più belle immagini di Natale…ma il più bello è quello che sentiamo, quello che non ostentiamo, quello che sappiamo raccontare…Auguri al mondo

 

Kasserine, un piacevole incidente di percorso

 

 

Siete mai stati a Kasserine? No? Bene, non andateci, non per dormire.

Io ci sono capitata per sbaglio durante il mio bellissimo viaggio in Tunisia; il programma era fare tutto il giro del paese partendo da Tunisi, tappa obbligata dello sbarco e poi via Bizerta/Tabarca fare il confine interno verso la Libia, quindi giù verso il confine sud   via Le  Kef  e via Tozeur   fino alla zona desertica di Douz; da lì spostarsi  verso la costa orientale e su su attraverso   El Jem e Kairowan , ritornare, dopo una toccata e fuga sopra il mare di Madia, verso il grande golfo tunisino dove non si può non visitare le antiche rovine di Cartagine…

Continua a leggere

Dialogo di tre donne

 

       C’erano tre donne di religione diversa che così parlavano tra loro; l’islamica, più giovane, diceva alla cristiana: « Appartieni ad una società scandalosa. Andate in giro mezze nude, i vostri figli si drogano e si ubriacano, i vostri mariti vi tradiscono, dovete lavorare doppiamente, in casa e in società, non siete un esempio in nulla. Avete una comunità violenta e corrotta che non tutela i diritti che dite d’avere. Noi saremo forse meno libere in apparenza ma abbiamo il timor di Dio, i nostri mariti ci rispettano, adempiamo sempre al nostro dovere sociale dimostrando d’essere più civili di voi, preghiamo sempre, curiamo meglio di voi i nostri figli che dimostrano d’essere allo sbando. Se qualcuna di noi viene (in casi estremamente rari) lapidata o fustigata, è comunque perché ha sbagliato e si vuole darle la giusta punizione perché sia da giusto monito a chi volesse seguire la sua strada. Forse che la vita di una donna vale più dello stato di integrità morale di un paese? Vi dite cristiane, ma dov’è il vostro cristianesimo?

Continua a leggere

Gesù gli rispondeva e diceva:

 

                        La passione di Cristo.jpg         

“Fratello amatissimo, sono morto sulla croce, da molto molto tempo non sono più tra voi, almeno, non con il mio corpo; gli islamici dicono che non ero io su quel pezzo di legno, qualcuno sostiene che sono andato in India dove sono morto di vecchiaia, il Corano afferma che Allâh mi ha salvato dalla vergogna di quella morte innominabile sollevandomi in cielo; tutti  loro  hanno ragione perché in verità nessuno ha  potuto portarmi via la vita, percè io vivo, e nemmeno quella fisica nessuno avrebbe potuto portarmi via, di vita,  ma l’hanno fatto solo perché io l’ho permesso; gli ebrei pensano che devo ancora arrivare e mi aspettano da sempre con tenacia ed un certo smarrimento, ed hanno ragione anche loro visto che non hanno ancora ad oggi potuto vedere un mondo migliore, quel mondo che io, secondo il loro pensiero, avrei saputo costruire se fossi arrivato, quel mondo che loro si attendono per opera di un uomo come loro, carne della loro carne, umanità della loro umanità; io invece, figlio di Dio e figlio d’uomo, sono proprio venuto e morto, ed anche voi cristiani avete ragione nell’annunciarlo, così come sono morti molti innocenti prima di me senza che il mondo li abbia mai celebrati, e molti dopo di me, consumatisi nei lager, nei campi di concentramento, dilaniati dal tritolo, massacrati per le strade come animali, torturati con strumenti abominevoli, martoriati dalle bombe di una qualche innumerevole guerra, straziati da macchine che dovrebbero servire la vita ed invece si trasformano in strumenti di morte, uccisi chissà con quale altra inenarrabile violenza;

Continua a leggere