Io amo Giovanni Falcone

Domani è il giorno di San Valentino, ma chi se ne frega, io amo un morto, ucciso dalla mafia e dall’avversione dello Stato. Il suo nome immortale è Giovanni Falcone.

https://www.raiplay.it/video/2019/12/frammenti-di-un-discorso-morale—falcone-e-borsellino-la-tv-le-parole-043f45ac-e145-4f60-ab54-0bf727cc1b9a.html

Brigitte, Macron e l’incognita

E’ la coppia del momento, tutti i giornali ne stanno parlando, su di loro stanno i riflettori dei programmi televisivi d’Europa.

Lei è la moglie del probabile futuro presidente di Francia,  ha ventiquattro   anni  in più del suo gentile consorte,  che ha sposato nel 2007 dopo un divorzio e dopo tre figli già grandi.

Lui era   un giovanissimo sedicenne che conosce la sua insegnante di letteratura, se ne innamora, ma viene obbligato ad abbandonarla  per un evidente amore impossibile. La loro storia fa scandalo, lei viene indotta al trasferimento nel tentativo di mettere tutto a tacere.

Prima di essere obbligato  a lasciarla le dice con la forza dei suoi giovanissimi anni: “Un giorno ritornerò e sarai mia moglie”

Così è stato.

Certo, un’età matura  portata splendidamente, mentre lui è già stato definito un giovane vecchio, cioè un giovane che evidentemente delle persone non guarda  molto  l’apparenza ma assai più   la sostanza.

Dietro ogni scelta del  presidente in  scalata c’è lei, ci sono i suoi consigli, le sue conoscenze, i suoi programmi. Donna, ex docente, politica per passione, madre (dei  tre figli avuti nel precedente matrimonio), moglie, consigliere, e immagino anche amica, sorella, e tutte quelle che sono  le facce necessarie dentro una  convivenza  funzionante e così particolare.

Sono l’immagine di quello che va contro corrente,  l’immagine del cambiamento necessario, l’immagine della trasgressione  che se ne infischia delle regole, che ragiona con la propri TESTA,   che non si lascia intimidire dai luoghi comuni e dai pregiudizi.

Certo, una bella mescolanza di testa e cuore, di ragionamento e romanticismo,  di  calcolo e  improvvisazione. Al confronto l’Attimo fuggente che finisce con il suicidio del giovane studente che  non riesce a ribellarsi all’autoritarismo paterno,  di strada in avanti ne è stata fatta. Perchè questa è l’Europa che sa vivere libera e non soffocata dal bigottismo  e dal conformismo di maniera.

Lui è una mescolanza di ribellione e di  capacità mediatrice  e mediatica;  viene dalla finanza, dai poteri che contano,  e nello stesso tempo avrebbe la presunzione di rappresentare il nuovo, la nuova via, la fine della destra e della sinistra  intese come nella vecchia politica.

Ai francesi piacciono enormemente, sia alle donne che agli uomini, moltissimo ai giovani, ma non solo;  piace la loro testardaggine, la loro coerenza, la loro capacità di perseguire i sogni e di realizzarli.   Piace  evidentemente il loro fascino, la loro eleganza, il  loro anticonformismo (anche lei si difende benissimo, dimostrando almeno dieci anni di meno).

Ovviamente non mancano voci di gossip, malelingue che  sparlerebbero di una presunta omosessualità di lui, e di una presunta  ruffianaggine di lei…a cui però non ci piace credere, visto che rincorriamo  i grandi ideali.

Allora qual’è l’incognita?  Che lui viene dal nulla, non ha un partito che lo sostiene,  non ha esperienza, è un signor nessuno  politicamente parlando.  E la Francia si aspetta molto dal suo Presidente neo eletto  che dovrà dimostrare d’essere capace   non solo dei  bei sogni perpetrati nella vita privata   ma anche  di solide e  produttive  realtà  da realizzare nella vita pubblica.

L’alternativa sarebbe la Le Pen che invece vanta un curricolo politico di tutto rispetto,  ma rappresenta l’estrema destra, e tutti sappiamo cosa significa appartenere all’estrema destra…

Un’altra incognita è rappresentata dal futuro; nulla ci garantisce che l’unione oggi   così  simbiotica tra Macron e la sua vetusta moglie potrà sopravvivere al tempo, di certo implacabile, di certo oscuro, di certo   imprevedibile.

Per il momento ci si gode la bella storia d’amore, rimanendo saldi dentro un progetto che guarda al futuro con tanti propositi  di innovazione  e di rinnovata  unità  europea,    portando   con sè la capacità di credere negli assoluti valori del passato.

E poi  c’è la sua antagonista,  che non ha davvero nessuna intenzione di alzare bandiera bianca, che   ha già rassegnato le sue dimissioni da presidente  del   Front National, e che  tenacemente    crede  in una Francia  più forte, capace di ostacolare la minaccia del terrorismo  islamico,  libera dalle oppressioni di una Europa  despota   che ha saputo soltanto chiedere dazi  e  diffondere malcontento nei popoli.

Staremo a vedere.

 

 

Sveva e Andrea in città

Sveva Modignani e Andrea Vitali  sono venuti in città a presentare i loro ultimi libri.

Non li avevo mai visti nè li ho mai letti, in sincerità. Nessuna opera di questi due  autori nemmeno tanto giovani.    E invece sono due belle penne  della nostra bella Italia, che vendono bene, ma che a quanto pare scrivono anche in maniera  davvero  accattivante.

Se scrivono come si sanno presentare, dovrebbero essere dei geni.

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Nostra Signora degli eretici: storia di Maria di Nazaret

Chi era Maria di Nazaret?

Ho finito di leggere   il libro sulla figura della Madonna così come conosciuta,  intesa e amata dal  religioso Alberto Maggi.  Non aspettatevi un linguaggio da chiesa o da cerimoniale   liturgico.  Maggi parla del Vangelo come  un appassionato di fumetti potrebbe parlare del suo personaggio preferito, cioè con passione e disarmante  entusiasmo,  senza atteggiamenti  distaccati  e   pomposità  cattedratiche.

Dei testi sacri sa tutto, sa molto, sa troppo, forse,  ma ce li fa amare come se fosse una nostra assoluta   necessità   scoprirli  e commentarli nella loro essenzialità e funzione.

Il suo linguaggio è così semplice e diretto   che   incanterebbe anche un   passante  distratto, o  un analfabeta di parole, o un miscredente   refrattario   di cose  della Bibbia.

Il fatto è che  Maggi sa che dietro a Maria e alla sua storia  sacra  c’è null’altro che la grandiosa  tragedia/avventura  di una donna semplice del popolo che fu interpellata  da Dio stesso a diventare  niente di meno  che la madre di suo figlio.

Maggi sa che Maria  ebbe semplicemente il merito ineguagliabile di dire subito di sì alla sua chiamata, una chiamata inspiegabile per non dire assurda e scomoda, a dir poco.

Maggi sa  che per quel    “sì” detto di slancio e con devozione   Maria si mise in un pasticcio senza fine, perchè divenne subito “persona poco raccomandabile” per tutta la sua famiglia, per il suo futuro sposo, e persino  per la sua gente,  non esclusi  sopra a tutti   i sapienti   sacerdoti  del Tempio.

Non solo Maggi sa tutto questo, ma sa anche che in casa di Gesù la sacra famiglia  non  potè mai essere per nulla nè tranquilla nè benedetta.

I tre membri di questo sovrano e speciale  triangolo umano  non si comprendevano, si parlavano poco, probabilmente   si evitarono anche molto,  e diciamocelo chiaramente, ne avevano di ragioni per non  capirsi.

Lei era la madre ma di una maternità discussa e chiacchierata; lui era il padre ma di fatto loro sapevano che proprio il genitore non era, e non solo loro lo sapevano…

Lui era il figlio, ma figlio di chi? figlio  di un qualcuno che non si sapeva poi di fatto chi fosse, dove stesse, cosa facesse…

Gesù rimane in famiglia per trent’anni, e poi se ne va in giro qui e là a fare le sue prediche, che lo porteranno in breve tempo diritto sulla   croce.

Ma come, suo figlio non era forse  stato annunciato   dall’angelo  come lo stesso Messia, il Salvatore? E perchè invece rischiava  di   finire   con la peggiore delle accuse? con il più vergognoso dei riti  sacrificali?

Maria le prova  tutte con il suo bambino, poi diventato uomo;  ci prova coi rimproveri, ci prova con i silenzi, ci prova con le preghiere, ci prova  con le  minacce, e ci prova con gli atti di forza. Giunti sul punto di rapirlo, lei con l’aiuto dei suoi parenti,    affinchè il suo nome e la sua presenza finisse per far danni al buon nome  di casa (questo figlio scriteriato che faceva cose come risuscitare i morti  proprio nel giorno  dedicato al riposo, che parlava con le prostitute, che andava in casa dei pubblicani, che pretendeva di rimettere i peccati, che andava in giro a mettere i figli contro i padri  e che chissà cosa ancora avrebbe potuto combinare…).., Maria sente  Gesù,  che avvisato della presenza dei suoi familiari che chiedevano di lui,   così risponde:  ” Chi è mia madre? Chi sono i miei fratelli?  Chiunque  compie la volontà di Dio, questo è mio fratello, e mia sorella, e mia madre”.

Come a dire: “Io non ho madre, o padre, o fratello, o sorella…se non chiunque mi segue  ascoltando le mie parole”

E  allora Maria  improvvisamente  si ricorda, si rivede, si risente, lei davanti all’Angelo della buona novella, lei davanti alla rivelazione del suo compito assurdo ma   accettato di slancio. Allora, ignara di tutto, fu pronta a dire di sì.

Adesso, non più  ignara di tutto,  si sente ancora pronta a dire di sì. Dire di nuovo di sì, non più all’angelo  celeste, ma a suo stesso figlio da lei stessa partorito e verso il quale è lei stessa  ora  come una bambina appena nata.

Solo la Madonna capisce che occorre fidarsi, che Gesù non è pazzo, nè bestemmiatore, nè bugiardo, come tutti dicono, come tutti  temono.   Gesù è semplicemente se stesso, e sta facendo le cose del Padre suo, anche se i sacerdoti gli danno contro, lo accusano di bestemmiare, lo accusano di   essere  posseduto dai demoni…

Dopo una vita di silenzi e di incomprensioni,  la madre è pronta ad accompagnare il figlio sul Golgota,  perchè di abbandonare Gesù proprio ora che è rimasto solo  non se ne parla in assoluto.

Nel momento della croce solo Maria e l’altra povera  donna  Maddalena  stanno sotto di lui a piangere le loro lacrime.  I discepoli sono tutti scappati, dalla paura di fare la stessa fine.

No, ecco, è rimasto Giovanni, il più giovane, il più forte, il più onesto. Il più sognatore.

Anche  i  miracolati non ci stanno  sotto la croce,  forse ignari di questo strazio, o forse chissà per quale ragione lontani e  loro stessi  beati   inconsapevoli.

Maria invece  pronta,   accompagna  Gesù che griderà prima di morire tutto il suo dolore di uomo e di figlio.

Maria  invece  certa,   è pronta dopo i tre giorni  dalla  deposizione, a credere che suo figlio morto e defunto  non è più tale, ma è già tra i vivi resuscitati a nuova vita.

Maria non ha bisogno di  avere prove di questo, come Tommaso o come Pietro o come altri…

Maria crede, crede sempre, crede al suo cuore, crede al suo sogno di vita vera.

Questo era Maria.

Buon Natale Famiglia

 

Anche quest’anno  è tempo di Natale, tempo di feste, di auguri, di ….voglia di famiglia.

Auguri a tutte le famiglie allora, a chi la famiglia non ce l’ha o ce l’ha lontana, a chi la cerca,  a chi l’ha persa, a chi la ritrova, a chi se la sceglie a propria misura, a chi  si dedica  a  lei  tutti i giorni  chiedendo poco  in cambio,  a chi  riconosce e sa che le famiglie sono preziose, a chi le famiglie le supporta e le sostiene,  …e a chi ha avuto il coraggio di rinnegarla, la propria famiglia sbagliata… in cambio di una giusta.

BUON NATALE A TUTTI, BUONE FESTE AL MONDO…

Morto il leader Maximo

Morto il lider Maximo

Nel bene e nel male ha fatto la storia di Cuba, è stato fino alla fine capace di rimanere fedele a se stesso e alla sua storia, alla storia della sua Isola: Cuba lo ha più amato che odiato, e per essere stato un dittatore,  il mondo ha potuto vedere di molto molto molto   peggio di lui…

E’ stata di certo la forma di comunismo di Stato  più a misura d’uomo  che si sia vista  sul pianeta Terra.

Rimane di certo  una realtà  alla quale fare riferimento e sulla  quale volgere studi e riflessioni, osservazioni, critiche e  possibili cambiamenti per il futuro, soprattutto dopo la fine dell’embargo americano.

Figura eccezionale che è entrata nell’immaginario collettivo accanto all’altro grandissimo lider,  rimasto  amatissimo ai giovani rivoluzionari di ogni tempo,  il  leggendario  Che Guevara.

In vita   ha dovuto combattere feroci lotte e guerre fredde senza risparmi di colpi da parte dei suoi potentissimi avversari, senza mai arrendersi.

A 90 anni  si è lasciato piegare dal tempo,  che non risparmia nessuno,  che arriva  nel momento che deve essere  per tutti…

Una rivoluzione autonoma, quella cubana; mai esportata, non esportabile, unica.

Ma il suo futuro?

 

 

Mattarella premia 40 cittadini tra noi…

Meraviglioso, non solo brutte notizie, non solo orrore, ma anche tante ragioni per essere fieri  di noi stessi….

Ecco 40 bravi cittadini che si sono distinti per qualcosa…

Ma chissà quanti ce ne sono in giro ancora di sconosciuti…che probabilmente tali rimarranno…

Premiati i gesti che ci rendono migliori

Siamo un tutt’uno

Per lui c’era prima la persona e poi la malattia.  Perchè siamo un tutt’uno.

Laico, coraggioso, rivoluzionario, sensibile, intelligente, ricercatore, affascinante, innamorato della vita, idealista… guaritore  della più terribile malattia…

Morte di un medico … amico del malato

Il santo Dalai Lama a Milano

Incontro attesissimo e felice tra  la più alta religione non monoteistica  e il nostro mondo cattolico.

Giovani e meno giovani, persone famose e qualunque, tutti sono stati attratti da questa personalità solare, gioiosa, giovane e piena di compassione per l’umanità.

Viva  il Dalai Lama!

Qui la cronaca dal Corriere di Milano

Adorabile Giullare

E’ morto Dario Fò, un gigantee, un genio, un… adorabile Giullare  del pensiero.

Era un casinista, un sovvertitore, imprevedibile, intelligente,  colto, irriverente, provocatore, uomo libero del nostro tempo,  giovane nello spirito, rivoluzionario, eclettico, …come lui nessuno.

Ciao Dario, rideremo   per molto molto tempo ancora con te….garantito, e spero anche non solo ridere. Perchè è il momento di essere seri.

 

Dicasi Filantropia

Milionario muore e lascia tutto in beneficenza

Ed i nipoti   non hanno avuto nulla da contestare.

Mi sembra che per essere oggi la giornata del dono,  nulla poteva essere più rappresentativo.

La stella di Bachetti

La stella di Bachetti

 

 

la parola handicap non è più adeguata…

Ridere del problema...

Ridere del problema…

fa benissimo!!!

fa benissimo!!!

ecco il video

Castello cerca strada disperatamente

 

Mi è capitato in questi giorni di visitare per puro caso un Castello  degno di nota, dalla  storia un pò bizzarra  e dal nome alquanto  significativo  che mi piacerebbe raccontarvi.

Si  tratta del Castello dell’Aquila che non porta questo nome perchè aquilano,  ma perchè svetta tra le alte valli della Lunigiana a ben 800 metri sopra il livello del mare.

Dovete sapere che questa storica dimora affonda le sue radici  documentate  intorno al 1300, ma si sa per certo che ha precorsi longobardi e romanici, quindi potrebbe essere (tolgo il potrebbe e ci metto un bel deve)  anche anteriore.

Solo  circa vent’anni fa era più che altro un rudere abbandonato  che subiva tra l’incuria ed il sciacallaggio locale    la perdita dei suoi tesori e lo svilimento della sua antica austerità.

Succede che le sorti di questa maestosa residenza finiscono nelle mani e nei sogni di una signora  di circa  cinquantanni,  allora insegnante di lettere, che decide di licenziarsi per  trasferirsi  arma e bagagli  tra i rovi selvaggi  di questo luogo  che hanno mangiato nei secoli  pezzi interi di mura e di torrioni.

La cosa che attira la dolce donzella,  la quale  dietro il suo aspetto gentile e raffinato  nasconde un coriaceo  desiderio  di vedere rinascere il luogo,  non sono certo i sassi implosi su stessi    e le mille difficoltà previste  da doversi affrontare nella ristrutturazione: dietro il progetto un pò folle   di comprarsi  questa casa ancora  non abitabile  è che  il costo di questa impresa equivarrebbe   l’acquisto di un appartamento di lusso  nel nord d’Italia,  e quindi, spesa per spesa,  l’idea  di avventurarsi  nella rinascita  di un bene storico nazionale,    porta in sè  quel valore aggiunto  che fa  vincere ai suoi occhi  ogni resistenza.

La ristrutturazione prevede il beneficio di  fondi finanziati dall’Unione Europea,  più ovviamente propri capitali, più il progetto  di mettere a regime il Castello una volta  riportato al suo splendore.

Mettere a regime significa andare ad  utilizzare e quindi capitalizzare   gli spazi ristrutturati per  scopi mondani privati e di utilità pubblica, che significa andare ad  organizzare  dentro le mura cerimonie, piuttosto che matrimoni, meeting ed  altri  eventi di vario genere, con tanto di cappella intra le mura   benedetta.

Nel giro di vent’anni tutto si compie a puntino; ad aggiungere una nota  misteriosa  a tutta la vicenda, come se non bastasse il recupero  rocambolesco di un cotanto  ostello,  ci si mette  una tinta di orrore;  mentre che si sta scavando per predisporre lo spazio di un bagno viene ritrovato un osso umano.

Tutto si blocca; improvvisamente   i riflettori delle Sovraintendenze alle   Belle Arti  piuttosto che dell’Università di non so quale eccellenza americana,  nonchè   lo stesso gruppo dei Ris  operante in Italia,   intervengono con il loro staff di antropologi  piuttosto che di  biologi  ad analizzare la conformazione delle ossa capaci di raccontarci a quale secolo/periodo  deve essere collocato il cadavere del defunto rinvenuto.

All’inizio si vociferava   fosse il corpo di un ex partigiano qui rifugiatosi  e poi ucciso in tempo di guerra, ma il responso è ben differente e non lascia ombra di dubbio: si tratta di un cavaliere risalente al  1200, morto per essere stato impallinato nientepopodimeno  che da una balestra che va a conficcarsi con tutta la sua violenza  proprio nel mezzo della sua gola dove  vi  si ficca  facendolo morire nel giro di pochi secondi.

Tutto ricostruito  sapientemente  e con grande efficacia da un video a posteriori e dato in visione ai visitatori.

La perizia aggiunge anche che il povero cavaliere,  probabilmente ucciso per ragioni di contese  di corte a noi rimaste oscure ma  immaginabili,  viene subito seppellito  in quattro e quattro otto   proprio sul luogo della sua decapitazione (ma dovrei dire altra parola che non mi sovviene), al fine di farlo  sparire repentinamente  alla vista.

Il cavaliere è  alto quanto poteva essere un uomo di quel tempo, ma viene sacrificato in un angolo angusto e dentro una terra argillosa (non c’è il tempo e il modo di trasportarlo altrove); questa sua tomba  improvvisa,  ignota e segreta  riesce a conservare perfettamente  lo scheletro fino ai giorni nostri. Viene  analizzata  con cura  anche la parte di  metallo rinvenuta nel cranio, ed è proprio  questo materiale a far risalire l’evento  intorno al 1200.

Non mi stupirei  di cominciare a sentire  vociferare  di luoghi maledetti o   segnati da eventi infelici, dove di notte si potrebbero udire  i lamenti dei fantasmi, se non fosse che il Castello che io mi sono trovata a girare in lungo e in largo in una soleggiata  giornata settembrina è a dir poco   fantastico, maestoso, accogliente, stupendamente restaurato,  immerso nel silenzio  della  valle, solare e per nulla tenebroso,  dove la visuale sottostante è  da mozzafiato, e dove davvero ci si può aspettare di vedere il cielo ed i boschi silenti e verdeggianti  sorvolati  da regali  e maestose aquile.

Fin qui tutto bene, sembrerebbe che  la moderna  castellana innamoratasi del suo  ranocchio  trasformatosi in un meraviglioso principe   possa oggi cantare vittoria; ma non è così:  c’è un ma da raccontare.

Tutto sembrerebbe precipitare davanti  all’ostacolo insormontabile di una strada che conduce dalla   valle fin su nella cima del luogo: la strada che attraversa il bosco in certi punti diventa molto stretta e ci possono passare le macchine  in alternanza, prima per un senso e poi per l’altro.

Voi direte, e che sarà mai? Basta organizzare un servizio di passaggio,  oppure basterebbe  allargare un poco la strada, in modo da risolvere il problema alla fonte.

Ma la strada è del Comune, ed il Comune non ha soldi   da investire, e così  non se ne viene fuori; la nostra nobildonna  incompresa   ormai comincia ad avere una certa età, e non ha più la forza (e la voglia)  di lottare e di sperare in tempi biblici che risuonano da subito  di carte bollate.

A  fine anno lascerà la sua dimora al suo destino, sta già predisponendo lo svuotamento dei locali sapientemente arredati, e tornerà da dove era venuta, con tanta amarezza nel cuore  ma anche, io credo,  parecchia nostalgia di un sogno fuori del comune che ha avuto modo di vivere così lungamente e che l’ha cullata nelle lunghe notti   vissute   al solo chiarore della luna.

Possibile che tutto questo debba finire per l’apparente  inconciliabilità di una signora, del suo Castello e di un Comune che non vuole saperne di lei e dei suoi problemi  di viabilità (almeno così sembrerebbe)?

Ma come si può definire un Paese che ignorasse  e lasciasse  morire   le sue bellezze, i suoi splendori, la sua storia, le sue radici, i suoi tesori?

Qualcuno  giovane e forte  ( e con qualche denaro o arma diplomatica in più)  vuol farsi avanti in questa faccenda  che senz’altro potrebbe trovare con buona pace di tutti il suo lieto fine?

“Castello cerca   strada  disperatamente.”

Il Castello dell’aquila    che presto chiuderà i battenti.

Visitatelo finchè ne avete modo.