27 GENNAIO 1945

Immagine2La mappa della morte

In questo giorno il mondo occidentale  scopriva alla luce   del mondo  uno degli orrori  assoluti  che un popolo abbia mai   commesso contro altri simili.

Odio pianificato, mistificato, perpetrato, banalizzato e negato.

Odio folle che incrocia l’incomprensibile e il non spiegabile.

Odio che non si lascia dimenticare, diversamente da    altri che invece possiamo confinare  dentro qualche vecchio scatolone.

Non ne voglio mostrare le sconcezze, che tutti noi già abbiamo ben veduto e continueremo a vedere,  perché  tutte le immagini dei crimini commessi non basterebbero a descriverlo.

Il dolore mai superabile  e mai vincibile  lo tiene in vita, lo tiene eterno, lo tiene nuovo e rinnovabile,  lo tiene talmente attuale e presente che si teme che un simile strazio  si possa ancora ripetere.

E purtroppo è una paura assolutamente vera e giustificata.

Perché gli uomini non imparano dagli errori degli altri?

Forse perché sono proprio degli altri. Ma se diventassero i nostri?

E  se solo avessimo  avuto qualcuno di questi mostri che fecero quel che fecero e che avessero  saputo ammettere e denunciare la propria personale colpa su quei terribili giorni…ci sono stati  al massimo solo suicidi, qualche processo, qualche patibolo, ma non  un barlume di ravvedimento.

Il male ha ucciso se stesso ma non è sparito. E’ rimasto vivo nelle sue ceneri.

Abbiamo potuto udire i lamenti dei sopravvissuti, degli spettatori inermi e inconsapevoli, dei testimoni,  ma loro, gli assassini?  Dov’è questo popolo di donne e uomini e a volte   anche bambini  che mentre gli altri venivano torturati, loro quasi   ridevano? Chi,  cosa, quale bestia feroce ha potuto  trasformare persone  normali in una macchina di tortura assoluta?

Questo popolo potrebbe tornare, in qualunque momento, in qualunque spazio.

Cominciare con piccole cose quasi impercettibili ma che nelle mani di qualche nuovo personaggio disturbato e indisturbabile  potrebbero trasformarsi in atrocità  assolute.

Questo popolo ieri è stato quello tedesco, ma oggi potrebbe essere quello …..ognuno ci metta il suo pensiero, la sua idea.

Io un’idea ce l’avrei; questo popolo siamo proprio noi stessi, che quando vediamo un’ingiustizia facciamo finta di non vederla per non avere problemi. Tutto comincia da questo. Dal far finta di non avere visto e di non sapere. Perché abbiamo paura. Siamo fondamentalmente  solo degli opportunisti.

Per questo è doveroso e utile ricordare, ricordare sempre, ricordare ovunque.

Ricordando quanto siamo fragili e imperfetti , a rischio di imbrattamento, a rischio di impudicizia, a rischio di disonore, a rischio di crudeltà.

Nel nome dei vivi, nel nome dell’umanità che è in noi  e   che per la nostra dignità   non può essere messa al silenzio.

Lo sapeva bene  Primo Levi,  che non ce l’ha fatta a superare la morte dell’anima, ma è rimasto vivo per sempre con il suo testamento d’amore.

Shema’

Voi che vivete sicuri
Nelle vostre tiepide case
Voi che trovate tornando a sera
Il cibo caldo e visi amici:
Considerate se questo è un uomo,
Che lavora nel fango
Che non conosce pace
Che lotta per mezzo pane
Che muore per un sì o per un no.
Considerate se questa è una donna,
Senza capelli e senza nome
Senza più forza di ricordare
Vuoti gli occhi e freddo il grembo
Come una rana d’inverno.
Meditate che questo è stato:
Vi comando queste parole.
Scolpitele nel vostro cuore
Stando in casa andando per via,
Coricandovi alzandovi:
Ripetetele ai vostri figli.
O vi si sfaccia la casa,
La malattia vi impedisca,
I vostri nati torcano il viso da voi.         (Primo Levi, 10 gennaio 1946)