Kubra Dagli, sei brava, non mollare

Ecco l’ennesima follia dell’islam intransigente: lei è la campionessa mondiale di TaeKwondo, è turca, si chiama Kubra Dagli,  e combatte con il velo in rispetto alla sua identità, ma a piedi nudi, per evidenti esigenze di movimento, del resto come fanno in pedana  i suoi colleghi maschi.

Per questo  in patria viene criticata  e offesa dalla popolazione maschile più conservatrice. “Sei solo una merce, ti metti in mostra, non devi fare quello che fai…”

In altre parole per i paesi  islamici  radicalizzati   le donne non solo libere  di fare sport,  come del resto le donne islamiche non sono libere di fare molte e molte e molte altre cose…perchè in questa cultura la donna non viene rispettata.

Cara Kubra,    non mollare.

Dio è amore o l’amore è Dio?

Ho appena terminato di leggere  il libro di Osho intitolato  “Amore, libertà e solitudine”.

Ero curiosa di approcciare  lo spirito buddhista che è profondamente diverso dal modo di pensare occidentale, anche se ovviamente rimangono dei punti di aggancio tra le due culture.

Mi sembra d’avere capito queste poche cose capitali:  noi Occidente abbiamo un approccio materialistico e consumistico della vita, tendiamo per la nostra nevrosi possessiva a ridurre le persone a cose e a considerarle quindi delle proprietà.

Nel nome dell’amore assoluto arriviamo a commettere atti terribili che nulla hanno a che fare con l’amore, perchè  la cultura sociale dominante non ci insegna il concetto di  rispetto dell’altro, il concetto di meditazione della vita, il concetto di  amore come  donazione e non come acquisto di qualcosa che può essere anche l’affetto di una persona scambiato per conquista.

Detto materialismo è assolutamente presente anche nella civiltà indù, ma totalmente assente nel pensiero buddista  che predica appunto l’ascesi, il distaccarsi dalle cose, il lasciarle fluire verso la loro naturale direzione.

Per Osho i legami matrimoniali non dovrebbero proprio esistere  perchè legano dentro un contratto due persone che si promettono amore eterno, senza considerare che l’amore non può essere messo dentro un contratto, in quanto per essenza impalpabile, etereo, non circoscrivibile, libero e mutevole come il vento.

In merito al problema  dei figli, Osho sostiene che una  società a misura d’uomo si prende cura dei bambini  in quanto tali, sapendoli   assistere e crescere durante tutte le tappe della vita con  qualunque cosa  possa  accadere ai loro genitori.

Una specie di comunità  stile hippy,  dove tutto è aperto, tutto è  ammesso,  se per tutto si intende  che le persone non si devono sentire in nessuna maniera obbligate a fingere quello che non pensano e non provano più.

Sul piano  della natura, critica il vivere dentro città  super popolate dove si è in tanti ma tutti condannati all’isolamento;  condanna anche le piccole comunità  dove vige la regola della castrazione,  del doversi auto-controllare, auto-reprimere. Distingue l’isolamento (pessimo) dalla solitudine ( utile e buona)  perchè  sapere stare da soli con se stessi è una vera virtù, è una cosa bella e preziosa,  da non vedersi come asocialità.

Sul piano dello Stato condanna ogni forma di politica, compresa quella gerarchica della Chiesa e dei suoi preti,  perchè intesi come  strutture padrone  e prevaricatrici che avrebbero la pretesa di dirci cosa fare, chi essere, come pensare…

Sul piano della Scienza condanna ogni forma di ricerca futile ed assurda, come l’andare su Marte a discapito della distruzione dell’ozono e quindi a discapito della salute  della Terra destinata di questo passo all’implosione e al surriscaldamento.

Sul piano della fede condanna ogni forma di credo disciplinato dentro una Chiesa, nessuna esclusa,  perchè dette chiese avrebbero tradito il vero mandato spirituale di Gesù e di Maometto, che era ed è un messaggio di amore puro.

Sul piano del lavoro, non comprende gli uomini che si dedicano anima e corpo alla carriera sacrificando ad essa tutto di se stessi, fino a diventare dei robot, assenti ai  veri bisogni   e ai loro cari.

Sul piano dell’economia la circolazione  del denaro   dovrebbe sparire e dovrebbe subentrare l’uso del baratto.

Che dire.  In linea di massima come si può essere contrari a queste belle  considerazioni?

Peccato che non sono attuabili,  non su scala mondiale, ma il tutto si può ridurre alla scelta di singoli uomini che scelgono per sè il cammino iniziatico  del diventare un Budda;   peccato che il mondo  rimane legato alle sue Nazioni ed ai suoi Nazionalismi,  al potere del denaro  che è l’unico  che non subisce mai crolli.

Comunque   è utile leggere di pensieri  così liberi e sganciati dalla nostra pesantissima   struttura   storica, fatta sempre di cause ed effetti,  di  obblighi  e  rispetto delle leggi, comprese quelle ingiuste.

Ma ecco che arrivo da dove  ero partita: per Osho non è che Dio è amore, ma è ovviamente  l’amore stesso ad essere Dio.

Lui dice che c’è una sostanziale differenza. Se si parte da Dio mettiamo Dio fuori di noi, e Dio ci dominerà; se si parte invece dall’amore, mettiamo  l’amore davanti a tutto  e quindi Dio stesso in noi,  noi stessi  diventiamo Dio grazie all’amore che è in noi  e fuori di noi.

Personalmente  concluderei così:  ognuno faccia come meglio crede, l’amore è sempre buono se è sganciato dall’idea di possesso.  Certo che  essendo e sentendomi figlia della mia cultura, della mia cultura accetto l’idea di un Dio che sta fuori di me e che non percepisco come il mio Padrone, ma come il mio Custode.

Del resto, so anche che Dio sta dentro di me, e non può stare solo fuori, e quindi io stessa sono Dio nel senso che partecipo della sua bellezza e forza.  Senza questo Dio esterno, secondo me si rischia di  perdere di vista  la trascendenza, riducendola ad estasi, ad ascesi, ad esperienza mistica  umana, temporanea e  fine a se stessa.

Non per nulla il buddismo prevede la reincarnazione, il ciclo metempsicotico della vita.

Con un Dio esterno si parla invece di resurrezione, di un ciclo che inizia, si evolve e si compie. Ognuno scelga quello che sente più proprio.

 

 

 

 

 

 

 

Europa: siamo in guerra

le ultime sull’attentato a Nizza

Mettiamoci nella testa che ovunque potremmo essere in pericolo.

E l’Unione europea cosa sta facendo a livello di interventi  unitari e di strategie  coordinate?

Ma il business legato all’immigrazione, a chi sta giovando?  Forse le maggiori responsabilità di questo cataclisma in atto stanno proprio lì dentro.

L’  Isis ha rivendicato la paternità del gesto, e dimostra quello che è, cioè che la religione non conta nulla (il terrorista in questione  era tutto tranne che un religioso)  ma è solo una manovra per destabilizzare l’Europa, da noi; il mondo, altrove.

Si vuole una globale sottomissione  all’Islam e alle sue regole; si vuole la rivalsa  su quello che  viene vista come una colpa dell’Occidente (di andare a fare guerre   a casa degli altri, ma anche altre molte  ragioni meno evidenti, più meschine  e più sotterranee).

La Francia è nel mirino, ma nessuno è fuori dal gioco, abbiamo visto  Bruxelles,  ma poi il Bangladesh, lo stesso Pakistan, il recente tentativo di rivolta della Turchia dove una minoranza vorrebbe un potere laico ed uscire dalla teocrazia islamica.

Sappiamo che l’Inghilterra sta investendo moltissimo sulla sicurezza (forse per questo rimane ancora illesa?)

Sappiamo che Roma per il Vaticano è un bersaglio sensibile, anzi,  ultrasensibile.

Ogni tanto anche negli Stati Uniti  c’è qualche lupo solitario   che agisce con la stessa strategia con cui ha agito  il terrorista di Nizza,  franco tunisino d’origine.

Gli Stati Uniti hanno già pagato un prezzo altissimo (anche per le loro scelte militari e di politica estera)  a questa guerra sbagliata (come se ce ne fossero di giuste) e bisogna risalire al 2001; ormai si parla  di quindici  anni  nei quali si sarebbe potuto fare di più per  garantire/sviluppare/avviare     un dialogo  diplomatico tra le parti.

Nei territori in Medio Oriente  tra l’Iraq  e l’Afghanistan  quotidianamente accadono atti criminali  contro i cristiani o contro i musulmani  appartenenti  alla maggioranza sunnita  che non viene riconosciuta legittimata a governare dalla  minoranza  sciita,  la più fanatica dello jihadismo.. Prima era Al  Qaeda,  oggi è il sedicente stato islamico. Domani?

La Siria non esiste più, è stata spazzata via dal piano   del gruppo di conquista, ed era il paese più tollerante in assoluto, dove convivevano  diversi   gruppi religiosi  in assoluta tranquillità, tra ebrei, cristiani e musulmani  (proprio per questo  era da eliminarsi? perchè era di cattivo esempio?).

Per non parlare  di quello che accade nella grande  Africa, dove  ieri  gruppi militanti  appartenenti a Boko Haram (una delle frange   di questo  organismo  estremo) hanno rapito le studentesse   frequentanti una scuola ad indirizzo occidentale, per impedire   che il nostro stile di vita  intacchi le loro donne e le loro ideologie; ma  domani  sentiremo di altri attentati contro il libero pensiero e contro le   realtà diverse da quella islamica.

Dove attaccheranno la prossima volta? E chi sarà il terrorista?  Un  lucido  squilibrato che decide di suicidarsi   in maniera “onorevole e gloriosa”,  o un lucido  commando di studenti borghesi  che si saranno   votati alle ragioni  di non so quale  ideologia?

Ex detenuti  in cerca dei loro cinque minuti di gloria,   o  sedicenti  uomini  in apparenza pacifici  e ben formati,  che anzichè seguire ideali pacifisti, liberali e tolleranti  faranno della violenza, dell’odio, della vendetta, dell’arroganza, della rabbia e della follia   il loro campo (inglorioso)  di battaglia?

Ma del resto loro sono più forti, ragazzi: più forti in numero, più forti in determinazione, più forti nel non avere nulla da perdere, più forti nell’avere ancora salda la loro identità culturale mentre noi abbiamo smarrito la nostra.

Ma  il popolo islamico non comprende che se non comincia a fare sentire una voce  corale  di dissenso, inevitabilmente uscirà fuori il razzismo nei loro confronti?  E che è proprio quello che lo Stato islamico vuole, metterci l’uno contro l’altro? Destabilizzare? Generare il caos?

Anche se non è una guerra di religione, e nemmeno culturale, ma solo una strategia di assalto ben pianificata che si avvale anche  di libere e spontanee iniziative  dove l’agire non richiede avere a disposizione un esercito: basta un uomo, un mezzo, qualche arma, un piano (e un lauto compenso magari, per essere più convincenti).

Ci stanno sbranando, assalendo,   come farebbe un branco di  iene o di avvoltoi che avendo avvistato un animale ferito decidono di farne carne per il loro pasto.

Come dunque uscirne con il minor danno possibile? Non saranno le  ennesime   manifestazioni di canto e di musica a salvarci. Non saranno le ennesime proclamazioni di sdegno.

Ci vuole una risposta chiara, unitaria e capace, disposta  a fare scelte  importanti,  anche poco   popolari,  o di disturbo  alle elites che manovrano nell’ombra indisturbate.

Altrimenti  questa guerra andrà avanti ancora per molto molto molto  tempo.

 

 

 

 

L’orco, la verità e i bambini

Lui è l’orco cattivo che i bambini se li mangia dopo averli abusati.

Gli adulti lo sanno, ma non dicono nulla.

Sentono  e vedono il pianto degli innocenti, ma  raccomandano di fare silenzio,  che tutto passerà….

Allora gli amici bambini dei bambini mangiati, raccontano tutto  alla fata buona che arriva per salvarli.

E la piccola Fortuna  finalmente riesce ad avere da morta  l’attenzione  che tanto si meritava d’avere  da viva.

 

Le nozze di Laura

Le nozze di Laura  è una storia  al limite tra la realtà e  il sogno,  tra il passato e il futuro,  tra il moderno e l’antico, tra la tradizione e la capacità di cambiamento,   tra  il bisogno sociale di scoprire un’umanità diversa e il bisogno personale  di  crescere imparando a saperci difendere da chi ci vuole fare del male.

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Il reato di tortura

Grazie a   Amnesty International

da Polisblog.it

70 anni dopo

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“Neppure io ti condanno”

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Tra voi non sarà così, ma chi vuole diventare grande tra voi, sarà vostro servitore e chi vuole essere il primo tra voi, sarà vostro schiavo» (Mt 20,25-27) anno zero

“Voi mi dite: “Ma tu sei il Papa” come per dire che sono diverso da voi. Non è vero. Io sono come voi, uno di voi”  ( Papa  Francesco giugno 2013)

Sulla liturgia dei potenti si è sempre consumata  la storia della Chiesa e dello Stato; con la statalizzazione del cristianesimo (inizio dell’pera Costantiniana)  è anche iniziata la corruzione e la conseguente parabola discensionale dello stesso.

Si sa, potere e verità non vanno mai troppo d’accordo;  ma proprio grazie al potere la verità gestita dagli uomini ha avuto la pretesa di rendersi immortale.

Senza il potere, cioè senza l’abuso e il ricorso alla violenza, la Chiesa sarebbe durata duemila anni? Certo, mi si potrebbe obiettare  che 2000 anni  sono ancora nulla se paragonati  al tempo di certi altri sistemi intergalattici, non sono che lo sputo di  un rospo,  ma se invece consideriamo che  ogni grande civiltà è durata la media di qualche secolo, mi sembra di potere concludere che venti secoli sono un tempo di tutto rispetto.

Tuttavia io mi chiedo anche: “Ma il cristianesimo vale solo perché sembra che nulla riesca a  delegittimarlo? Ma poi perché questo non è accaduto? Solo perché il potere sta alla Chiesa come il satanismo sta al male? E se invece dovessimo cominciare a volere, desiderare, progettare e  sentire con determinazione una chiesa non potente? non persecutrice? non arrogante? non accentratrice? non ammantata di segreti inconfessabili? non dispensatrice di privilegi? non sorda e muta e ceca alla realtà degli uomini?

Fantascienza?  Forse.

Però qualcosa sta cambiando: abbiamo per la prima volta nella storia  un Papa gesuita, un Papa nemico della mondanità, un Papa semplice che rifugge il già conosciuto e il fuori discussione,  un Papa fuori dalla curia malata e corrotta, un Papa  che  si privilegia di cose ordinarie e comuni come se fossero i soli tesori da perseguire aldilà dei lussi, delle cose esclusive e pretestuose.

Staremo a vedere come procede questo treno, quali saranno le prossime destinazioni e scelte che si avrà il coraggio di  incoraggiare.

Per il momento sto leggendo con grande gusto  Versetti pericolosi di Alberto Maggi edito da Campo dei fiori  e  poi ci risentiremo su quanto questo linguaggio avrà messo in movimento nel mio piccolo cuore…

UNO SPLENDIDO FIORE

Qui puoi leggere meglio la sua storia

Questa ragazza si è suicidata perché ha commesso un errore sulla rete, caduta in una forma di inganno,  e la rete usata  nella sua forma peggiore non l’ha rispettata ed ha peggiorato una realtà che poteva essere ancora salvabile.

Si chiama cyberbullismo,  ed è un fenomeno molto più diffuso di quanto non si immagini.

Anzi, è un vero e proprio sistema violento praticato  quotidianamente ovunque e senza limiti di tempo,  capace di stritolare vite ancora acerbe ed immature.

Basta calunniare, basta infangare, basta  dire cose orribili perché così fan tutti su chi conosciamo appena e per sentito dire,  per cose anche gravi  di cui  però non conosciamo l’origine. e sulle quali COMUNQUE  non abbiamo il diritto di esprimere giudizi.

Gli insegnanti lo conoscono bene, perché  lo vivono attraverso i loro stessi alunni.

I genitori anche, dovrebbero ben conoscerlo, se solo tengono gli occhi ben aperti.

Infatti  quasi sempre  i carnefici inconsapevoli o meschini  sono anch’essi  giovanissimi.

Mi rivolgo a questi stessi giovani, che potrebbero essere i nostri figli, i nostri nipoti, i figli dei nostri amici, i fratelli degli amici dei nostri amici, i nostri alunni, appunto, o ai bambini di oggi che domani saranno in grado di potere cadere nello stesso problema.

Non usare mai  la rete per offendere, non sarebbe una cosa intelligente, non sarebbe  giustificabile, piuttosto  fatti una sbronza, se proprio non sai come occupare il tempo,  ma io consiglierei,   sfogati in qualcosa che non possa danneggiare nessuno, nemmeno il peggiore dei tuoi nemici.

Fallo per chi in te crede o ha creduto e ancora ci crede.

Fallo per la tua stessa dignità, non c’è errore fuori di te  che in qualche modo tu non potresti  generare o incrementare, con questo comportamento.  Se ritieni qualcuno  non degno del tuo rispetto,  domandati  se tu faresti a te stesso quello che potresti causare a un compagno o compagna vicino a te, di cui credi di sapere tutto e invece non sai proprio un cazzo…e domandati  se ti farebbe  piacere essere tu la vittima di queste vigliaccate  e di queste leggerezze imperdonabili.

Non pensare che  potresti  essere migliore delle tue probabili vittime; potresti ritenerti  solo uno stupido, un superficiale, un bullo di carta, che si nasconderebbe   dietro un clic perché   non c’è nemmeno il coraggio  di affrontare le persone negli occhi    e che oltretutto prenderebbe  l’iniziativa aggregandosi   alla massa, al gruppo, a quello che gli altri fanno, visto che la tua testa sarebbe solo una bolla di sapone.

E infine  fallo proprio per il tuo unico imperdibile cuore, per quello che sei e che diventerai, se lo lascerai permettere, un giorno.

Ossia uno splendido fiore.

UNA SOCIETA’ SPALANCATA

Culture

Dopo la famiglia aperta ha vinto la società  spalancata.

Andiamo verso la società CONDIVISA, questo è il messaggio chiaro ed inequivocabile che arriva dal tribunale europeo.

Non a caso ho scelto il termine spalancata  piuttosto che nuova; divenire un sistema di paesi dove la legge che deve regolamentare il matrimonio  diviene unica  e  sottoscritta, significa  aprire le frontiere che prima bloccavano la valdità di una legge all’ingresso  di una nuova comunità, ma non significa  divenire un sistema di  paesi  che comincia a pensarla effettivamente nella stessa maniera.

Questo è solo un  segno di progresso  pilotato, di  invito al  bisogno  di dialogo.

Ognuno rimanga della propria convinzione religiosa od etica che sia,  ma quando si tratta di regolamentare sotto il profilo legislativo e quindi comunitario  le leggi che disciplinano una realtà imperitura e principe come quella della famiglia,  allora occorre, per il bene stesso della distensione sociale,  arrivare ad un punto di incontro.

Io ho interpretato in questo modo lo spirito di questo diktat.

Quali potrebbero essere altrimenti le conseguenze di eventuali irrigidimenti   nei confronti di  queste realtà diffuse?

Purtroppo le possiamo immaginare:   discriminazioni, ghettizzazioni e persecuzioni nei confronti dei diversi di turno.

Oggi sono i gay sotto il mirino  della censura  e dell’odio, ieri  lo sono stati  gli ebrei, gli zingari, i  malati di mente   e i neri…

Rimane  il fatto  che l’Europa non è il mondo; fuori di questo pugno di terra c’è il pensiero musulmano che di certo  ha ben altre attenzioni e direttive  comunitarie, e questo significa semplicemente che siamo ben lontani dall’avere risolto   un tabù, un pregiudizio, o qualcosa di simile,  che credo mai verrà completamente divelto.

Siamo davanti ad un ostacolo veramente ostico.

Fino a che si diceva che i neri e i bianchi dovevano avere gli stessi diritti,  si proclamava qualcosa di molto ovvio.

Fino a che si è detto che  mai più bisognerà toccare il capo di un ebreo,  si è detto qualcosa di molto  sacrosanto…

Ma quando si viene  fuori a dire “Io omosessuale ho diritto a sposarmi e a formare una famiglia con gli stessi diritti  di un eterosessuale”,  allora si viene asserendo qualcosa che va contro la natura stessa, che non è più tanto ovvia.

Mi spiego meglio:  non è ovvio dire che l’uomo e la donna sono la stessa cosa, nel senso che è solo una questione di attitudine scegliere di essere una cosa piuttosto che un’altra, perchè si nasce  già con una certa  predisposizione,   e la natura non è quello che si vede fuori ma è quello che esiste di dentro.

Come spiegare ad una persona normale, e sottolineo normale,   che il sesso di una persona non è quello che ha o non ha , ma è quello che è o non è?

Siamo ancora abbastanza lontani     dal poterlo comprendere.

Inutile fare il finto progressista, inutile fare lo snob che  in pubblico  finge d’essere  equipaggiato   a gestire certe realtà, ma poi nel privato  può solo dire “In casa mia, non lo accetterò mai…”

Da che mondo è mondo noi diciamo “Il cielo è blu e  la merda puzza…” perchè vediamo che il cielo è di quel colore e che di fatto   i nostri escrementi  non emanano  un buon profumo.

Poi ci dicevano anche “La mamma fa i bambini ma il papà no”

E noi zitti perchè vedevamo che era proprio così, perchè sapevamo che  così andava il mondo.

Ora qualcuno ci viene a dire che    “Tu sei quello che provi e non quello per come sei fatto”.

STRAORDINARIO, RAGAZZI.

Ma allora  questo è il Paradiso,  dove finalmente viene riconosciuto  il primato  dell’invisibile sul  visibile, del  vero sul falso, dell’interno sull’esterno, e se questo è il Paradiso, perchè tutte le altre cose che andrebbero messe a posto ancora non funzionano?

Perchè  questa antica   discriminazione    comincia a girare bene e tutte le altre rimangono sotto uno strato di letame  che forse altri   duemila anni   potranno bastare  a   creare cambiamenti?

Cos’ha   l’evidenza del sesso  da smuovere le montagne che  altre questioni    assai urgenti e necessarie    non hanno?

Forse è perchè nel sesso  sta il nostro istinto  alla vita?. O forse è perchè parlando di questo non si parlerà di altro? O  forse è perchè   “di con chi  va a letto  il mio vicino è una questione privata”  e dunque  non si deve  invadere  le  volontà  dei singoli?

E la vita non è mamma che fa bambini mentre papà deve fare altro,  ma  è  un essere con un altro essere, di qualunque  apparato  sessuale siano,  che si promettono amore eterno. Punto.

Tergiversiamo pure   sull’amore eterno,   che ad andare bene  potrà essere solo   più o meno  duraturo,  ma non si tergiversi su questo assoluto: l’amore non ha sesso, come non ha età, come non ha   limiti.  

Ce lo ha detto il   Parlamento europeo,  ed è bene che si cominci a riflettere  seriamente   la questione.

A  me piacciono i confetti, da qualunque parte essi arrivino.

COMINCIANO A 12 ANNI A FARE QUELLO CHE…MA COSA FA LA SCUOLA, E LA FAMIGLIA??