Il filosofo Dugin

Il pensiero di Dugin

In questo momento è sulla bocca dell’intellighenzia europea, sta spopolando tra i populisti, ed è quantomeno interessante leggerlo e rifletterlo.

Poi ne riparliamo con calma…

Umberto Eco

l’opera completa

Comunicazione

Da oggi inizia una pagina nuova dedicata al dialogo interreligioso.

In successione pubblicherò sottopagine  su questo tema sotto un punto di vista filosofico e culturale.

Non è una sezione   leggera. Ma spero di riuscire a rendere appassionante  temi complessi e che appartengono al nostro presente e al nostro futuro, dopo essere appartenuti al nostro passato.

Ciao a tutti.

Naturalmente aspetto qualche vostro commento. 🙂

 

ma cosa vuole la gente?

Mi chiedevo in questi giorni che cosa determina il nostro successo, e cosa invece piuttosto lo compromette.

Partendo da questa prerogativa e volendola salvaguardare, la nostra giornata verrebbe dettata per lo più dalle esigenze della maggioranza,  che come ben sappiamo a volte non sono quelle migliori.

Piacere è bello, ci può stare, ma poi alla fine sarebbe un supplizio il rimanere condizionati da questo unico scopo.

E poi  cioò che conta è lo stare bene con se stessi, ancor prima che con chi ci circonda.

Dunque ognuno di noi è   questa mescolanza  di  espressioni personali che si intercalano alle espressioni più socializzabili e più socializzanti.

Non che  nel cercare di piacere al prossimo si smetti di essere noi stessi,  ci mancherebbe, non è che siamo due in uno, perchè siamo e rimaniamo sempre unici, individibili, assoluti.

Ma i ragazzi lo sanno?  e in che maniera  viene insegnato loro  che  per riuscire nella vita occorre  essere se stessi,  piacersi,  ancor prima che piacere?

Un modo potrebbe essere quando ci raccomandiamo   di  non dare mai nulla per scontato  o per  risaputo.

Un altro modo potrebbe essere quando suggeriamo loro  di trovare la propria  strada   senza avere paura di   fare qualcosa  di  sbagliato.

Io per esempio,  ho sempre cercato di perseguire quelle poche cose che mi sembravano sostanziali,  senza preoccuparmi delle altre.

Garantisco che se percepiamo qualcosa di prioritario, questo qualcosa si rivela tale nel tempo.  Garantisco che non sempre tutto accade senza imprevisti, e che l’imprevisto è la sola cosa che ci tocca di accettare  senza tanta storie, che non dipende da noi e nulla possiamo fare per impedirlo.

Garantisco che   se ci si impegna in qualcosa senza  barare,  questo qualcosa porta con calma i suoi  risultati.

E  garantisco che le regole servono per essere trasgredite e che   le trasgressioni servono per capire la fondatezza delle regole.

Insomma, alla fine è sempre il breve ma  insuperabile motto di san Agostino che mi mette a tacere contenta:  “Ama e fa quel che vuoi” è la sola  verità che mi piace raccontare,  poichè se agisci per amore ( e non per vendetta, e non per  interesse,  e non per noia…), di certo sarai compreso,  di certo  non avrai  buttato  via il tempo,  di certo   avrai  fatto in modo di  aggiungere  contenuti    al senso della vita.

 

 

 

il giovane giacomo

Ho visto il film, e dietro di me nella sala c’era un folto gruppo di giovanissimi, con la loro prof avvicinatasi per un attimo, che li complimentava per essere andati così numerosi alla visione del giovane Leopardi.
Davanti a me c’era una collaudata preside di liceo, da un anno andata in pensione, devo dire ringiovanita nell’aspetto e nel modo di fare, forse perchè osservata in un contesto extrascolastico ed informale, e mentre che lei non sapeva d’essere osservata…
Al mio fianco altri giovani, e sotto in basso alla platea, altri giovani.
Sì, i giovani sono venuti a vederlo perchè sospinti dai loro insegnanti, perchè interessati a catturare idee per un possibile componimento di tesi finale, per una possibile interrogazione con cui fare bella figura davanti agli altri…
Tutte ottime ragioni, se vogliamo ben sottolineare, che fanno di necessità virtù, ma quanti di loro sarebbero venuti o andranno a vederlo, per la semplice ragione di conoscere la storia di uno dei più grandi poeti del nostro ottocento?
Forse due o tre. Quelli che posseggono dentro di sè l’amore autentico per la poesia e per il pensiero, visto che Leopardi è stato contemporaneamente poeta e filosofo.

O quelli che si sentono attratti dall’umanità del compositore, dalla sua tragedia personale, dal suo essere stato eroico nell’affrontare il suo  complicato destino (oltre che per banale accidentalità o curiosismo)
Conosciamo l’autore per il suo famoso “pessimismo cosmico”, una visione della vita disincantata che traeva le sue radici proprio nell’ assoluta estraneità e possenza della Natura, una natura non benigna ma altera, non madre amorevole ma sovrana altezzosa e dispotica, irraggiungibile nella sua incommensurabile bellezza quanto nella sua incommensurabile diversità.

I dati biografici ci raccontano di un Giacomo che dopo una spensierata infanzia, unico periodo solare della sua vita, a causa di un folle e disperatissimo accanimento sullo studio ( sembra che abbia divorato fagocitamente tutti i libri della cospicua biblioteca paterna, costruendosi un’ eccellente erudizione), si ritrova gracile di salute, malfermo nella sua debole costituzione come nel suo sentirsi condannato dentro una casa vissuta come la propria prigione.

Figlio di un conte, destinato come primogenito alla carriera ecclesiastica, deve combattere sia contro un padre che non ammette nessuna possibile deviazione da questo destino, sia contro una madre severissima e di pochissimo affetto, che morirebbe di vergogna nel sapere la carne della sua carne perduta dentro i meandri della minaccia della modernità incombente…

Ed è quello che accadrà; i moti rivoluzionari del 48 non attenderanno certo il plauso della classe aristocratica arroccata dentro i propri intoccabili privilegi come dentro i propri granitici ruoli e destini.

Leopardi vive, respira, sogna, desidera, racconta e ispira il grande desiderio del cambiamento sociale, e lo fa dalla sua misera stanza del suo magnifico palazzo, che gli pesa addosso come un insopportabile macigno.

Recanati è un luogo incantevole, ma non per Giacomo che qui si sente esiliato, costretto, legato, isolato, perso, incompreso, e non certo per la sua pusillanimità, non certo per la sua incapacità a costruirsi una vita propria.

Quando cerca di fuggire dal giogo familiare, l’onnipresenza e onnipotenza paterna glielo impedisce, e per questo viene ripreso come un reietto colpevole di tradimento, traditore della santa e intoccabile verità, che può stare solo nell’arroccamento della fede, che può stare solo nella solidità della tradizione, là dove la fede è un dogma che non può essere messo in discussione e non un atto d’amore assoluto che si rivolge verso Dio come verso gli uomini ed il mondo con tutto ciò che contiene.

Non c’è che dire. Ci sono tutti gli elementi per piacere alla gioventù.
Alla gioventù di oggi, intendo dire, come a quella di allora.
Istinto di ribellione, sofferenza verso un sistema obbligante, bisogno di libertà e di cambiamento.
E tanta solitudine…quella che spesso lamentano gli adolescenti senza riconoscerlo e senza esserne consapevoli.

Ma il giovane Giacomo ha solo soprattutto bisogno di una cosa elementarissima; ha solo bisogno di amore, come lui stesso recita in una scena del film, come lui stesso dichiara al mondo intero attraverso i suoi disperati scritti melanconici.

Le cose che sembrano farlo stare bene, prima o poi gli vengono sottratte, ma poi anche fortuitamente sostituite da altre presenze similari e confortevoli, che gli permettono di sopravvivere, di non cedere, di resistere sotto la forza brutale dell’ingrato e severo compito che la vita gli ha riservato.

Probabilmente non si hanno dati certi sulla sua reale vita sessuale; il suo handicap fisico non gli concede fascino verso il gentil sesso, non potremmo certo vedere in lui un adone o un simbolo di erotismo, non nel senso classico del termine; eppure Leopardi piace al genere femminile, a quel genere di donna con uno spiccato senso materno e protettivo, a quel genere di donna innamorata del’arte e della poesia filosofica ed oscura, come la sua.

E’ più lui stesso, da quel che emerge dalla sceneggiatura, che si sottrae ad una normalità affettiva. O forse si sottrae a questa eventualità proprio perchè si sente inadeguato e misero, precario anche nelle sostanze con cui e per cui deve lottare quotidianamente, sia contro una famiglia che mal lo sopporta, sia contro una società che mal lo accetta.

Non accetta di lui il suo essere così severo verso il giudizio del suo genere, verso l’idea di un’ umanità vuota ed illusa, miserrima e meschina, che si dimena tra le ordinarie speranze e necessità, ma che è solo un nulla che si dispera senza sapere di disperarsi.

Infine, ancora una riflessione: c’è una scena del film che mi rimbomba nella testa e non se ne vuole andare, è quando lui urla agli avventori presenti in una locanda  del tempo che lui scrive di pessimismo non perchè è stato toccato dalla cattiva sorte, ma aldilà della sua stessa condizione, e lo urla a squarciagola, perchè non vuole essere visto come quello che “sarebbe stato diverso se avesse avuto una capacità di salute fisica migliore”.

Mi sovviene la teoria periferica sulle emozioni che recita “non piango perchè sono triste ma sono triste perchè piango”; ma Leopardi piangeva perchè era malato nel corpo o perchè era anche malato nello spirito? E quanto il suo essere malato nel fisico ha contribuito a fare di lui il suo pensiero? e quanto Leopardi non avrebbe desiderato essere altro da sè perdendo con ciò le sue radicali convinzioni ed il suo profondo sentire? Non c’è possibilità di divisione in un uomo, a mio avviso; esso è tutto un insieme indivisibile in se stesso, e di certo sono  sempre e ancora solo il cuore e la mente che fanno di una persona ciò che è, aldilà del suo essere fisico.

La visione del film è sconsigliata a chi soffre di depressione, ma è vivamente consigliata a chi vuole scoprire la magnificenza di un pensatore tutto italiano che si è fatto conoscere nel mondo e nella storia per bellezza, intelligenza e splendore.

Ieri come oggi. e come sarà domani.

(A proposito, Leopardi morirà per avere mangiato troppo gelato, quell’alimento che a lui sembrava essere proibito, ma del cui divieto evidentemente a Giacomo importava proprio nulla…)

Manlio Sgalambro

 

paulo coelho

ribloggato da qui

friedrich nietzsche

ribloggato da  qui

Racconto perchè sono diventata filosofa

 

Quando  ero ragazza  non mi pesava andare a scuola, non mi è mai pesato stare sui libri, leggere, scoprire cose nuove, pormi delle domande,  perché la mia natura è senza dubbio curiosa e riflessiva.

Al magistrale pensavo:  “Potrei portarmi il letto da casa  e dormirei volentieri qui, perché qui gira il mondo, qui è il centro del movimento…”

Erano gli anni 70, anni caldi, anni terribili; forse questa mia serietà  caratteriale mi ha tenuta lontana dal finire in qualche  movimento  pericoloso  che a quel tempo non era difficile  incontrare ma mi ha anche

“ impedito”  di potere iscrivermi a Brera per coronare le mie qualità  artistiche.  Mia madre,  santa donna ma che del mondo non capiva nulla,  temeva per me,  temeva potessi finire in qualche giro di droga o di perdizione…ed io sono stata troppo ubbidiente  per sapermi ribellare.

Come tutti i bravi giovani del mondo,  da adolescente al massimo  ho sognato, sognavo  di fare o l’attrice o la cantante, insomma dei lavori   creativi, che sapevano stimolare la mia fervida  fantasia ed immaginazione.

In me non vibra la linfa del genio,  ormai su questo mi sono rassegnata, che altrimenti non ci sarebbe stato incidente di sorta o  destino  recondito   che m’avrebbero  potuto  tenere lontano  dall’essere e dal fare   quello che amavo e che amo sempre,   ma  una  cosa  devo comunque riconoscermela, a dispetto di ogni cattiva ventura:  alla fine  quello che uno è e pensa e vuole  viene fuori,  forse ci vorrà per alcuni più tempo,  forse  certe cose nel cammin facendo vengono anche irrimediabilmente perse, ma che centra, che importa perdere le briciole o se si vuole anche tutto l’antipasto…?  L’importante è essere al tavolo della festa  quando arriva, io credo, almeno  la torta.

C’è sempre tempo per dire: “Adesso ci sono anch’io…”

Mi rivolgo  ai giovani che   si sentono già vecchi e non riescono a spiegarsi il perchè,  o ai non più giovani  che  credono  d’avere sacrificato inutilmente  gli anni migliori al servizio di qualcuno che a malapena  ricordava   il loro nome,   o   ai vecchi  che non hanno mai vissuto una vita vera  e  che non hanno nessuna intenzione  di farsi  mettere  da parte  solo perché la loro data anagrafica così lo chiederebbe.

Ragazzi,  siamo tutti nella stessa barca. Rifiuti dell’umanità ribellatevi?  No,  certo che no,  non rifiuti dell’umanità  ma   esseri  semplici   che fino ad oggi siete semplicemente stati per le più varie ragioni  in silenzio,  fate da oggi  sentire la vostra voce.

In genere,  i  giovani  hanno a loro vantaggio una montagna di energia  di cui    certamente un fisico  che comincia  ad avere accumulato qualche decade  di  lavoro  si trova a dover   difettare,  ma questi ragazzi  ormai  attempati  possono avere   dalla loro  qualche cellula cerebrale  più  collaudata  e  dunque   possono riuscire  a sopperire  alla mancanza di  dinamismo fisico  con  la presenza  di dinamismo intellettuale (sempre che il loro cervello  abbia saputo  non solo svilupparsi  ma  educarsi  all’esercizio  della  riflessione). 

Poi ci sono quelli che anche da giovani  hanno  qualche problema  non solo di rendimento  fisico  ma soprattutto di  rendimento  mentale,  e    questo è un altro  discorso,  è  il problema  della società  che non educa, della religione che è morta  nel senso  che non è viva  dove dovrebbe vivere,   e    della politica che è corrotta…

Sempre in genere,  non parliamo poi dei vecchi che sono diventati le vere superstar  della    nostra bella società,   loro che ormai sulle soglie della pensione riscoprono quanto è bello tornare a vivere  ed avere di nuovo tanto tempo a disposizione per sé, loro che scoprono  di non avere nessuna  intenzione di lasciare la cadrega,  ossia il loro diritto  di stare nel mondo, di avanzare  il loro spazio e tutto il resto,   a dispetto  di chi  quel posto, sinceramente, potrebbe occuparlo a maggior titolo…

Quando sento parlare  di vita ultracentenaria  garantita per tutti mi vengono i brividi; io amo la vita, e non ho particolari problemi  verso nessuna fascia  del genere umano,  ma c’è una categoria (forse più di una)  che mi fa  per istinto  irritare: è la categoria di quelli che  quando incontrano il prossimo dice loro con aria pia  e sottomessa “Prego il Signore che mi faccia morire  perché  intanto ho già vissuto abbastanza…”  e poi in realtà pensano “Tutti devono crepare prima di me,  almeno la soddisfazione  di vedermeli passare davanti,  nella loro fossa…”

Come  sarebbe  bella l’umanità  che dice sempre quello che pensa, non lo trovate? E se proprio non può dirlo che almeno sappia tacere!  Ma  forse è più divertente scoprire  quanto noi uomini sappiamo essere mendaci,  che altrimenti   con troppa trasparenza  in circolo   la filosofia  potrebbe finire  in soffitta…

Partiamo allora dal punto primo sopra esposto: la società non educa, e perché non educa? Perché non investe sulla cultura. E perché non investe sula cultura? Perché  è governata da logiche di puro profitto. E perché è governata da tali logiche?  Perché ci sono i monopoli dei grandi business e dei grandi marketing…e la politica  è solo un luogo dove andare a fare scempio del denaro pubblico,  e la religione  rimane  una questione  molto molto  privata  che agisce  nel privato dei singoli,  come è giusto che sia.

In tutto questo scenario  l’unico  dato che mi sembra positivo  è proprio quello  del dover confermare che la religione è sì non solo morta,  ma anche sepolta,  se per religione  si vuole  intendere  quel tempo in cui   la chiesa teneva soggiogata l’umanità  nel dire ad essa cosa doveva pensare, cosa doveva votare, come doveva fare sesso, perché si doveva sposare,  perché doveva accettare di soffrire e così via…

Proprio per questa sua insopportabile   invadenza  e per questa sua arroganza e per questa sua  onnipresenza  non richiesta e non gradita,  il mondo moderno  ha degnamente  saputo metterla a tacere.  Non che  per questo luna parte di essa   oggi abbia  a sentire la nostra mancanza, giammai, piuttosto  questa parte    avrebbe solo un grande piacere  che si potesse tornare correndo tra le sue amorevoli braccia  piagnucolando  “Quanto avevi ragione, noi siamo cattivi  e solo tu ci sai governare…”

E invece il mondo reale, questo nostro cazzutissimo  mondo  pieno  di morte e di lordume di ogni genere,  com’ è rassegnevole   che sia,  non ha nessuna  intenzione di correre  dalla mamma,  visto  che  le madri o si amano perché sanno farsi amare, o  si ammirano quando si impara a conoscerle,    o si detestano  incondizionatamente.

Quando dico rassegnevole, intendo dire  che occorre essere obiettivi; ma un conto è la rassegnazione, un conto  è la resa.  Posso rassegnarmi  a che un assassino  tale rimanga per il resto della sua vita, ma non per questo mi devo arrendere all’idea che ogni uomo sia  o possa diventare  un assassino.

Dunque  ecco il ruolo  straordinariamente  vitale della filosofia oggi;  come  da una lente di ingrandimento   vengono osservati  attraverso di essa  i vari pezzi  della questione,  magari smontati  per poterli  analizzare meglio.  Essere filosofi non è che essere osservatori della realtà, così come lo scienziato osserva la natura nelle sue leggi fisiche, meccaniche,  dinamiche e via discorrendo…

Quando  mi sono iscritta all’università  non ho pensato per un solo istante a un bel corso di economia, o di lettere, o di storia, o di ingegneria (per l’ingegneria non mi avrebbero nemmeno ammesso  visto che nessuno ha saputo farmi amare la matematica, che invece credo sia una scienza  straordinaria) ,  tutte materie  interessantissime  e pregevoli,  ma a mio avviso  ancora troppo specifiche e circoscritte.

Ho pensato al sapere di tutti i saperi, ossia  a cosa  porta l’uomo  al pensiero e cosa porta il pensiero all’uomo.  L’uomo  va al pensiero  per il suo innato bisogno  di sapere il suo senso  ed il pensiero sta nell’uomo  perché oltre la materia  di se stesso, destinata alla fine,  sta in lui  il suo desiderio  di sopravvivere  alla morte.   Quindi  in poche parole  sono diventata filosofa perché amo l’immortalità.

Oggi credo che grazie a questa mia scelta speculativa strettamente legata alla sua scienza gemella, ossia la psicologia,  io possa essere in grado, meglio di ieri,  di governare  il mio mondo   e di inserirmi nel governo  del mondo. Credo che il pensiero  non abbia mai ad invecchiare; è l’unica  forma di  espressione umana  non sottoposta  alle leggi  impietose del tempo.

Ciò che mina le facoltà mentali  degli anziani non è il pensiero invecchiato  ma il loro  cervello ed il loro sistema nervoso   a  rischio  di  involuzione  e di indebolimento,  e non certamente  la limpidezza  della  forza  speculativa   che non conosce  arresti  fisici  di sorta  essendo lei stessa  afisica,  distaccata  dal  contingente.

Come altrimenti spiegare l’assoluto vitalismo di esseri che pur nel totale immobilismo hanno una vita cerebrale  florida  ed incontenibile?  Mi si dirà che sono un’eccezione  che  confermano la regola   e   che l’uomo medio  vuole per sé  la normalità  e non la  straordinarietà,  tuttavia  è l’eccezione  che detta i principi  e non certamente il contrario.

Oggi  mi posso  sentire e ritenere  senza più fardelli.   Senza più zavorre.

I fardelli e le zavorre sono stati un lungo periodo  che mi hanno  impedito  di  voleggiare,   come mi hanno  temprato  nel carattere  e nel  sapere  dare il giusto  peso  alle cose.  Nulla è perduto.  Tutto ritorna utile. 

Ma è la leggerezza,  è la libertà  liberata  che mi fa conoscere e mi farà riconoscere  i vitalismi  e le volontà  costruttiviste  degli esseri,  comprese  le mie.

L’arresto di Jafar Panahi

In Iran è stato arrestato  Jafar  Panahi, regista scomodo perchè espressione e denuncia del regime di stato iraniano.

Su  Reuters Italia        è possibile prendere visione delle prime informazioni che emergono dagli uffici stampa.

Immediate   le  reazioni   di    Parigi    e del    Giornale   come di tutte le varie testate giornalistiche   che condannano  lo stato di oppressione civile  del popolo iraniano.

Qualche notizia in più  sui  testimoni  scomodi    perseguitati  dai relativi  movimenti estremisti posti al governo dei loro paesi:

leggi il il pen club

leggi il    Foglio

la storia del cinema in Medio Oriente

Ma perchè mi drogo?

l’esercito dei morti

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Pianeta musica

malika

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Una nuova idea di medicina per nuovi medici e nuovi malati

Ciao a tutti, carissimi, sono di nuovo qui tra voi  con l’articolo che vi avevo promesso.

Si tratta  della  scoperta scientifica del  dottor  Ryke  Geerd  Hamer,  studioso e ricercatore, laureato  in medicina, nonchè oncologo, psichiatra e teologo;   con la sua teoria  detta delle 5 leggi biologiche  rivoluziona  il tradizionale  modo di intendere la medicina  e di intendere  il malato.

Decisamente un argometo di  estremo interesse e di  altrettanta   estrema complessità e delicatezza.

Non ho intenzione di esprimere pareri personali ma vorrei  lasciare che sia il lettore che,  prendendo lettura di alcuni documenti qui allegati,  possa farsi un’idea diretta e non influenzata dalla medesima,  sul tema in questione.

Consigliata  la lettura a chi vuole aprire la sua mente…

Chi è l Associazione ALBA

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Diciamo allora gli eroi a cosa servono: a non cadere nel male assoluto

tienanmen

Ciao a tutti,  scusate  infinitamente  per l’orrore delle immagini del precedente articolo,  ma era doveroso testimoniare con la verità degli occhi e non solo delle parole  la presenza continua del male che abita il nostro  mondo reale. Continua a leggere

Ricordiamo, riguardiamo, ripensiamo o prendiamo atto dei luoghi dell’odio senza nome che non hanno mai avuto fine nè dopo Cristo, nè dopo Marx, nonostante Cristo, nonostante Marx

  

ossari per opera della dittatura in Cambogia

L’estrema crudeltà  di alcune immagini  che seguono consiglia vivamente la visione di questo articolo solo a persone adulte o sotto la guida degli adulti

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Cristo o Marx? Ognuno scelga il suo eroe

                                          

 

 

Caratteri del pensiero  marxiano

si pone come fine il compimento della libertà reale e non della libertà teorica o apparente

ispira il pensiero marxista e tutte le sue scuole come pensiero a lui estraneo  ma  conseguente

si occupa della Storia ossia del mondo reale che deve diventare il compimento del comunismo  inteso  come regno della libertà effettiva e non apparente

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L’amore è stupido? L’amore è facoltativo? L’amore è indecente?

                        

 

 Non c’è nulla di buono o cattivo al mondo se il pensiero non lo fa tale.          William Shakesperare

Ciao a tutti.

Carissimi,  scusate se continuo il tema dei sentimenti  ma voglio chiudere il capitolo prima di passare ad altro, ossia al già anticipato  problema del marxismo oggi…

Dunque, si diceva dell’amore platonico, dell’amore cortese e dell’amore borghese; ora si vuole  approfondire l’argomento con il riflettere se  detto sentimento possa essere   stupido, facoltativo o indecente. Continua a leggere

La calma è la virtù dei forti, il panico il limite dei deboli, la sincerità la qualità dei giusti

Ciao a tutti.

Continuiamo le nostre piccole lezioni di filosofia: oggi  cominciamo  con il riflettere  su una virtù assai rara ai giorni nostri, ossia l’esercizio della calma.  Esercitare  la calma  significa  che  quando tutto intorno a te   sembra crollare, tu rimani capace di rimanere calmo,  di raccogliere le  poche idee chiare rimaste e di farti forza; così facendo non ci si butta nella prima decisione presa d’impulso e si rimanda ogni genere d’intervento in un momento successivo, quando si è riusciti a recuperare la naturale   lucidità. Continua a leggere

Cambiare le regole sbagliate/ rispettare le regole giuste

 

                     

Ciao a tutti.

Ora  parleremo della necessità di cambiare le regole.   Avrete già capito dalle vostre esperienze  quotidiane  che  le regole vanno bene quando sono giuste e che purtroppo sono molte le regole esistenti affatto corrette. Continua a leggere

Elogio della parola

 

Se voi avete avuto modo di scorrere i pochi articoli presenti   in questo blog appena iniziato,  vi sarete accorti di come varia l’impostazione  del linguaggio poetico raffrontato al linguaggio filosofico. Continua a leggere

Marx, Freud e il Cristo

 

               

Carissimi,  è di questi giorni il dibattito sentito dai giovani , ma non solo, sulla questione di un presunto ritorno di Marx o piuttosto di una sua mai avvenuta dipartita…Se siete lettori-sbirciatori dei blog  filosofici  potreste imbattervi in questa appassionante questione  che intendo assolutamente indagare di persona per poi venire a relazionarvi la mia  modesta opinione. Continua a leggere

L’esercizio diabolico della menzogna

 

Ciao a tutti.

Continuiamo  la nostre chiacchierate filosofiche   approcciando il tema  di quello che è l’esercizio più praticato e diffuso su tutto il pianeta, ossia l’esercizio  della  menzogna.

Non  a caso è stato definito  nel titolo  con l’aggettivo diabolico, che in questo caso più che un aggettivo e basta assurge alla qualifica di sostantivo vero e proprio; in altre parole  chi mente si assume il ruolo di demone, di Satana, quel Satana che nel   paradiso terrestre ha tentato  la povera Eva con l’inganno della mela. Continua a leggere

Costruire il privato per costruire il pubblico

 

                     

Ciao a tutti, oggi vorrei parlare con voi del rapporto esistente tra pubblico e privato.

Se foste interrogati, o meglio, se vi interrogaste sul genere di legame che nella vostra vita personale esiste tra i due ambiti, cosa vi  rispondereste?

Secondo voi, quale dei due luoghi è prioritario? Quale svolge il ruolo dominante? Dove si annidano i punti critici della loro auspicabile  integrazione ed armonia? Continua a leggere

Immagini di Donne nella vita e nell’arte

 

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Amor platonico, amor cortese, amor borghese…

             

Ora  vorrei parlare con voi dell’amor platonico e dell’amor cortese;  forse qualcuno di voi starà già sorridendo, forse qualcuno di voi starà già sganasciandosi dalle risate, o forse qualcuno di voi  ne vuole sapere qualcosa di preciso.

Mi rivolgo a tutti indistintamente: innanzitutto i due amori non sono   connessi; l’amor platonico è per definizione l’amore che si prova per una persona verso la quale non esiste e non può esistere un contatto fisico, pena la distruzione dell’amore stesso ; per fare un esempio, come abbiamo già potuto osservare nel capitolo riservato a Giovanni il Battista,  questo amor platonico esisteva tra lui ed il suo maestro, il Cristo. Continua a leggere

Giovanni Battista, l’innamorato di Gesù

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L’origine della follia ed il rispetto delle regole

                                                                                            

            

 

Buongiorno carissimi compagni d’avventura, posso chiamarvi così?

Oggi  vorrei spendere due parole sull’origine della follia;  ci sono due generi di follia, quella reale e quella così detta,  ma che non è affatto folle, è solo un eccesso di immaginazione della mente che comunque   rimane ancorato alla realtà ed alla consapevolezza del reale.

Non voglio argomentare  per ora del secondo genere che personalmente definirei banalmente il buon senso dell’essere folle e non certo la tragedia dell’essere malato di mente.  Continua a leggere

La vita ordinaria

 

Sono estremamente felice d’avere iniziato con voi come per gioco una serie di presunte lezioni che potremmo chiamare con molta umiltà briciole di filosofia, in memoria di quel grandissimo pensatore della nostra storia che è stato Soren Kierkegaard.

Se di lezioni si può parlare, allora oggi vorrei argomentare con voi dello stato in cui l’essere versa quando vive la sua vita ordinaria. Non è uno stato generalmente piacevole; ognuno di noi, se interrogato nel segreto della sua intimità, potrebbe rispondere con una lunga serie più o meno giustificata di lamentele e di lacrime; anche i più forti, i più arditi, i più tenaci, invitati ad essere sinceri e diretti, comincerebbero con l’elencare le loro ragioni che li tengono in una condizione di non soddisfazione, di non realizzazione. Continua a leggere

Coerenza, fatica, speranza

 

      eclisse-solare-11-08-99.jpg image by heartlands

Oggi potremmo riflettere  su tre virtù intimamente connesse:  la coerenza, la fatica, la speranza.

Innanzitutto perché vorrei potere approfondire proprio questi tre aspetti del vivere quotidiano?  Perché questi tre volti della vita  convivono strettamente a contatto  con il pensiero equilibrato, ossia chi  vive nell’ottica  di una filosofia  così come  nei giorni precedenti  si è  argomentato,  deve continuamente misurarsi con il bisogno di coerenza,  con il bisogno di fare fatica e con il bisogno della speranza.

Perché la coerenza: perché non si può parlare di correttezza, di  rispetto dell’altro e di giustizia se non si è minimamente coerenti; non si parla della coerenza ad un modello esterno che ci viene propinato da chicchessia, si sta parlando di modelli interni che scegliamo di fare propri. Continua a leggere

Il pensiero equilibrato

 

Buongiorno carissimi lettori,  vorrei  continuare con voi la mia riflessione  sull’importanza del pensare e del pensare bene.

Non ritenete anche voi  che  in un mondo  mediatico   che pullula  di  stimoli  tra i più inverosimili e tra i più dispersivi,  sia  utile ogni tanto poter leggere   di discorsi  forse non proprio  spontanei,   ma senz’altro  vantaggiosi  per lo sviluppo  della  propria  capacità  di comprensione del reale?

E’ con questo spirito  che io mi rivolgo a voi,  giovani e meno giovani, uomini e donne che siate, con la serenità e con la curiosità  di chi  vuole  esprimersi per arrivare a fare esprimere, per   arrivare a pungolare  tasti dolenti e forse un pò troppo indolenziti;  così oggi con voi  vorrei parlare  di quello che potrebbe essere ritenuto come   la ricerca   del pensiero  equilibrato. Continua a leggere

Come conservare dignitoso il corpo

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Eccoci alla quarta  riflessione che consegue quanto detto ieri sulla scienza e sullo spirito: così come non c’è scienza degna di rispetto che non si confronti con lo spirito  che l’ ispira, non c’è materia che si rispetti che non debba confrontarsi  con il pensiero che muove la materia.

Per essere espliciti,  ogni nostro gesto, ogni nostra azione, ogni nostro comportamento per essere degno di considerazione deve stare strettamente connesso ad una motivazione interna, anche i gesti in apparenza/sostanza  spontanei, in apparenza/sostanza  non riflessi, in apparenza/sostanza  impulsivi. Continua a leggere

Sulla condizione della donna e non solo

Terza riflessione:  ecco un argomento  delicatissimo  e di grande costrutto, la condizione della donna nel mondo,  ma per meglio facilitarne l’indagine,  vorrei ridurre  il discorso sulla   sua attuale condizione nel mondo  evoluto.

Che la  donna abbia conquistato la parità dei diritti e dei relativi doveri  è abbastanza assodato, almeno in un senso generale e di principio.  La  mescolanza  delle donne di cultura  diversa  sta facendo provvidenzialmente  affiorare  realtà  disdicevoli  e  drammatiche:  si sta parlando  proprio in questo periodo   della presenza sul territorio delle mogli/madri  bambine,  così come  si potrebbe parlare lungamente della  tratta   delle schiave dall’est.    Vorrei subito  sostituire   la parola cultura  assai impropriamente usata con il suo opposto,  ossia nella mancanza di cultura di certi paesi da cui provengono queste usanze familiari  che il mondo evoluto non esita a definire barbariche e preistoriche.

Ritengo  doveroso precisare  che non è la religione d’appartenenza Continua a leggere

Sull’importanza del pensare bene

Seconda  riflessione:  vorrei ragionare con voi sull’importanza del pensare bene.

Se il   pensiero  è l’alimento  dell’essere  è d’ estrema importanza  sapere costruire pensieri fecondi, felici, fatti a misura d’uomo.   Ognuno di noi in base alle proprie esperienze di vita, in base al proprio patrimonio genetico ed  in base alla propria condizione  temporale e spaziale  è portato a relazionarsi in un determinato modo con il mondo che lo circonda.  Nessuna  delle tre  condizioni   ora  esposte   pregiudica in maniera irreversibile e non modificabile  le  nostre decisioni;  certo le condiziona, le limita,  le circuisce, le ottenebra, ma non le possiede, non ne è il  giudice incontrastato. Continua a leggere

Due occhi per un solo pensiero

 

                                              

Carissimi lettori, finalmente dopo oltre  un mese di assenza dal web riesco a dedicarci   un poco del mio tempo.

In  questi giorni  di grande trambusto personale, ho avuto occasione di prendere in considerazione  alcune questioni che vorrei porre alla vostra lettura;  eccovele  esposte  in ordine di  argomento:

  1. (Secondo la vostra esperienza) riesce a dare maggiore affidabilità il nostro sapere scientifico o il nostro sapere spirituale?
  2. cosa maggiormente contraddistingue    i due saperi?
  3. potrebbero i due saperi essere autobastanti tanto da potere ognuno di essi  escludere l’altro?
  4. che cosa rende un essere umano capace di qualunque azione, anche la più anticonformista e dunque progressista?
  5. quando si dice Spirito, che cosa si  deve intendere?
  6. quando si dice Scienza, che cosa si deve intendere? Continua a leggere

Non ho più paura di PD

 

 

 

Non ho più paura

La paura si è sciolta come neve al sole

Improvvisamente i campi si sono vestiti di colore

I miei occhi primi spenti

Si sono riempiti di luce

I campanili delle chiese oggi suonano a festa

La gente mi sorride perché io sorrido alla gente

Non sono più un ventre vuoto incapace di nuovi parti Continua a leggere

Ho trovato la mia libertà di PD

 

 

Ho trovato la mia libertà

A te che pensi di avere  cose più  divertenti  da fare che leggermi

A te che ti diverti solo quando stai davanti al grande fratello

A te  che te ne stai beato  seduto in qualche  angolo della stanza a fare nulla

A te che stai aspettando  il momento di partorire

A te che non hai avuto figli  perché sei stato sfortunato Continua a leggere

10 dicembre 2009: Berlusconi attacca le Istituzioni italiane di fronte all’Europa

 

Il fatto del giorno o meglio, del momento, tale che ha oscurato sotto il profilo italiano persino l’altro evento di spicco, ossia l’assegnazione del  premio nobel per la Pace al presidente degli Stati Uniti Obama,   merita un’osservazione speciale ; tutti i giornali si sono scatenati sulla notizia perchè conserva in sè  una valenza politica e sociale  non  indifferente per il nostro paese, comunque espressione di un malessere di fondo, di disequilibri  esistenti ed   in atto ormai da lunghi anni, che richiedono da parte delle rappresentanze del potere senz’altro una posizione ormai precisa e puntuale, non più rimandabile. Continua a leggere

Il testamento biologico

 

Se trent’anni fa ci avessero detto   che avremmo dovuto tutelarci dal pericolo di vivere troppo a lungo, ci saremmo messi a ridere; oggi questo problema è una realtà schiacciante e da non sottovalutare.

Purtroppo gli strumenti tecnologici possono prendere, come spesso accade, il sopravvento, e possiamo rischiare di finire prigionieri di un tubo che ci vuole tenere in vita a qualunque costo, a qualunque condizione, per un tempo indefinito…Contro tutto questo la Chiesa valdese in questi giorni ha avviato il cosidetto Registro dei testamenti biologici. Continua a leggere

Il Dio di tutti

 

 

Il  Dio di tutti

Signore mio

gli atei non ti pregano

perchè assicurano che tu sei un’invenzione popolare,

una chimera religiosa; Continua a leggere

Caravaggio: una passione segreta

storia di un mito vivente

Alcune sue opere tra le più affascinanti ed emblematiche

Madonna di Loreto

 

 

 

 

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Maria Montessori: storia di un amore paradossale

 

 

il metodo Montessori

la storia di Maria Montessori

L’Italia ha avuto l’onore di dare i natali ad una grande pedagogista, purtroppo nata con l’idea giusta nel momento e nel luogo sbagliato; della personalità di questa donna mi ha straordinariamente colpito la sua personale storia biografica, ossia  il fatto che una dei pilastri dell’educazione dell’infanzia, ha dovuto tenere nascosto per  quasi tutta la sua esistenza  il fatto d’essere diventata madre, d’essere divenuta madre fuori dal vincolo matrimoniale, e quindi, per i tempi che correvano, di avere dovuto per causa maggiore tenere segreto per oltre venticinque anni questo peccato innominabile. Continua a leggere

Inno alla gioia

                                

                            

non te ne andare di gianna nannini       

Inno alla gioia

 

Dedicato a tutti coloro che si amano, che si ameranno, che si sono amati

che pensano che l’amore non è una questione solo personale ma collettiva

che pensano di dovere rendere conto del proprio operato al mondo che ci accoglie e che ci guarda

che pensano che per amore si può superare ogni difficoltà

che pensano che oggi è il momento giusto perchè domani potrebbe essere troppo tardi

Che hanno un pensiero proprio, ossia sentito e vissuto

che sanno chi sono, da dove vengono e dove vanno

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Canti di dolore

 

 

L’albero sempre verde

Caro padre
sei venuto a liberarmi
come un gigante mi hai risollevato
per quanto tu non l’avessi programmato
che nulla del bene che ho avuto
è stato voluto solo per me
tranne nascere credo
e tu amavi troppo la vita per pensare che un giorno
avresti cercato di morire

Per te vivere era una cosa naturale
come un abete che tutti i giorni cresce
invecchia
e poi diventa un albero secolare
osserva  correre il tempo inarrestabile
e lui è sempre verde come il primo giorno Continua a leggere

Perchè tutti celebriamo la libertà?

Le torture dell\’Inquisizione

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Dieci ragioni per lasciare la croce nei luoghi pubblici del nostro occidente

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Le ragioni per lasciare la croce sul muro sarebbero molte più di dieci, ma forse già la prima decina può renderci conto di quanto sia importante e necessario che non venga tolto dai nostri luoghi pubblici il nostro simbolo cristiano:

  1. perchè significa le nostre radici e senza radici l’uomo non ha passato e senza passato l’uomo non ha presente
  2. perchè non può dare  fastidio a chi non è credente, in quanto non obbliga nessuno a credere ma semplicemente ricorda a tutti dove ci si trova, qual’è il mondo che ci accoglie, quali le sue tradizioni, i suoi costumi, le sue credenze
  3. perchè esprime in sè un messaggio d’amore, di salvezza, di bontà,  di servizio, di pace e non certo di offesa, di discriminazione, di rifiuto verso chi non crede
  4. perchè laicità non significa negazione della religione e del nostro patrimonio culturale e spirituale; l’essere laico è tale perchè lascia la religione nella sfera personale ma porta questo stesso essere religioso nella vita pubblica, e se la maggioranza di un popolo vuole conservare la sua croce è giusto che la possa conservare come naturale manifestazione di sè Continua a leggere

La nostra croce, le nostre radici

 

Gesù

 

Solo una semplice domanda: ritieni giusto che venga tolta la croce dai luoghi pubblici in Europa o comunque in quei paesi che hanno la loro storia ed il loro fondamento nel cristianesimo?  Quando parlo di cristianesimo  non intendo la Chiesa e la sua gerarchia, in quanto si può essere cristiani e non riconoscersi  nella gerarchia della comunità religiosa, intendo proprio ed unicamente quell’Essere che tutti noi occidentali bene o male condividiamo e che è andato a morire sulla croce spontaneamente, non costretto, non obbligato (per i credenti), o in qualità di vittima di un sistema (per i non credenti), e comunque in entrambi i casi, costituente il patrimonio storico del nostro passato. Continua a leggere

Chi è l’uomo?

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Sull’idea di persona

L’idea di persona che un filosofo possiede o non possiede è il fondamento più o meno consapevole e più o meno dichiarato del suo pensiero. Dopo l’illusione dell’umanesimo, che ha dovuto fare i conti con la realtà, dopo i fasti del razionalismo, che ha fatto credere l’uomo padrone del suo destino, dopo il fallimento della politica come sistema di pensiero autonomo ed infallibile, dopo il nichilismo nietzscheano, il disincanto post-moderno e la perdita dell’innocenza dell’intera umanità, Continua a leggere

Il caso Marrazzo

Sembra una storia uscita da un romanzo dostoevskijano…Un uomo che ha tutto, che conduce una vita privilegiata, rimane improvvisamente (ma non troppo) e clamorosamente vittima dei propri errori. E’ il prezzo che si paga nell’essere uomini pubblici, ricattabili ed esposti alle regole del sistema?  Non credo che così debba essere per forza, che altrimenti chissà quante notizie del genere dovremmo ritrovarci o averci già trovato sui nostri quotidiani. Continua a leggere