Monica Vitti…Ma ndo vai..?

Il mondo ce l’ha invidiata, tutti l’abbiamo conosciuta al cinema, un’enormità di persone l’hanno apprezzata nella sua bellezza, bravura, simpatia, versatilità, eleganza, intelligenza, capacità di far ridere e riflettere. Insomma, aveva tutto, ha avuto tutto, ha dato tutto quello che aveva da dare…tranne quello che ovviamente rimane celato dentro la profondità di ogni essere. E che lasciamo celato, con garbo, nella sua misteriosità

Ciao Monica, oltre l’eternità e questo mondo effimero…

Sveva e Andrea in città

Sveva Modignani e Andrea Vitali  sono venuti in città a presentare i loro ultimi libri.

Non li avevo mai visti nè li ho mai letti, in sincerità. Nessuna opera di questi due  autori nemmeno tanto giovani.    E invece sono due belle penne  della nostra bella Italia, che vendono bene, ma che a quanto pare scrivono anche in maniera  davvero  accattivante.

Se scrivono come si sanno presentare, dovrebbero essere dei geni.

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MADAMA BUTTERFLY

Lo spettacolo l’ho visto in televisione.

Straordinaria  la scenografia, i costumi, la location e naturalmente da oscar la musica pucciniana.

Bravissimi, per quel che ne capisco, i protagonisti.

E’ solo che nel mio immaginario Madama Butterfly dovrebbe avere le vesti di una fanciulletta,  e poi  il bimbetto non è stato il massimo (dettagli irrilevanti, senza dubbio, ma nell’inquadratura finale, le poche volte che viene ripreso in volto, non riesce a trattenere   un sorriso, al culmine di una scena drammaticissima…)

Forse sbaglio, penso di potere leggere un testo  operistico come se fosse un testo cinematografico; certo che se anche tutto tutto tutto risultasse perfetto, saremmo davanti alla perfezione assoluta.

Critiche indegne  a parte, del resto ingenerose  di fronte a un capolavoro  come quello che prevede la prima alla Scala  che apre la stagione,   se nel 2016 ancora fanno cassa  gli eventi scaligeri,  mi chiedo se è più per il valore erotico delle grandi storie d’amore,  così fuori tempo e nello stesso tempo  contemporanee  nel tempo di oggi,  o se è per il valore simbolico e sociale di sedere nel palco del più celebre   teatro del mondo.

Di certo   un applauso senza  fine a Puccini,  che ci ha regalato un sogno che non morirà mai.

E a tutta la fabbrica di costumisti, tecnici, musicisti, operatori, interpreti, sognatori  ecc ecc  che ci permettono  di gustare e replicare  una serata indimenticabile…

Del resto Milano era in debito con l’artista  romantico della musica  d’opera, e soprattutto con questo spartito musicale, che fu un incredibile fiasco nel suo esordio… Ieri, nonostante qualche piccola  pecca,   è stato riscattato.

Nella serata  di sant’Ambrogio,  si è ripetuto il solito copione di sempre: dentro la sala luci e merletti (quest’anno   un pò sotto tono  per via della  recentissima crisi di governo…), e fuori dalla Scala  manifestanti  arrabbiati e striscioni di contestazione…

In quanto agli interpreti,   impossibile fare paragoni  tra le grandi; credo che  la insuperabile Maria  Callas rimanga assoluta ed imparagonabile,  e poco  so dell’interprete di ieri sera, Maria Josè Siri.

Brava, forse anche  bravissima, ma tra l’essere grandi e l’entrare nella leggenda, c’è quel salto che rischia  di   farci  cadere nel vuoto.

Comunque sia,  gloria alla eroica e travolgente    Madama Butterfly.

 

Trump vince

 

E’      il nuovo volto della Grande America.

Ha spiazzato chi lo dava  per impossibile, chi lo ha   insultato in tutte le maniere, non sapendo mettersi nella pancia del Paese, della gente comune, la working class,  che deve preoccuparsi   di mettere insieme    il pranzo con la cena.

La Clinton  non ha convinto, non è piaciuta abbastanza,  non era certamente   lei la  persona giusta da mettere come controparte, troppo compromessa  con i giochi di palazzo, con  la politica del conformismo.

Il presidente uscente Obama ha subito fatto squadra, ha subito invitato il popolo  elettorale  ad accogliere pacificamente il risultato del voto,  anche se ci sono state manifestazioni giovanili spontanee   anti Trump, mosse  dalla cocente delusione e dalla paura del futuro.

Ecco, la democrazia è anche questo: ieri con un Presidente di colore, oggi con uno yankee  di razza  che   ha salutato e ringraziato la Grande  Congregazione Americana  per avergli dato fiducia, per averlo onorato di tanto  riconoscimento.

E  se Trump dovesse stupire tutti quanti???

Staremo a vedere. In politica contano solo i fatti.

Bob Dylan è il Premio Nobel per la letteratura 2016

“Ha creato nuove espressioni poetiche attraverso la grande tradizione della canzone americana”, con questa motivazione il premio Nobel per la Letteratura 2016 è andato al cantautore statunitense Bob Dylan.

Una vittoria a sorpresa dato che il nome di Dylan, da anni candidato al prestigioso premio, non figurava nella lista dei favoriti di questa edizione.

Bob Dylan, mome d’arte di Robert Allen Zimmerman, 75 anni, è uno dei cantautori più importanti della storia del rock. Nel 1962 ha pubblicato il suo primo album intitolato “Bob Dylan”. Negli anni sessanta i suoi testi hanno veicolato la voce del movimento dei diritti civili negli Stati Uniti.

Nel 2008 è stato insignito del premio Pulitzer alla carriera.

Nel 2001 aveva vinto un premio Oscar e il Golden Globe per la miglior canzone originale ‘Things have changed’ dal film ‘Wonder boys’”  da Euronews

A lui il prestigioso riconoscimento

La giuria  di Stoccolma  che  decide le assegnazioni stupisce ancora , è avanti a tutto, non si lascia  condizionare da nulla…

 

la parola handicap non è più adeguata…

Ridere del problema...

Ridere del problema…

fa benissimo!!!

fa benissimo!!!

ecco il video

Castello cerca strada disperatamente

 

Mi è capitato in questi giorni di visitare per puro caso un Castello  degno di nota, dalla  storia un pò bizzarra  e dal nome alquanto  significativo  che mi piacerebbe raccontarvi.

Si  tratta del Castello dell’Aquila che non porta questo nome perchè aquilano,  ma perchè svetta tra le alte valli della Lunigiana a ben 800 metri sopra il livello del mare.

Dovete sapere che questa storica dimora affonda le sue radici  documentate  intorno al 1300, ma si sa per certo che ha precorsi longobardi e romanici, quindi potrebbe essere (tolgo il potrebbe e ci metto un bel deve)  anche anteriore.

Solo  circa vent’anni fa era più che altro un rudere abbandonato  che subiva tra l’incuria ed il sciacallaggio locale    la perdita dei suoi tesori e lo svilimento della sua antica austerità.

Succede che le sorti di questa maestosa residenza finiscono nelle mani e nei sogni di una signora  di circa  cinquantanni,  allora insegnante di lettere, che decide di licenziarsi per  trasferirsi  arma e bagagli  tra i rovi selvaggi  di questo luogo  che hanno mangiato nei secoli  pezzi interi di mura e di torrioni.

La cosa che attira la dolce donzella,  la quale  dietro il suo aspetto gentile e raffinato  nasconde un coriaceo  desiderio  di vedere rinascere il luogo,  non sono certo i sassi implosi su stessi    e le mille difficoltà previste  da doversi affrontare nella ristrutturazione: dietro il progetto un pò folle   di comprarsi  questa casa ancora  non abitabile  è che  il costo di questa impresa equivarrebbe   l’acquisto di un appartamento di lusso  nel nord d’Italia,  e quindi, spesa per spesa,  l’idea  di avventurarsi  nella rinascita  di un bene storico nazionale,    porta in sè  quel valore aggiunto  che fa  vincere ai suoi occhi  ogni resistenza.

La ristrutturazione prevede il beneficio di  fondi finanziati dall’Unione Europea,  più ovviamente propri capitali, più il progetto  di mettere a regime il Castello una volta  riportato al suo splendore.

Mettere a regime significa andare ad  utilizzare e quindi capitalizzare   gli spazi ristrutturati per  scopi mondani privati e di utilità pubblica, che significa andare ad  organizzare  dentro le mura cerimonie, piuttosto che matrimoni, meeting ed  altri  eventi di vario genere, con tanto di cappella intra le mura   benedetta.

Nel giro di vent’anni tutto si compie a puntino; ad aggiungere una nota  misteriosa  a tutta la vicenda, come se non bastasse il recupero  rocambolesco di un cotanto  ostello,  ci si mette  una tinta di orrore;  mentre che si sta scavando per predisporre lo spazio di un bagno viene ritrovato un osso umano.

Tutto si blocca; improvvisamente   i riflettori delle Sovraintendenze alle   Belle Arti  piuttosto che dell’Università di non so quale eccellenza americana,  nonchè   lo stesso gruppo dei Ris  operante in Italia,   intervengono con il loro staff di antropologi  piuttosto che di  biologi  ad analizzare la conformazione delle ossa capaci di raccontarci a quale secolo/periodo  deve essere collocato il cadavere del defunto rinvenuto.

All’inizio si vociferava   fosse il corpo di un ex partigiano qui rifugiatosi  e poi ucciso in tempo di guerra, ma il responso è ben differente e non lascia ombra di dubbio: si tratta di un cavaliere risalente al  1200, morto per essere stato impallinato nientepopodimeno  che da una balestra che va a conficcarsi con tutta la sua violenza  proprio nel mezzo della sua gola dove  vi  si ficca  facendolo morire nel giro di pochi secondi.

Tutto ricostruito  sapientemente  e con grande efficacia da un video a posteriori e dato in visione ai visitatori.

La perizia aggiunge anche che il povero cavaliere,  probabilmente ucciso per ragioni di contese  di corte a noi rimaste oscure ma  immaginabili,  viene subito seppellito  in quattro e quattro otto   proprio sul luogo della sua decapitazione (ma dovrei dire altra parola che non mi sovviene), al fine di farlo  sparire repentinamente  alla vista.

Il cavaliere è  alto quanto poteva essere un uomo di quel tempo, ma viene sacrificato in un angolo angusto e dentro una terra argillosa (non c’è il tempo e il modo di trasportarlo altrove); questa sua tomba  improvvisa,  ignota e segreta  riesce a conservare perfettamente  lo scheletro fino ai giorni nostri. Viene  analizzata  con cura  anche la parte di  metallo rinvenuta nel cranio, ed è proprio  questo materiale a far risalire l’evento  intorno al 1200.

Non mi stupirei  di cominciare a sentire  vociferare  di luoghi maledetti o   segnati da eventi infelici, dove di notte si potrebbero udire  i lamenti dei fantasmi, se non fosse che il Castello che io mi sono trovata a girare in lungo e in largo in una soleggiata  giornata settembrina è a dir poco   fantastico, maestoso, accogliente, stupendamente restaurato,  immerso nel silenzio  della  valle, solare e per nulla tenebroso,  dove la visuale sottostante è  da mozzafiato, e dove davvero ci si può aspettare di vedere il cielo ed i boschi silenti e verdeggianti  sorvolati  da regali  e maestose aquile.

Fin qui tutto bene, sembrerebbe che  la moderna  castellana innamoratasi del suo  ranocchio  trasformatosi in un meraviglioso principe   possa oggi cantare vittoria; ma non è così:  c’è un ma da raccontare.

Tutto sembrerebbe precipitare davanti  all’ostacolo insormontabile di una strada che conduce dalla   valle fin su nella cima del luogo: la strada che attraversa il bosco in certi punti diventa molto stretta e ci possono passare le macchine  in alternanza, prima per un senso e poi per l’altro.

Voi direte, e che sarà mai? Basta organizzare un servizio di passaggio,  oppure basterebbe  allargare un poco la strada, in modo da risolvere il problema alla fonte.

Ma la strada è del Comune, ed il Comune non ha soldi   da investire, e così  non se ne viene fuori; la nostra nobildonna  incompresa   ormai comincia ad avere una certa età, e non ha più la forza (e la voglia)  di lottare e di sperare in tempi biblici che risuonano da subito  di carte bollate.

A  fine anno lascerà la sua dimora al suo destino, sta già predisponendo lo svuotamento dei locali sapientemente arredati, e tornerà da dove era venuta, con tanta amarezza nel cuore  ma anche, io credo,  parecchia nostalgia di un sogno fuori del comune che ha avuto modo di vivere così lungamente e che l’ha cullata nelle lunghe notti   vissute   al solo chiarore della luna.

Possibile che tutto questo debba finire per l’apparente  inconciliabilità di una signora, del suo Castello e di un Comune che non vuole saperne di lei e dei suoi problemi  di viabilità (almeno così sembrerebbe)?

Ma come si può definire un Paese che ignorasse  e lasciasse  morire   le sue bellezze, i suoi splendori, la sua storia, le sue radici, i suoi tesori?

Qualcuno  giovane e forte  ( e con qualche denaro o arma diplomatica in più)  vuol farsi avanti in questa faccenda  che senz’altro potrebbe trovare con buona pace di tutti il suo lieto fine?

“Castello cerca   strada  disperatamente.”

Il Castello dell’aquila    che presto chiuderà i battenti.

Visitatelo finchè ne avete modo.

 

 

 

 

 

Olimpiadi 2016

Sono già iniziate da qualche giorno, ma sinceramente  non mi sono sembrate l’evento prioritario.

Però è bello potere parlare ogni tanto di cose positive, ed i giochi olimpici, doping permettendo,  sono senza dubbio un evento che ancora ci  conquista.

Tante medaglie all’Italia, naturalmente!!!

Calendario programma completo

 

Lui suona, il mondo si incanta…

ezio bosso: il pianista

 

Papa Francesco, Mamma Africa

 

Millemiglia Ciao Ciao

Galleria

Questa galleria contiene 42 immagini.

438 vetture in gara, 876 partecipanti, auto storiche  da tutto il mondo, e vince una coppia argentina con una Bugatti del 1927… Da non perdere Qui altre info (la cosa più originale che ho visto?  una targa con scritto  Ciao Ciao)

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Comedians

a teatro con un clic

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luce del mondo

In una stanza silenziosa c’erano quattro candele accese. La prima si lamentava: “Io sono la pace. Ma gli Uomini  preferiscono la guerra: non mi resta che lasciarmi spegnere” e cosi accadde. La seconda disse: “Io sono la Fede. Ma gli Uomini preferiscono le favole. Non mi resta che lasciarmi spegnere” e cosi accadde. La terza candela confessò: “Io sono l’amore. Ma gli Uomini sono cattivi e incapaci di amare. Non mi resta che lasciarmi spegnere“.  All’ improvviso nella stanza comparve un bambino che, piangendo, disse: “Ho paura del buio“. Allora la quarta candela disse: “Non piangere. Io resterò accesa e ti permetterò di riaccendere con la mia luce le altre candele. Io sono la speranza

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la chiesa anglicana apre ai gay

le nozze in chiesa

la felicità è un dettaglio

che fa la differenza

è lui l’uomo più famoso al mondo

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Terra di limoni

Oggi niente cose tristi e strazianti;  solo pensieri positivi.

Come una casa nuova appena finita e tutta da riempire di cose nuove e pimpanti, allegre.

Vediamo cosa ci può essere di allegro, a cui pensare.

La compra di piccole cose che non costano nulla ma che, come si suol dire, arredano.

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ABEMUS PAPAM

fumata bianca

 

San Pietro

Particolare

Fedeli in preghiera

3messa

Fuori tutti

Guardei Svizzere

ecco la gente che è stata  in   Piazza san Pietro     festosa   sotto la pioggia   in preghiera       da stamane   fino a sera

Queste immagini ci hanno accompagnato in questi ultimi giorni.

Dopo cinque scrutini  il Papa è già stato eletto.

Tanta gente in piazza; molti i giovani e molti gli stranieri, nonostante si dica sempre  che la chiesa è una cosa morta del passato.

Spesso si relega il credente in una sorta di idiota, di cretino,  di fuori dal mondo, di persona insulsa ed obsoleta; molti molti molti credenti lo sono, rappresentano tutto questo, ma una minor  parte del mondo dei fedeli è tutt’altro. E’ gente solida, positiva, vigorosa, assolutamente moderna ed aperta a tutto,  nel senso più  autenticamente cristiano del termine.

Ormai non c’è più posto per un cristianesimo che non sappia mettersi a parlare una lingua comprensibile a tutti  e seminatrice di pace.

Chissà che il nuovo Papa  non sappia  straordinariamente  aiutarci in questo progetto.

E dunque,

c’è solo da scoprire chi uscirà dalla stanza delle lacrime…per regalarci le sue prime parole…: )

Dopo la contestazione, qualcosa c’è, molto manca…

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chi dice donna dice…bello

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OGGI SI RIDE (e anche domani)

 

 

Lo stacco di testa di Balotelli che realizzare la prima marcatura per l'Italia (AFP PHOTO/ PATRIK STOLLARZ)

 

 AFP PHOTO / CHRISTOF STACHE

 AFP PHOTO / GIUSEPPE CACACE

 

 

 AFP PHOTO/ PATRIK STOLLARZ

 

 AFP PHOTO / CHRISTOF STACHE

 

 

 

REUTERS/Thomas Bohlen

 

 AFP PHOTO / GABRIEL BOUYS

 

 AFP PHOTO / GIUSEPPE CACACE

 

L'esultanza di Balotelli dopo il secondo gol  (AFP PHOTO / CHRISTOF STACHE)

 

2012 Italia

 

Balotelli

 

 Action Images

 

 

Italia-Germania

 

 

 

Lo spiritoso cartello di una donna, che sdrammatizza sul difficile momento economico

 

Grande fantasia nelle acconciature: i tifosi ci credono

Gioia incontenibile

 

...e tutti pregustano il fischio finale che sancirà la vittoria dell'Italia

La festa azzurra nella notte più bella (Cristini)

 

La festa azzurra nella notte più bella (Cristini)

 

La festa azzurra nella notte più bella (Cristini)

 

La festa azzurra nella notte più bella (Cristini)

La festa azzurra nella notte più bella (Cristini)

 

QUASI AMICI

 

 

Due  vite si incontrano e i loro destini si incrociano.

Uno è un giovane  di colore che ha bisogno del sussidio di disoccupazione; l’altro è un maneger ultra ricco  che per un incidente di percorso si ritrova su una sedia a rotelle, paralizzato dal collo in giù.

L’unica parte del corpo rimasta sensibile  è il volto,…e il cuore.

Il giovane disoccupato dal passato turbolento  si presenta  al colloquio perché Philippe è alla ricerca di un badante personale, ma sa già  che non sarà assunto, perché non ha credenziali, non ha titolo, e sinceramente  nemmeno gliene importa più di tanto…

Il colloquio  sembra invece catturare la curiosità  dell’invalido,  che vede in quel ragazzotto tutto muscoli e simpatia  una persona autentica, vera, genuina, piena di vita, proprio quello che lui ha perso o rischia di perdere per sempre, seppellito dentro quella  poltrona  completamente strappato alla gioia di sapersi vivo.

Gli lancia una sfida; gli propone l’incarico in prova per un mese , ed aggiunge “Secondo me non resisterai nemmeno due settimane…”

Driss accetta, tanto non ha niente da perdere; fuori c’è solo la strada ad attenderlo, ed una famiglia in bilico,  piena di problemi, dove la madre lavora dalla mattina alla sera per potere guadagnare per tutti  il necessario  per andare avanti.

Inizia così un periodo  di  convivenza, dove hanno modo di conoscersi.

Da un lato  il  giovane  ormai  ex disoccupato  che diventa giorno dopo giorno un bravo  assistente specializzato, ma solo perché ha carta bianca, solo perché Philippe lo lascia libero di esprimersi in tutto e per tutto, trattandolo da subito come uno della famiglia e non come l’ultimo intruso; dall’altro lato, l’invalido  che si trova improvvisamente catapultato in una serie di situazioni  dove non esiste più la regola, l’etichetta, la forma, il già detto e risaputo,  ma  l’imprevisto, la novità, l’improvvisazione, la proposta  di nuovi esperimenti,  di nuove esperienze,  trattato non più come un handicappato e basta, ma come una persona che nonostante il suo handicap ha bisogno di fare una vita assolutamente  normale,  dove ci si alza al mattino   con la contentezza d’essere vivo, con la speranza di cose belle e   positive, dove  si cerca  di combattere  la noia,  la solitudine, l’ipocrisia…

Nasce  tra i due, senza nessun calcolo,  un’amicizia spontanea, nonostante il legame professionale e specifico.

Philippe si diverte con Driss, come non si divertiva più da un’infinità di tempo. Non solo si diverte Philippe, ma si diverte chiunque viene a contatto  con la sua presenza, perché la sua bellezza  umana  è semplicemente  contagiosa…

A sua volta  Driss    ha trovato una vita normale e  positiva con Philippe,  e non è più sotto i ponti…

Certo,  questo può accadere perché  il giovane   è  fondamentalmente  una persona  onesta, e valida,  nonostante  tutta la sfortuna  che  l’ha perseguitato fino  a quel momento…e Philippe  non è un coglione ricco pieno di sé  e privo di attenzioni umane, che un giorno sfigato  si è trovato privo  dell’uso delle gambe;  prima di diventare invalido era stato  un uomo normale; aveva amato profondamente sua moglie, ormai morta; ed ora nel presente,   non soffre tanto per la sua immobilità fisica,  quanto per la sua solitudine  affettiva…

Non a caso cerca di trovare una nuova compagna, che probabilmente troverebbe senza problemi,  nonostante  il suo stato…, ma lui non vuole una donna  qualunque, non si accontenta.

Inizia pieno di aspettative  una relazione  epistolare  che Driss finisce per seguire passo a passo…

Philippe  desidera al suo fianco  una donna   innamorata, capace d’affetto  almeno quanto lui potrebbe di sicuro  essere   con la sua eventuale  compagna…

Ma c’è un ma, c’è un ostacolo oscuro  che sembra vincere  sul desiderio  di tornare a vivere;  l’ostacolo è la paura di sentirsi rifiutato, di sentirsi  giudicato, soppesato, messo a nudo  nella propria  fragilità…la paura di non potere essere all’altezza…

E Philippe allora scappa, si sottrae all’ultimo momento   alla prova, all’incontro,  all’impresa…

Continuerà a sottrarsi  fino a che l’amico, e non certo il badante,  l’obbligherà  a farvi fronte.

E’  lui che deciderà, è lui che li farà incontrare, è lui che organizzerà   a sua insaputa  la frittata.

E vince,  tutto va come  doveva andare,  come  la squisita  umanità dei due protagonisti  permette  che venga ad  accadere.

E la vita per Philppe riprenderà alla grande; un nuovo matrimonio, nuovi figli, una nuova vita.

E la vita per Driss    comincerà a girare;  un lavoro vero, una compagna, una famiglia tutta sua.

E se pensiamo che questo film si ispira  ad  una storia  vera,  c’è veramente da sorridere, da essere contenti…

E’  stato campione d’incassi in Francia, e nonostante questo, merita sul serio.

ORA SI CORRE

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Maratona di Roma: l'evento e le modalità

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immagine relativa a 29 APRILE 2012

Pubblici vizi, virtù private

Thai Sea Market from Hotel in Krabi

Ciao a tutti.

Preciso che la mia presenza sul web è legata all’avere o non avere cose nuove da scrivere. Quando non ho nulla da dire ovviamente non mi troverete mai,  perchè per me  è solo  questione di   esserci quando si ha qualcosa da nuovo  che ci  smuove   di dentro; se non si ha nulla da  condividere,   da esternare,  oserei dire da vomitare, meglio  stare in silenzio, e se questa regola venisse osservata  in generale  da tutti coloro  che scrivono o fanno reportage, o altro,  sentiremmo meno banalità  in giro,  saremmo meno nauseati  dalle parole  e dagli uomini   e potremmo  supporre un livello di  sanità  mentale  generale   più  promettente.

Vi immaginate un telegiornale che riportasse solo  notizie  intelligenti dette in maniera intelligente? O una televisione che sapesse fare solo  trasmissioni  di un certo contenuto e di un certo spessore?  Non sto dicendo che  bisognerebbe fare solo  comunicazione impegnata, ma una  comunicazione  informata, quello sì.

“Informare”:  leggo sul vocabolario il suo senso principe   che  sarebbe “mettere al corrente,  portare notizie…”

A costo di tornare ad una televisione ad orario, o che si impegni  a  ripetere  la stessa cosa più volte per dare la possibilità a tutti di ascoltare, assistere, partecipare.

Con la rivoluzione digitale è poi accaduta la meravigliosa condizione (non mi stancherò mai di celebrarlo) che ognuno di noi, chiunque lo desiderasse, si può rendere il trasmettitore  di contenuti, a proprio rischio e pericolo,  prendendosi le responsabilità delle proprie parole.

Il vuoto televisivo  (che del resto già esiste di fatto,  perché parlare del nulla è come non dire niente…) non sarebbe (e non è)  dunque di certo avvertito ma ben compensato e  completato, se si vuole,  da tutte queste  trasmittenti  libere che ormai felicemente  impazzano sulla rete  (quanto meno nel mondo occidentale e  libero).

Non dimentichiamoci poi della radio  che  contrariamente   alla televisione non deve sottostare a  rigide ed assolute (quanto assurde) leggi  di   sopravvivenza;  esistono variegate voci   che ci dilettano, che si prendono cura e a cuore  particolari e mirati  argomenti  e settori, e mi riferisco in particolare a tutte le piccole iniziative locali  che spesso rimangono sconosciute al grande pubblico ma che invece meriterebbero  tutta la nostra  attenzione ed il nostro rispetto.

Giusto  per fare il punto,   è di questi  giorni  la trita  e ritrita  attenzione rivolta  alla crisi economica  mondiale  che ormai  attanaglia il pianeta da diversi  anni; non  intendo sprecare  fiato  sull’inettitudine e  l’idiozia  di quasi  tutta la nostra classe dirigente  che ha ampiamente dimostrato  d’essere solo   attenta  ai propri interessi  personali e politici,  oltre che di casta; vorrei invece  che nei telegiornali  ci fossero  esperti che ci facessero capire da dove nasce questa crisi profonda, quali sono i rimedi  che ogni paese dal suo canto ha messo in opera,  quali sono i vantaggi  che sembrerebbero  avere percepito, quali sono le incognite  che rimangono a previsione  zero,  di cosa occorre avere sostanzialmente timore  e come ogni singolo cittadino nel suo piccolo potrebbe  farsi propositore  e  protagonista  di   azioni  migliorative. E poi c’è il discorso spinoso ed urgente delle responsabilità.

Le  responsabilità  di quel che si è fatto e di quel che non si fatto; sotto tutte le visuali, sotto tutte le bandiere.

A cosa servono altrimenti  i notiziari?  Chiediamo  gente seria, gente qualificata, gente che lavora sul campo, GENTE VERA CHE CI PARLI DEI PROBLEMI REALI   e che conosce bene  come  gira  il sistema.  Vogliamo questa gente nelle  televisioni,  e che la  si faccia  finita  con  i programmi spazzatura.  E non solo  sulle tv  pubbliche,  ma anche su quelle private, perchè sarà pur vero che nel privato ognuno fa quel che vuole,  ma non quando questo privato in qualche modo  si fa pubblico.

Forse quando la misura del  vuoto (in senso  generale)   sarà colma, forse quando  veramente si andranno a mettere in  crisi su ampia  scala benefici  sacrosanti   e prioritari,  qualcosa riuscirà effettivamente a smuoversi e a smuovere le acque?

Non voglio nemmeno assolvere  senza  critiche  le reti  pubbliche;  possono fare di meglio, devono fare di meglio.

Non ci sono paesi europei o extraeuropei  di stampo occidentale che io abbia sostanzialmente  ad invidiare; siamo tutti discretamente ipocriti,  contraddittori  e  corrotti,  ma è pur vero  che c’è gente  che sa il fatto suo nei  palazzi del potere, e se non stanno  proprio dentro i palazzi,   agiscono però  sul territorio  con  competenza  e  tenacia.   Che ci vengano a raccontare le loro esperienze e le loro situazioni…NOI VOGLIAMO SAPERE, NOI VOGLIAMO CAPIRE.

Potendo  scegliere dove andare a vivere,  fondamentalmente    penso  che tutti alla fine decideremmo  di rimanere  nel proprio   stato d’appartenenza,  salvo  la comparsa   in tali luoghi  di improvvise condizioni  particolari   eccezionali e contrarie.  Questo la dice lunga sulla condizione  di  crisi  collettiva.   Giusto solo i giovani  possono credere che l’erba  del vicino  possa essere più verde, per la banale ragione   che non hanno ancora  mai dato  e non si aspettano  possibilità  dove sanno non esserci  nell’immediato.

In quanto  all’eventualità   di potere conoscere mondi diversi,  sono   i   paesi  non occidentali  che decisamente  trovo più interessanti ed intriganti, come tutta l’Africa  (ma soprattutto quella centrale) e come tutta l’Asia.

Paesi   che possono essere osservati sotto due ottiche: quella che li porterà  progressivamente ad occidentalizzarsi  sotto certi aspetti (nell’uso per esempio condiviso della tecnologia),  e  quella che li manterrà, io credo, fedeli  alla propria natura.

Una natura selvaggia ed indomita, stravolgente  e  lussureggiante (quella dell’Africa), una natura  bistrattata  e   misconosciuta, misteriosa  ed indecifrabile  (quella dell’Asia).

In Europa ed in America, come spetterà  all’ Australia,  la natura   è  stata messa  ormai  al servizio dell’uomo  o  quantomeno   così ci piace credere.

Alla natura  soverchiante abbiamo sostituito  la nostra lunga e millenaria civiltà, che sono sostanzialmente  sempre briciole di universo  se paragonate alla lunghezza del tempo  risalente   fino ai suoi primordi.

Allo spettacolo  ineguagliabile    dei tramonti nelle savane  o delle steppe   abbiamo sostituito lo scenario   dei nostri meravigliosi teatri, o delle nostre celebratissime    riprese cinematografiche.

E certo come possiamo tacere sulla nostra stupenda e rinnovabile   capacità  di  raccontare storie, di farci commuovere e divertire,  facendoci    sentire  dei popoli  in cammino  verso obiettivi  sempre più alti  e condivisibili?

Quando andiamo al lavoro  possiamo  raccontare  al nostro compagno di  giornata  dell’ultimo  film  che  quel grande regista  (perché per noi è grande)   ha saputo  mettere  in scena, o raccontiamo  dell’ultimo spettacolo musicale   che abbiamo avuto  l’occasione di ascoltare.

Quello di cui ci vergogniamo  viene tenuto per noi stessi; non ci verrebbe mai    certo di raccontare    in un contesto  ordinario    “Ieri sera mi sono scolato sei   birre  e  dopo ero praticamente ciucco perso” oppure “Sono andato a casa ed ho bastonato mia moglie  perché non capisce mai un cazzo” oppure “Mi sono trombato  l’amica di mia moglie  mentre lei era in vacanza”,    oppure “Domani devo andare  a farmi pagare il pizzo  da  quei   coglioni  che stanno  nel quartiere nord”,  oppure  “Ho sparato  a  quel figlio di mignotta   che così impara   che ognuno si deve fare i cazzi suoi”  …

Queste ricreative esperienze  di vita  è il cinema che ce le confessa. Il cinema   o la letteratura o il teatro.   Andiamo  agli spettacoli   per   rivivere in forma  indiretta le nostre tensioni,  i nostri dubbi,  le nostre angosce;  nell’agorà  della piazza  le maschere  recitanti   parlano  per noi,  parlano come in un sogno,  in un delirio.  Loro  recitano  e noi  ci svegliamo dal sonno.

Perché poi il cinema (ed il teatro) ci racconta tutto, ci  sa mettere  a nudo,  ci mette allo specchio,  ci fa riflettere  con tutti i nostri  annessi  e connessi, senza mezze misure, senza mezze parole. E’ capace  di   metterci sulla giusta via, addirittura.   Persino ci racconta di uomini meravigliosi che sanno   essere tali solo per avere saputo banalmente  accettare se stessi, vedere ben chiaro dentro di sè.  A volte ci sono esseri così corretti, così speciali, così sensibili, così diversi dalla massa,  che    piuttosto che ferire il prossimo  sanno se necessario  mettersi da parte, anche quando persino  dovrebbero osare  qualcosa di più, dovrebbero chiedere qualcosa  di  irrinunciabile anche per sè.  E forse attendono anch’essi di poterlo fare.

Alla fine   le parole  di un amico o di un viandante occasionale    diventano  più illuminanti   di qualunque strizzacervelli, o  di qualunque  specialista   di qualunque apparato  del nostro  complesso   organismo   che abbia   la pretesa di   sostituirsi  alla nostra insostituibile  ed  incedibile   facoltà   di decidere.

Decidere, signori, decidere, amici cari,  ecco il problema.

Decidere ogni giorno perchè   essere  ( e non solo chi essere), cosa fare, cosa progettare.

Solo così  rimane    bella la vita!

Vi abbraccio, come sempre

Antonella dallomo

Cosa guardiamo in televisione?

                                         

Ciao  a tutti.  Oggi vorrei parlare con voi  di quello che la gente sensata ama guardare in televisione, ed anche  di quali sono i programmi che fanno tendenza e che spopolano  quando  si tratta  di fare odiens.

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