
Ho letto anche questo, dopo il Gesù di Nazaret di Ida Magli.
L’autrice, sempre la stessa e deceduta da poco, come sempre non usa un linguaggio confortevole e compiacente, verso nulla e verso nessuno.
Dall’alto della sua lunga esperienza antropologica e sociale, analizza con la lucidità ed il disincanto che la contraddistingue, l’evoluzione (o meglio la dissoluzione) del nostro sistema di vita occidentale, ormai giunto al capolinea di una nuova era in cui non ci sarà più spazio per i miti e per i credi che hanno contraddistinto oltre duemila anni di storia romana e comunque latina.
L’Europa si sta consegnando come un agnello sacrificale all’invasione del barbaro, in questo caso rappresentato dalla civiltà araba e islamica, che nel giro di qualche mezzo secolo andrà a sostituire senza nemmeno averci dichiarato guerra, il nostro mondo incapace di reagire, fatto di laicismo e democrazia conquistati al prezzo del sangue di migliaia di migliaia di persone, evidentemente morte per quasi nulla.
In Oriente ci sono altri problemi, altri popoli combattuti tra il mantenere la tradizione ed il proiettarsi verso il futuro fatto di espansione e di conquista spasmodica del potere, in linea al più classico dei modelli occidentali .
L’Africa si sta spostando pezzo dopo pezzo dentro i nostri confini, dentro le nostre piccole terre di mezzo, destinate a venire soffocate da un’orda gigantesca di umanità che a tutti gli effetti reclama giustizia, pace, lavoro, una vita migliore, incapace di averla costruita a casa propria.
L’Europa crede di dovere pagare questo prezzo disumano che non ha proporzioni con nessun altro evento storico accaduto nel passato ad altre civiltà.
Il passato ci racconta di popoli che hanno invaso altri paesi per devastarli ma anche nel contempo per migliorarli, per assimilarli dentro un discorso di scambio e di riconoscimento reciproco che alla fine faceva tornare tutto alla normalità.
Oggi è diverso. Da parte degli islamici non c’è e non ci sarà nessuna volontà di assimilazione e di scambio. Loro prendono e basta. Prendono quello che noi stiamo garantendo loro, andando a delegittimare e distruggere un nostro equilibrio di per se stesso precario.
Queste parole possono sembrare razziste, e non c’è dubbio che in parte lo siano, perchè il pensiero razzista è in parte un pensiero che cerca di proteggere il conosciuto contro il non conosciuto, il proprio diritto di suolo contro il pericolo di trovarcelo portato via (e non solo l’azione dichiaratamente invasiva del razzista che invade il territorio altrui), ma di fatto questa è la realtà sotto i nostri occhi. Si è mai visto un intero continente che diviene inospitale per i suoi stessi cittadini di nascita, e che quindi decide di spostarsi nel continente vicino, nel nome della disperazione e con l’avvallo di leggi che garantiscono e comunque non bloccano questo esodo macroscopico e fuori controllo?
Qualcuno ci ha venduti, ha decretato la fine delle nostre vite ordinarie senza neanche venire a dichiararcelo, senza neanche venire a interpellarci, che magari avremmo dato i nostri pareri, i nostri suggerimenti, le nostre proposte…
La nostra democrazia la stiamo spendendo tutta a favore di chi la parola democrazia non solo non la conosce ma persino la disprezza.
Non si tratta di fare come Salvini che sembra divertirsi ad andare nelle piazze difficili dove già sa che non sarà accolto ed ascoltato, giusto per far parlare di sè, del suo partito e del bisogno oggettivo di un cambiamento di rotta. E nemmeno si tratta di andare in piazza a sfasciare edicole, cassonetti e poliziotti, solo perchè rappresentano l’ordine sociale che si vuole contestare.
Si tratta di esigere una politica europea concretamente ed alacremente attenta alle dirompenti problematiche sociali che ci stanno travolgendo da tempo. Si tratta di migliorare la nostra stessa democrazia che può portarci a fare il peggio senza reagire e senza esserne stati preparati.
Si tratta di esigere che il Paese Africa assuma da se stesso l’arte di decidere il proprio destino in terra africana. Si tratta di esigere che il popolo islamico assuma dentro di sè il problema gravissimo della sua follia interna, senza andare a scaricarla troppo facilmente sulle nostre presunte responsabilità, che senza dubbio ci possono essere state, ma che nel contempo sono già state ampiamente ripagate e restituite al mittente.
E che comunque non possono essere portate in conto alle persone comuni, ignare di tutto, inconsapevoli, sprovvedute, tenute nell’ignoranza e nella disinformazione.
O si è veramente in parte tutti colpevoli, per la solo ragione che non ci preoccupiamo di informarci?
Il punto gravissimo è che non c’è più nulla in cui sperare, là dove la politica del potere illecito ci ha tradito, là dove la religione del sacro ci ha svuotato di libertà e quindi di responsabilità, là dove il trionfo apparente dell’uguaglianza ci ha solo indebolito e disorientato mettendoci tutti contro tutto, là dove le professioni della specializzazione ci hanno frantumato in pezzi spezzati e sperduti dentro un labirinto sempre più vasto e sconosciuto, là dove la natura è stata dichiarata inconsistente e relativa, nel nome della tecnica e quindi del controllo stesso sulla natura.
La domanda che mi sento di lanciare nel tempo è questa: se non possiamo credere negli uomini che dimostrano di non avere fedi di salvezza e dunque ideali, se non possiamo credere in spiritualismi che possano ispirare, consolare, illuminare e proteggere le nostre intenzioni e necessità, in che cosa mai potremmo riconoscerci e dunque rispettarci?
In uno Spirito vero, credo. Lontano dalle manipolazioni degli umani, lontano dalle loro mendacità, lontano dalle loro ipocrisie.
Ma come conciliare il mondo che vuole il progresso con il mondo che del progresso potrebbe farne a meno (almeno a parole)? Ci sono due umanità davvero così distanti o ne esiste una sola che saprebbe perfettamente intendersi se solo non si sentisse condizionata da strutture obbligate e opprimenti? Come fare emergere l’uomo e la sua sana voglia di vivere in pace con tutti, dentro le logiche degli ostruzionismi, delle prevaricazioni, degli attentati terroristici dilaganti dentro nel cuore della vita civile? Come conciliare l’uomo che arriverà su Marte con l’umanità che della vita conosce solo il proprio respiro sentendosi già per questo miracolato?
Come diventerà il nostro mondo? Cosa resterà della bellezza dei fiori, delle montagne, del mare… Chi è Dio, infine? Dove abita? A cosa serve? Le mie risposte le avrei, dentro di me. Ma vorrei anche sentire quelle degli altri…
Credo che dallo scenario previsto dalla scrittrice si possa evidenziare la vocazione minoritaria del cristianesimo stesso, la vocazione immobilistica e perdurante dell’islamismo e la vocazione iniziatica dell’ebraismo, giusto per rimanere nell’alveo delle religioni monoteistiche. In qualche modo e in qualche maniera il pensiero di Gesù sopravviverà a qualunque persecuzione o invasione straniera. Anche la stessa struttura del Vaticano non sparirà mai del tutto, forse dovrà ridimensionarsi, o decontestualizzarsi, come spesso accade nelle rivoluzioni di sistema, ma conserverà la sua presenza e la sua voce dentro i paesi o luoghi che si riveleranno i più idonei a questa sopravvivenza.
Nello stesso modo anche gli ebrei non potranno mai sparire, nella logica del loro essere ebrei cioè nati da madre ebrea. Se così dovesse non essere, significa che la politica di qualche folle avrà messo in opera quel progetto nazista che ad Hitler non è riuscito e che tutti gli anni l’Europa cerca di ricordare come un pericolo possibile e sempre minaccioso.
In altre parole, o le tre religioni continueranno a convivere, o si annienteranno reciprocamente. Dobbiamo decidere se vogliamo una società dove contano i numeri o dove contano le idee. Se decidiamo che contano le idee, saremo sempre dalla parte di chi è in minoranza. Ma questo è il male minore.
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