
Tre storie diverse che si intrecciano e che ben rappresentano il mondo di oggi, dove dominano le famiglie sfatte che poi diventano famiglie allargate più o meno riuscite, più o meno rattoppate.
C’è chi si è sposato per amore con la persona sbagliata, con la quale si progetta una figlia che ben presto si troverà dei genitori separati per immaturità di una delle due parti e per leggerezza dell’altra…; la stessa figlia arriverà ad assumere nei confronti degli stessi genitori (soprattutto nei confronti di uno di essi) atteggiamenti più adulti di quanto i medesimi non abbiamo saputo avere nei suoi riguardi.
C’è chi dopo tre figli scoppia (sempre presumendo una qualche normalità mentale preesistente) e si accoppia con la giovane trentenne di passaggio, che però scoprirà solo all’ultimo momento la doppia vita ( e forse tripla) dell’ infedele marito ; ecco che in questo caso nasce una bambina dentro una coppia che già non è più tale ancor prima di venire al mondo, se non per gli avvocati e gli alimenti permettendo.
C’è chi dopo una caduta in depressione post partum della moglie diventata neo mamma, entra lui stesso in crisi e decide di intrecciare una platonica relazione epistolare con la compagna del proprio capo; conclusione: tutto viene scoperto, la moglie lo caccia di casa, il disgraziato finisce col perdere il lavoro e la famiglia tutto in un sol colpo, e senza neanche avere consumato…
I tre malcapitati hanno tutti problemi di casa; e non potendo nemmeno contare su un reddito serio e continuativo, trovare un tetto sulla testa ad un costo ragionevole può diventare davvero un’impresa.
E così accade un fenomeno assai bislacco ma per nulla fuori luogo e fuori del tempo: decidono alla bella età di cinquant’anni di andare a vivere insieme, per dividere le spese di un alloggio ben modesto, in uno squallido ma indispensabile appartamento di periferia, afflitto dal passaggio giornaliero dei treni ed afflitto dalla quasi totale mancanza di campo…
Ci sarebbe da sganasciarsi dalle risate, amici miei, se non fosse che questa suite comedy riflette in tutto in tutto quel che accade ripetutamente nelle nostre città, nei nostri paesi, ogni giorno, in moltissime famiglie.
E nel frattempo la vita va avanti comunque; ci si torna ad innamorare, si continua ad avere storie di sesso, si può cominciare a riflettere di cambiare lavoro, ci si inventa forme più o meno contingenti di reddito, ci si improvvisa dei ladri che invece di concludere buoni affari vanno solo a combinar casini, ci si torna ad innamorare della propria compagna e compagno, ci sono i figli che si laureano a pieni voti mentre noi non sappiamo nemmeno scrivere una lettera, e ci sono i figli che decidono con estrema responsabilità di mettere su famiglia alla sola età di diciotto anni squillanti…
Davvero un bell’affresco di società; mentre le scene si susseguono spassosamente con qualche nota di malinconia e di sano sentimentalismo, noi stiamo lì seduti nella nostra poltrona e pensiamo a chi di nostra conoscenza potrebbe ben riflettere quelle situazioni…
Certamente non ci mancano i paragoni, i riferimenti, le similitudini a cui andare a memoria.
Ci sorprendiamo ancora una volta della bravura del regista, ci chiediamo tra noi “Ma come fa a fare sempre centro così magistralmente sulle macchiette e sulle situazioni che come sempre assolutamente e fedelmente ci rappresentano?”
Il quadro che n’ emerge non è dei più edificanti; se ne conclude che il cittadino medio di una qualunque società occidentale è un essere che soprattutto rifugge, al di là di tutto, la vecchiaia, il proprio entrare in decadenza.
Del resto è il nostro vivere che ce lo impone; obbligati a lavorare fino a che forse non ci reggeranno più le gambe, obbligati a doverci misurare con performance che non ci lasciano tregua o possibilità di via di fuga, nessuno di noi vuole sentirsi e trovarsi messo da parte, e questo è legittimo sia per i giovani che hanno ancora tutte le loro occasioni da spendere, che per gli adulti che le loro occasioni devono sperarle e fare di tutto per incontrarle di nuovo o per incontrale, e basta.
Un bel nove, a Verdone. Per l’equilibrio ed il senso della misura, per la sensibilità e l’acutezza di pensiero, per la capacità tutta comica di farci ridere ridere e ridere sui nostri condivisi difetti.
Genitori e figli sono due mondi che continuano a dovere rimanere legati e vicini; i figli possono insegnare che a tutto ci può essere rimedio, e che il bisogno naturale della felicità recupera energie impensabili; i genitori insegnano che si continua a rimanere degli eterni giovani nel nostro bisogno di sentirci amati, e che essere adulti non significa affatto ritenersi vecchi, decrepiti e sclerotici…non più.
Genitori come giovani adulti e giovani come adulti in prova in età giovanile, dunque? Può essere, ci può stare, visto che sempre più le differenze ed i tabù tra le parti tendono a venire liquidati, smascherati e buttati al macero da un’esistenza che corre corre corre senza potersi fermare mai.
Almeno così appare…
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