L’albero d’arancio

Una terrazza marina sopra la valle

muri rosa

una tenda gialla che veleggia

contro il cielo;

è grande il silenzio cristallino

interrotto qui e là

dai viandanti,

e nello scrigno delle stanze dipinte,

nulla disturba il nostro pacifico lavoro.

Dimora dolce dimora

che ci abbracci senza farci male

dove tutto ride

di rosso vestito

anche i passeri sotto le grondaie e le formiche in fila su per l’albero d’arancio;

domina nel mezzo della corte il verde oleandro dopo la fioritura

e i nostri pensieri trasparenti

volano non molto lontano

verso il mare

blu.

Sento il rumore delle onde attraverso le conchiglie

le mie dita accarezzano la sabbia bianca

non certo tropicale ma che sa di

vita quotidiana

e quando accenderemo il forno e faremo il pane

ci sarà il profumo del grano e del sale.

Ruscelli fragorosi

cantano l’acqua

che ci nutre

ed anche quando sarà inverno e ci sarà la nebbia,

per noi sarà sempre estate

dentro il sole.

“rio bo” e le altre…

  

Tre casettine
dai tetti aguzzi,
un verde praticello,
un esiguo ruscello: rio Bo,
un vigile cipresso.
Microscopico paese, è vero,
paese da nulla, ma però…
c’è sempre disopra una stella,
una grande, magnifica stella,
che a un dipresso…
occhieggia con la punta del cipresso
di rio Bo.
Una stella innamorata?
Chi sa
se nemmeno ce l’ha
una grande città.

Aldo Palazzeschi 

chi dice donna dice…bello

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Vivere è innamorarsi

  

 

 

 

 

 

del mondo che ci contiene, delle cose  che ci rappresentano, degli amici  che ci raccontano,  delle case per quello che racchiudono, della natura  che ci alimenta,  di noi stessi perchè lottiamo quotidianamente   e di chi ci ama  perchè  ci illumina.

 

Amori in colori e colori d’amore

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

SAFET ZEC- NON QUADRI MA FOLGORAZIONI

SAFET ZEC A VENEZIA

SAFET ZEC A SARAJEVO

breve biografia dell’artista

“Safet Zec è nato in Bosnia nel 1943, ultimo di otto figli di un calzolaio .

La sua formazione avviene alla Scuola superiore di arti applicate  di Sarajevo e, quando giunge all’Accademia di Belgrado, è considerato quasi   un prodigio. A Belgrado incontra la moglie artista Ivana ed è in quel periodo che restaura una vecchia casa nel quartiere ottomano dell’antica città di Pocitelj. Nel 1987, torna a vivere a Sarajevo, mantenendo la casa e il lavoro a Pocitelj;    già allora pittore affermato non solo nel suo Paese ma anche a livello internazionale,viene invitato ad esporre in molti paesi dall’America al Giappone.

Con lo scoppio della guerra, Pocitelj viene distrutta e, con essa,tutte le opere incisorie dell’artista. Morte e distruzione a Sarajevo lo costringono a fuggire con la famiglia. Nel 1992 è a Udine dove ricomincia a lavorare grazie all’aiuto generoso   dello stampatore Corrado Albicocco, per poi giungere a Venezia nel 1998.

Dalla fine del conflitto l’artista ha ripreso un’assidua frequentazione con la sua terra.
Nel cuore di Sarajevo lo Studio-collezione Zec è stato riaperto ed è ora un centro di
iniziative culturali, oltre che sede espositiva delle sue opere; nel dicembre 2004 lo studio
ha ospitato la centesima mostra dell’artista. Sempre nel 2004, in occasione dell’apertura
del nuovo ponte di Mostar, è stato presentato un libro di incisioni curato dalla Scuola
di Urbino su lastre di Zec. In futuro, la sua casa-studio di Pocitelj, ora restaurata, ospiterà
una scuola di grafica.

Tra i più recenti e significativi riconoscimenti a Zec si segnala: nel 2001, Martine Aubry,
dopo aver visto le sue opere a Venezia, ha invitato l’artista a Lille per una mostra antologica   presso la chiesa abbandonata di Sainte-Marie-Madeleine, recuperata per
l’occasione; un autoritratto di Zec è stato esposto tra quello di Picasso e di Duchamp
alla mostra Moi!, realizzata lo scorso anno dal Museé du Luxembourg di Parigi; lo scrittore  e filosofo Jorge Semprun sta lavorando a un saggio sul suo lavoro.

Nel 2003     ha ricevuto il premio “Leonardo Sciascia” per l’incisione. Nel 2005
l’International League of Humanists gli ha conferito il premio umanistico Linus Pauling.
Nel 2007 il Ministero della cultura della Repubblica Francese gli ha conferito il titolo di
“Chevalier de l’ordre des Arts et des Lettres”.

    

     Safet Zec

      

Quando guardi  i suoi dipinti,  il tempo si ferma, perchè è come se senti  una voce che esce dalla tela e che si mette a parlare con te. Quella figura lì sulla tela  non è affatto una semplice riproduzione che potresti osservare distrattamente;  QUELLA FIGURA  ti rendi conto che è come se fosse viva.

L’uomo che è l’artista    ha il potere  di  conquistarti subito,  come  se fosse entrato in casa tua un amico che aspettavi da tempo, che non sapevi d’avere, e che appena vedutolo  già vorresti sapere tutto di lui, e raccontargli la tua vita, le tue sofferenze, le tue gioie.

Quando guardi i suoi nudi, i suoi volti scavati dal tempo che non ha avuto  pietà ma che non ha saputo spegnere  il soffio della vita, o quando guardi  le sue case, le sue cose, i suoi colori,  i suoi morti,  i suoi particolari di natura immobile,   ti senti di guardare  nudità familiari,  fragilità  indifese che ben conosci o potresti conoscere,  ti senti  di rivedere  dimore  già  viste o  immaginate  nella loro  intimità, di osservare le tue cose più care  messe sulla finestra del mondo, ti metti alla rincorsa della memoria  dei  tuoi colori, improvvisamente la tua umanità ferita e compassionevole  non è più sola,   e ti dici sorpreso: ” Ma guarda,  come è facile riconoscersi e mettere tutti d’accordo sul bello, quando il bello è anche  il buono della vita che vuole emergere  dal buio  dell’infelicità  e delle brutture del mondo…”

Le sue immagini celebrano la volontà  vivente nella sua più assoluta purezza  e semplicità, contro  l’effimero o il mondano o il grottesco  di cui siamo ormai talmente invasi e  ricolmi  da  esserne a nostro pericolo  letteralmente  tramortiti  e schiacciati.

I colori  sono  le tinte dell’anima  e non quelle di una apparente  tavolozza; ti viene spontaneo chiederti:   “Ma come si può diventare  tanto bravi, da dove ha ricavato la luce, e l’immobilità dei corpi  che impercettibilmente si   muovono, ed il respiro  dei volti  che trasudano  sentimento?”

Quale immensa magistrale  maestria  dietro ad  ogni colpo leggero  di pennello…e quale amore per l’umanità  celebrata come un grande, da un grande,  ma che si è sempre confuso  tra i normali…

Viva   Safet  Zec.

L’attimo di Paola Dellutri

 

L’attimo

Per te penso sia necessario fermare il tempo

Penso sia doveroso  ricominciare da zero

Fare quello che da giovane mi è sembrato impossibile

Oggi che ancora non sono troppo vecchia

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Ancora Michelangelo Merisi, il pittore maledetto che il mondo ci invidia, ossia solo un uomo in cerca d’amore

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