Molti uomini semplici pensano che basta comportarsi bene per avere in cambio cose buone; pensano che basta essere onesti per non avere nulla da temere dalla vita e dalla legge; pensano che come ci dicevano i nostri vecchi, “se male non fai, paura non avrai…”.
La ben triste storia di Ambrogio Mauri purtroppo smentisce questa santa solidità, questa solo prudenziale ovvietà. E se solo si trattasse della sola storia o di una vicenda isolata e sporadica, ci si potrebbe comunque rallegrare, ma purtroppo non è la sola, non si tratta di un caso isolato e sporadico.
I numerosi suicidi degli ultimi mesi, ma potremmo dire degli ultimi anni, causati da i dissesti economici e da corruzioni politiche ed amministrative che hanno messo e che mettono in ginocchio piccole e medie imprese produttrici e preziose per il territorio e per il paese, ci raccontano esattamente il contrario.
La vicenda Mauri è stata a tempo debito egregiamente celebrata dalla bravissima Milena Gabanelli che quando c’è da smuovere le coscienze non fallisce mai un colpo.
Restando nel campo delle ingiustizie commesse dallo Stato, mi viene puntualmente a memoria la più celebre strage che ha mandato a morire alcuni dei nostri migliori figli, Falcone e Borsellino; avrebbero dovuto essere protetti e difesi, ritenuti preziosi come la vita stessa della repubblica e della democrazia, e invece sono stati lasciati soli, orrendamente condannati alla morte perchè ritenuti scomodi.
Lo stesso è accaduto al buon cittadino sopra citato, potremmo chiamarlo il sig. enne, enne come nessuno, che voleva solo fare il proprio dovere, che voleva solo migliorare il tessuto economico ed ambientale, che voleva solo mettere al servizio della collettività il proprio spirito creativo e geniale, ostinatamente fiducioso, contro ogni logica di violenza e di prevaricazione, nella forza morale della legge sana e dello Stato giusto.
Ma la legge si è rivelata insana, costruita ad hoc per stritolare ed indurre al suicidio, e se non al suicidio, allo sfinimento e all’abbandono di ogni speranza; così il sistema corrotto ha prodotto la sua vittima di turno.
Lo Stato si è rivelato ingiusto, non volendo difendere i suoi uomini di valore, non sapendo proteggere gli onesti e i semplici, semplici di spirito e non certo di ragioni, perchè è la Ragione a stare dalla loro parte, perchè è la Verità a splendere sui loro corpi morti.
Non vorrei seminare sconforto là dove di certo di esso non ne abbiamo bisogno, ma è così; la solitudine appartiene a chi non si mescola con la massa becera e grondante di esibizionismi e pretese, una massa ordinaria, scontata, prevedibile e manovrabile, una massa che è quello che noi sconciatamente siamo o dimostriamo di condividere.
Certo che tra la capacità o l’ esasperazione di compiere gesti di protesta come quelli di altri nostri concittadini che si sono dati fuoco per manifestare contro un sistema fiscale e bancario incivile ed indegno di un paese evoluto, ed il lasciarsi banalmente corrompere dal ritornello “Così fan tutti e dunque solo il furbo vince”, ci può stare un’ immaginabile e salvifica via di mezzo.
Ci vorrebbero dieci cento mille Ambrogio Mauri, in tutte le città, in tutti i comuni, in tutti i paesi, in ogni rione, in ogni cortile, in ogni famiglia… Sarebbe più bello guardarsi in faccia la mattina, e l’aria sarebbe meno irrespirabile.
Prima di spararsi un colpo al cuore perchè stanco di lottare per nulla, il sig. enne scrisse queste parole alla sua famiglia e alla nostra società:
“Auguro, a chi continua a resistere, di avere maggiore fortuna di me. Potrà sembrare un atto di egoismo. Non è così, sono proprio stufo di lottare ogni giorno contro la stupidità e la malafede e non capisco se è incompetenza. Come tanti, ho cercato di fare il mio dovere, di uomo, di imprenditore. Sempre. Abituato ad essere uno che guardava avanti con fiducia, ora, dopo tangentopoli tutto è tornato come prima. Più raffinati. Forse chissà, saranno anche onesti. C’è chi rinuncia alla vita perché non riesce a lavorare per troppa trasparenza. Il mio vuole essere un gesto estremo della protesta di chi si sente isolato dalla così detta società Civile. P.S. Se fosse possibile vorrei essere il primo sepolto nel nuovo cimitero per essere più vicino al luogo dove ho lavorato e sofferto molto”.