Ciao a tutti.
Continuiamo le nostre piccole lezioni di filosofia: oggi cominciamo con il riflettere su una virtù assai rara ai giorni nostri, ossia l’esercizio della calma. Esercitare la calma significa che quando tutto intorno a te sembra crollare, tu rimani capace di rimanere calmo, di raccogliere le poche idee chiare rimaste e di farti forza; così facendo non ci si butta nella prima decisione presa d’impulso e si rimanda ogni genere d’intervento in un momento successivo, quando si è riusciti a recuperare la naturale lucidità.
Non vi è dubbio che la calma sia la virtù dei forti, di quelli che conservano i coglioni, di quelli che non si fanno prendere dal panico o da istinti non controllati.
Di contro il farsi prendere dal panico è il limite dei deboli, di quelli che non riescono a mantenere i nervi saldi in situazioni di particolare tensione, di quelli che per riflesso condizionato si buttano nella prima decisione improvvisata.
Quante volte ci sarà capitato di essere stati in una situazione che avrebbe richiesto la conservazione della calma, e quante volte nostro malgrado non siamo riusciti a conservarla. In questo campo l’esperienza insegna, quello che non riusciamo a controllare oggi , saremo forse in grado di controllare domani.
Per completare l’analisi occorrerebbe considerare anche un terzo possibile comportamento che sarebbe quello della necessità dell’essere sinceri. La necessità dell’essere sinceri è il bisogno di dichiararsi, è il bisogno di dire la verità, vuoi perchè detta verità va assolutamente comunicata, vuoi perchè detta verità va assolutamente partecipata e quando si dice assolutamente si intende proprio dire assolutamente. Può succedere in questo contesto che gioca sul filo dell’imprevisto, che il ricevente di detta comunicazione entri , a conseguenza di detta notizia o buona nuova, in uno stato di disagio, di disappunto; forse questo stato di cose può provocare un momentaneo sconvolgimento, un senso di inadeguatezza o di disorientazione; non è facile gestire alcune situazioni, occorre rifletterci e maturarle.
Potremmo dire che occorre dormirci sopra…ma poi bisogna prendere una decisione in merito, più che una decisione bisogna capire da che parte si vuole stare, capire quale posizione assumere, e questo processo di maturazione richiede i suoi tempi, i suoi spazi, le sue occasioni. Non è facile capire, per capire occorre sapere, per sapere occorre indagare, per indagare occorre esporsi, per esporsi occorre mettere da parte il proprio orgoglio, per sapere metter da parte il proprio orgoglio occorre essere sinceri, per essere sinceri occorre essere calmi. Ecco che ritorna l’esercizio della calma.
Indubbiamente certe decisioni sono complicate, soprattutto quelle che ci mettono in crisi, dissestano alcuni equilibri che per natura avremmo dato per irremovibili. In effetti non ci viene chiesto di rinnegare i nostri principi, ci viene solo chiesto di poterli revisionare e riconsiderare sub conditione. Se così non accettassimo di fare il nostro rispetto delle regole a tutti i costi, comprese quelle ingiuste, prenderebbe il sopravvento e sarebbero loro a dominarci e non più noi a dominare loro.
Voi cosa ne pensate?
Credo che tu dica cose che posso condividere, poi nella concretezza è solo la nostra personale condizione che detta la scelta migliore, nelle migliori delle ipotesi… grazie per avere commentato uno dei miei post più sentiti 🙂
Non avrei saputo dire quello che hai detto in modo migliore… condivido :-))
IO penso che le regole siano fatte per essere superate da regole migliori (ad libitum, fino al limite del “nessuna regola”). Nel frattempo ci si deve accontentare di rispettarle magari combattendole, oppure di violarle per combatterle sapendosi assumere la responsabilità e la fatica di tale violazione.
(Quasi?) tutto il resto sono scorciatoie oppure ignavia
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Le regole. Le regole sono fatte per essere rispettate, ma non è detto che necessariamente siano giuste. Che fare in questo caso? Credo si debba considerare il sentimento che ha ispirato la regola stessa e comprendere se contemplava il bene comune. Trovo che sia la Dichiarazione dei Diritti Universali dell’uomo che la nostra Costituzione siano degli ottimi riferimenti per definire regole condivisibili.