E’ fuor di dubbio che uomini speciali si nasce, e non solo si diventa.
I comportamenti che possono far diventare (e non nascere, perchè della nascita non c’è nessun merito) un uomo speciale sono ovviamente quelli che travalicano la normalità.
Non la normalità che risulta essere essa stessa una cosa eccezionale, ma la normalità che ci fa dire “questo accade spesso, purtroppo, perchè appartiene all’uomo comune”.
Premesso che ognuno di noi può essere considerato speciale per una ragione assolutamente privata, che rimane in un contesto domestico, è pur vero che si viene definiti tali da una comunità, da un gruppo sociale, da uno Stato, e simili, quando si diventa in qualche modo una persona pubblica.
Ci sono due modi di intendere il potere, ossia il proprio ruolo pubblico; mettendosi al servizio di un ideale, o mettendosi al servizio del proprio interesse personale.
Il mettersi al servizio del proprio interesse utilizzando un mezzo destinato al pubblico beneficio, è un perfetto reato. E’ il crimine di cui si è macchiato in maniera pesante la nostra classe politica.
Per me pari a un crimine di guerra.
Vorrei poter vedere considerati tali personaggi come criminali della peggior specie, e darei loro, almeno potenzialmente, il carcere 41bis, giusto per cercare di dare una svolta a una situazione che sembra non avere via di uscita, al di là delle semplici parole.
Ma quando le cose a livello politico veramente cambieranno? Quando si vedrà la fine del precipizio e l’inizio della risalita?
Anche nel privato è tutto abbastanza complicato; non è facile prendere decisioni, assumersi responsabilità, trovare soluzioni eque e giuste, trovare equilibri ponderati e duraturi. Del resto nel pubblico non accade che l’ingrandimento macro di quello che un uomo combina nella sua vita personale.
Il gioco del mascherarsi, del mentire, del nascondere, può valere e funziona solo nelle apparenze.
Tolte le apparenze, rimane la nuda e cruda verità.
E la nuda e cruda verità è che tutto ruota intorno alla famiglia, la quale rimane il centro delle nostre metamorfosi, o delle nostre evoluzioni/involuzioni.
Allora mi chiedo di nuovo: “Chi possiamo ritenere la nostra famiglia?” Coloro che ci mettono al mondo? O coloro che ci crescono? O coloro che entrano a farvi parte non rivelandosene degni? O coloro che non riescono ad entrarci ma lo desidererebbero di cuore? O coloro che ne fanno parte ma senza far nulla per migliorarla e per sostenerla? O coloro che abbiamo messo al mondo con tanto amore e anche con tanto dolore? O coloro che sappiamo avere molto bisogno da cui dipendono le loro forze? O coloro che incontriamo per caso e che si trasformano nella nostra prioritaria compagnia? O coloro per cui abbiamo fatto moltissimo, pressochè l’impossibile, ricevendo in cambio meno di nulla? O coloro che ci hanno insegnato le cose più importanti della vita senza mai essere stati ritenuti parte di essa? Ma quante famiglie stanno dentro una sola? E soprattutto, come io in quanto persona specifica unica e irripetibile, adulta e responsabile, intendo relazionarmi con essa?
Qualunque risposta è quella giusta, purchè dettata nel rispetto assoluto delle parti.
Di tutte le parti, di tutti i ruoli, di tutte le necessità.
Altro che compitino di grammatica o di logica.
Qui si tratta di mettere in campo tutti in nostri neuroni e plutoni e tritoni ben combinati…
Ed anche qui ne vale sempre la pena.